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L’Italia nello spazio? Serve carburante: capitale, formazione e reti per far decollare il settore – Torino Cronaca


Il motore c’è, e anche la trazione. Ma all’Italia dello spazio manca ancora il carburante giusto per sfrecciare tra le potenze aerospaziali globali. È la metafora scelta da Alessandro Sannini, strategist e investment manager di 3iP Space, primo fondo europeo dedicato interamente al settore, per descrivere la situazione attuale della filiera aerospaziale italiana. Una filiera solida, che cresce a un ritmo del 5,4% annuo, ma ancora troppo frammentata e con scarsa capacità di scalare. Il punto debole? L’accesso a capitali pazienti, orientati all’innovazione.

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Secondo Sannini, il private equity è il tassello mancante per sostenere e far maturare le piccole e medie imprese che rappresentano il 66% del settore. Non si tratta solo di risorse finanziarie, ma di know-how, visione strategica, contatti internazionali e strumenti per superare le criticità legate alla transizione tecnologica. L’obiettivo: trasformare promesse in realtà industriali competitive.

Una legge e una visione: il ddl spazio e le quote per le PMI

Il contesto normativo inizia a muoversi. Il ddl spazio, recentemente approvato alla Camera, si pone come prima cornice legislativa per le attività economiche oltre l’atmosfera. Tra le misure più significative, l’introduzione di quote riservate alle PMI negli appalti pubblici: un tentativo di riequilibrare le dinamiche competitive in un settore storicamente dominato dai grandi player.

Sannini avverte però: “Servono criteri chiari per selezionare le imprese, basati su competenze tecnologiche, livello d’innovazione e impatto locale. E soprattutto servono bandi dedicati, che non costringano le PMI a gareggiare in contesti proibitivi”. La proposta si estende alla creazione di reti e consorzi, capaci di aggregare capacità, condividere infrastrutture e presentarsi sul mercato come soggetti forti e coesi.

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Un esempio di questa logica di rete è l’alleanza tra D-Orbit e Planetek, due realtà d’eccellenza del comparto spaziale italiano. La loro “business combination” dimostra che la sinergia tra imprese può rafforzare la posizione comune e attrarre investimenti. Sannini propone la creazione di cluster tecnologici interconnessi su scala nazionale, ciascuno specializzato in una fase della catena del valore: progettazione, produzione, gestione dei dati, downstream. A sostegno, infrastrutture condivise come supercomputer, banchi di test e piattaforme digitali per l’analisi dei dati.

Alta formazione: serve una nuova classe dirigente dello spazio

Oltre ai capitali, servono persone. E la formazione è un altro pilastro strategico. Le linee guida del governo prevedono un piano di alta formazione sullo spazio, con l’obiettivo di creare talenti multidisciplinari: non solo ingegneri, ma anche manager, esperti legali, finanziari e comunicativi. “Serve un modello alla Cranfield o al MIT – osserva Sannini –. Le università italiane devono attrezzarsi per formare figure ibride, pronte a operare in contesti industriali internazionali”.

Strumenti finanziari innovativi: la via dei basket bond

Tra le proposte più concrete c’è quella dei basket bond e dei corporate bond dedicati: strumenti che permettono alle PMI di raccogliere capitali come soggetto aggregato. Un modo per finanziare la partecipazione a bandi ESA o progetti di sviluppo condiviso, rafforzando la competitività senza sacrificare l’indipendenza. “Immaginiamo un’obbligazione emessa da un consorzio di PMI specializzate in satelliti o propulsori: l’impatto sulla capacità di innovare sarebbe immediato”.

Evitare il rischio fagocitazione

Il pericolo, infatti, è che molte PMI, pur promettenti, finiscano inglobate da grandi gruppi prima di avere il tempo e le risorse per crescere. Se da un lato l’acquisizione garantisce accesso a risorse e mercati, dall’altro può compromettere l’autonomia strategica e la capacità innovativa. Il capitale di rischio, invece, può accompagnare la crescita, rendere le PMI solide e capaci di scegliere il proprio destino, anche quando si tratta di sedersi al tavolo con i giganti.

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