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Il futuro dell’auto tra crisi, scelte e rilancio


Il mercato dell’auto è in una fase di transizione profonda, segnata da incertezze congiunturali e sfide strutturali. Se n’è discusso oggi al Festival dell’Economia di Trento, durante il panel «Incrocio pericoloso: il mercato auto tra crisi, scelte e rilancio», promosso da Federauto Trentino, aderente all’associazione commercianti al dettaglio di Confcommercio Trentino.

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Moderato dalla giornalista del Sole 24 Ore Filomena Greco, l’incontro ha visto la partecipazione di figure di primo piano del settore: Massimo Artusi, presidente di Federauto; Andrea Cardinali, direttore generale UNRAE; Camilla Girardi, presidente di Federauto Trentino; Gian Luca Pellegrini, direttore di Quattroruote; e Fabrizia Vigo, responsabile relazioni istituzionali ANFIA.

Il quadro emerso è composito: il mercato italiano resta ancora distante dai livelli pre-pandemia e sconta un ritardo significativo nella diffusione delle motorizzazioni elettriche rispetto al resto d’Europa. «La crisi è quella dei volumi – ha spiegato Cardinali – e il rischio è che la stagnazione diventi la nuova normalità». A preoccupare è anche la lentezza degli incentivi e la difficoltà nel renderli efficaci: «Gli annunci prolungati finiscono per paralizzare la domanda. Gli incentivi dovrebbero arrivare come decisioni notturne, non come promesse da rincorrere», ha aggiunto con tono critico.

Dal canto suo, Massimo Artusi ha sottolineato l’inadeguatezza di una politica fatta di bonus estemporanei: «Serve una riforma strutturale della fiscalità, non una distribuzione episodica di incentivi. Il nostro settore ha bisogno di certezze, visione, stabilità». Artusi ha poi lanciato un allarme sull’impatto della regolazione europea sul trasporto pesante: «Senza correttivi, rischiamo di consegnare il mercato a pochi grandi operatori, con effetti devastanti su logistica, pluralismo e competitività del sistema produttivo».

A portare la prospettiva territoriale è stata Camilla Girardi, imprenditrice trentina e presidente di Federauto Trentino: «La mobilità è parte integrante dello sviluppo locale. In un territorio come il nostro, corridoio tra Nord e Sud Europa, serve un equilibrio tra esigenze ambientali, turismo e distribuzione commerciale. La sostenibilità non può prescindere dalla praticabilità economica e infrastrutturale».

Un aspetto centrale è stato il confronto con l’industria cinese, che secondo Pellegrini sta entrando con forza nel mercato europeo, spesso aggirando i dazi grazie a strategie commerciali aggressive nei segmenti termici e ibridi. «Ci siamo fatti trovare scoperti – ha commentato – e ora i costruttori europei faticano a competere su prezzo e rapidità. L’elettrico, se sostenuto solo da fondi pubblici, rischia di diventare insostenibile».

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Fabrizia Vigo ha infine posto l’accento sulle incongruenze normative: «La neutralità tecnologica è diventata una battaglia ideologica, ma servono regole più aderenti alla realtà industriale. La regolamentazione attuale impone target su basi ormai superate. È tempo di correggere la rotta».

Il panel si è chiuso con un messaggio condiviso: il futuro dell’automotive europeo si gioca non solo sulla capacità di innovare, ma anche sulla lucidità nel calibrare gli obiettivi ambientali con strumenti economici, infrastrutturali e normativi adeguati. E soprattutto, con un ascolto reale delle imprese che, come ha ribadito Girardi, «devono poter contare su condizioni sostenibili, altrimenti si finisce per invecchiare il parco circolante invece di rinnovarlo».



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