Il professor Andrea Venegoni, docente di Economia e direttore dell’Osservatorio sul Futuro promosso dalla Bcc in collaborazione con l’Università Cattolica, ha illustrato in assemblea i primi risultati del progetto: un percorso condiviso con le imprese per affrontare i cambiamenti e pianificare le sfide di domani.
«Il futuro appartiene a chi sa vedere le possibilità prima che diventino ovvie». Citando questo aforisma di un economista americano, il professor Andrea Venegoni, della LIUC Business School, ha aperto il suo intervento in assemblea, illustrando contenuti e obiettivi dell’Osservatorio “BCC 5.0: come evolve la banca del territorio”, il progetto di ricerca nato dalla collaborazione tra la nostra Bcc e l’Università di Castellanza. Un’iniziativa che guarda avanti, ma con basi solide, scientifiche e soprattutto condivise.
«Viviamo in una fase storica in cui l’incertezza è diventata la norma. Negli ultimi 25 anni abbiamo registrato, in media, uno shock profondo ogni dieci mesi: guerre, crisi finanziarie, pandemie, disastri ambientali. È un dato oggettivo, non un’impressione -ha spiegato Venegoni-. Per questo non possiamo più parlare di futuro al singolare, ma di futuri possibili. E dobbiamo attrezzarci per affrontarli».
L’Osservatorio nasce con questa finalità: fornire strumenti utili a leggere in anticipo i grandi cambiamenti, per aiutare imprese e territorio a orientarsi tra evoluzioni demografiche, crisi geopolitiche, trasformazioni tecnologiche e nuovi stili di vita. «Il nostro obiettivo è dare indicazioni concrete alle aziende per aumentare la competitività e alla banca per accompagnare le imprese in modo sempre più efficace».
Il lavoro si è articolato in tre fasi. La prima, di ricerca universitaria, ha individuato sei grandi temi strategici: demografia, sostenibilità, evoluzione tecnologica, geopolitica, competizione globale e cambiamenti negli stili di vita e nella governance. Nella seconda fase, questi temi sono stati discussi con imprenditori e manager locali attraverso una serie di focus group, a cui hanno partecipato anche i referenti della banca. La terza fase porterà alla redazione di un documento conclusivo con indicazioni operative per imprese e istituti di credito, che sarà presentato pubblicamente in un evento promosso dalla nostra Bcc.
Dal confronto con il tessuto produttivo del territorio sono emersi punti di forza chiari -come il know-how, la qualità del Made in Italy, la cultura imprenditoriale e la posizione strategica- ma anche criticità strutturali, tra cui la dimensione medio-piccola delle imprese, la scarsa vocazione al distretto e la dipendenza da tecnologie sviluppate altrove. Una sfida, questa, che si gioca soprattutto sulla capacità di anticipare e governare il cambiamento.
«Oggi -ha sottolineato Venegoni- non basta più puntare tutto sull’efficienza. Serve una nuova mentalità strategica, fatta di ridondanza, flessibilità, gestione del rischio e piani alternativi. Non esiste più un’unica traiettoria: serve prepararsi a scenari diversi, costruendo organizzazioni capaci di adattarsi e di reagire velocemente».
Tre le priorità per le imprese individuate dalla ricerca: investire sull’employer branding, ovvero sulla capacità di attrarre e trattenere persone qualificate. «Le risorse umane restano l’elemento chiave. Le imprese devono diventare luoghi in cui valga la pena lavorare»; rendere più resiliente la supply chain, diversificando fornitori, mercati di sbocco e strategie di approvvigionamento; rafforzare il change management, dotandosi di processi flessibili e dinamici per affrontare un cambiamento che non è più episodico, ma continuo.
Un progetto, quello dell’Osservatorio, che si distingue anche per il metodo: «Non un’iniziativa chiusa tra le mura accademiche, ma un lavoro fatto con e per il territorio. E in questo, il ruolo della Bcc è stato fondamentale: non solo come promotore, ma come interlocutore attivo e partner credibile, capace di interpretare il cambiamento e di costruire valore per le comunità locali».
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