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Ucraina: vortice diplomatico | ISPI


Donald Trump ha parlato per più di due ore al telefono con il suo omologo russo, Vladimir Putin, in quello che il presidente statunitense ha definito un tentativo di “fermare il bagno di sangue” in Ucraina. Secondo le prime indiscrezioni, Putin avrebbe definito il colloquio “franco e utile”, avvertendo però che la Russia aprirà a un cessate il fuoco con l’Ucraina “solo se gli accordi saranno appropriati”, nonostante il presidente Trump abbia annunciato l’inizio “immediato” di negoziati tra Mosca e Kiev per una tregua. Prosegue dunque il lavoro diplomatico di Washington, ma nonostante la durata, la tanto attesa telefonata tra i due leader non sembra per il momento aver cambiato il corso degli eventi. Sul campo, nessuna tregua negli scontri tra Russia e Ucraina, proseguiti a colpi di droni e bombardamenti anche durante il colloquio. Il presidente americano ha affermato che avrebbe parlato successivamente anche con il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy e con i membri della Nato. In vista dell’attesissima telefonata i leader di Regno Unito Francia, Germania e Italia hanno dichiarato di aver parlato ieri con Trump discutendo anche “l’uso di sanzioni nel caso in cui la Russia non si impegnasse seriamente in un cessate il fuoco e nei colloqui di pace”. “Il presidente Putin dovrà dimostrare di volere la pace accettando il cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni proposto dal presidente Trump e sostenuto dall’Ucraina e dall’Europa”, ha affermato il presidente francese Emanuel Macron. L’offensiva diplomatica della Casa Bianca arriva dopo il nulla di fatto a Istanbul, dove le delegazioni russa e ucraina, tornate a parlarsi dopo tre anni, hanno concordato solo uno scambio di prigionieri ma non sono riuscite a concordare un cessate il fuoco.

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Mosca non vuole il cessate il fuoco?

Mentre l’attività diplomatica prosegue, continua anche la guerra in Ucraina. Tra sabato e domenica, Mosca ha lanciato sul paese il suo attacco più intenso dall’inizio dell’invasione nel 2022. Oltre 270 droni su vari territori, compresa la capitale Kiev, molti dei quali intercettati e distrutti prima di poter fare danni. Lo ha confermato lo stesso presidente Zelensky da Roma, dove ha partecipato alla messa di insediamento di Papa Leone XIV in Vaticano. Il pontefice – che durante la funzione ha affermato che “l’Ucraina attende i negoziati per una pace giusta e duratura” – ha poi incontrato Zelensky dopo la messa. Alla cerimonia erano presenti anche il vicepresidente statunitense J.D. Vance e il segretario di Stato Marco Rubio che più tardi, nel corso della giornata, hanno avuto un faccia a faccia con il presidente ucraino per discutere degli sforzi in corso per il cessate il fuoco. “Ho ribadito che l’Ucraina è pronta a impegnarsi in una vera diplomazia e ho sottolineato l’importanza di un cessate il fuoco completo e incondizionato il prima possibile – ha dichiarato Zelensky dopo l’incontro – ma è necessario esercitare pressione sulla Russia affinché fermi la guerra e accetti una pace giusta e duratura”.

Tutte le strade portano a Roma?

L’incontro avviene in un momento di crescente pressione su Mosca da parte di Washington, che finora non ha ottenuto i grandi risultati che Trump aveva promesso in campagna elettorale. Il presidente Usa, anzi, è stato ampiamente criticato per aver offerto concessioni alla Russia, mentre chiedeva sacrifici all’Ucraina. A queste voci si è unita anche quella dell’ex ambasciatrice statunitense a Kiev, Bridget Brink, che in un duro editoriale ha spiegato i motivi delle sue dimissioni il mese scorso: “La politica adottata fin dall’inizio dell’amministrazione Trump è stata quella di fare pressione sulla vittima, l’Ucraina, piuttosto che sull’aggressore, la Russia” ha scritto, aggiungendo che “la pace a qualsiasi prezzo non è pace, è pacificazione” e che “dovremmo mostrare capacità di leadership di fronte all’aggressione, non debolezza o complicità”. A Roma, il vicepresidente degli Stati Uniti J.D. Vance ha incontrato anche Ursula von der Leyen in un vertice a tre a Palazzo Chigi organizzato Giorgia Meloni. “Spero che sia un nuovo inizio”, ha commentato la premier italiana che ha definito “fondamentali” le relazioni tra Europa e Stati Uniti, ed è stata definita una “costruttrice di ponti” da Vance.

Londra è più vicina all’Europa?

Intanto, in un contesto profondamente influenzato dalla guerra in Ucraina e dai suoi sviluppi, oggi a Londra i vertici europei e del Regno Unito hanno raggiunto un accordo che apre una “nuova pagina” nelle relazioni bilaterali. L’intesa riguarda diversi campi, tra cui difesa ed energia. È stata risolta anche la questione della pesca, particolarmente cara alla Francia, con un’intesa che prevede il pieno accesso reciproco alle rispettive acque fino al 30 giugno 2038. Aprendo il vertice con i presidenti di Commissione e Consiglio Ue, Ursula von der Leyen e Antonio Costa, il primo ministro britannico Keir Starmer ha dichiarato che “stiamo concordando una nuova partnership strategica adatta ai nostri tempi, che offrirà benefici reali e concreti”. In conferenza stampa, von der Leyen ha definito l’accordo “il primo passo verso la partecipazione del Regno Unito ai programmi di difesa dell’Ue”. L’intesa “aumenterà la nostra prontezza operativa, colmerà le lacune militari e migliorerà l’interoperabilità delle nostre forze armate nelle missioni comuni, creerà anche nuove opportunità per le nostre industrie della difesa e aprirà la porta a un sostegno più forte e coordinato all’Ucraina”, ha spiegato la presidente della Commissione. In conclusione, ha detto la presidente, “siamo vicini sovrani, siamo amici, siamo alleati, e questo è un nuovo inizio per vecchi amici”.

Il commento

Il commento di Gianluca Pastori, ISPI Senior Associate Research Fellow

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“Nonostante il nuovo colloquio Trump-Putin e le ripetute dichiarazioni della Casa Bianca, la guerra in Ucraina appare ancora lontana dalla soluzione e il tempo che passa sembra andare sempre più a vantaggio di Mosca. In questo scenario, un irrigidimento della posizione statunitense (che nei giorni scorsi è stato ventilato dallo stesso Trump) appare possibile, anche se è difficile ipotizzare la forma che prenderà. Poco chiaro appare anche il modo in cui il recente colloquio fra Trump e i leader di Francia, Germania, Gran Bretagna e Italia possa contribuire a sbloccare la situazione. L’ipotesi di un faccia a faccia fra il presidente russo e il suo omologo statunitense (che pure era circolata prima della telefonata di oggi) sembra essere ormai tramontata. Degni di nota appaiono, invece, i segni di apprezzamento che – nonostante tutto – Mosca continua a rivolgere all’azione di Washington: forse un indice del favore con cui il Cremlino guarda al ruolo degli USA e al contributo che questo potrebbe dare alla ricerca una via d’uscita dalla guerra capace di andare incontro alle ambizioni russe.”



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