Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

PNRR e appalti, Busìa (Anac): “Non basta fare in fretta, bisogna fare bene”


Con l’arrivo di risorse europee senza precedenti, cresce anche il rischio che a beneficiarne non siano solo cittadini e imprese virtuose. Le mafie, infatti, non hanno smesso di evolversi. “Nonostante i rilevanti progressi registratisi nel nostro Paese sul terreno della lotta alle mafie, le associazioni criminali mostrano tuttora una notevole capacità di infiltrarsi nel tessuto imprenditoriale e nell’economia legale”, avverte in un intervista a Euractiv Italia il presidente dell’Anac, Giuseppe Busìa.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Un’infiltrazione che oggi passa meno dalle minacce e più dalle gare truccate, dai subappalti e dai funzionari compiacenti. “In molti casi, le mafie si sono avvalse dello strumento corruttivo per inserirsi nell’economia sana e lo hanno affinato nel tempo, prediligendolo a quelli della violenza fisica e delle armi”.

Le mafie, spiega il presidente, si muovono sempre più in quelle “zone grigie” lasciate aperte da una cattiva amministrazione. “La corruzione e la mafia, pur nettamente distinte anche sotto il profilo penalistico, sono accomunate dal fatto di trarre alimento, entrambe, da opacità, connivenze e pratiche di maladministration”.

Nel settore dei contratti pubblici, in particolare, questa simbiosi è favorita da un sistema che troppo spesso rinuncia alla trasparenza. E il PNRR, con la sua pressione sui tempi, rischia di amplificare il problema.

Busìa è netto: “Certamente l’aver alzato le soglie per gli affidamenti diretti e l’aver introdotto altre procedure acceleratorie, motivate con la necessità di fare in fretta, accresce il rischio di opacità e infiltrazione criminale”.

La soglia dei 140.000 euro e gli appalti “a ridosso”

Uno dei principali segnali d’allarme monitorati da Anac e pubblicati nel rapporto presentato al Parlamento il 20 maggio, riguarda l’uso crescente dell’affidamento diretto, ovvero quella procedura che consente alla pubblica amministrazione di assegnare lavori o servizi senza gara, entro una determinata soglia. In Italia, questo limite è attualmente fissato a 140.000 euro per servizi e forniture: al di sotto di tale importo, la legge consente alle stazioni appaltanti di procedere senza obbligo di confronto competitivo, a patto che siano rispettati criteri minimi di trasparenza e rotazione.

Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

Un meccanismo pensato per snellire le procedure, che però – se abusato – può diventare terreno fertile per pratiche poco limpide. “Oggi in Italia gli affidamenti diretti sono oggettivamente troppi. L’incidenza numerica, sul totale delle acquisizioni di servizi e forniture del 2024 è risultata essere di circa il 98%”.

Ancora più sospetto è il dato sugli importi assegnati appena sotto la soglia. “Preoccupa, soprattutto, il crescente addensamento degli affidamenti non concorrenziali tra i 135.000 e i 140.000 euro, a ridosso della soglia: più che triplicato rispetto al 2021, quando il valore-limite era di 75.000 euro”.

Dietro a questi importi strategicamente contenuti, si nascondono spesso frazionamenti artificiosi, pensati per evitare il ricorso a gare e, talvolta, per aggirare l’obbligo di qualificazione delle stazioni appaltanti. “Un proliferare di comportamenti anche opportunistici, dietro i quali si nascondono sovente sprechi irragionevoli, e purtroppo qualche volta anche infiltrazioni criminali e mafiose”.

Prevenzione algoritmica e nodi ancora irrisolti

Per contrastare il fenomeno, Anac punta su strumenti di prevenzione avanzati. Al centro di questa strategia c’è la banca dati nazionale dei contratti pubblici, che raccoglie oltre 60 milioni di contratti e si aggiorna ogni anno con 5 milioni di nuovi appalti. “È in grado di conservare anche tutte le informazioni più importanti da quelle del casellario giudiziario a quelle delle regolarità contributive, potendo offrire con l’incrocio dei dati un’arma potentissima di lotta alle mafie e alla corruzione”.

Ma la trasparenza, da sola, non basta. Serve un rafforzamento delle tutele e dei controlli, soprattutto dopo la riduzione delle garanzie amministrative legata al nuovo Codice dei contratti pubblici. “A fronte della nostra sollecita evidenziazione a Parlamento e Governo dei vuoti di tutela che avrebbe lasciato l’abrogazione del reato di abuso d’ufficio, si era fra l’altro risposto che si sarebbe provveduto a compensare l’eliminazione della sanzione penale con un rafforzamento delle tutele amministrative”.

Ma Busìa spiega che “non solo tale compensazione non c’è stata, ma, dopo la riduzione di tutele sul conflitto di interessi operata dal Codice dei contratti pubblici, si è registrato un progressivo indebolimento delle garanzie amministrative poste a presidio dell’indipendenza e correttezza dell’agire pubblico”.

Busìa chiede una riforma complessiva: “La disciplina dei conflitti di interesse, delle inconferibilità e delle incompatibilità rifugge per sua natura da interventi parziali e disorganici, e richiede invece una riflessione sistematica e una ridefinizione armonica”.

Nel frattempo, avverte, la spesa PNRR arranca. “Preoccupa l’andamento della spesa, in alcuni settori ancora inferiore al 30% delle risorse destinate”. E intanto, anche il mercato dei contratti pubblici segna una battuta d’arresto: “Già nel 2024 \[…] si rileva una flessione del mercato dei contratti pubblici rispetto all’anno precedente, con un calo più rilevante nei lavori, che registrano una riduzione del 38,9%”.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Lobby e titolari effettivi: le trasparenze che mancano

C’è infine un aspetto della trasparenza che resta, secondo Anac, troppo trascurato nel dibattito pubblico: l’assenza di una disciplina sulle lobby. “Una grave carenza, più volte evidenziata dalle organizzazioni internazionali”, che diventa ancora più urgente “dopo la limitazione della fattispecie di traffico di influenze illecite e in un’epoca in cui gli strumenti per esercitare pressioni diventano via a via più pervasivi”.

Per Busìa, servono regole non criminalizzanti ma chiare, che permettano anche alle realtà meno strutturate di partecipare al confronto pubblico. E va colmato un altro vuoto: “Non vi è oggi obbligo in Italia, per le imprese, di dichiarare il titolare effettivo, mentre appare evidente la necessità che il contraente pubblico conosca con chi si rapporta, al di là degli schermi societari”.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Contabilità

Buste paga

 

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale