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Rischi climatici e ambientali nelle LSI: buone prassi Banca d’Italia


Banca d’Italia ha pubblicato il 27 maggio 2025 le principali evidenze e le buone prassi emerse in seguito al monitoraggio dalla stessa condotto sui piani di azione 2023-2025 per l’integrazione dei rischi climatici e ambientali nei processi aziendali delle banche meno significative (LSI).

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In particolare, il dialogo di supervisione e le ispezioni si sono concentrate nel 2024 sull’allineamento alle Aspettative di Vigilanza dell’aprile 2022, e le informazioni raccolte su ciascun intermediario sono state tenute in considerazione da Banca d’Italia nell’ambito del processo SREP.

L’analisi dei piani di azione sull’integrazione dei rischi climatici e ambientali nelle LSI, al contempo:

  • ha individuato elementi di attenzione a livello idiosincratico e ritardi potenzialmente rilevanti per un numero non trascurabile di banche
  • ha evidenziato alcune buone prassi per lo più sviluppate da intermediari che già nelle precedenti rilevazioni avevano mostrato una maggiore sensibilità ai temi ESG.

Il documento, quindi:

  • al paragrafo 2 fornisce un aggiornamento sullo stato di avanzamento del sistema LSI per ciascuna sezione delle “Aspettative”
  • al paragrafo 3 indica le buone prassi osservate nelle aree tematiche riportate nella tabella 1.

Banca d’Italia comunica che, nel corso del 2025, proseguirà le attività di monitoraggio dei piani di azione, intensificando il dialogo con gli intermediari in considerazione dell’approssimarsi della fine del ciclo triennale dei piani di azione per l’allineamento alle Aspettative di Vigilanza.

Le evidenze

Riguardo alle diverse aree tematiche delle Aspettative del 2022, il grado di completamento maggiore concerne le attività inerenti ai profili di governo societario e organizzazione, mentre i ritardi più diffusi riguardano la costruzione di una base dati sufficientemente completa e affidabile o l’aggiornamento dei sistemi informatici per il loro efficace sfruttamento.

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In sintesi, le evidenze e emerse sull’integrazione dei rischi climatici e ambientali nelle LSI, possono esser così sintetizzate:

  • quanto alla governance e all’organizzazione, Banca d’Italia ha osservato un minor grado di completamento per l’introduzione dei fattori ESG nel sistema di reporting e nelle politiche di remunerazione, che la maggior parte degli intermediari prevede di definire nel corso del 2025
  • quanto al business model e alla strategia, Banca d’Italia evidenzia alcune buone prassi:
    • introduzione di incentivi in termini di riduzione del tasso applicato ai prestiti al raggiungimento di determinati obiettivi di miglioramento dell’impronta carbonica o dello score ESG attribuito al debitore
    • ampliamento dell’offerta commerciale con distribuzione di prodotti assicurativi di protezione dai rischi fisici (es. polizze catastrofali)
    • emissione o programmazione di emissione di obbligazioni green o social
  • quanto alla definizione di basi dati ed all’adeguamento dei sistemi IT, dall’analisi Bankit emerge che la maggior parte delle banche sono in ritardo in base alla programmazione, dovuto anche alla difficoltà nel reperimento di dati pienamente affidabili in merito all’esposizione delle PMI ai fattori C&A; inoltre, nessuna LSI dichiara di aver pienamente completato l’integrazione dei dati climatici nei sistemi informativi, essendo ancora in corso l’integrazione dei fattori ESG nei processi del credito e nei servizi di investimento
  • quanto alla valutazione di materialità, le iniziative procedono generalmente in linea con la pianificazione e la maggior parte delle LSI prevede di finalizzarle nel 2025: tutti gli intermediari tradizionali considerano il rischio di credito come materialmente impattato dai fattori ESG e circa la metà ritiene materiale anche l’effetto sui profili di liquidità, reputazionali, operativi e di mercato
  • quanto all’integrazione nel RAF, nell’ICAAP e nell’ILAAP, più dell’80% delle iniziative risultano concluse o avviate in linea con la pianificazione, mentre risultano ritardi per
    circa il 15% delle LSI per l’adeguamento del Resoconto ILAAP e del RAF
  • in relazione alla gestione dei rischi, ed in specifico riferimento al rischio di credito, le iniziative per includere i fattori C&A nei processi aziendali risultano completate da poche banche in realtà; numerosi risultano in ritardo rispetto alla pianificazione, spesso dovuti a tempistiche più elevate del previsto per adeguare le procedure informatiche o completare il database; Banca d’Italia evidenzia in proposito alcune buone prassi:
    • integrazione del database delle perdite operative con gli eventi di perdita determinati da eventi climatici e ambientali
    • introduzione della sostenibilità e dell’esposizione al rischio fisico tra i requisiti oggetto di valutazione, per l’individuazione di fornitori di beni e servizi
  • circa la rendicontazione, Banca d’Italia segnala:
    • numerose banche hanno fornito informazioni sulle emissioni nella relazione sulla sostenibilità, nella relazione sulla gestione nell’ambito del bilancio o nella dichiarazione non finanziaria (DNF)
    • alcuni intermediari hanno riportato nel proprio sito internet informazioni riguardo alle linee guida adottate per limitare l’impatto ambientale del proprio business
    • alcuni intermediari a cui la CSRD si applicherà nei prossimi anni hanno avviato una verifica di conformità (gap analysis) rispetto agli obblighi informativi previsti

Le buone prassi per l’integrazione dei rischi climatici e ambientali nelle LSI

Le buone prassi evidenziate da Banca d’Italia sono suddivise in relazione alle aspettative di vigilanza pubblicate nel 2022, e si evidenziano le seguenti:

  • Ruolo del Consiglio di amministrazione e piani di azione (in relazione all’Aspettativa 1):
    • aggiornamento delle attribuzioni dei C.d.A. e declinazione nei meccanismi di governo, con attribuzione di competenze in materia di sostenibilità e integrazione dei potenziali impatti dei fattori di rischio climatici tra quelli oggetto di supervisione
    • struttura dei piani di azione, che riportano informazioni di dettaglio sugli interventi dedicati alla realizzazione di tutti i potenziali fattori abilitanti contenuti nelle Aspettative, suddivisi per cantieri di attività, a loro volta descritte in maniera analitica, indicando con chiarezza gli obiettivi intermedi e finali, le funzioni responsabili e le tempistiche di realizzazione
    • governo e monitoraggio dei piani di azione, con organizzazione progettuale definita per la realizzazione del piano di allineamento, delle modalità di interazione con gli Organi sociali e del quadro di monitoraggio
    • rafforzamento delle competenze professionali dell’Organo amministrativo
    • percorsi di formazione per i consiglieri, i sindaci e i dipendenti per incrementare le competenze ESG e la sensibilità verso il greenwashing
    • percorsi di formazione e supporto alla transizione della clientela
    • ampliamento delle responsabilità delle funzioni di controllo e integrazione dei piani annuali di attività con verifiche ad hoc sui rischi C&A
    • inclusione di fattori ESG nel riconoscimento della remunerazione variabile
  • Modello di business e strategia (in relazione all’Aspettativa 2):
    • circa il rischio fisico, mappatura degli eventi climatici estremi più probabili e delle aree maggiormente esposte, con analisi degli impatti potenziali sulle persone e sul territorio
    • circa la transizione, analisi di alcuni scenari di transizione in base agli obbiettivi dell’Accordo di Parigi e dei connessi rischi
    • elaborazione di piani di lungo periodo per accompagnare i soggetti affidati nel percorso di riduzione delle emissioni
    • aggiornamento del Regolamento del processo strategico per cui, in fase di pianificazione, vengono definiti obiettivi di sostenibilità ambientale (KPI) sulla base delle risultanze
      delle analisi di materialità, monitorandone il conseguimento in arco piano
    • offerta di prodotti di finanziamento che prevedono la riduzione del tasso applicato sulla vita residua del prestito al raggiungimento di determinati obiettivi ESG negoziati con le imprese affidate
    • distribuzione di prodotti assicurativi di protezione dai rischi climatici
    • valutazione di adeguatezza che prevede un controllo di coerenza tra le preferenze di sostenibilità espresse dal cliente e lo score ESG del prodotto finanziario da acquistare
  • Organizzazione (in relazione all’Aspettativa n. 3): la buona prassi evidenziata è la formalizzazione di linee guida per orientare le iniziative tese alla misurazione e alla mitigazione del proprio impatto ambientale
  • Sistema di gestione dei rischi (in relazione all’Aspettativa n. 4):
    • aggiornamento degli indicatori (Key Risk Indicators) riportati nei RAF
    • integrazione delle politiche creditizie per considerare:
      • il rischio di transizione
      • il rischio fisico
    • definizione di approcci strutturati e documentati che consentano valutazioni di esposizione ai rischi C&A
    • valutazione di materialità:
      • del rischio fisico nel rischio di credito
      • sul rischio operativo connesso al rischio fisico
      • sul rischio di liquidità
    • valutazione della rilevanza dei fattori ESG sul rischio legale e reputazionale
  • Data governance (in relazione all’Aspettativa n. 5):
    • formalizzazione di presidi volti a tutelare l’accuratezza dei dati forniti da providers esterni
    • adeguamento dei sistemi informatici
  • Internal Capital Adequacy Assessment Process (ICAAP), in relazione all’Aspettativa n. 6:
    • introduzione dei fattori C&A nei resoconti ICAAP, quantificando, nello scenario avverso, il capitale interno a fronte del rischio di credito
    • integrazione, nel modello di stima del capitale interno sul rischio reputazionale, dell’ipotesi di una perdita di clienti a causa di eventi di greenwashing/inadeguata attenzione a tematiche ESG
  • Rischio di credito (in relazione all’Aspettativa n. 8):
    • introduzione, nelle politiche creditizie, della definizione dei “prestiti sostenibili” dal punto di vista ESG e di criteri di valutazione della clientela sotto il profilo della sostenibilità
    • applicazione di correttivi ai parametri di calcolo della perdita attesa, per valutarne robustezza e aderenza con il rischio effettivo della controparte
    • adozione di un framework di valutazione delle garanzie che considera il rischio fisico
  • Rischio di mercato (in relazione all’Aspettativa n. 9):
    • integrazione di criteri ESG nei processi di gestione del portafoglio di proprietà
    • integrazione di criteri ESG nei processi di gestione del portafoglio della clientela
  • Rischio operativo (in relazione all’Aspettativa n. 10):
    • aggiornamento dei piani di continuità operativa, definendo l’esposizione ai diversi fattori di rischio fisico con un sistema di georeferenziazione delle proprie sedi operative, a ognuna delle quali è associato un livello di rischio sulla base dei dati
    • inclusione degli eventi di perdita determinati da eventi climatici e ambientali nel database delle perdite operative
    • conduzione di un’indagine sulle aspettative dei propri stakeholders in ambito ESG e sulla percezione dei temi di sostenibilità
    • definizione di specifici processi di due diligence di sostenibilità per i fornitori, incentrati sull’analisi di aspetti organizzativi e documentali, per verificare l’impegno sulle tematiche di sostenibilità e l’aderenza alla regolamentazione in materia
  • Internal Liquidity Adequacy Assessment Process – ILAAP (in relazione all’aspettativa n. 11): la buona prassi evidenziata è proprio l’inclusione di fattori ESG nel resoconto ILAAP
  • Rendicontazione (in base all’Aspettativa n. 12):
    • pubblicazione su base volontaria già prima dell’entrata in vigore della CSRD, di un’informativa in materia di sostenibilità integrata nella relazione sulla gestione
    • progetto di redazione di una specifica disclosure allineata al framework della Task Force on Climate Related Financial Disclosure (TCFD).



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