mille chiusure in tre mesi, serve una strategia per il rilancio

Il sistema imprenditoriale dell’Umbria è sotto pressione. I numeri del primo trimestre 2025, elaborati dal Centro Studi delle Camere di commercio, parlano chiaro: il saldo tra iscrizioni e cessazioni è negativo per 1.079 unità, con 2.436 imprese chiuse e solo 1.357 nuove aperture. Una tendenza che conferma la fragilità strutturale dell’economia regionale, incapace al momento di invertire una rotta che si protrae da tempo.

Le parole di Giorgio Mencaroni: “Non basta la resilienza dei singoli”

“Il saldo negativo di oltre mille imprese in un solo trimestre conferma che il sistema produttivo umbro è sotto pressione”, ha dichiarato Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria. L’allarme lanciato dal vertice camerale è netto: l’aumento delle procedure concorsuali (+88%) e il calo delle nuove iscrizioni evidenziano un clima di incertezza che frena l’iniziativa privata.

Mencaroni sottolinea come le performance incoraggianti di imprese giovanili e femminili rappresentino un segnale di speranza, ma avverte: “Senza un piano strategico regionale e nazionale su credito, innovazione, formazione e semplificazione, rischiamo di perdere energie preziose”.

Le forme giuridiche e i settori più colpiti

Tra le nuove imprese crescono ditte individuali e società di capitali (+5,3%), mentre crollano le società di persone (-25,4%) e le “altre forme” (-70%). Tuttavia, il saldo è negativo per tutte le categorie: un indicatore trasversale del disagio.

I settori tradizionali soffrono:

• Commercio: -188 imprese (201 aperture, 389 chiusure)

• Agricoltura: -127 (130 contro 257)

• Costruzioni: -47 (190 contro 237)

• Turismo: -10 (81 contro 91)

Solo pochi comparti mostrano una certa tenuta, come la manifattura (+12,3% di iscrizioni ma saldo -32) e il credito e le assicurazioni, unico settore in attivo con +12 imprese.

Crisi in aumento: fallimenti e procedure concorsuali in crescita

Il dato più preoccupante è l’aumento vertiginoso delle procedure concorsuali: 122 nuove aperture di crisi, con una crescita dell’88,7% rispetto al primo trimestre 2024. Di queste, ben 27 sono fallimenti di società di capitale, seguiti da crisi d’impresa (46 casi) che coinvolgono soprattutto le costruzioni, il commercio e la manifattura. Il problema non riguarda solo le microimprese, ma colpisce trasversalmente tutte le dimensioni aziendali.

Giovani e donne sfidano il clima avverso

L’unico vero segnale di vitalità arriva dall’imprenditoria giovanile e femminile. Le imprese under 35 crescono del 21,8%, contro una media nazionale in calo. I settori più dinamici sono:

Anche le imprese femminili aumentano del 9,6%, in controtendenza rispetto al -1,3% italiano. Ottime performance in:

• Costruzioni: +66,7%

• Credito e assicurazioni: +35,3%

• Servizi alle imprese: +16,7%

Più critica invece la situazione delle imprese straniere, in calo del 5,8% nelle iscrizioni. Particolarmente colpiti i settori di trasporti (-50%), costruzioni (-7,2%) e commercio (-2,7%).

Occupazione in lieve crescita, ma solo nelle imprese strutturate

Gli addetti delle imprese umbre crescono dell’1,4%, sopra la media nazionale. Tuttavia, a beneficiarne sono solo le piccole e medie imprese (+3,9% e +4,4%), mentre le microimprese perdono l’1,6% degli addetti. L’occupazione cresce in turismo, costruzioni e trasporti, ma resta stabile o in calo in commercio, servizi e credito.

Serve un cambio di passo: resilienza non basta più

Il quadro delineato dal “Cruscotto congiunturale” è chiaro: l’Umbria non può più contare solo sulla tenacia dei singoli imprenditori. Giovani e donne rappresentano una forza propulsiva importante, ma senza un piano coordinato il rischio è che anche queste energie si spengano.

Serve un intervento pubblico coraggioso, con misure efficaci su:

Il tempo per reagire è adesso. Il secondo trimestre non deve diventare l’ennesima occasione mancata.