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La terza generazione alla guida di Cortem: «Ma la famiglia non basta»


“Azienda di interesse storico nazionale”: il certificato del ministero dell’Industria e del Made in Italy, con tanto di marchio, è appena arrivato alla Cortem di Villesse e davanti alle macchinette del caffè, in un angolo del capannone, i tre soci, Alessandro Rossi (presidente), Riccardo Gratton (vicepresidente) e il nipote Michele Budinich (amministratore delegato), commentano la novità con soddisfazione, e come accade spesso, tra una battuta e l’altra, in mezzo a un viavai di dipendenti.

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«Questo è il primo capannone realizzato a Villesse, 900 metri quadrati – racconta Gratton – era il 1968 e mio padre Renato, direttore tecnico alla Macne, azienda italo-americana a Trieste, quando gli statunitensi decisero di chiudere, con il direttore commerciale Marco Rossi si convinse a fondare una nuova realtà produttiva a Villesse nel settore Oil&Gas. Un mercato lasciato libero dagli americani».

Dai padri ai figli: Riccardo, 66 anni, triestino («socio anziano» scherza) Alessandro, 62, milanese. È la seconda generazione, ma le deleghe sono le stesse: tecnico e commerciale. Ed ora l’amministratore delegato, Michele: 43 anni, la terza generazione. Con alle spalle due nonni che hanno fatto la storia.

Dal lato materno (Gratton) il co-fondatore della Cor.Tem (acronimo di Costruzioni, rappresentanze tecniche elettromeccaniche), con l’ambizione di diventare leader italiano e internazionale nell’attività di progettazione e produzione di apparecchiature elettriche per ambienti con pericolo di esplosione e incendio. Dal lato paterno il nonno Paolo Budinich: fisico di fama internazionale, fondatore nel 1964 (assieme al Nobel Abdus Salam) del Centro di Fisica Teorica a Trieste e nel 1978 della Sissa, la Scuola internazionale di studi avanzati. «Pensi a quanti intrecci- irrompe Gratton – alla Sissa ora c’è mia figlia che si dà da fare come ricercatrice. E noi siamo qui perché mio padre invece di emigrare in Australia è rimasto a Trieste perché l’avevano assunto alla Macne. Con Rossi poi ha fondato la Cortem. Prima 900 metri quadrati, poi altri 900, altri mille…».

Da trenta dipendenti del 1968 agli attuali 250 in Italia (oltre 300 con le sedi nel mondo), dai 900 metri quadri iniziali («grazie al sindaco di Villesse che ci ha venduto il terreno») ai 27 mila di adesso, i ricavi dal 2022 al 2023 sono saliti da 46 a 54 milioni (l’ebitda da 4,6 a 8,7 milioni), un tasso di crescita confermato nel 2024 quando è arrivata a circa 60 milioni, e produce anche a Dubai, in Argentina, a Singapore, e ha un ufficio a Milano.

«Qui entrano i lingotti di metallo ed escono i prodotti finiti – spiega Budinich – e proprio in questo capannone oltre a un magazzino c’è l’area test. Sin dall’inizio la nostra filosofia è stata quella di internalizzare il più possibile. Così per i test non dobbiamo andare a Milano a fare le prove aspettando un mese i risultati. Produzione, ricerca e sviluppo». Il settore di business è apparso chiaro da subito: «Il petrolchimico – conferma Rossi, una vita accanto a Gratton – un settore lasciato scoperto dalla Macne che inspiegabilmente se ne andava. Ma erano rimasti tutti i clienti: all’epoca c’erano altri produttori, ora non c’è più nessuno, siamo rimasti noi puntando sull’alta specializzazione tecnica e commerciale. E siamo leader in Italia e in Europa».

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La Cortem è il terzo player al mondo nel settore dell’illuminazione speciale con le lampade a led, tra le prime 10 nel settore degli impianti elettrici. Da una parte l’illuminazione, dall’altro i quadri elettrici che devono resistere in ambienti altamente esplosivi. Dalle raffinerie alle fabbriche che fanno polveri: grano, zucchero, farine, ma anche legno. Fino ai silos di stoccaggio. «Ora anche per l’idrogeno – spiega l’ad – e noi siamo pronti e certificati».

Bisognerà aspettare però che il mercato maturi: «Alcune aziende nostre clienti ci stanno lavorando – aggiunge Budinich – l’idrogeno funzionerà dove sarà prodotto e potrà essere utilizzato». Aerei, navi, autotrazione. Ne sono convinti i soci della Cortem che continuano la chiacchierata nello showroom, con tutti i prodotti esposti, comprese le luci che vanno in cima ai camini delle raffinerie. Una varietà di prodotti e altrettanti brevetti.

«Negli Emirati Arabi c’è stata la nostra prima società all’estero – racconta Rossi – ora a Dubai abbiamo una ventina di persone. Realizziamo prodotti come in Argentina e a Singapore. Eravamo anche in Russia (2000-2010), un mercato importante con un fatturato che cresceva a due cifre, ma come siamo entrati siamo usciti». Si sono spalancati altri mercati, Canada, Usa e Messico: «Dove serve una certificazione diversa, non è stato mai adottato lo standard internazionale». E il fatturato è raddoppiato. Entro l’anno ci sarà lo sbarco in Brasile, si stanno facendo passi in India, e c’è la Cina in fase di esplorazione.

«Fino a 2-3 anni fa eravamo in una fase di stallo – spiega Budinich – poi abbiamo dato una svolta e si è visto con i risultati finanziari e di produzione. Abbiamo investito quasi due milioni tra officina e fonderia per rifare i reparti con l’automazione. E in 18 mesi abbiamo azzerato l’indebitamento, pari a 10 milioni». Rossi scherza: «Adesso però abbiamo un altro problema – e ride – c’è la fila delle banche fuori dalla porta». Ma la Cortem ha avviato anche un’altra svolta: «Un progetto strategico, quello della managerializzazione – conferma Budinich – la dinamica familiare per noi è stata importante, siamo stati bravi. Alla Cortem c’è attenzione alle persone, sono loro l’azienda, da noi la gente è felice di lavorare. Ma quando si cresce molto non basta la famiglia: abbiamo avviato il processo introducendo una figura esterna nel board». Si tratta di Marianna Saragaglia: «La sfida è trasferire tutto ciò che c’è di positivo e la cultura dell’azienda affidando la gestione ai professionisti per dare garanzie e futuro alla Cortem, mantenendo i valori familiari».

Una sfida che Budinich ha ben presente: « E sin dall’inizio – sottolinea-. Ero ricercatore universitario a Lucca, ma quando si è presentata la necessità di entrare in azienda non ci ho pensato due volte, ero attratto da questa realtà». Per Rossi e Gratton la sfida è già vinta: «Vede lì all’esterno? – indica Rossi – c’è la statua dei fondatori. Cosa dici Riccardo – scherza con Gratton che gli cammina a fianco – faranno le statue anche a noi?».



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