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Per Anjali Bastianpillai, che gestisce il comparto, le tariffe USA impatteranno meno del previsto. Meglio allora puntare su temi che promettono di alimentare la domanda di automazione, come la demografia e l’IA. Dai chip alle auto, ecco la ricetta della casa
Non solo intelligenza artificiale. Tra i temi di mercato che la tecnologia sta rendendo predominanti, rientra a pieno titolo anche la robotica. L’ultima conferma arriva dai dati Morningstar, che mostrano come i fondi azionari dedicati a questo megatrend registrino non solo un’ampia raccolta ma anche performance superiori alla media. Poiché le recenti vicende di cronaca hanno però gettato ombre sull’opportunità di investire in automazione e algoritmi, con il caso DeepSeek che ha riacceso i timori di una bolla e la guerra tariffaria di Donald Trump responsabile di forti ribassi per i titoli del Nasdaq, sempre più risparmiatori si domandano come approcciare l’universo di investimento. Un interrogativo la cui risposta può essere trovata nella strategia Robotics di Pictet Asset Management, che si distingue per uno dei più lunghi trackrecord nella categoria e vanta un’ampia diffusione presso il pubblico retail italiano. La redazione di FocusRisparmio ha raggiunto Anjali Bastianpillai, senior client porfolio manager della società, per approfondire le caratteristiche del comparto e gettare uno sguardo alle prospettive future.
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Qual è la struttura del fondo e su cosa si basa la sua strategia?
Pictet-Robotics è un fondo azionario diversificato a livello globale, con gestione attiva, che si focalizza su società operanti in tre settori: robotica, automazione e intelligenza artificiale. La nostra strategia è stata lanciata quasi dieci anni fa e per la maggior parte del tempo ha affrontato le tensioni commerciali associate a catene di approvvigionamento complesse, impianti globali e agilità delle aziende collocate lungo la catena del valore della robotica nel riallocare o trasferire la produzione in tutto il mondo. Nonostante abbiamo sperimentato alcuni periodi di volatilità, a lungo termine continuiamo a osservare forti tendenze di crescita secolare nel fondo grazie al supporto offerto da trend globali come l’elettrificazione e la digitalizzazione.
Su che aree geografiche si concentra il fondo? Quali settori considerare, invece, a livello merceologico?
Nel nostro processo d’investimento adottiamo un approccio bottom-up orientato ai fondamentali, questo significa che l’unico vero parametro consiste nel focus su società dai ricavi strettamente correlati al tema. A livello settoriale investiamo nelle aree coinvolte non solo dalle tendenze al reshoring ma anche dall’elettrificazione e dalla digitalizzazione, come le tecnologie abilitanti e le applicazioni per i consumatori. Il segmento sui cui siamo di gran lunga più positivi sono i semiconduttori, perchè giocano un ruolo critico nella virtualizzazione dell’economia globale e risultano cruciali per la corsa alla diversificazione delle supply chain di USA e Cina. Quanto alle aree geografiche, le aziende in portafoglio sono spesso basate negli Stati Uniti ma producono o vendono a livello globale e hanno una complessa catena di fornitura al di fuori del loro Paese.
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Come avete intenzione di modificare il portafoglio in risposta ai dazi di Trump?
Le vere forze trainanti del settore in questa stagione storica sono i processi di reshoring e near-shoring iniziati con la pandemia, mentre l’aumento delle tariffe commerciali da parte dell’amministrazione USA dovrebbe avere un impatto più limitato del previsto. Ecco perchè i fattori di crescita tematici che abbiamo individuato per il 2025 e oltre si concentrano essenzialmente su tre ambiti: software per le imprese industriali, progettazione e produzione di semiconduttori, sviluppo di nuovi chip e automazione dei processi produttivi. Per quanto riguarda in particolare quest’ultimo ambito, ci aspettiamo che una domanda aziendale solida faccia salire le valutazioni rispetto ai livelli attuali. Inoltre, la crescente richiesta di veicoli elettrici e ibridi o di alta gamma dovrebbe favorire il segmento della componentistica dedicata alle auto.
Cosa si aspetta dal mercato della robotica nei prossimi anni? È un settore che gli investitori dovrebbero prendere in considerazione per cercare di ottenere extrarendimento alla luce dell’attuale scenario?
È uno dei mercati che beneficerà maggiormente del progresso tecnologico. La diffusione dell’innovazione su vari livelli, che si tratti di intelligenza artificiale o di semiconduttori sempre più piccoli e potenti, sta infatti aprendo la strada allo sviluppo e all’adozione di un nuovo tipo di macchinari sofisticati. Il tutto mentre fenomeni secolari come l’invecchiamento della popolazione e il calo della produttività promettono di alimentare ulteriormente la domanda di automazione. Ma i fattori da considerare non si esauriscono qui. Se c’è un effetto che i dazi e le guerre hanno prodotto, è stato quello di rafforzare l’idea che affidarsi a Paesi lontani per le forniture crei il rischio di colli di bottiglia: una convinzione che dovrebbe far accelerare gli sforzi di governi e aziende per avvicinare gli impianti produttivi, fornendo ulteriore supporto alle richieste di robot industriali per le nuove fabbriche e di altre apparecchiature autonome o soluzioni software.
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L’intelligenza artificiale rappresenta ancora un tema di investimento o sta assumendo i tratti di una bolla? Come si intreccia con la robotica e come dovrebbe essere integrata nei portafogli?
I rapidi progressi di questa tecnologia, in particolare nella sua applicazione generativa, hanno accelerato in modo significativo lo sviluppo e la diffusione di un’infrastruttura che vanta oggi numerosi componenti: dai semiconduttori ai relativi sistemi di produzione fino ai software per agevolarne la progettazione. Ma la fase successiva è già iniziata e consiste nella diffusione dell’Agentic IA e dell’IA Fisica attraverso l’automazione di interi processi aziendali e la proliferazione di robot umanoidi. Nonostante i mercati si siano concentrati negli ultimi mesi su un calo degli investimenti da parte dei grandi fornitori di servizi cloud, la realtà è che siamo tornati ai vincoli di capacità e a una domanda di semiconduttori avanzati che supera l’offerta: un risultato che non può non confermare il forte interesse per gli algoritmi a prezzi interessanti.
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