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Quelli che… studiano la sostenibilità/ 121


Una selezione di studi e ricerche su business e finanza responsabili che ETicaNews ha incontrato nell’ultimo periodo. In questo numero: Morningstar – Stanford Closer Look Series – WeAreEurope – Msci – Accountancy Europe

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Nella sua attività quotidiana, ETicaNews riporta o menziona con continuità ricerche, analisi, report sul business sostenibile e responsabile. Di seguito, riportiamo una selezione relativa alle ultime settimane, con una breve sintesi del contenuto e con un rimando al relativo articolo. Questi report sono una minima parte delle centinaia di ricerche che ETicaNews ha incrociato nel suo percorso, e costituiscono una parte rilevante del data base accessibile ai registrati ET.pro.

ABBIAMO PARLATO DEL PAPER…

Global Sustainable Fund Flows” (Morningstar)

ARTICOLO: Trimestre di forte turbolenza nei fondi Esg

Nel primo trimestre 2025, i fondi sostenibili globali hanno registrato deflussi record per 8,6 miliardi di dollari, contro afflussi di 18,1 miliardi del trimestre precedente. Il calo ha riguardato tutte le aree: negli Usa deflussi per 6,1 miliardi (decimo trimestre consecutivo), in Europa -1,2 miliardi (primo calo dal 2018), in Asia ex-Japan -918 milioni. Il patrimonio globale è sceso a 3,16 trilioni di dollari. In Europa, i riscatti hanno colpito soprattutto le strategie attive, mentre le passive hanno raccolto 3,7 miliardi, minimo storico. Le tensioni geopolitiche e l’indebolimento dell’impegno Esg statunitense hanno aumentato l’incertezza degli investitori. Il rebranding è accelerato, 335 fondi europei hanno modificato il nome in base alle linee guida Esma. Nel Regno Unito i fondi etichettati sono il 20% del mercato, mentre la label più diffusa, 73% degli asset, è “Sustainability Focus”. Negli Usa, il patrimonio dei fondi sostenibili è sceso a 329 miliardi, con nessun nuovo lancio e molte chiusure di fondi Esg.

ABBIAMO PARLATO DEL PAPER…

The Artificially Intelligent Boardroom” (Stanford Closer Look Series)

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ARTICOLO: L’IA nel board, rivoluzione di governance

L’introduzione dell’intelligenza artificiale nei consigli di amministrazione rappresenta una rivoluzione nella governance aziendale, ridefinendo accesso alle informazioni, trasparenza, responsabilità e relazioni fiduciarie. Secondo il paper, l’Ai impatterà su quattro aree chiave: operatività interna, elaborazione delle informazioni, interazione con il management e ruolo degli advisor esterni. L’Ai abilita scenari strategici predittivi, ottimizza le decisioni su compensi e capitale umano, migliora audit e compliance legale, e trasforma l’analisi delle performance del board stesso. Tuttavia, emergono rischi legati a bias, errori algoritmici e sovraccarico informativo. I consiglieri dovranno sviluppare nuove competenze digitali per valutare criticamente i risultati e mantenere l’equilibrio tra tecnologia e giudizio umano. L’Ai non sostituirà i board, ma renderà inaccettabile l’impreparazione.

ABBIAMO PARLATO DELLA SURVEY…

Post-Omnibus Csrd Business Survey 2025” (WeAreEurope)

ARTICOLO: Sondaggio: Csrd strategica, non ostacolo

Il sondaggio condotto da WeAreEurope con il supporto di docenti europei, mostra che la Csrd è ampiamente apprezzata: il 61% dei 1.062 professionisti coinvolti la promuove nella sua forma attuale e l’84% sostiene gli obiettivi ambientali Ue. Viene vista come strumento strategico, non solo di compliance, capace di integrare la sostenibilità nella governance. Il 75% chiede che il reporting diventi “one-stop shop”. Tuttavia, la proposta di revisione Omnibus riceve un giudizio negativo dal 51%, anche tra chi è critico verso la Csrd, a causa di scarsa chiarezza su doppia materialità e Kpi settoriali, oneri per le Pmi e audit obbligatorio. Bocciata anche l’ipotesi di alzare la soglia di applicazione a 1.000 dipendenti, mentre è apprezzata una soglia intermedia di 500. Il 90% riconosce il valore geopolitico della Csrd per rafforzare la sovranità Ue, e solo il 37% teme svantaggi competitivi. Il supporto cresce con la dimensione aziendale ed è più forte in Francia e nell’Europa occidentale.

ABBIAMO PARLATO DEL REPORT…

Transition Finance Tracker” (Msci)

ARTICOLO: Msci: dal net-zero alla Transition Finance

Secondo il report la finanza sta accelerando verso la transizione climatica: il 60% delle società quotate ha un impegno climatico, con una crescita dei climate fund e incremento del 6% nelle emissioni di green bond nel 2024. Gli investitori si focalizzano sempre più sulla decarbonizzazione dell’economia reale. Solo il 12% delle società è però allineato con l’obiettivo di contenere il riscaldamento a 1,5°C. I climate fund quotati hanno raggiunto 560 miliardi di dollari di asset, mentre i private market sommano 119 miliardi. I fondi quotati investono soprattutto in It e materiali, mentre quelli privati puntano su utilities ad alta intensità emissiva. Geograficamente vi è una forte esposizione al mercato statunitense. Sul fronte green bond, le emissioni globali hanno toccato 243 miliardi di dollari. Le aziende cinesi guidano per innovazione nelle tecnologie pulite, mentre India e Taiwan registrano la maggiore crescita nei ricavi green.

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ABBIAMO PARLATO DELLO STUDIO…

CSRD transposition tracker” (Accountancy Europe)

ARTICOLO: Csrd ancora non recepita da 9 Paesi Ue

Nel 2025 entra in vigore la Csrd con i primi bilanci sostenibili conformi agli Esrs, ma il recepimento nei Paesi Ue è ancora incompleto: Solo 20 Stati dell’Area economica europea hanno concluso il processo legislativo, mentre altri 9 sono in ritardo. A settembre 2024 la Commissione ha avviato infrazioni contro 17 Stati per mancata notifica. Intanto, la proposta Omnibus posticipa di due anni l’obbligo per grandi imprese non Pie e Pmi quotate. Sul fronte assurance in assenza dello standard UE, gli Stati adottano regole nazionali; in Italia solo i revisori legali sono autorizzati, mentre in altri Paesi anche soggetti indipendenti. Anche le sanzioni variano, in Francia si rischiano multe fino a 75.000 euro e carcere, in Belgio da 50 a 10.000 euro, in Danimarca nessuna multa automatica ma possibili azioni legali. In Italia, il recepimento coinvolge circa 4.000 imprese, con sanzioni attenuate nei primi due anni (fino a 150.000 euro per persone fisiche e 2,5 milioni per le società quotate), in attesa di uno standard nazionale di assurance.

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