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“Serve una strategia regionale urgente”.


La crisi dell’apparato produttivo umbro si aggrava. Secondo i dati del “Cruscotto congiunturale” elaborato dal Centro Studi delle Camere di commercio, nel primo trimestre 2025 la regione ha registrato un saldo negativo di 1.079 imprese: 1.357 nuove iscrizioni contro 2.436 cessazioni. A preoccupare non è solo il numero assoluto delle chiusure, ma il contestuale rallentamento delle nuove aperture, diminuite dell’1,8% rispetto allo stesso periodo del 2024, contro un incremento medio nazionale del 2,9%.

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Altro indicatore allarmante è quello delle procedure concorsuali, che hanno toccato quota 122, in aumento dell’88,7% rispetto al primo trimestre dello scorso anno. Un dato in linea con la tendenza nazionale, ma che in Umbria assume un peso maggiore alla luce della struttura economica fragile e polverizzata.

Il saldo negativo di oltre mille imprese in un solo trimestre conferma che il sistema produttivo umbro è sotto pressione – dichiara Giorgio Mencaroni, presidente della Camera di Commercio dell’Umbria -. L’aumento delle procedure concorsuali e il calo delle iscrizioni segnalano un clima di incertezza che frena la voglia di fare impresa. In questo scenario, la crescita delle aziende guidate da giovani e donne rappresenta un segnale di fiducia da non disperdere”.

Forme giuridiche e settori: il calo colpisce tutti, tranne credito e assicurazioni

La fotografia per forme giuridiche mostra un crollo delle società di persone (-25,4%) e delle “altre forme” (-70%), mentre tengono le imprese individuali e le società di capitali, entrambe in crescita del 5,3%. Tuttavia, anche tra queste categorie il saldo tra aperture e chiusure rimane negativo.

Sul fronte settoriale, i comparti tradizionali sono in sofferenza. Il commercio registra 201 iscrizioni ma 389 cessazioni (-188), l’agricoltura arretra di 127 unità, le costruzioni perdono 47 imprese, mentre il turismo segna un saldo negativo contenuto (-10). L’unico settore con saldo positivo è quello di assicurazioni e credito (+12), dove si concentrano le poche spinte espansive.

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A livello occupazionale, si segnala una crescita degli addetti dell’1,4%, trainata da piccole (+3,9%), medie (+4,4%) e grandi imprese (+3,1%). Perdono invece terreno le microimprese (-1,6%), alimentando il rischio di una polarizzazione del mercato del lavoro.

Imprese giovanili e femminili in crescita: segnali vitali da non trascurare

In questo quadro, spiccano i dati incoraggianti delle imprese guidate da giovani e donne. Le imprese under 35 crescono del 21,8% rispetto al primo trimestre 2024, in netta controtendenza rispetto al dato nazionale (-2%). I settori più dinamici sono turismo (+61,5%), servizi alle imprese (+37,8%) e commercio (+16,9%).

Anche l’imprenditoria femminile mostra segnali di tenuta, con un incremento del 9,6% a fronte di un calo dell’1,3% in Italia. Le donne imprenditrici umbre emergono in comparti cruciali: +66,7% nelle costruzioni, +35,3% in credito e assicurazioni, +16,7% nei servizi alle imprese. Una dinamica che testimonia la volontà di reagire, ma che richiede supporti strutturati.

Chi ha il coraggio di aprire un’attività oggi in Umbria deve sapere che non è solo – prosegue Mencaroni -. La resilienza non basta più: senza un piano strategico regionale e nazionale su credito, innovazione, formazione e semplificazione, rischiamo di perdere energie preziose e opportunità decisive”.

Una resilienza che chiede politiche industriali regionali, Mencaroni: “Non basta resistere”

Il primo trimestre 2025 chiude con segnali chiari: l’Umbria vive una fase di debolezza strutturale, con chiusure superiori alle aperture, crisi aziendali in aumento e settori tradizionali in sofferenza. Ma nel cuore di questa crisi si accendono luci di speranza: giovani e donne dimostrano di voler restare protagonisti della scena economica regionale.
Le eccezioni, giovani e donne, mostrano che l’energia c’è – conclude il presidente della Camera di commercio Mencaroni -, ma rischia di disperdersi in assenza di una strategia coordinata e di politiche capaci di valorizzare l’intraprendenza dove ancora c’è. Servono politiche industriali coraggiose, incentivi selettivi, accesso facilitato al credito e programmi di formazione imprenditoriale mirati. La resilienza umbra è notevole, ma da sola non può più reggere l’urto. Senza visione, anche i numeri del secondo trimestre rischiano di essere impietosi. E questa volta, non potremo dire che è stata una sorpresa”.

La sfida ora è intercettare e moltiplicare questi segnali vitali. Le istituzioni locali e nazionali sono chiamate a costruire un ecosistema favorevole all’impresa, che premi l’innovazione e renda accessibile il credito, semplifichi le procedure e investa in formazione imprenditoriale. Perché la resilienza, da sola, non basta. Serve una visione. E serve adesso.

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