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Foggia calcio, bombe e fucilate per far cedere la società: quattro arresti e tutela antimafia


di
Carlo Testa

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Contro la campagna di intimidazione per costringere il patron Canonico a cedere il controllo, arriva l’amministrazione giudiziaria a sostegno delle imprese sottoposte al rischio di infiltrazione mafiosa: è il primo caso per una società calcistica

Il Foggia si giocava la B a Lecco e tra i pochi foggiani che non vedevano la partita c’era chi sparava colpi di fucile all’auto del capitano Davide Di Pasquale. Poco meno di due anni fa, il 18 giugno 2023, giorno della finale play off Lecco-Foggia (poi vinta dai lombardi), mentre finivano i sogni di gloria dei Satanelli iniziava la «strategia criminale – culminata con la collocazione di un ordigno esplosivo vicino all’automobile del vice presidente del Calcio Foggia Emanuele Canonico (figlio del patron Nicola, ndr) – finalizzata a determinare una cessione forzata della società, per un valore di gran lunga inferiore a quello di una vendita in condizioni di libero mercato», come si legge nel comunicato stampa congiunto del Tribunale di Bari e della Direzione nazionale Antimafia e Antiterrorismo. Che evidenzia anche come questo fine era perseguito «attraverso una sconcertante serie di gravissimi atti intimidatori, commessi ai danni dei giocatori della società, oltre che della governance aziendale e del presidente della società, anche con l’utilizzo di armi e materiale esplosivo e con metodi tipicamente mafiosi». 

Queste le conclusioni a cui sono giunte le indagini, condotte dalla Polizia di Stato sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, che questa mattina hanno portato all’arresto di quattro pregiudicati foggiani, alla notifica di cinquantadue Daspo “fuori contesto” e all’amministrazione giudiziaria a sostegno delle imprese sottoposte al rischio di infiltrazione mafiosa – primo caso per una società di calcio – nell’ottica e con l’obiettivo di contrastare la contaminazione antigiuridica di imprese sane. Una sorta di bollino “mafia free” che si ritroverà il Calcio Foggia 1920 grazie al provvedimento emesso dal Tribunale di Bari sulla scia della proposta formulata congiuntamente dal Procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo, dal Procuratore della Repubblica di Bari Roberto Rossi e dal Questore di Foggia Alfredo D’Agostino: la misura in questione ha, infatti, proprio la funzione di sostenere e tutelare le imprese sottoposte al rischio di condizionamento mafioso. Si tratta, nel dettaglio, di un’amministrazione giudiziaria temporanea destinata a restituire al più presto l’impresa a una gestione lontana dalle logiche criminali che ne minacciavano l’integrità e la stessa esistenza.




















































Le indagini, infatti, hanno dimostrato «come gruppi ultras di diretta espressione della criminalità organizzata foggiana abbiano pianificato e realizzato una lunga campagna di intimidazione e di azioni violente diretta a costringere il titolare della società sportiva Foggia Calcio 1920 (Nicola Canonico, ndr) a dimettersi e a cedere il controllo della società, in conseguenza del suo rifiuto di affidare di fatto a quei medesimi gruppi i servizi di gestione del sistema delle sponsorizzazioni e degli accrediti per l’ingresso allo stadio, oltre che il controllo di assunzioni e rapporti professionali all’interno della società sportiva».
Si tratta del primo caso di applicazione dello strumento del controllo giudiziario previsto dall’articolo 34 del codice antimafia nei riguardi di una società calcistica, «in fatto ostacolata – si legge ancora nel comunicato stampa – nella pianificazione e nella efficace conduzione delle sue progettualità sportive, attraverso intimidazioni e violenze che hanno a lungo pesato su scelte e comportamenti anche di atleti costretti ad assistere a quelle pressioni criminali e a temere di esserne vittime». In pratica la società Calcio Foggia 1920 è da considerarsi vittima di intimidazioni e pressioni da parte di malavitosi locali che, attraverso il ricorso a una metodologia operativa di tipo mafioso, hanno tentato di minare e compromettere seriamente l’ambiente sportivo calcistico foggiano e l’esercizio d’impresa da parte del club rossonero.

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Non è un caso, quindi, che la società di Nicola Canonico – che ha sempre denunciato i fatti di cui è stato vittima – sia passata dalla lotta per la serie B (primo anno di gestione, con Zeman allenatore, eliminato alla fase nazionale dei play off; secondo anno di gestione Canonico con Delio Rossi in panchina nella finale play off di Lecco) a quella per salvarsi dalla D, con una retrocessione evitata in extremis solo sabato scorso grazie alla vittoria nei play out contro il Messina. E non è un caso, evidentemente, che a fine marzo scorso il patron del Calcio Foggia Nicola Canonico si sia dimesso dalla carica di presidente e abbia manifestato l’intenzione di non proseguire nella gestione non iscrivendo la squadra al prossimo campionato. «La cosa che mi fa impazzire – ha sottolineato in una recente intervista – è che da vittima si cerca di farmi passare per carnefice. Sono stanco di offese, minacce, insulti, intimidazioni». Intenzione, quella del disimpegno societario, che però a questo punto andrà verificata alla luce di quanto emerso oggi, dopo la certificazione giudiziaria che il Calcio Foggia e la sua proprietà sono state vittime di una regìa di destabilizzazione.

L’ordinanza di custodia cautelare in carcere a cui hanno dato esecuzione questa mattina gli uomini della Digos e della Squadra Mobile della Questura di Foggia – emessa dal Gip del Tribunale di Bari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia barese a cui è si è affiancato anche un sostituto della Procura di Foggia – ha colpito quattro cittadini foggiani, tutti con precedenti, poiché ritenuti gravemente indiziati del delitto di tentata estorsione in danno del presidente del Calcio Foggia 1920 diretta a costringerlo a dimettersi e a cedere la società «anche con l’utilizzo di armi e materiale esplosivo e con metodi tipicamente mafiosi, facendo leva sulla notoria influenza criminale della cosiddetta “Società Foggiana”». 

Uno dei quattro arrestati, Marco Lombardi di 48 anni, aveva anche un buon seguito sui social con dirette Facebook dedicate proprio a evidenziare gli aspetti negativi della gestione del Calcio Foggia da parte di Nicola Canonico; gli altri sono Massimiliano Russo, di 49 anni, Fabio Delli Carri, di 47 anni e Danilo Mustaccioli di 47 anni. I quattro, comunque, non hanno sicuramente agito in maniera accorta: le forze dell’ordine – grazie alle intercettazioni e ai consueti servizi di appostamento e pedinamento svolto dagli investigatori – hanno infatti potuto sequestrare un biglietto manoscritto, posseduto da uno degli indagati, su cui erano stati cripticamente riportati gli obiettivi criminali che sono stati poi oggetto e bersaglio delle nuove azioni delittuose. Ed è stato anche possibile sventare due attentati incendiari in danno di autovetture in uso ai vertici del Foggia Calcio 1920 (e in un caso è stato individuato nella flagranza del reato un minorenne). In questo quadro, «il questore di Foggia ha contestualmente adottato la misura del Daspo “fuori contesto” nei riguardi di cinquantadue soggetti, residenti a Foggia e in provincia, che negli ultimi cinque anni, sono stati denunciati o condannati per alcune categorie di reati specifici come quelli contro il patrimonio e contro la persona, contro l’ordine pubblico o in materia di armi o stupefacenti». 
Il repulisti, quindi, è completo: il Calcio Foggia, se Canonico lo vorrà, potrà ripartire da un ambiente e da un contesto bonificato dalle intimidazioni degli ultimi due anni.

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19 maggio 2025 ( modifica il 19 maggio 2025 | 09:53)

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