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dai Btp retail con il premio finale alla spinta a quotarsi in Borsa per le Pmi


Poco tempo fa si è occupato del risparmio degli italiani persino il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Cosa c’entrino i servizi segreti con soldi dei cittadini e delle imprese depositati sui conti correnti e nei fondi di investimento, lo ha chiarito lo stesso Comitato. «Le iniziative da parte di attori esteri su entità strategiche per la sicurezza economica nazionale rappresentano», ha scritto, «un rischio di particolare rilevanza per il sistema bancario e del pubblico risparmio, atteso che – e sta proprio qui il punto – oltre a pregiudicare l’indipendenza potrebbero determinare una forte asimmetria tra l’area di raccolta delle risorse finanziarie, l’Italia, e quella dell’impiego delle stesse, l’estero». Il risparmio è alla base del credito e degli investimenti, ed è il principale motore di crescita.

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L’Italia, come visto, è un popolo di formiche e dispone di un ingente ricchezza che non è solo fonte sviluppo se investita nelle imprese e a favore delle famiglie italiane, ma anche un “baluardo” a sostegno del debito pubblico. Da tempo il governo è impegnato nel tentativo di “ancorare” il risparmio degli italiani all’economia del Paese. Non è semplice e nemmeno scontato. Una parte ancora consistente, e anche crescente, del risparmio, viene impiegata in attività finanziarie estere. C’è un passaggio nella Relazione della Banca d’Italia che lo spiega bene. L’incidenza del risparmio gestito sulla ricchezza finanziaria, ha spiegato la Banca d’Italia, è aumentato. E «questo aumento ha favorito l’espansione della quota di attività estere sul totale degli strumenti di mercato detenuti dalle famiglie (risparmio gestito, azioni quotate e titoli di debito), anche per effetto della diversificazione geografica che caratterizza il portafoglio degli organismi di investimento collettivo del risparmio. Vi ha contribuito inoltre», si legge ancora nel documento, «la riduzione degli investimenti diretti in attività quotate emesse dalle imprese italiane».

Complessivamente, nel 2023, ultimo anno per il quale il dato è disponibile, la quota delle attività estere sugli strumenti di mercato si è collocata intorno al 60 per cento, dal 45 circa nel 2014. Come si può invertire questa tendenza? Una parte del risparmio il governo ha provata, con successo, a convogliarla sul debito pubblico del Paese. Da diversi anni, anche per i bassi tassi di interesse, c’era stato da parte delle famiglie un “disinteresse” nei confronti dei Btp. Il Tesoro ha articolato una intelligente strategia di rendimenti adeguati e premi finali, che ha riportato le famiglie ad acquistare debito pubblico. In tre anni la quota nei portafogli è aumentata di 200 miliardi. C’è stato poi il tentativo di rianimare la Borsa italiana con una riforma del Tuf in grado di spingere la quotazione delle piccole e medie imprese che costituiscono l’ossatura economica del Paese.

I PASSAGGI

Così come la creazione di fondi pubblico-privati per incentivare gli investimenti in venture capital. Ma anche la “moral suasion” per convincere le casse previdenziali, che hanno un ingente patrimonio, a usare una parte dei fondi a sostegno dell’economia italiana. Non più tardi di un paio di giorni fa, Enasarco, per esempio, ha deciso di “rimpatriare” 800 milioni di risparmi in Italia. Lo stesso governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha sottolineato come qualsiasi aggregazione bancaria debba essere concepita solo per «creare valore». Dove creare valore significa offrire finanziamenti a imprese e famiglie coerenti con lo sviluppo del Paese. In un mondo che si frammenta, risparmio e ricchezza sono fondamenta solide su cui costruire nuovi modelli di sviluppo.





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