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Sempre più partite Iva sotto i 35 anni, come è cambiato il lavoro autonomo


Giovani, con attività da remoto e fatturati in media sotto i 30mila euro all’anno. Il popolo delle nuove partite Iva in Italia è costituito per circa la metà da giovani liberi professionisti, sotto i 35 anni di età, nella maggior parte dei casi convinti della propria scelta per l’indipendenza che comporta un lavoro autonomo, nonostante lo scarso livello di entrate.

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L’identikit emerge da un’indagine condotta dall’Osservatorio della startup Fidocommercialista, che ha analizzato il profilo tipico di un libero professionista nel nostro Paese.

I numeri sulle partite Iva

Sulle 498.361 partite Iva aperte nel 2024, secondo quanto riportato dai dati dell’Osservatorio del ministero dell’Economia dedicato al lavoro autonomo, il 67,8% sono persone fisiche, il 24,5% a società di capitali, il 3,2% a società di persone e il 4,5% a soggetti non residenti e altre forme giuridiche.

I nuovi avviamenti sono aumentati rispetto al 2023 dell’1,3%, con un ulteriore incremento del +0,7% registrato nel primo trimestre del 2025 in confronto allo stesso periodo del 2024, ma rimanendo anno dopo anno sempre sotto le 500mila. Soglia superata costantemente, invece, prima del 2020.

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Stando all’ultimo censimento del Mef, aggiornato al 2023, in Italia le partite Iva sono oltre 4 milioni, la cui fetta più grande è relativa al commercio, il 22%, con i settori delle costruzioni e delle attività professionali scientifiche e tecniche al secondo posto (12%).

Prendendo come riferimento l’ultimo anno utile, a livello geografico le nuove aperture si sono registrate per circa la metà nel Nord Italia, mentre da un punto di vista anagrafico, il 49,1% dei lavoratori autonomi è costituito da lavoratori con meno di 35 anni di età, con una tendenza in crescita dell’+1,2% fatta segnare nella fascia 51-65 anni.

In questo quadro gli avviamenti tra persone fisiche confermano la prevalenza della popolazione maschile, con soltanto il 39,6% di donne tra le nuove partite Iva.

Le partite Iva under 35

L’abbassamento dell’età tra i liberi professionisti può essere ricondotto a un mutamento delle modalità di lavoro autonomo, sempre più indirizzato verso l’online.

Secondo un’indagine dell’Osservatorio di Fidocommercialista su un campione di 3.900 liberi professionisti, l’81,1% ha dichiarato di unire lavoro online e offline, con il 40,85% degli intervistati in modalità mista e il 31,71% che ha indicato di svolgere attività esclusivamente tramite il web.

Percentuali che rivelano una tendenza alla digitalizzazione e alla flessibilità del lavoro autonomo: attitudini attribuibili soprattutto alle fasce di età più giovani.

Dallo studio emerge, infatti, come oltre il 35% del campione sia formato da partite Iva tra i 26 e i 35 anni, nonostante una crescita tra gli over 50.

Una scelta di cui l’84% dichiara di non pentirsi, anche se le entrate medie dei liberi professionisti risulterebbero ogni anno sotto i 27mila euro.

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“L’emergere di professionisti più giovani e la maggiore presenza degli over 50 testimoniano come la percezione del lavoro autonomo stia cambiando” ha spiegato uno dei fondatori di Fidocommercialista, Nicola Primieri.

Stando ai dati dell’Osservatorio della start-up, il fatturato medio di un lavoratore autonomo varia tra un minio di circa 1.800 euro ad agosto e un massimo di 2.800 euro, toccato tipicamente a dicembre.

A causa di questo instabilità sulle entrate mensili, il 56,1% dei soggetti intervistati ritiene che il reddito da partita Iva non sia sufficiente per garantire una stabilità economica.





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