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Settore delle costruzioni: «L’edilizia resta trainante per il Paese ma servono politiche di lungo respiro»


Quale è lo stato di salute del settore delle costruzioni? Ne parliamo con Federica Brancaccio, presidente dell’Associazione nazionale costruttori edili (Ance).

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«Il settore è sempre trainante, con un contributo decisivo all’economia del Paese, però ci sono primi segnali di rallentamento, inevitabili perché il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) sta pian piano diminuendo il suo impatto. Quello che davvero ci impensierisce, nonostante siamo ancora in una fase positiva, è il futuro: abbiamo bisogno di politiche di lungo respiro, senza aspettare sempre interventi straordinari. C’è tanto da fare, dall’emergenza abitativa alla cura del nostro fragile territorio e alla rigenerazione urbana».

Che tipo di effetti ha avuto il Pnrr sull’edilizia?

«Ha rappresentato un punto di svolta, segnando l’avvio di un nuovo metodo di realizzazione delle infrastrutture nel nostro Paese, con riforme e un cronoprogramma con obiettivi precisi. Sono stati finalmente affrontati nodi cruciali come la giustizia, la semplificazione normativa e la digitalizzazione dei processi amministrativi. Per questo dobbiamo farne tesoro e guardare oltre il 2026, cercando di costruire su queste basi, fatte di riforme, risorse e tempi serrati, una grande proposta per la crescita dei prossimi anni».

Liquidità delle imprese: quale è la situazione dei prestiti alle aziende edili?

«Il settore delle costruzioni continua a essere considerato rischioso e a subire regole molto rigide nell’erogazione del credito. I numeri parlano chiaro: se nel 2007 il settore bancario destinava a investimenti in costruzioni oltre 52 miliardi di euro, nel 2024 si è arrivati a 10,6 miliardi. E questo purtroppo nonostante negli anni le nostre imprese si siano rafforzate consolidando in maniera significativa la patrimonializzazione».

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Patente a crediti: che posizione avete?

«Abbiamo partecipato ai tavoli ministeriali cercando di contribuire al miglioramento di questo strumento, che deve essere un primo passo verso la qualificazione delle imprese edili. Abbiamo inoltre apprezzato che il decreto attuativo abbia rafforzato la patente a crediti, trasformandola in un sistema finalizzato non solo a penalizzare chi presta poca attenzione al tema della sicurezza ma anche a incentivare chi, al contrario, investe in sicurezza».

L’Ance ha aderito di recente al cosiddetto Manifesto per l’adattamento. Con quali obiettivi?

«Sì, abbiamo aderito con convinzione all’iniziativa lanciata dall’architetto e urbanista Carlo Ratti e dal presidente spagnolo Pedro Sánchez, accogliendo e rilanciando l’invito ad agire il prima possibile, perché è il momento di dare una risposta collettiva a problemi da cui dipende il futuro di tutti noi. Gli eventi naturali sono purtroppo di frequenza e dimensioni sempre più devastanti, sia in Italia che in Europa. L’urgenza è quindi quella di agire, per scongiurare la perdita di vite umane, gli ingenti danni economici, e rendere il nostro patrimonio e le nostre infrastrutture sempre più capaci di rispondere e resistere ai cambiamenti. A ottobre questi temi saranno al centro della Conferenza Città nel futuro 2030-2050 che Ance sta organizzando con la direzione di Francesco Rutelli, e alla quale prenderà parte anche Carlo Ratti, insieme a esponenti delle istituzioni e a esperti e studiosi della materia».

La digitalizzazione è un’altra sfida importante per le imprese di costruzioni.

«Esatto, le nuove tecnologie rappresentano una grande opportunità per le nostre imprese, per ottimizzare la gestione delle risorse, monitorare costi e tempi di esecuzione, ridurre i rischi aumentando la tutela e la sicurezza dei lavoratori. Siamo convinti che le nuove tecnologie non sostituiranno le persone ma contribuiranno a ridefinire i ruoli, trasformando compiti operativi e ripetitivi in mansioni ad alto valore aggiunto. È un percorso che le imprese stanno compiendo con sempre maggiore convinzione. E noi come Ance, insieme a tutte le sigle della filiera del settore riunite in Fondamentale, stiamo spingendo in questa direzione. Ecco perché in questi mesi siamo presenti alla Biennale di Venezia a supporto del progetto “Construction Futures”. Un laboratorio sperimentale di alcuni progetti degli atenei tra i più prestigiosi a livello internazionale (Tongji University, Mit, Eth di Zurigo, Politecnico di Torino), che utilizzano tecnologie innovative e robot umanoidi per offrire nuovi strumenti a supporto dell’uomo. Siamo di fronte a una rivoluzione che cambierà non solo il lavoro in cantiere, ma ridisegnerà anche tutto il settore per renderlo sempre più sicuro e attrattivo per le nuove generazioni».



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