“Siete il motore dell’economia e la forza della nostra autonomia strategica. L’Europa è al vostro fianco per un futuro in cui imprese, lavoratori e territori possano crescere e prosperare”. Il discorso della presidente del Parlamento europeo a Bologna, intervenuta assieme al leader degli industriali all’assemblea annuale di Confindustria
27/05/2025
Ho preparato un discorso articolato, ma il messaggio che voglio lasciarvi è uno solo: l’Europa è al vostro fianco. Il Parlamento che presiedo è un vostro alleato. Siamo dalla parte dell’industria, dalla parte delle famiglie che lavorano duramente e che dipendono dai posti di lavoro che voi create, dalla parte di chi è pronto a rischiare e vuole vedere l’Europa crescere economicamente, rafforzandosi sempre di più.
L’Europa deve essere presente per rendere le cose più facili, più agili. Dobbiamo essere noi ad abbattere le barriere, non ad alzare ostacoli. L’Europa deve offrire soluzioni, non diventare essa stessa parte del problema. La verità è che semplificazione vuol dire competitività e competitività vuol dire crescita. Quando ci riusciamo, vinciamo tutti.
E desidero rendere un particolare riconoscimento alla leadership del Presidente Meloni su questi temi, per aver contribuito a mantenere l’Italia al centro delle decisioni europee e per aver insistito su soluzioni di buon senso. E non meno importante, per la sua amicizia e per la sua franchezza.
Insieme condividiamo la volontà di cambiamento. E questo significa tornare alla politica vera e rinnovare il patto tra le istituzioni europee e i cittadini che rappresentiamo. Alle ultime elezioni europee il messaggio emerso dalle urne è stato chiaro: molti si sono sentiti esclusi, e coinvolti in processi di trasformazione economica e sociale percepiti come troppo rapidi e distanti dalle loro esigenze concrete.
Troppo spesso la comunicazione europea è apparsa moralista. Invece di mostrare come i nostri valori possano tradursi in soluzioni concrete per rendere la vita delle persone migliore e più equa.
Si è assistito a un aumento eccessivo della burocrazia, che ha minato la fiducia degli investitori, e complicato il lavoro quotidiano. Abbiamo visto provvedimenti di grande effetto mediatico ma di breve respiro, che hanno intaccato la nostra competitività. Ritenevo necessario dirvi questo, ma voglio comunque rimanere ottimista.
Come presidente del Parlamento europeo, insieme a tutti gli eurodeputati qui presenti, sento la responsabilità di promuovere un cambiamento di mentalità.
La nostra priorità è avvicinare l’Europa ai cittadini che rappresentiamo, alle famiglie e all’industria.
Rendere l’Europa più vicina ai territori è anche ciò che anima la missione di chi vi rappresenta in Commissione europea, Raffaele Fitto. È nostro dovere rispondere concretamente e stimolare la crescita economica — proprio come l’Europa ha fatto dando seguito al vostro Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. (PNRR). Dobbiamo avere fiducia. L’Europa è ancora il più grande progetto politico della storia, è ancora il posto migliore al mondo per vivere, formare una famiglia, e per fare impresa. Abbiamo tutto ciò che serve per guidare il cambiamento: competenze, talento, capitale e ricerca.
Siamo un mercato unico di 450 milioni di persone. Abbiamo sollevato generazioni dalla guerra e dalla povertà, abbiamo affrontato le disuguaglianze sociali. Il successo dell’Europa dipende da quello dei suoi stati membri, e l’Italia è da sempre una delle nostre ancore più forti.
Questo è il Paese dove sono nate imprese che incarnano da sempre l’eccellenza e la passione per la qualità, imprese la cui creatività è riconosciuta ovunque, aziende che hanno insegnato al mondo che il cibo può essere una gioia, oltre che nutrimento.
Tutto questo è parte del “Made in Italy” che il mondo guarda con ammirazione. Questi simboli, queste eccellenze e questi eroi sono italiani, ma sono anche orgogliosamente europei. Sono ciò che rende grande l’Europa. Il fatto che siano parte del “marchio Europa” non ne svilisce l’identità italiana: la esalta.
Pur non essendo italiana, posso affermare con convinzione che, come europea, sono fiera di queste storie di successo tanto quanto chi sia nato a Bologna, Roma o Palermo. Questo è il vero significato di far parte dell’Unione Europea.
La nostra Unione non punta a rendere tutti uguali. Al contrario, riconosce e valorizza la forza che nasce dalla diversità delle nostre culture, lingue, tradizioni e storie. È questo patrimonio che custodiamo e trasformiamo in opportunità.
La nostra bandiera blu con le dodici stelle è un simbolo scelto da chiunque lotti per la libertà. Sventola con orgoglio accanto al vostro Tricolore senza oscurarlo. Perché un’Italia forte e di successo è garanzia di un’Europa forte e di successo, e viceversa.
Questa è ancora la casa dei costruttori, dei campioni, dei pionieri, degli inventori. Di chi costruisce, innova, osa. Dobbiamo rimanere aperti al business, pronti a sostenere chi crea valore. E per realizzare questi cambiamenti serve determinazione. Serve visione politica. Serve il coraggio di agire.
Dobbiamo colmare il divario tecnologico con Stati Uniti, Cina e Emirati Arabi. Ridurre il costo dell’energia, completare il mercato unico. Dobbiamo capire che, pur avendo una politica monetaria comune, ci sono 27 politiche fiscali e industriali diverse con cui le imprese devono confrontarsi. L’accesso al credito è ancora troppo difficile per le imprese, soprattutto per medie e piccole.
Non possiamo più permetterci di vivere di nostalgia o alzare le spalle e dire “è sempre stato così”. Dobbiamo avere la determinazione di riformare.
La scorsa settimana abbiamo accolto il Presidente Mattarella a Bruxelles. Le sue parole sono state: “Il Parlamento europeo è il baricentrico di raccordo tra istituzioni e cittadini”. Proprio per questo, negli ultimi anni, abbiamo intrapreso un profondo percorso di riforme per poter rispondere meglio alle questioni che contano davvero per le persone. Posso dirvi –assolutamente non è stato facile. Ma l’abbiamo fatto, abbiamo cambiato lo status quo. In questa nuova fase, dovremo essere più efficienti, più incisivi. E se vogliamo che l’Europa sia più vicina, più veloce, e più legittimata, è fondamentale rafforzare il diritto d’iniziativa legislativa del Parlamento europeo.
È vero che i cittadini non chiedono troppo all’ Europa: Chiedono certezze economiche: un lavoro stabile, la possibilità di far crescere la propria impresa. I giovani vogliono potersi permettere una casa. Chiedono semplificazione: vogliono sistemi che funzionano e comprensibili. Chiedono sicurezza. vogliono che i loro figli possano camminare per strada senza paura. E vogliono sapere che l’Europa sa proteggersi. E chiedono leadership. Veri leader con una visione. Che chiamino le cose con il loro nome, non intrappolati in un linguaggio burocratico incomprensibile, e capaci di prendere decisioni utili e sensate.
La nostra risposta deve essere: Un’Europa che non frena chi rischia e innova, ma lo sostiene. Un’Europa più flessibile. Un’Europa che rimette al centro l’economia reale. Che sblocca gli investimenti privati e costruisce un mercato dei capitali davvero integrato. Un’Europa che investe sulle persone, che forma lavoratori in linea con i bisogni reali del sistema produttivo, per sostenere la transizione industriale per frenare la fuga di cervelli.
Un’Europa dove le storie di successo, e non i tappi attaccati alle bottiglie di plastica, sono il simbolo delle priorità europee. Dove le persone non devono sentirsi in colpa per voler guidare una macchina. Dove non hanno scelta
In Europa deve essere possibile assumersi rischi, sbagliare, fallire e ripartire. Ancora e ancora.
Amici, Lo scorso anno, lei Presidente Orsini ha indicato tre priorità chiare: competitività, produttività e comunità. Un appello importante, che questo Parlamento europeo ha raccolto con responsabilità. Lo abbiamo dimostrato con il dossier sul packaging, dove – anche grazie al vostro contributo, e all’impegno degli eurodeputati italiani – abbiamo trovato un compromesso equilibrato. E continueremo a lavorare in questa direzione.
Lo abbiamo fatto con l’iniziativa Stop the Clock, e con l’esenzione dal CBAM per le piccole imprese. Ed è ciò che dobbiamo fare mentre valutiamo l’impatto della Direttiva sul reporting di sostenibilità (CSRD) e della Direttiva sulla duediligence (CSDDD). Vogliamo un’Europa che sappia correggere la rotta quando serve. Un’Europa che assume un ruolo guida sulle politiche ambientali con visione e realismo. Senza costringere imprese e agricoltori a lavorare le mani legate dietro la schiena. Un’Europa che sa cogliere il potenziale dell’intelligenza artificiale.
È questo approccio – fatto di pragmatismo e collaborazione – che può rendere l’Europa davvero più forte. Perché un’Europa forte è un’Europa influente. Che sa farsi rispettare. Che non guarda al mondo con paura, capace di cogliere le opportunità e di inseguirle con determinazione. Me lo ha insegnato per primo Antonio Tajani. La filosofia economica globale europea è sempre stata quella di un commercio libero e giusto, che porti benefici a tutti. Ed questo il pensiero guida che ci deve portare a trovare un accordo con gli Stati Uniti. La nostra posizione è chiara: i dazi sono l’ultima cosa che vogliamo. Una guerra tariffaria ha conseguenze negative per le imprese e i consumatori su entrambe le sponde dell’Atlantico.
Voglio essere inequivocabile: non esiste alleanza più solida, né sintonia democratica più profonda nella storia del mondo moderno, di quella tra Europa e America. Le nostre aziende sono integrate così come i nostri stili di vita. Ognuno di noi difenderà le proprie posizioni e, a volte, ci troveremo in disaccordo, ma continueremo a costruire insieme, rimanendo sempre amici e alleati. Io sono fiduciosa che possiamo trovare un accordo.
Però non dobbiamo essere ingenui. Dobbiamo rafforzare altre relazioni. Come per esempio con i Paesi africani a noi affini, partnership basate sugliinvestimenti e su relazioni commerciali solide. Abbiamo il Piano Mattei come modello. Lo stesso vale per l’America Latina. Questa è la garanzia di un’Europa più sicura e protetta.Senza sicurezza, non c’è nulla. Per troppo tempo abbiamo guardato fuori dai nostri confini per garantire la nostra sicurezza e il nostro stile di vita.
Quella mentalità è finita. Oggi, ogni Stato membro ha compreso che, per permettere all’Europa di controllare il proprio destino, dobbiamo essere in grado di agire in un mondo più instabile e pericoloso di prima.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ce lo ha ricordato in modo brutale. Dobbiamo farci trovare pronti, intensificando il nostro sostegno costante all’Ucraina per una pace giusta e duratura. E dobbiamo spiegare meglio perché lo facciamo, ad un’opinione pubblica sempre più scettica. Anche quando guardiamo alla crisi in Medio Oriente e alla terribile situazione a Gaza.
Cara Presidente Meloni, caro Presidente Orsini, io sono rimasta molto colpita dalla capacità di reagire e dalla determinazione che anima la gente della vostra terra. Lo spirito e la forza silenziosa di chi ricostruisce. Nel 2012 l’Europa era al vostro fianco. C’era nel 2023. Perché la solidarietà europea non deve essere un concetto astratto ma un aiuto concreto. Grazie per il vostro coraggio.
Amici, concludo come ho iniziato: Questo Parlamento Europeo è dalla vostra parte. Insieme possiamo costruire un’Europa che sia la soluzione. Questa è la visione della nuova Europa che ci attende – con l’Italia al cuore del suo cammino. Grazie. Viva l’Italia e viva L’Europa.
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