Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Formazione dei lavoratori: perché le piccole imprese non possono più rimandare


Pubblicato: 28/05/2025 17:12

C’è un dato che dovrebbe far riflettere ogni imprenditore italiano: solo il 36% degli adulti nel nostro Paese partecipa ad attività di formazione. In Europa, la media è del 45%. Questo significa che stiamo lasciando indietro competenze, innovazione e opportunità. E per le piccole e medie imprese (PMI), spesso già alle prese con mille sfide, il ritardo rischia di diventare un boomerang.

La formazione non è un lusso, è una necessità

Il Rapporto Formazione e Lavoro 2025 presentato oggi a Roma dall’Osservatorio Proxima e dal gruppo Enzima12 è chiaro: la formazione continua è l’unica strada per affrontare i cambiamenti che stanno rivoluzionando il mondo del lavoro – dalla digitalizzazione alla sostenibilità, dall’invecchiamento della forza lavoro alla carenza di competenze.



Eppure – come si legge nel Rapporto di cui hanno discusso rappresentanti politici, accademici ed esponenti del mondo dell’impresa e del lavoro – tra le microimprese italiane (da 1 a 9 dipendenti) solo il 21,1% investe in formazione. Una percentuale che cresce con la dimensione aziendale, ma resta troppo bassa in un contesto in cui aggiornarsi non è più un optional.

Chi si forma guadagna in produttività

Il Rapporto di Osservatorio Proxima elabora i dati del World Economic Forum, secondo il quale le aziende che investono in formazione migliorano la produttività, trattengono i talenti, si adattano meglio ai cambiamenti e diventano in media più innovative.



Eppure, in Italia, quasi la metà delle imprese non ha attivato alcun percorso di formazione su temi cruciali come digitale e sostenibilità. Serve una svolta.

Formazione a misura di PMI: i fondi ci sono

La buona notizia? Le PMI non sono sole. Esistono numerosi strumenti pensati proprio per loro, dai cosiddetti Fondi interprofessionali (risorse a disposizione delle imprese per finanziare la formazione senza gravare sui bilanci) al Fondo Nuove Competenze, che rimborsa parte dello stipendio dei lavoratori impegnati in corsi di aggiornamento. E poi ci sono i fondi europei: fino al 2027, l’Italia beneficerà di oltre 7 miliardi di euro per migliorare le competenze di giovani, adulti e lavoratori stranieri.

Tuttavia, molti imprenditori non conoscono questi strumenti o faticano a utilizzarli per mancanza di supporto tecnico. È qui che si gioca una partita decisiva: serve più informazione, più semplificazione, più accompagnamento.

Digitalizzazione e sostenibilità: si parte da qui

La formazione non deve essere generica. Serve concretezza. Gli esperti dell’osservatorio e di Enzima12 evidenziano i due pilastri su cui le PMI dovrebbero iniziare: in primis, cybersecurity e marketing digitale, oggi indispensabili anche per chi lavora nei settori più tradizionali; poi, competenze green, che non riguardano solo l’ambiente, ma l’intero futuro economico delle imprese. Basta pensare che già oggi quasi l’80% delle assunzioni richiede almeno una competenza green. Ma solo il 17% dei lavoratori italiani la possiede.

In conclusione: occorre agire ora, per non restare indietro. “Chi guida un’impresa ha il dovere ma anche l’interesse – commenta Vincenzo Vietri, CEO di Enzima12 – di investire sulle persone. Perché un lavoratore formato è un alleato prezioso. E perché il futuro sarà di chi saprà adattarsi, innovare e crescere. Anche e soprattutto partendo da una piccola impresa”.

Continua a leggere su TheSocialPost.it





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi