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I nuovi scenari climatici NGFS, Europa debole sui rischi fisici


La NGFS ha rilasciato una serie di scenari climatici a breve termine (5 anni), con l’obiettivo di supportare banche centrali, autorità di vigilanza e istituzioni finanziarie nella valutazione dei rischi climatici. L’Europa può trarre vantaggio da una legislazione green più avanzata rispetto ad altre aree, ma i rischi fisici rimangono l’anello debole

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La transizione climatica è ormai una delle principali variabili che condizionano le decisioni strategiche e operative del settore finanziario. Secondo un recente approfondimento pubblicato su VoxEU dal CEPR (Centre for Economic Policy Research), gli scenari climatici elaborati dalla Network for Greening the Financial System (NGFS) rappresentano uno strumento cruciale per comprendere come i rischi legati al cambiamento climatico possano concretamente impattare il settore finanziario europeo nel breve periodo, ovvero entro i prossimi cinque anni.

Ma andiamo con ordine. La Network for Greening the Financial System (NGFS) è una rete globale di banche centrali e autorità di vigilanza finanziaria nata nel 2017 con l’obiettivo di promuovere una maggiore consapevolezza e integrazione dei rischi legati al cambiamento climatico nel sistema finanziario. Il suo scopo è aiutare il settore finanziario a gestire meglio i rischi climatici e a sostenere la transizione verso un’economia sostenibile, attraverso la condivisione di conoscenze, la definizione di scenari climatici e lo sviluppo di buone pratiche di regolamentazione e supervisione.

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A inizio maggio la NGFS ha rilasciato una serie di scenari climatici a breve termine (5 anni), con l’obiettivo di supportare banche centrali, autorità di vigilanza e istituzioni finanziarie nella valutazione dei rischi climatici.

Si tratta di simulazioni che prendono in considerazione le molteplici iterazioni tra clima, economia, dinamiche finanziarie e tecnologiche. L’obiettivo è quello di delineare gli effetti sull’economia reale e sui mercati finanziari dei rischi derivanti dal cambiamento climatico, tenendo conto anche di fattori cruciali come il sentiment degli investitori ed il ruolo dell’incertezza nelle scelte degli operatori.

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Gli scenari si articolano in tre principali categorie:

  1. Rischi fisici: riguardano l’aumento della frequenza e dell’intensità di eventi climatici estremi come ondate di calore, inondazioni, siccità e incendi. Anche in assenza di nuove politiche climatiche, l’accelerazione di questi fenomeni rappresenta una minaccia diretta per il valore degli asset e la stabilità delle imprese, soprattutto in settori come l’agricoltura, il turismo e l’energia.
  2. Rischi di transizione: derivano dalle politiche ambientali e regolatorie che i governi introdurranno (o intensificheranno) per raggiungere gli obiettivi climatici. In questo contesto, imprese ad alta intensità di carbonio potrebbero subire perdite significative di valore, mentre si aprono opportunità in settori “verdi”.
  3. Scenari integrati: combinano rischi fisici e di transizione per valutare l’impatto complessivo sul sistema economico-finanziario, rendendo più realistica la simulazione degli shock e degli aggiustamenti.

Più nel dettaglio il framework elaborato da NGFS delinea 4 scenari. Si passa da quello denominato “Highway to Paris” che prevede una transizione “tranquilla”, ben pianificata e con obiettivi ambiziosi, al “Sudden Wake-Up Call” che simula una brusca accelerazione nel raggiungimento degli obiettivi climatici ed una transizione più disordinata. “Disasters and Policy Stagnation” e “Diverging Realities“, invece, si occupano esclusivamente dei rischi fisici derivanti dal cambiamento climatico analizzandome l’impatto in singole regioni e su specifiche risorse naturali fondamentali per la transizione.

Applicando questi scenari, raccontano Tina Emambakhsh, Mario Morelli, Livio Stracca e Agnieszka Trzcinska nel loro approfondimento, i risultati mostrano una certa resilienza da parte dell’Unione Europea rispetto ad altre aree del globo. In particolare, la simulazione 2025-2030 indica un impatto positivo in termini di PIL nello scenario “Highway to Paris”, frutto dell’adozione anticipata da parte dell’EU di politiche per la transizione green. Il discorso cambia completamente nel caso di ripetuti eventi climatici estremi. Nello scenario “Disasters and Policy Stagnation“, infatti, il PIL dell’Unione Europea rischia una perdita di quasi 5 punti percentuali, e un successivo recupero limitato, accompagnato da alta inflazione.

Scenari climatici NGFS e andamento del PIL dell'Unione Europea e mondiale - Fonte: CEPRScenari climatici NGFS e andamento del PIL dell'Unione Europea e mondiale - Fonte: CEPR
Scenari climatici NGFS e andamento del PIL dell’Unione Europea e mondiale – Fonte: CEPR

Per le istituzioni finanziarie, questi scenari rappresentano molto più di una proiezione ipotetica: sono una base essenziale per stress test climatici, valutazioni di rischio e decisioni di allocazione del capitale. In particolare, le banche europee devono:

  • Valutare l’esposizione dei portafogli ai settori più vulnerabili alla transizione o agli eventi climatici fisici;
  • Integrare i rischi climatici nei modelli di credito e di rischio di mercato, andando oltre le metriche ESG tradizionali;
  • Adattare le strategie di investimento e prestito, riducendo la dipendenza da settori ad alta intensità carbonica e favorendo investimenti resilienti e sostenibili.

Inoltre, il report sottolinea come sia fondamentale non aspettare il 2030 o il 2050 per agire: le dinamiche economiche e politiche che plasmeranno il rischio climatico nei prossimi cinque anni sono già in movimento oggi. Ritardare l’integrazione di questi rischi significherebbe esporsi a costi economici e reputazionali crescenti. In questo senso, sottolineano gli autori, gli strumenti forniti dalla NGFS, se utilizzati in modo proattivo, possono aiutare a costruire un sistema finanziario più resiliente e capace di supportare una transizione ordinata verso un’economia a basse emissioni.

Foto di Dominic Wunderlich



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