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DataEye, la piattaforma Ai che smaschera i soldi delle mafie e del malaffare


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Data Eye: l’Intelligenza Artificiale contro la criminalità organizzata Nella foto: Luca Salvioli, Sandro Raimondi, Giuseppe Petronzi, Nunzia Ciardi, Alexander Platzgummer, Carlo Delladio. [
Daniele Paternoster – Archivio Ufficio Stampa PAT]

Il Festival dell’Economia di Trento, vetrina internazionale, che coniuga rigore scientifico e divulgazione al grande pubblico, ha acceso nella sua giornata inaugurale i riflettori sulla lotta alle mafie, ai fiumi di denaro e ai suoi interessi globali, rivelando aspetti inediti di attività di indagine e di contrasto e, soprattutto, lo scenario che ci attende nei prossimi anni.

La testimonianza diretta di quanto complessa sia l’attività d’indagine, arriva da Giuseppe Petronzi, oggi Commissario del Governo di Trento e ieri investigatore di caratura internazionale. Si è diplomato alla FBI National Academy di Quantico (Virginia), perfezionando i suoi studi antiterrorismo presso New Scotland Yard. Ha partecipato ad alcune delle più importanti indagini sulle Nuove Brigate Rosse e aggregati anarchici e si è occupato di importanti investigazioni sul terrorismo internazionale di matrice islamista. “La criminalità rappresenta una minaccia – spiega Petronzi – che può essere sommariamente analizzata sotto un profilo meramente criminale e profittevole oppure in chiave ideologica. Nella prima ipotesi, i temi delle risorse da preservare e di capacità di fare network sono centrali. Nel caso del terrorismo, il tema finanziario assume rilevanza meno centrale rispetto agli obiettivi che, in questa fase contemporanea, vengono perseguiti da “organizzazioni” meno strutturate e più fluide rispetto al passato. Sia nell’uno che nell’altro caso, assistiamo ad evoluzioni rapide e caratterizzate da crescente complessità che, conseguentemente, sono sfidanti per gli apparati deputati a preservare le comunità ed i nostri assetti democratici, peraltro su uno scenario transnazionale. La ricaduta pratica è un processo di continua rincorsa ed “adattività” degli impianti normativi e delle conseguenti attività giudiziarie ed investigative al fine di un efficace contrasto sul piano preventivo e repressivo. In questa ottica, vanno viste con favore – conclude Petronzi – soluzioni a forte impatto innovativo, qual è DataEye, in grado di costruire soluzioni grazie ad una maggiore capacità di lettura. È corretto però presidiare alcune condizioni, tra cui quella di non essere tentati dalla eccessiva semplificazione tecnologica sfuggendo alle complessità”.

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La criminalità ha colto nel cybercrime un nuovo filone, molto remunerativo. A differenza dei beni materiali, i dati sottratti a grandi aziende (banche, piuttosto che aziende sanitarie, società di servizio nei settori del gas, luce ed acqua) possono essere replicati e venduti a più soggetti interessati. Gli attacchi informatici si sono moltiplicati negli ultimi anni. Ed è qui che interviene l’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (Acn).

“Il nostro mondo – illustra il direttore di Acn, Nunzia Ciardi – è oggi profondamente interconnesso e dipendente dalle tecnologie digitali. La tenuta stessa della società è legata a doppio filo alla capacità di proteggere le infrastrutture informatiche critiche da un attacco. In questi casi, l’Acn interviene tempestivamente con l’obiettivo di isolare rapidamente le minacce, contenere i danni e ripristinare il prima possibile la piena operatività dei servizi essenziali coinvolti, garantendo così il ripristino dei diritti fondamentali dei cittadini. Nel campo della sanità questo significa potersi curare, nei trasporti poter partire, avere la corrente, i documenti o il gas per scaldarsi. Ma non ci limitiamo alla gestione delle emergenze: un ruolo cruciale è infatti svolto dalle attività di prevenzione e sensibilizzazione, con campagne informative, formazione specializzata e diffusione di linee guida e best practices. L’Acn – conclude Ciardi – lavora costantemente per aumentare la resilienza complessiva delle infrastrutture critiche e della società civile, con una visione strategica che rende la cybersicurezza un tema centrale per la sicurezza nazionale, economica e democratica del Paese.

Guardando al futuro, il direttore Ciardi conferma che la diffusione e la pervasività del digitale porterà a nuove sfide e a nuovi impegni: “Il cybercrime è sempre più una minaccia fluida, decentralizzata e in continua evoluzione, caratterizzata da reti criminali che operano su scala globale sfruttando la pervasività del digitale. In questo contesto, l’Acn rappresenta un presidio fondamentale, non solo in termini di argine tecnico-operativo, ma anche nel promuovere strategie innovative per affrontare e anticipare le nuove modalità con cui la criminalità informatica si manifesta e si adatta. I nuovi sistemi e la loro interoperabilità saranno fondamentali per contrastare con efficacia organizzazioni sempre più resilienti e insidiose.”

L’efficacia sul campo di DataEye è affidata all’esperienza del colonnello dei Ros, Alexander Plaztgummer: “La piattaforma ci ha permesso dare un’accelerazione ad indagini complesse e, soprattutto, di condividere con altre realtà investigative risultati e informazioni. Un altro aspetto positivo è la formazione del personale che, grazie alle nuove tecnologie, porta all’interno delle forze dell’ordine competenze inedite e preziose”.

Trentino Digitale è il partner tecnologico che ha sviluppato non solo la piattaforma DataEye basata sull’Intelligenza Artificiale, ma soprattutto l’intesa con procura e forze dell’ordine. Il presidente Delladio: “L’intesa nasce grazie al protocollo firmato tra Provincia autonoma di Trento e Procura della Repubblica, in cui l’ente pubblico ha messo a disposizione le risorse per sostenere le attività. Credo che DataEye rappresenti un’importante opportunità nell’attività di prevenzione del crimine, oltre che di contrasto, perché ci permette di intervenire prima che il male riesca a propagarsi”. 

“L’esperienza di DataEye – conclude il procuratore capo di Trento, Sandro Raimondi, da pochi giorni in pensione – ci ha permesso di ottenere significativi risultati in inchieste importanti. Lascio la magistratura con la convinzione che il modello di indagine sviluppato sia scalabile e possa contribuire al lavoro di altri magistrati e forze dell’ordine in Italia”.



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