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Strategie di sostenibilità: il legame tra ESG e risorse umane


Negli ultimi anni, il concetto di sostenibilità ha assunto una centralità crescente nel dibattito economico e manageriale. Infatti, non rappresenta solo più questione, come avveniva in passato, di etica d’impresa intesa come scelta volontaria e accessoria in quanto, oggi, la sostenibilità è un presupposto fondamentale di competitività e reputazione aziendale.

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In tal scenario, l’acronimo ESG – che sintetizza i pilastri EnvironmentalSocial Governance – si è progressivamente consolidato come quadro di riferimento imprescindibile per le imprese che intendono posizionarsi strategicamente nel contesto globale.

Un aspetto che giova sottolineare è il ruolo sempre più cruciale che la funzione gestione delle risorse umane sta assumendo all’interno delle organizzazioni. Essa non è più esclusivamente deputata alla gestione amministrativa del personale, bensì è chiamata a interpretare una nuova funzione di collegamento tra sostenibilità, strategia e cultura aziendale.

Che cosa si intende con ESG? 

Nel panorama odierno, la tematica ESG si configura come una leva strategica imprescindibile per imprese, investitori e stakeholder in senso ampio, divenendo, più che un indicatore tecnico, una lente attraverso cui si misura la tenuta etica, l’impatto ambientale e la sostenibilità economica di un’organizzazione. Non si tratta solo di adempiere a un dovere di trasparenza, ma di rispondere a un’esigenza ormai diffusa – e in certa misura inderogabile – di responsabilità condivisa nel contesto globale

Più nel dettaglio, ESG è un acronimo che rappresenta tre fattori fondamentali utilizzati per valutare le prestazioni e l’impatto di un’azienda in termini ambientali, sociali e di governance, così come di seguito analizzate:

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  • Environmental: questo fattore si riferisce all’impatto ambientale di un’azienda, alle sue pratiche di gestione sostenibile e all’adozione di politiche ambientali responsabili;
  • Social: questa dimensione riveste un significato rilevante negli ambiti sociali connessi all’operatività aziendale, concentrandosi in particolare sulle relazioni intercorrenti tra l’impresa e i diversi attori, tra cui i dipendenti e i clienti;
  • Governance: in tale ambito, si procede con l’analisi della corporate governance e delle modalità operative delle strutture di gestione aziendale.

Il contesto normativo

L’interesse per i fattori ESG non è meramente legato alle disposizioni di cui al D.Lgs. 254/2016 – attuazione della Dir. UE 95/2014, recante modifica alla Dir. UE 34/2013 per quanto riguarda la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario e di informazioni sulla diversità da parte di talune imprese e di taluni gruppi di grandi dimensioni – ma è altresì connessa all’attenzione generale che si sta generando nei confronti dei temi legati alla sostenibilità. Peraltro, sul piano dell’evoluzione normativa, giova sottolineare che lo scenario si è ulteriormente aggiornato con l’adozione della Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD ( Dir. UE 2464/2022), inerente alla rendicontazione di sostenibilità aziendale, entrata ufficialmente in vigore il 5 gennaio 2023, andando a sostituire la precedente Non Financial Reporting Directive – NFRD (Dir. UE 95/2014) sulla rendicontazione non finanziaria, che era attuata in Italia dal citato D.Lgs. 254/2016. La CSRD ha esteso l’obbligo di rendicontazione di sostenibilità a un numero molto più ampio di imprese – includendo tutte le grandi imprese e, progressivamente, anche le PMI quotate – e ha introdotto standard europei uniformi di rendicontazione ESG. In Italia la CSRD è stata recepita con il D.Lgs. 125/2024 (pubblicato sulla GU n. 212 del 10 settembre 2024), che ha rafforzato gli obblighi di trasparenza aziendale sulla sostenibilità.

Le novità comprendono, tra l’altro, l’adozione obbligatoria degli European Sustainability Reporting Standards (ESRS) emanati dalla Commissione Europea, e l’introduzione di un “revisore di sostenibilità” incaricato di certificare la conformità delle informazioni non finanziarie divulgate. In virtù di quanto introdotto con il citato decreto, inoltre, viene richiesto alle aziende di prevedere modalità di informazione dei rappresentanti dei lavoratori in merito alle informazioni sulla sostenibilità e di discuterne, fornendo loro i mezzi per ottenere e verificare tali informazioni. I rappresentanti dei lavoratori devono, a loro volta, comunicare i loro eventuali pareri all’organo amministrativo e di controllo.

Il legame tra ESG e risorse umane

Recentemente abbiamo assistito a un consolidamento della centralità attribuita agli standard ESG nelle strategie aziendali, con implicazioni dirette tanto sulla cultura organizzativa quanto sui modelli di gestione del personale. In tale contesto, la gestione delle risorse umane non può limitarsi a una dimensione meramente operativa, in quanto si configura quale attore strategico nell’orientare l’impresa verso una sostenibilità autenticamente integrata, che supera la performance finanziaria e include anche benessere interno, coesione sociale e responsabilità ambientale.

Risulta evidente che politiche di valorizzazione del capitale umano non sono più una scelta opzionale, bensì un investimento funzionale alla resilienza dell’impresa. Si ritiene utile, a tal proposito, evidenziare come tali misure influiscano positivamente sulla produttività e, non da ultimo, sulla capacità dell’organizzazione di attrarre e trattenere talenti in un mercato del lavoro sempre più competitivo.

Sul versante sociale, inoltre, è imprescindibile adottare politiche che promuovano ambienti di lavoro equi, inclusivi e rispettosi delle differenze individuali. Analogamente, per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, appare opportuno sviluppare iniziative interne di sensibilizzazione che favoriscano prassi lavorative sostenibili, anche mediante il coordinamento trasversale tra diverse funzioni aziendali. Per ciò che attiene alla governance, infine, si impone la necessità di adottare criteri decisionali fondati sull’etica, sulla trasparenza e su un rigoroso rispetto della normativa.

In conclusione, in un contesto economico e sociale caratterizzato da mutamenti profondi e accelerati, adottare una visione improntata alla sostenibilità non rappresenta più un’opzione dettata unicamente da principi etici. Essa, infatti, rappresenta una condizione imprescindibile per le organizzazioni resilienti, in grado non solo di adattarsi alle trasformazioni in atto, ma anche di conservarsi competitive nel medio-lungo periodo.

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