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I salari italiani sono sotto i livelli del 2000: per il governatore di Bankitalia “serve rilanciare crescita e produttività attraverso l’innovazione”


Panetta sottolinea i segni di una ritrovata vitalità economica: “La nostra industria è in difficoltà, ma non è destinata al declino”

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Il basso livello dei salari in Italia, cresciuti in termini reali “molto meno che negli altri principali Paesi europei” e oggi sotto i livelli del 2000 – nonostante un recupero lo scorso anno -, riflette “il problema centrale” della produttività, con incrementi conseguiti finora che “sono incoraggianti, ma non bastano a sostenere lo sviluppo del Paese”. A spiegarlo è il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, nelle Considerazioni finali sul 2024 in occasione della Relazione annuale. “Per garantire un aumento duraturo delle retribuzioni è indispensabile rilanciare la produttività e la crescita attraverso l’innovazione, l’accumulazione di capitale e un’azione pubblica incisiva“.

 

Nella relazione, il governatore ha toccato diversi temi che riguardano lo stato del mondo del lavoro nel Paese. A “fornire un apporto rilevante” potrebbe essere “l’immigrazione“, continua, soprattutto nelle costruzioni e nel turismo. E il suo contributo “può estendersi alle attività a maggior valore aggiunto, a condizione che riesca ad attrarre profili qualificati”. Un’analisi, quella di Panetta, che prende le mosse dal rischio a cui è sottoposto il mondo dell’occupazione a causa dell’attuale situazione demografica italiana: “L’invecchiamento della popolazione e la bassa natalità sono destinati a incidere profondamente sul potenziale di crescita dell’economia italiana”, aggiunge Panetta, secondo cui per ampliare stabilmente la forza lavoro “è necessario creare opportunità di occupazione attrattive per i numerosi italiani che lasciano il paese alla ricerca di migliori prospettive”. 

 

Alla questione demografica, si aggiungono anche le transizioni verde e digitale e il rafforzamento della capacità di difesa a sottoporre la spesa a diverse pressioni. Con il risultato che “il percorso di risanamento dei conti pubblici è solo all’inizio“. Ma va avanti: i progressi compiuti dall’Italia “si sono riflessi nei giudizi positivi espressi dalle agenzie di rating”. Per questo, spiega il governatore, occorre “mantenere una politica di bilancio prudente e intensificare” le riforme per la crescita. Panetta non manca di sottolineare, in più punti, il miglioramento dell’Italia: dai “segni di una ritrovata vitalità economica” al segnale positivo della produttività del lavoro e alla patrimonializzazione delle imprese. E nonostante le difficoltà, “l’industria italiana non è destinata al declino“.

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Il governatore è poi tornato a parlare di dazi, dopo la bocciatura da parte di una corta federale Usa dell’abuso che ne ha fatto Donald Trump nella guerra commerciale innescata con quasi tutti i Paesi dall’inizio del suo mandato. La corsa ai dazi “potrebbe sottrarre quasi un punto percentuale alla crescita mondiale nell’arco di un biennio” e sta “spingendo l’economia globale su una traiettoria pericolosa”, mettendo a rischio già oggi il 5% del commercio globale. “È diffuso un senso di incertezza“, afferma Panetta. “È sorprendente  che lo scambio di beni continui a rappresentare il principale terreno di confronto nelle attuali dispute commerciali”, nonostante un “ampio surplus” degli Usa, anche nei confronti dell’Ue, nei servizi, specie digitali. Con un richiamo non troppo velato alle Big Tech: “Rischi insidiosi derivano dalla concentrazione di potere in poche grandi imprese globali, che guidano l’innovazione tecnologica, controllano enormi volumi di dati e minacciano la concorrenza”.

 

L’era d’oro degli Stati Uniti sembra entrare in un momento buio anche agli occhi del governatore di Bankitalia: “Siamo di fronte a una crisi profonda degli equilibri che hanno sorretto l’economia globale negli ultimi decenni”, dove le politiche di Trump sono “il principale fattore scatenante”. Ma in un contesto “già in rapida trasformazione”. “Diversamente da quanto accaduto in precedenti fasi di incertezza – prosegue -, i titoli pubblici Usa a lungo termine e il dollaro si sono deprezzati“, sollevando “interrogativi sull’assetto futuro del sistema monetario internazionale e sul ruolo centrale della divisa americana come valuta di riserva e di denominazione degli scambi commerciali”.

 

Non è mancato un richiamo anche al ruolo di Bruxelles, che “rimane un baluardo dello stato di diritto, della convivenza democratica e dell’apertura agli scambi e alle relazioni internazionali”. Ma, sottolinea Panetta, “non può permettersi di rimanere ferma. Deve avere la capacità di superare i particolarismi nazionali”. Soltanto “una risposta comune europea può consentirci di superare le difficoltà attuali”.



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