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la mappa delle province più virtuose


Nel cuore della finanza domestica italiana si cela un tesoretto che racconta più di ogni altra statistica la realtà del nostro Paese: oltre 2.200 miliardi di euro di risparmi custoditi tra le pieghe delle famiglie e delle imprese.

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Una cifra da capogiro, che si distribuisce in modo tutt’altro che uniforme lungo lo Stivale, disegnando una mappa fatta di luci e ombre, di eccellenze e di ritardi cronici. La recente analisi congiunta di Banca d’Italia e Istat, elaborata da Fabi-Withub, mette a nudo un’Italia spaccata in due, dove le differenze territoriali si riflettono non solo nei livelli di ricchezza, ma anche nelle abitudini di gestione del denaro.

Dove si risparmia di più in Italia?

A colpire subito l’occhio è la quota imponente di depositi bancari: ben 1.131 miliardi di euro, lasciati “a dormire” nei conti correnti, come se la prudenza avesse preso il sopravvento sull’intraprendenza. Eppure, accanto a questo oceano di liquidità statica, si fa largo un’altra fetta quasi altrettanto robusta: 1.079 miliardi di euro destinati agli investimenti in titoli, fondi e azioni. È qui che si gioca la vera partita del benessere futuro, quella capacità di trasformare il risparmio in opportunità e crescita, di mettere il capitale al lavoro invece che lasciarlo a riposo.

La geografia del denaro, però, racconta una storia antica e mai superata. Le province italiane sono lo specchio di un Paese diviso, dove il Nord corre e il Sud arranca. Milano si conferma regina indiscussa della ricchezza pro capite, con ben 71.671 euro a testa, seguita da Biella e Modena che non stanno certo a guardare, rispettivamente con 61.711 e 57.238 euro. Sul fondo della classifica, invece, troviamo un drappello di province siciliane e calabresi, con Crotone fanalino di coda a soli 12.964 euro: un quinto rispetto al capoluogo lombardo, una distanza che sembra incolmabile e che pesa come un macigno sul futuro di intere comunità.

Non meno eclatanti sono le differenze nella distribuzione dei depositi bancari pro capite. Bolzano svetta in cima con 29.692 euro per abitante, seguita da Milano e Piacenza. In coda, ancora una volta, troviamo le province del Sud: Siracusa, Trapani e Crotone chiudono la classifica, con cifre che a fatica raggiungono i 10.000 euro. Un divario che si traduce in minori opportunità, in una minore capacità di affrontare le sfide della vita quotidiana e di cogliere le occasioni offerte dal mercato.

La mappa italiana degli investimenti

Eppure, tra le pieghe di questi dati, si nasconde una sorpresa: la propensione agli investimenti è cresciuta, e non di poco. Nel complesso, il salto rispetto al 2022 è stato del 39,8%, un segnale che qualcosa si sta muovendo anche nelle aree tradizionalmente più restie al rischio. Paradossalmente, sono proprio alcune province meridionali a segnare gli incrementi percentuali più elevati: Teramo vola con un +76,6%, seguita da Potenza con un +65,5%. Certo, si parte da valori assoluti ancora bassi, ma la tendenza è chiara e merita attenzione.

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Se però si guarda alla quota di risparmi effettivamente investiti, il Nord continua a dettare legge: Biella investe il 67,2% delle proprie risorse, Modena il 64,5%, Vercelli il 62,7% e Milano il 62,3%. Sono numeri che raccontano di una cultura finanziaria più solida, di una maggiore fiducia nel futuro e nella capacità di far fruttare il proprio patrimonio.

Tutto questo acquista una valenza ancora più significativa se inserito nel contesto del piano UE denominato “Saving and Investments Union”. L’Unione Europea, infatti, guarda con crescente interesse a quei “risparmi dormienti” che giacciono sui conti correnti degli italiani e di tanti altri cittadini europei, con l’obiettivo di trasformarli in capitale di rischio per le imprese del continente. È una sfida ambiziosa, che richiede un cambio di mentalità e una nuova consapevolezza da parte di tutti gli attori in gioco: famiglie, aziende, istituzioni finanziarie e decisori politici.

In questo scenario, l’evento promosso dalla piattaforma Connact in collaborazione con il Parlamento europeo si preannuncia come un momento cruciale per approfondire il tema e per capire come i risparmi degli italiani possano diventare la leva per una crescita sostenibile e condivisa. Mai come oggi, il futuro passa dalla capacità di mettere a frutto il proprio patrimonio, di superare le barriere culturali e territoriali che ancora frenano il nostro Paese e di cogliere le opportunità offerte da un’Europa che vuole trasformare il capitale di rischio in motore di sviluppo.



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