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La silenziosa ascesa economica della Cina in Sud America


Nel mezzo della guerra dei dazi tra Trump e la Cina, Pechino mantiene comunque la sua centralità negli accordi con le organizzazioni di paesi di vari continenti. Recentemente, è stato la volta del quarto summit Cina-Celac, la Comunità degli Stati dell’America Latina e dei Caraibi. Le trenta delegazioni ospiti erano rappresentate ad alto livello governativo, con tre capi di Stato: quello del Brasile, quello del Cile e quello della Colombia. Il commercio bilaterale tra la Cina e il blocco Celac del 2024 ammonta a 518,4 miliardi di dollari, in aumento rispetto ai quattrocentocinquanta miliardi del 2023.

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Si pensi che, nel 2000, era soltanto di dodici miliardi. Dei duecentoquaranta miliardi di dollari di beni acquistati dalla Cina, poco meno della metà proviene dal Brasile, la maggiore economia della regione e anche membro dei Brics. La Cina è il secondo partner commerciale della regione e, oltre al rapporto preferenziale con il Brasile, ha già firmato accordi di libero scambio con altre cinque nazioni del Celac: Perù, Cile, Costa Rica, Ecuador e Nicaragua.

La dichiarazione finale auspica una maggiore unità tra i Paesi del Sud globale, per promuovere la modernizzazione e lo sviluppo sostenibile, enfatizzando la necessità di accrescere la cooperazione multilaterale come risposta alle problematiche globali, nel pieno rispetto degli obiettivi e dei principi della Carta delle Nazioni Unite.

Il presidente cinese Xi Jinping non manca mai a questi incontri di grande portata geopolitica. Nell’occasione, dopo aver evidenziato il ruolo del multilateralismo nei rapporti internazionali, ha annunciato l’emissione di una linea di credito equivalente a quasi dieci miliardi di dollari ai paesi del Celac. La cooperazione con la Cina verte, in particolare, nei settori dell’agricoltura, dell’energia nucleare e delle tecnologie. Essa è il primo importatore di cibo al mondo.

Ben ventitré paesi del Celac hanno in atto strategie di sviluppo nell’ambito della Belt and Road Initiative (Bri), la Nuova Via della Seta. Xi ha indicato alcuni progetti importanti, tra cui il porto peruviano di Chancay e la Jamaica North-South Highway, l’autostrada che attraversa l’intera isola. Inaugurato nel novembre 2024, il porto di Chancay, a circa ottanta km da Lima, ha ridotto di quasi un terzo i tempi di spedizione nel Pacifico e abbassato del venti per cento i costi logistici.

Il presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva ha indicato come la partnership del Celac con la Cina fornisca un «elemento dinamico» all’economia della regione, particolarmente nel settore delle infrastrutture. Il sostegno cinese è stato «decisivo nel far decollare strade, ferrovie, porti e linee di trasmissione». Ha contrapposto questa cooperazione alla sospensione delle attività dell’Unione degli Stati Sudamericani (Unasur), che ha lasciato «un enorme vuoto nella nostra pianificazione comune».

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Nei giorni dell’incontro, è stato rinnovato lo swap valutario, equivalente a ventotto miliardi di dollari, tra la Banca Popolare Cinese e la Banca Centrale del Brasile. È un esempio positivo per gli altri paesi latinoamericani, che stanno affrontando la volatilità dei mercati finanziari internazionali. L’accordo consentirebbe alle aziende cinesi e brasiliane di compiere transazioni e investimenti nelle rispettive valute locali.

Le aziende brasiliane potrebbero commerciare con le loro controparti cinesi utilizzando il real brasiliano, mentre le aziende cinesi potrebbero fare lo stesso con lo yuan, il che ridurrebbe i costi di transazione, eliminando i cambi intermedi con il dollaro statunitense. Funzionerà come un meccanismo di regolamento più stabile ed efficiente, poiché il «tradizionale sistema basato sul dollaro espone le imprese di entrambe le parti». Nel 2024, il commercio bilaterale tra Cina e Brasile è stato di quasi 190 miliardi di dollari.

Mentre, per il momento, l’Argentina di Javier Milei si è irresponsabilmente posta agli ordini di Trump e fuori dai Brics, il Cile, a sorpresa, ha preso la decisione opposta. Il presidente cileno Gabriel Boric, a Pechino, ha detto: «Noi siamo parte della Bri e delle catene globali di valore apprezzate in Cina». «La mia presenza qui è la dimostrazione del nostro sostegno al multilateralismo, perché le guerre commerciali non sono il modo di affrontare i nostri problemi», ha aggiunto.

Di fatto, già oggi, il quaranta per cento delle esportazioni cilene va verso la Cina. Lo scambio commerciale tra i due paesi è passato dagli otto miliardi di dollari del 2005 ai quasi sessanta miliardi del 2024. A Pechino, anche Gustavo Petro, presidente della Colombia, ha ufficializzato la sua adesione alla Nuova Via della Seta.

Gli Stati Uniti stanno cercando di costringere il governo cileno a chiudere il Centro Astronomico Ventarrones, nel deserto di Atacama, che la Cina sta costruendo insieme all’Università Cattolica del Nord. L’accusa è che la Cina utilizzerà il centro per operazioni militari nello spazio. È singolare tale accusa, perché la scienza e la cultura dovrebbero appartenere all’intera umanità.



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