Per le generazioni Gen Z e Millennials il tema della sostenibilità sta diventando sempre più centrale nelle scelte lavorative. Il 70% considera infatti le politiche ambientali aziendali un criterio chiave nella selezione delle aziende dove candidarsi, mentre quasi la metà ha già sollecitato il proprio datore di lavoro affinché adotti misure concrete. È quanto rileva la 14ª edizione della Gen Z e Millennial Survey di Deloitte, da cui emerge come le nuove generazioni stiano ridefinendo il concetto di carriera: non più solo crescita professionale, ma anche equilibrio, significato e impatto sociale.
Con oltre 23.000 intervistati in 44 Paesi, lo studio rivela che la Gen Z (nati tra il 1995 e il 2005) e i Millennial (nati tra il 1983 e il 1994), a differenza delle generazioni precedenti, non perseguono esclusivamente la scalata aziendale. Solo il 6% degli intervistati indica il raggiungimento di una posizione di leadership come obiettivo primario. La priorità è piuttosto un equilibrio tra lavoro e vita privata, accompagnato da una forte enfasi su apprendimento e sviluppo professionale. Questa prospettiva sta ridefinendo la cultura aziendale, spingendo le imprese a offrire modelli di lavoro più flessibili e opportunità di crescita personalizzate.
Mentre l’Intelligenza Artificiale Generativa (GenAI) accelera il cambiamento, la sfida per aziende e lavoratori è trovare il giusto compromesso tra tecnologia, benessere e sviluppo professionale.
Gen Z e Millennials: nuove dinamiche lavorative e tensioni generazionali
Negli ultimi anni, fenomeni virali come “quiet quitting”, “bare minimum Mondays” e “productivity theater” hanno contribuito a creare l’immagine di una Gen Z poco motivata e poco impegnata sul lavoro. La survey di Deloitte rivela che tre manager su quattro considerano la Gen Z la generazione più difficile con cui lavorare, a causa della percezione di una scarsa preparazione tecnica, mancanza di motivazione e impegno limitato. Le tensioni intergenerazionali sul posto di lavoro derivano dalle differenze nei contesti economici in cui ogni generazione ha iniziato la propria carriera, influenzando profondamente le loro aspettative e prospettive.
I Millennials hanno iniziato a lavorare durante la crisi finanziaria del 2008, caratterizzata da alta disoccupazione, poche opportunità di crescita e salari stagnanti. Spesso definiti la generazione del burnout, hanno lavorato più ore per stipendi più bassi e minore sicurezza, faticando a raggiungere gli stessi standard di vita dei loro genitori. Molti hanno reagito rifiutando il modello tradizionale, cercando lavori più orientati allo scopo e adottando nuove modalità di lavoro, come il lavoro remoto.
La Gen Z, invece, ha iniziato la propria carriera durante la pandemia globale, un evento che ha portato a una riflessione diffusa sul ruolo del lavoro nella vita e ha rafforzato l’attenzione verso un migliore equilibrio tra vita privata e professionale.
Ambizioni di carriera e sviluppo professionale
L’attenzione della Gen Z per il work-life balance potrebbe far pensare a una mancanza di ambizione nel raggiungere posizioni di leadership. Tra gli intervistati solo il 6% dei Gen Z ha dichiarato che il proprio obiettivo principale è raggiungere una posizione dirigenziale. Tuttavia, questo non significa che manchi di determinazione: al contrario, è fortemente orientata all’apprendimento e alla crescita.
Quando interrogati sulle ragioni principali per cui hanno scelto il loro attuale datore di lavoro, formazione e sviluppo sono tra le prime tre motivazioni, subito dopo un buon equilibrio tra vita e lavoro e le opportunità di crescita professionale. Inoltre, il 70% dei Gen Z afferma di sviluppare competenze per avanzare nella carriera almeno una volta a settimana, rispetto al 59% dei Millennials.
Mentre quasi un terzo (30%) dei Gen Z apprende nuove competenze durante l’orario di lavoro, circa due terzi (67%) sviluppano abilità al di fuori dell’orario lavorativo, prima o dopo il lavoro o nei giorni di riposo.
Per quanto riguarda le competenze e le capacità che ritengono più importanti per la loro crescita professionale e il supporto che desiderano ricevere, Gen Z e Millennials sono allineati. Entrambe le generazioni considerano fondamentali le soft skills (come comunicazione, leadership, empatia e networking), la gestione del tempo e le competenze specifiche del settore.
Per sviluppare queste abilità, vogliono mentorship e guida (86% dei Gen Z e 84% dei Millennials) e apprendimento pratico sul campo (89% di entrambe le generazioni).
L’impatto dell’intelligenza artificiale generativa
L’adozione della Intelligenza Artificiale Generativa (GenAI) sta crescendo rapidamente tra Gen Z e Millennials, con il 57% e il 56% rispettivamente che la utilizzano già nel loro lavoro quotidiano. Tra questi, circa il 30% afferma di impiegarla sempre o quasi sempre, in aumento rispetto al 2024. Tuttavia, una parte significativa della forza lavoro non ha ancora integrato questi strumenti: il 26% dei Gen Z e il 27% dei Millennials dichiara di non utilizzare mai la GenAI sul lavoro, probabilmente a causa di mancanza di necessità, competenze o implementazione aziendale. Nonostante ciò, la maggior parte riconosce che il cambiamento è imminente: il 74% dei Gen Z e il 77% dei Millennials ritiene che la GenAI trasformerà il modo in cui lavorano entro il prossimo anno. Le applicazioni più diffuse includono analisi dei dati, design, creazione di contenuti—come articoli, post sui social o sceneggiature per video—mentre altri la impiegano per gestione progetti, sviluppo di strategie, valutazione dei rischi e creazione di materiali formativi.
Sicurezza finanziaria e benessere: una connessione diretta
Il report evidenzia un forte legame tra sicurezza finanziaria, benessere e soddisfazione lavorativa. Quasi la metà dei Gen Z (48%) e dei Millennial (46%) non si sente finanziariamente sicura, e questa instabilità influisce negativamente sulla percezione del proprio benessere psicologico. Le aziende sono dunque chiamate a ridisegnare politiche retributive e benefit per migliorare la qualità della vita dei dipendenti e ridurre il turnover. Sebbene denaro, significato e benessere possano sembrare priorità separate e spesso in competizione, i dati del sondaggio dimostrano quanto siano strettamente interconnessi.
Ad esempio, senza sicurezza finanziaria, Gen Z e Millennials hanno meno probabilità di avere un buon benessere mentale e di percepire il proprio lavoro come significativo. Il 62% dei Gen Z e il 68% dei Millennials che si dichiarano soddisfatti di stipendio e benefit riferiscono di avere un buon benessere mentale, mentre solo il 39% dei Gen Z e il 44% dei Millennials insoddisfatti riportano lo stesso livello di benessere.
Allo stesso modo, il 63% dei Gen Z e il 69% dei Millennials soddisfatti della propria retribuzione ritiene che il proprio lavoro permetta loro di contribuire positivamente alla società, rispetto al 43% dei Gen Z e al 44% dei Millennials insoddisfatti.
Un buon benessere mentale rafforza il senso di scopo nel lavoro. Tra coloro che dichiarano di avere un benessere mentale positivo, il 67% dei Gen Z e il 72% dei Millennials ritiene che il proprio lavoro consenta loro di avere un impatto significativo sulla società. Tra coloro che riportano un benessere mentale scarso, questa percentuale scende al 44% dei Gen Z e al 46% dei Millennials.
Trovare il giusto equilibrio tra denaro, significato e benessere sta diventando quindi un elemento prioritario per la felicità complessiva di Gen Z e Millennials. Mentre per le aziende diventa una riflessione strategica per attrarre talenti, ridurre il turnover e aumentare il coinvolgimento dei dipendenti.
Per Gen Z e Millennials, il lavoro è una parte centrale della loro identità, subito dopo famiglia e amici. Oltre il 40% lo considera essenziale, mentre le attività culturali e hobby contribuiscono al loro senso di realizzazione.
Poiché il lavoro è così importante, vogliono che abbia uno scopo: il 90% ritiene che sia fondamentale per il benessere e la soddisfazione professionale. Senza significato, il lavoro può pesare sulla salute mentale e molti sono pronti a cambiarlo: il 15% dei Gen Z e il 13% dei Millennials ha già lasciato un impiego per motivi legati all’impatto ambientale.
L’ansia climatica è in aumento: il 65% dei Gen Z e il 63% dei Millennials si dichiara preoccupato per l’ambiente, e meno del 30% non ha vissuto eventi climatici estremi nell’ultimo anno. Questa sensibilità guida anche le scelte di consumo: il 65% è disposto a pagare di più per prodotti sostenibili e quasi la metà vuole acquistare veicoli elettrici o ibridi.
Le preoccupazioni per l’impatto ambientale influenzano non solo le abitudini di consumo, ma anche il modo in cui Gen Z e Millennials valutano le aziende per cui lavorare. Il 23% dei Gen Z e il 22% dei Millennials ha ricercato le politiche ambientali di un’azienda prima di accettare un impiego. Inoltre, il 15% dei Gen Z e il 13% dei Millennials ha cambiato lavoro a causa di preoccupazioni legate all’impatto ambientale.
Sette su dieci (70%) considerano le politiche di sostenibilità aziendale un fattore chiave nella scelta del datore di lavoro. Mentre quasi la metà (48% dei Gen Z e 47% dei Millennials) ha sollecitato il proprio datore di lavoro affinché adottasse misure concrete per la protezione dell’ambiente. Questo orientamento si traduce in una crescente richiesta di aziende impegnate in politiche ESG, dove l’etica e la sostenibilità non siano solo strategie di marketing, ma valori concreti e integrati nella cultura aziendale.
Il futuro del lavoro sarà sempre più legato a scopo, valori e impatto ambientale. Le aziende che sapranno incorporare sostenibilità e crescita nelle loro strategie avranno un vantaggio competitivo, attrarranno i migliori talenti e costruiranno una forza lavoro motivata e consapevole.
Lavoro e futuro: la sfida di Gen Z e Millennials
La Gen Z e i Millennials stanno ridefinendo le dinamiche del mondo del lavoro, spingendo le aziende a ripensare modelli tradizionali e strategie di crescita. La loro ricerca di equilibrio, significato e impatto sociale non è solo una preferenza, ma una necessità che guida decisioni di carriera e consumo. La sostenibilità, sia ambientale che economica, è diventata un criterio centrale nella scelta di un datore di lavoro, e la tecnologia—con strumenti come la GenAI—sta plasmando nuove modalità operative, valorizzando competenze trasversali come empatia e leadership.
Queste generazioni non si accontentano di percorsi prestabiliti: vogliono apprendere, evolvere e contribuire a un futuro più responsabile. Per le aziende, la sfida è duplice: adattarsi a queste nuove aspettative e sfruttare l’opportunità di costruire ambienti di lavoro più flessibili, inclusivi e sostenibili. In questo scenario, il successo non sarà determinato solo dalla crescita economica, ma dalla capacità di creare valore reale, tanto per i lavoratori quanto per la società.
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