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Il Primo Rapporto sull’Indipendenza Digitale in Italia


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Il Primo Rapporto sull’Indipendenza Digitale in Italia

L’Indipendenza digitale rappresenta una priorità strategica emergente per governi, imprese e cittadini, con l’obiettivo di gestire l’innovazione e la trasformazione digitale costruendo un ecosistema in grado di proteggere servizi critici, infrastrutture e dati in modo autonomo e resiliente.
Il tema non si limita al solo concetto di “sovranità” su dati e infrastrutture, ma si propone di costruire in contesti responsabili, ambienti consapevoli e sicuri, capaci di salvaguardare la competitività economica, la sicurezza e i diritti fondamentali delle persone.

Un tema centrale per le imprese, perché assicura libertà di innovazione e di posizionamento delle proprie risorse strategiche sul mercato riducendo i rischi derivanti da dipendenze tecnologiche esterne, gestendo in autonomia le tecnologie, proteggendo i dati critici e accrescendo il valore della propria organizzazione tramite lo sviluppo delle competenze interne e la conseguente valorizzazione delle persone.

Questi gli argomenti al cuore della Prima Conferenza “Indipendenza Digitale. Un patto per il futuro economico e tecnologico dell’Europa e degli europei” di Roma, organizzata da Key4biz, in collaborazione con RED OPEN, spin-off dell’Università degli Studi Milano-Bicocca.

Luigi Garofalo

Una battaglia a favore delle aziende italiane ed europee affinché possano utilizzare tecnologie italiane ed europee. Vogliamo ridurre questa dipendenza verso i fornitori esteri e i rischi che ne derivano, almeno nel cloud, la cybersecurity, i satelliti, l’AI generativa, l’HPC e tutti gli altri settori strategici.
La dipendenza tecnologia può rivelarsi una minaccia.
In Cina tutti i contratti di appalti pubblici vanno ad aziende nazionali, negli USA siamo al 70%. In Europa ci sono dati molto più bassi ed è qui che dobbiamo intervenire
”, ha detto Luigi Garofalo, Direttore Key4biz e Cybersecurity Italia, introducendo la Conferenza.

Una battaglia che deve essere anche e prima di tutto culturale. C’è da costruire una nuova governance aziendale. Nel 2025 abbiamo a disposizione una tecnologia con cui possiamo produrre di più, raggiungere maggiore efficienza e qualità. Per questo l’aspetto tecnologico è ormai pervasivo e la proprietà di queste nuove tecnologie è fattore chiave per la crescita e il futuro.
Il Rapporto per l’Indipendenza digitale è il primo passo verso la maggiore autonomia e sicurezza, in un periodo come quello in cui viviamo caratterizzato da instabilità e incertezza
”, ha affermato Massimo V.A. Manzari, Co-founder e CEO di RED OPEN, spin-off dell’Università degli Studi Milano Bicocca.

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Massimo V.A. Manzari

L’Indipendenza Digitale rappresenta quindi una priorità strategica emergente per governi, imprese e cittadini – ha aggiunto Manzari – con l’obiettivo di gestire l’innovazione e la trasformazione digitale, costruendo un ecosistema in grado di proteggere servizi critici, infrastrutture e dati in modo autonomo e resiliente.
Il tema non si limita alla sola “sovranità” su dati e infrastrutture, ma si propone di costruire in contesti responsabili, ambienti consapevoli e sicuri, capaci di salvaguardare la competitività economica, la sicurezza e i diritti fondamentali delle persone
”.

L’evento è stata anche l’occasione per il lancio del 1° Rapporto sull’Indipendenza Digitale in Italia, presentato da Andrea Rossetti, professore di Filosofia del Diritto e Informatica giuridica all’Università di Milano-Bicocca e co-founder di RED OPEN.

Andrea Rossetti

Nel 2019 ci siamo resi conto che per anni abbiamo dato informazioni a compagnie che non facevano gli interessi dei cittadini. La nostra privacy è fondamentale. Tuttavia, il tema dei dati non riguarda solo i diritti degli utenti“, ha detto Rossetti intervenendo alla Conferenza.

Oggi, il flusso dei dati ha lo stesso impatto del petrolio negli anni ’70. Purtroppo, però, non siamo autonomi, sia come Italia che come Europa. Tanto nella produzione di software, che in quella di hardware. Per essere autonomi servirà tempo – ha aggiunto Rossetti – l”indipendenza si potrà avere differenziando tutti i fornitori. Altrimenti, sarà difficile tutelarsi dalle minacce internazionali o anche solo dagli incidenti. Serve che i dati e le catene del valore affini siano controllate e tutelate“.

Il documento presentato dal Professor Rossetti analizza lo stato attuale e le prospettive dell’indipendenza digitale in Italia, definita come la capacità di gestire infrastrutture, dati e tecnologie critiche in modo autonomo, evitando più o meno consapevoli “rischi di dipendenza” verso soggetti terzi liberi di assumere posizioni non garantiste, opportunistiche o addirittura ostili.

Si spiega, inoltre, che “indipendenza” non significa “autarchia digitale“, ma piuttosto la tutela della continuità operativa e la riduzione dei rischi derivanti da dipendenze inconsapevoli.

Il documento anticipa il Libro bianco che sarà presentato in autunno al governo e agli stakeholder.

Infrastrutture digitali

L’Italia ha compiuto progressi nel potenziare data center nazionali, reti a banda larga (la copertura è in linea con la media UE, ma per l’adozione – il take up – il nostro Paese è davvero indietro nella classifica) e reti 5G (ma per quelle stand alone siamo davvero indietro).
Il Polo Strategico Nazionale (PSN), gestito da attori italiani, mira a ospitare dati e servizi critici della Pubblica Amministrazione su suolo nazionale. Nonostante la crescita di data center di grandi provider globali in Italia, permane il rischio di dipendenza nella gestione dei dati.
La partecipazione a progetti europei di High-Performance Computing (HPC), come il supercomputer Leonardo, contribuisce all’indipendenza nel calcolo avanzato.

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Software, sistemi operativi e servizi digitali

Il nostro Paese dipende in modo strutturale da software e piattaforme sviluppate all’estero, in particolare negli Stati Uniti. Questo comporta rischi legati alle scelte unilaterali delle aziende straniere e alle normative dei Paesi d’origine (come il Cloud Act statunitense).
L’Italia e l’UE stanno reagendo con normative (come il GDPR e il Digital Services Act) e promuovendo alternative europee e l’adozione di software open source nella PA.
Nonostante la crescente presenza di operatori cloud italiani ed europei, i ricavi in Europa restano largamente concentrati presso i grandi provider statunitensi.

Hardware e semiconduttori

La produzione nazionale di chip avanzati e hardware è limitata, con una forte dipendenza da attori industriali non nativamente soggetti a garanzie di controllo compatibili con quelle europee.
Nel settore delle telecomunicazioni, poche aziende dominano il mercato 5G, sollevando questioni di sicurezza nazionale. L’Italia ha realtà di rilievo come STMicroelectronics, che sta investendo in nuovi impianti nel paese.
L’adesione all’EU Chips Act e la partecipazione a progetti IPCEI (Important Projects of Common European Interest) mirano a potenziare la filiera europea dei semiconduttori.
Il livello di esposizione verso tecnologie hardware non controllabili su base nazionale o europea rimane elevato nel breve termine, ma si cercano di mitigare i rischi diversificando i fornitori e investendo in capacità nazionali/europee.

Dimensione geopolitica e rischi

La dipendenza tecnologica da attori esterni con interessi potenzialmente divergenti costituisce un’area di vulnerabilità crescente.
Paesi come Cina e Russia sono identificati come rivali geopolitici con quadri giuridici che possono obbligare le loro aziende a cooperare con i servizi di intelligence statali.
La complessità delle catene di approvvigionamento globali rende difficile garantire l’integrità e la sicurezza dei componenti.
I rischi associati alla dipendenza tecnologica includono spionaggio informatico, esfiltrazione di dati, sabotaggio, interruzione dei servizi, lock-in tecnologico e forme di pressione economica o politica.

Iniziative italiane ed europee

Sono state avviate diverse iniziative per rafforzare l’indipendenza digitale, sia a livello nazionale che europeo. Queste includono la strategia cloud Italia e il PSN, la partecipazione a Gaia-X per creare un ecosistema cloud federato europeo, la promozione di software open source nella PA, e la partecipazione a progetti UE su HPC, AI e competenze (EuroHPC, Programma Digital Europe, Alleanze su AI e microelettronica).
L’obiettivo è costruire un sistema integrato a livello nazionale ed europeo, in grado di generare alternative tecnologiche credibili all’importazione.

Cybersicurezza e protezione dei dati

È stato costruito un solido sistema di governance della cybersecurity con la creazione dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) e la definizione del perimetro di sicurezza cibernetica nazionale.
Nonostante i progressi, la minaccia cyber continua a crescere, in particolare con l’aumento degli attacchi ransomware e delle campagne di phishing. Le strategie nazionali puntano a rafforzare la resilienza, la formazione e lo sviluppo di tecnologie crittografiche nazionali. L’Italia beneficia del quadro normativo europeo per la tutela dei dati personali (GDPR), che ha permesso di sanzionare aziende globali per violazioni.
Altre normative come il Regolamento per le infrastrutture digitali e per i servizi cloud per la PA e il futuro Data Act europeo contribuiscono alla tutela dei dati.

Quadro normativo

Il quadro normativo italiano ed europeo è cruciale per l’indipendenza digitale. Vengono citate normative chiave come il GDPR, le Direttive NIS e NIS2, la Legge sul Perimetro di Sicurezza Nazionale Cibernetica, il Digital Services Act (DSA), il Digital Markets Act (DMA), il Data Governance Act (DGA) e il Data Act, il Chips Act europeo e l’Al Act.
Queste norme definiscono regole per il controllo delle infrastrutture critiche, la regolazione delle piattaforme globali, la tutela dei dati e il sostegno allo sviluppo industriale.

Ruolo di enti pubblici e privati

Il raggiungimento dell’indipendenza digitale coinvolge una molteplicità di attori pubblici (Dipartimento per la Trasformazione Digitale, AgID, ACN, CDP, Ministeri) e privati (operatori di telecomunicazioni, fornitori cloud italiani, industria manifatturiera, università e centri di ricerca).
La collaborazione pubblico-privato è fondamentale per allineare priorità strategiche e rafforzare l’ecosistema tecnologico nazionale.

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Confronto con altri Paesi Europei

La spinta verso l’indipendenza digitale è un trend europeo. Il rapporto confronta l’Italia con Francia, Germania e Spagna, evidenziando approcci e gradi di maturità diversi nelle strategie cloud, negli investimenti in cybersecurity, nella presenza industriale nazionale e nello sviluppo delle infrastrutture di connettività. Vengono menzionati anche i Paesi nordici e la Polonia per le loro specifiche iniziative.

Prospettive future

In conclusione, l’Italia è in un percorso deciso verso una maggiore indipendenza digitale, potenziando infrastrutture e creando poli nazionali come il PSN.
L’indipendenza digitale si costruisce anche a livello collettivo europeo. In prospettiva, l’Italia dovrà bilanciare apertura e autonomia, dotandosi di piani di emergenza e salvagenti locali per le tecnologie strategiche.
L’obiettivo realistico non è l’autarchia, ma la capacità di scelta autonoma basata sull’interesse nazionale e la consapevolezza dei rischi. Il futuro Libro Bianco approfondirà le analisi e le raccomandazioni operative.

L’indipendenza digitale è un processo continuo che richiede investimenti, normative adeguate, collaborazione pubblico-privato e consapevolezza dei rischi.
L’Italia sta compiendo passi importanti in questa direzione, anche nel contesto della cooperazione europea, per garantire un ecosistema digitale sicuro, resiliente e autonomo.

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