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Decarbonizzazione e competitività industriale: dove, come e quando agire


Cosa serve oggi per passare dalla decarbonizzazione alla decarbonizzazione competitiva? Quali sono le leve fondamentali sulle quali agire affinché le roadmap di decarbonizzazione delle imprese industriali diventino a tutti gli effetti dei percorsi di costruzione di nuove forme di competitività?

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Una risposta preziosa a questi scenari, che determinano l’orizzonte strategico delle imprese industriali del nostro paese, arriva dallo studio “Industria e decarbonizzazione: quale competitività tra scenari futuri ed evoluzione tecnologica” realizzato da Edison NEXT e Boston Consulting Group (BCG). Risposte e scenari che la ricerca focalizza in particolare su cinque settori tra i più rilevanti in relazione ai consumi energetici e alle emissioni Scope 1 come acciaio, carta, chimica, cemento, ceramica.

I fattori chiave per unire decarbonizzazione e competitività

La necessità di agganciare i valori della decarbonizzazione e della competitività è diventata in poco tempo un tema strategico, non solo per le singole imprese, ma per il sistema industriale del paese. In particolare, si tratta di un fenomeno e di una sfida determinante per quei settori che, più di altri, in ragione dei consumi energetici, della quantità di emissioni prodotte e per il contributo che possono portare al raggiungimento di obiettivi di sostenibilità, vedono la propria competitività strettamente legata ai risultati dei percorsi di decarbonizzazione.

Questo scenario è oggi più che mai determinante a fronte dei rischi di una perdita di competitività della nostra industria sui mercati globali e della necessità urgente di competere sui mercati con prodotti sempre più sostenibili, realizzati grazie a processi di produzione a loro volta sempre più sostenibili.

Quattro elementi chiave per analizzare la competitività dell’industria italiana

Lo Studio di Edison Next e BCG ha considerato scenari previsionali al 2030 valutando l’evoluzione dei prezzi di elettricità, gas e CO2 e l’impatto che l’introduzione del CBAM (Carbon Border Adjustment Mechanism) nel 2026 potrà avere sul gap competitivo con i Paesi extra-UE sui prodotti importati in Europa.

Scenari in area UE ed extra UE

Più nello specifico lo studio ha messo sotto la lente una serie di prospettive frutto di previsioni sull’evoluzione dei prezzi di elettricità, gas e CO2 in relazione all’evoluzione degli scenari in area UE e in area extra UE (con particolare attenzione a USA e Cina).

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Il risultato in termini generali consegna una traiettoria di decarbonizzazione competitiva dell’Italia che si avvicina a quella degli altri paesi UE ,mostrando come lo spread di questi costi in area UE sia destinato a ridursi nel periodo 2025-2030.

Guardando però i mercati da un punto di osservazione “più alto”, ovvero in relazione alla competizione globale, l’Italia e l’Europa sono destinate su questo piano ad affrontare difficoltà maggiori e maggiori rischi in termini di competitività.

Gli scenari al 2030: le aree extra UE favorite rispetto a Italia ed Europa

Gli scenari al 2030 che emergono dallo Studio di Edison NEXT e BCG disegnano una serie di prospettive che stanno determinando in modo sempre più preciso la relazione tra processi di decarbonizzazione e creazione di valore.

Il primo dato riguarda il prezzo dell’elettricità in Italia che in questo scenario risulta superiore del 10% rispetto alla media UE e diventa ancora più pesante nel rapporto con gli USA, con un differenziale di costo fino al 30%.

Massima preoccupazione poi rispetto al prezzo del gas che risulta più alto del 120% rispetto agli USA. Un impatto questo pesantissimo sulla competitività delle industrie più energivore

Decarbonizzazione e impatto dei costi della CO2

Per quanto riguarda poi i prezzi della CO2, in relazione al mercato ETS (Emission Trading System), lo studio prevede una forte crescita con valori destinati ad aumentare dell’80-85% nel confronto con i valori del 2025. Il dato in particolare attiene al perimetro UE, ovvero all’area nella quale il modello di tassazione delle emissioni di CO2 determina un maggior impatto sui settori industriali.

I dubbi e le prospettive del CBAM in termini di impatto sulla competitività

In questo contesto, lo studio sottolinea l’importanza degli effetti del CBAM Carbon Border Adjustment Mechanism, ovvero del meccanismo disegnato per “correggere” le distorsioni presenti sui mercati internazionali relativamente ai prodotti in ingresso in Europa che dipendono dalle diverse forme di regolamentazione delle emissioni incorporate nei prodotti.

In particolare, lo studio evidenzia che l’introduzione del CBAM può mitigare il gap competitivo delle imprese europee rispetto ai prodotti importati da Paesi extra-UE con legislazioni più permissive in termini di riduzione delle emissioni, ma rimarca anche che l’impatto di questo meccanismo in realtà dipenderà in larga misura dall’efficacia della sua applicazione, attualmente limitata, tra i settori esaminati, ad acciaio e cemento

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Decarbonizzazione e competitività: quali scenari per Acciaio, Carta, Chimica, Cemento, Ceramica

Il rapporto tra decarbonizzazione e competitività è destinato ad avere un impatto speciale su alcuni dei settori più energivori (e tra i più importanti) della nostra economia. La corretta conoscenza dell’evoluzione dei fattori che determineranno la creazione di valore in futuro è infatti anche alla base di decisioni strategiche che pongono i percorsi di decarbonizzazione in linea con i percorsi di mantenimento e crescita della competitività.

I cinque settori industriali oggetto dello studio riguardano come già citato Acciaio, Carta, Chimica, Cemento, Ceramica e per ciascuno vengono identificate le sfide principali nell’orizzonte temporale del 2030.

Acciaio

Lo studio si è focalizzato sulle industrie caratterizzate da un processo produttivo con forni elettrici ad arco, ovvero la quota parte del settore che rappresenta oltre l’80% della produzione nazionale. Lo scenario tra Italia e area UE mostra i segni di un allineamento, con una evoluzione dell’incidenza del costo dell’energia sul costo totale dell’acciaio. Questo dipende da una maggiore efficienza dei processi produttivi nazionali che bilancia il differenziale di prezzo pagato per l’energia stessa.

I segnali di preoccupazione si devono avvertire nel momento in cui lo scenario diventa globale. In questo senso lo studio porta l’attenzione sul fatto che l’area UE “paga” un differenziale di competitività di circa il 35%. Nello stesso tempo però aggiunge che si potrebbe sentire su questo mercato l’effetto CBAM che potrebbe (ma il condizionale è d’obbligo oggi) portare a una correzione del 15%, riducendo di quasi la metà questo differenziale.

Tuttavia, il principale fattore critico non è rappresentato dai costi dell’energia, ma dal costo delle materie prime definite scrap, (es. rottami). Si tratta di una variabile di costo che già oggi pesa per circa il 70% sul costo della produzione.

Carta

Partendo dalla considerazione che il costo totale della carta in Italia dipende per una quota pari al 20% dall’utilizzo di gas naturale, si può comprendere come le variazioni su questa fonte di energia primaria abbiano un impatto diretto molto rilevante sull’intera industria della carta.

Le imprese di questo settore negli Stati Uniti devono “sopportare” un costo relativo al gas naturale che è la metà (10%). Si tratta di una differenza che gli operatori del nostro paese “pagano” in termini di pressione sui profitti e di capacità di competere sui mercati internazionali. Lo studio in questo caso mostra i segnali di una stabilità nello scenario 2030.

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Chimica

Lo studio si è concentrato sulle aziende focalizzate sulla produzione di poliammide, il settore con le maggiori emissioni tra quelli con media concentrazione. Lo scenario relativo a questo settore presenta una serie di “leve” per agire a livello di decarbonizzazione e competitività. Il nostro paese conta su imprese che reggono molto bene la competizione sul mercato UE, mentre si sentono gli effetti del “dragone cinese” forte di un costo dell’energia inferiore del 45% e della mancanza di tasse sulle emissioni di CO2.

Dal 2025 al 2030 lo studio indica che il differenziale di prezzo dell’energia si contrae, ma scende “solo” al 30%. Meglio certamente, ma ancora molto ampio. Nello stesso tempo però i costi della CO2, che pesano sui conti delle imprese italiane, peggiorano il differenziale di competitività per una quota pari al 20%.

Cemento

L’industria del cemento rappresenta il comparto nel quale il costo della CO2 esprime il maggior impatto sui costi di produzione superando il 15%. Il rapporto tra Italia e area UE al momento attuale vede un sostanziale allineamento a livello di prezzi.

La preoccupazione, anche in questo caso, arriva “alzando lo sguardo” oltre i confini extra UE, dove la nostra industria soffre per una forbice del 20% in termini di differenziale di competitività.

Lo studio sottolinea come oltre il 75% di questo gap sia da addebitare al costo della CO2, e circa il 15% al costo dell’energia. Ecco che un’azione sulla decarbonizzazione può portare benefici diretti sulla competitività. Non ultimo occorre considerare che l’arrivo del CBAM dovrebbe contribuire ulteriormente a migliorare la competitività rispetto ai produttori extra UE, andando ad appiattire il differenziale di costo di produzione.

Ceramica

Il mondo della ceramica è una delle eccellenze del nostro paese ed è peraltro un comparto molto attivo in termini di export, tanto che qualcosa come l’80% della produzione totale si muove oltre i confini nazionali. Anche per questa spiccata e consolidata vocazione internazionale dallo studio arrivano segnali di particolare attenzione alle dinamiche di mercato extra UE e in particolare, anche in questo caso, alla competizione della Cina.

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Decarbonizzazione e competitività
La prima lastra ceramica 4d a idrogeno verde realizzata in partnership da Iris Ceramica Group e Edison NEXT

Le esportazioni delle industrie ceramiche pagano un prezzo di competitività calcolato in un valore superiore al 50% nei confronti dei concorrenti internazionali. La composizione di questo gap è da addebitare in larghissima misura, vale a dire per oltre il 60%, al prezzo dell’energia, considerando che il gas naturale è la principale fonte di energia primaria utilizzata nei processi produttivi.

Lo studio mostra segnali di miglioramento nella prospettiva 2030 in quanto la competitività del prodotto esportato aumenta lievemente, grazie a un differenziale di costo sull’energia che si riduce del 20% compensando l’aumento dei costi legati alle emissioni di CO2 che le imprese italiane si trovano a sostenere diversamente dai concorrenti globali.

Decarbonizzazione e competitività: le leve strategiche per una transizione che crea valoreDecarbonizzazione e competitività: le leve strategiche per una transizione che crea valore

Efficienza energetica, green fuels, Carbon Capture Utilization & Storage, economia circolare e nuove soluzioni: come agire

Lo studio Edison NEXT e BCG consegna dunque una analisi dalla quale emergono rischi e opportunità che mettono a disposizione delle imprese scenari per meglio valutare le traiettorie dei percorsi di sostenibilità e competitività. Questa analisi sottolinea l’importanza di affrontare queste sfide con un mix di soluzioni di decarbonizzazione da dosare in funzione di come evolve lo scenario temporale per ciascun mercato. Inoltre, il report considera come fattori di decarbonizzazione e competitività nell’orizzonte 2040 le prospettive legate all’impiego dell’idrogeno e della tecnologia nucleare.

Efficienza energetica ed elettrificazione

Il lavoro e l’impegno sull’efficienza energetica conta ormai per tutte le industrie su tante e diverse esperienze che hanno consentito l’ottimizzazione dei processi, in particolare nei settori della carta, della ceramica e dell’acciaio. In quest’ultimo settore i benefici dell’efficienza energetica hanno mostrato i loro effetti in ambiti specifici come nel preriscaldo del rottame.

Il tema dell’elettrificazione a sua volta si sta dimostrando rilevante nei settori dell’acciaio, della ceramica e della carta.

Economia circolare e Carbon Capture Utilization & Storage

Una nota a parte merita il ruolo svolto dall’introduzione di modelli di economia circolare come fattore di decarbonizzazione che consente una corretta gestione delle risorse. Gli effetti di questo approccio sono più evidenti nel comparto del cemento, grazie all’utilizzo di materiali riciclati e, appunto, all’ottimizzazione delle risorse.

Sempre in questo settore la CCUS potrà portare importanti benefici: complessivamente, oltre il 90% delle emissioni di CO2 di questo comparto proviene dalla produzione del clinker, il costituente principale del cemento; si stima che infatti che vengano emessi in atmosfera circa 800 kg di CO2 per ogni tonnellata di clinker. La possibilità di catturare e riutilizzare o stoccare CO2 risulta quindi determinante per la decarbonizzazione e la competitività di questo settore.

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Biometano

Guardando infine a una fonte primaria rinnovabile come il biometano lo studio sottolinea le opportunità di sviluppo in sostituzione del gas naturale nella chimica, nell’acciaio, nella carta e nella ceramica nell’orizzonte 2030. Tuttavia, è essenziale garantirne la disponibilità e un prezzo competitivo rispetto al gas naturale, attraverso incentivi che ne favoriscano l’adozione su scala industriale.

Trasformare la transizione energetica e la decarbonizzazione in un vantaggio competitivo

Giovanni Brianza, CEO di Edison NEXT ha osservato nell’ambito di una nota emessa dall’azienda che “La transizione energetica dell’industria italiana è una sfida complessa che richiede un equilibrio tra sostenibilità e competitività. Edison NEXT si impegna ad accompagnare le imprese in questo percorso con un mix di tecnologie che evolve nel tempo dal fotovoltaico e le biomasse del breve periodo fino all’idrogeno e al nucleare nel lungo termine. Nell’immediato i contratti Power Purchase Agreement accoppiati a impianti di generazione rinnovabile e l’efficienza energetica sono la soluzione più efficace per ridurre le emissioni legate al processo produttivo e al contempo i prezzi dell’energia, che sono una componente di costo importantissima per i settori industriali analizzati nello studio. La transizione – ha concluso – non deve essere solo un obiettivo ambientale, ma anche una leva di competitività per il sistema industriale italiano”.

Alice Iaia, Partner di BCG e co-autrice dello studio ha a sua volta sottolineato che “La competitività dell’industria europea dipenderà sempre più dalla capacità di intervenire su due fronti strategici: da un lato, è fondamentale ridurre il prezzo dell’energia, che in Italia e in Europa resta significativamente più alto rispetto a Paesi extra-UE, incidendo in modo diretto sui settori energivori; dall’altro, è urgente garantire un quadro regolatorio internazionale equo sul fronte decarbonizzazione, in cui tutti gli attori industriali competano alle stesse condizioni. Il CBAM rappresenta un passo nella giusta direzione, ma deve essere accompagnato da un’accelerazione sull’applicazione di tecnologie di decarbonizzazione, affinché la transizione non sia un ostacolo ma una leva di sviluppo industriale”.



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