Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Lavoro, le aziende iniziano ad “assumere” intelligenze artificiali al posto degli esseri umani


Qualche settimana fa, durante una cena, un amico che di lavoro fa il programmatore si stava lamentando di quanto gli era successo in ufficio. Aveva chiesto ai suoi datori di lavoro di assumere una figura junior che gli facesse da assistente, ma le cose non erano andate come previsto: “Invece di assumere una persona, hanno assunto un’intelligenza artificiale, mi aveva spiegato.

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Hanno assunto un’intelligenza artificiale: era la prima volta che sentivo pronunciare queste parole facendo riferimento a una situazione reale invece che a un film di fantascienza. Invece di assoldare uno stagista, l’azienda aveva scelto di pagare un abbonamento da circa cinquecento euro al mese per dotarsi di un software professionale, nello specifico il noto Devin AI: lo “strumento di assistenza autonomo” specializzato in programmazione sviluppato da Cognition Labs.

In poche parole, il posto di lavoro che un tempo sarebbe andato a un essere umano era stato preso da un’intelligenza artificiale. E ovviamente non si tratta di un caso isolato. Anzi, ci sono parecchi segnali che queste pratiche si stiano rapidamente diffondendo. E stiano infine dando il via a quella temutissima “apocalisse lavorativa” che ormai, da almeno un decennio, viene considerata la conseguenza più probabile dell’avvento e della diffusione delle intelligenze artificiali.

New grad gap

I primi dati che sembrano confermare i peggiori scenari provengono dagli Stati Uniti: come ha spiegato Derek Thompson su The Atlantic – riportando le cifre del Bureau of labor statistics – il tasso di disoccupazione tra i neolaureati Usa è oggi insolitamente elevato. Per analizzare meglio la situazione, Thompson fa riferimento a un indicatore noto come New grad gap, che mostra la differenza tra il tasso di disoccupazione totale e quello invece relativo ai neolaureati.

Solitamente, la disoccupazione tra i neolaureati è più bassa di quella complessiva. E le ragioni sono facili da intuire: costano meno, sono aggiornati e sono generalmente molto motivati. Adesso, però, la situazione si è invertita: il divario tra la disoccupazione totale e quella invece relativa ai neolaureati “è il più elevato che si sia visto negli ultimi quattro decenni”.

Di chi è la colpa? Nel suo articolo, Thompson segnala come il mercato del lavoro potrebbe non essersi ancora del tutto ripreso dallo shock della pandemia e come sia anche possibile che la laurea non fornisca oggi lo stesso vantaggio occupazionale che garantiva un tempo. La terza ipotesi è quella più preoccupante: “Mano a mano che gli studi legali si affidano sempre più all’intelligenza artificiale per le attività di supporto ai professionisti e che le società di consulenza si rendono conto che cinque neolaureati dotati di ChatGPT possono fare il lavoro che prima veniva svolto da 20 persone, la barriera d’ingresso nell’economia impiegatizia tende ad alzarsi”.

Investi nel futuro

scopri le aste immobiliari

 

Scenari foschi per freelance, artisti e scrittori

Gli scenari descritti in numerosi rapporti – tra cui quello recente della società di consulenza McKinsey, secondo cui ChatGPT e gli altri sistemi generativi hanno le potenzialità di assorbire il 70% del tempo-lavoro degli impiegati – starebbero quindi iniziando a verificarsi. Con una differenza: la temuta “apocalisse occupazionale” non si sta verificando di colpo, ma in maniera graduale e quindi, per molti versi, ancora più subdola.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Aste immobiliari

 il tuo prossimo grande affare ti aspetta!