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obiettivi raggiunti, spesa ancora al palo Il Fatto Quotidiano


Obiettivi raggiunti, spesa ancora al palo. La Relazione semestrale sullo stato di attuazione del Pnrr della Corte dei conti sul secondo semestre 2024 mostra che le 67 milestone e target in scadenza risultano tutti conseguiti, il che porta il tasso di avanzamento nel percorso complessivo al 54% (+11 punti rispetto al semestre precedente). Ma l’avanzamento finanziario “stenta a mantenere il ritmo prefissato”. A fine 2024, il livello della spesa ha superato di poco i 63,9 miliardi: è “circa il 33% delle risorse del Piano e il 73% di quelle che erano programmate entro il 2024″. Poco rassicurante considerato che una proroga della scadenza del 30 giugno 2026 è considerata non modificabile dal ministro competente Tommaso Foti, nonostante la proposta ventilata da Giancarlo Giorgetti di estendere lo strumento di ripresa dalla pandemia oltre la sua scadenza per reperire fondi da destinare al potenziamento della base industriale della difesa. Mancano dettagli sulla ennesima proposta di modifica che sarebbe stata presentata alla Ue.

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Ripartiamo dai dati. L’incremento nel livello di spesa registrato nell’ultimo anno è di 18,8 miliardi (+12 punti percentuali sul 2023), solamente il 44% di quanto previsto per il 2024 nel cronoprogramma aggiornato. Al netto dei crediti d’imposta come piano Transizione 4.0 e Superbonus 110%, che comportano erogazioni “automatiche” e non richiedono una messa a terra attiva da parte degli enti centrali e locali, “il dato di avanzamento della spesa scenderebbe al 21,9%“. Il 71% delle misure del Piano con dotazione finanziaria mostra un avanzamento di spesa al di sotto della soglia del 25% e poco meno del 45% non supera un tasso di progresso del 10%. Per riuscire a completarlo entro metà 2026 servirà, scrivono i giudici contabili, uno “sforzo” notevole, soprattutto per quanto riguarda gli interventi delle missioni 5 “Inclusione e coesione” e 6 “Salute”. Sono invece gli interventi della missione 1, “Digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura”, a registrare il tasso di avanzamento più elevato, poco sotto il 48%.

Quali soggetti attuatori sono più virtuosi? Scuole, università e società pubbliche risultano più avanti della media nel percorso di completamento della spesa mentre il tasso di avanzamento è particolarmente basso per le misure in capo alle amministrazioni centrali e agenzie (entrambe -8%) e per quelle affidate alle amministrazioni locali, “seppur queste ultime con scostamenti negativi più contenuti (-3,2%)”.

A fine 2024 restavano 12 scadenze a rilevanza interna da conseguire, rileva la Corte, di cui sei con criticità di media intensità e sei di bassa intensità. Le difficoltà più rilevanti riguardano interventi socio-educativi nel Mezzogiorno, in particolare la pubblicazione del bando 2025 e il raggiungimento del target di coinvolgimento del Terzo Settore. Ulteriori criticità sono emerse nell’ambito dei Piani Urbani Integrati, per ritardi nei pagamenti dovuti a verifiche centralizzate, e nei progetti di rigenerazione urbana, in attesa di un decreto di riparto dei fondi. Nel settore ferroviario, ritardi significativi interessano le tratte AV Salerno-Reggio Calabria e Napoli-Bari, rallentate da eventi geologici imprevisti.

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Il sistema delle anticipazioni di liquidità, chei Comuni continuano a contestare, per la Corte è stato migliorato con l’innalzamento del tetto ordinario dell’anticipazione che “ha portato ad un aumento delle richieste di erogazioni, pur residuando ulteriori margini per trasferimenti rispetto alla soglia del 30%”. Il totale delle somme erogate in anticipazione nel periodo 2021-2024 è di 27,1 miliardi, con un trend crescente nel tempo (0,6 miliardi nel 2021, 7,5 miliardi nel 2022, 8,4 miliardi nel 2023 e 11,3 miliardi nel 2024). In media, il tasso di anticipazione si è attestato al 23,2% delle dimensioni finanziarie delle singole misure.

“Significativi” invece gli avanzamenti sul fronte delle riforme. A partire da quelli sui contratti pubblici: “è stato complessivamente rivisto l’istituto del project financing, sono stati raggiunti i risultati attesi in termini di numero di stazioni appaltanti e centrali di committenza qualificate (42mila gare effettuate da oltre 3.300 stazioni appaltanti), sono state adottate misure per migliorare la rapidità decisionale nell’aggiudicazione degli appalti attraverso l’individuazione delle best practices, è stato conseguito il target di formazione del personale delle PA (almeno il 40%)”. Bene anche i progressi in tema di semplificazione/digitalizzazione di 235 procedure e nel campo della riduzione dei tempi di pagamento, con incremento del personale dedicato e adozione di un sistema di verifica sull’adeguatezza e tempestività dei processi di almeno 130 pubbliche amministrazioni.



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