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Allarme Workplace loneliness – R 101


Che percezione avete quando andate al lavoro? Quella di passare inosservati, quella che il vostro lavoro non fa la differenza? Vi sentite ignorati dai colleghi?

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Siete in buona compagnia, il fenomeno si chiama Workplace loneliness e da questo è nato il manifesto della nuova “Era del Relazionesimo”.

E’ una solitudine che esiste in tanti Paesi e solo in UK l’isolamento dei dipendenti costa 2,5 miliardi di sterline perché influisce sulla produttività e sulla performance dell’organizzazione.

Negli USA sono 154 miliardi di dollari l’anno. Il manifesto è nato in Italia ed è sostenuto da un gruppo di esperti tra sociologi, economisti e psicologi di altissimo livello, per creare una forza lavoro più felice e quindi più produttiva, grazie a Ketty Panni e Ombretta Zulian, fondatrici della Fondazione Relazionésimo.

La ricerca ha coinvolto tanti Paesi come il Brasile, la Cina, la Germania, il Regno Unito e gli Stati Uniti.  A livello globale, un dipendente su 5 si sente solo al lavoro, mentre in Italia uno su 4 prova tristezza e isolamento ogni giorno.

Sarebbero soprattutto quelli della GenZ a soffrire di più di solitudine e isolamento e secondo un altro studio, chi si sente solo dichiara una minore soddisfazione lavorativa e un minore coinvolgimento sul luogo di lavoro.

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Un trend negativo che ovviamente non aiuta l’economia globale. Il progetto del relazionesimo quindi vorrebbe riportare le persone al centro per produrre valore condiviso non per le aziende, ma con le aziende.

Del resto, non è solo il lavoro che fa sentire soli. Contribuiscono alla solitudine fattori culturali, economici, demografici e tecnologici che esulano dalla capacità dei datori di lavoro di influenzare direttamente il clima all’interno delle organizzazioni.

La Fondazione Relazionésimo esprime quindi l’esigenza di armonia, equilibrio e bellezza nella complessità contemporanea e intende valorizzare e promuovere il capitale relazionale, umano e narrativo delle persone, delle imprese e delle istituzioni, attraverso il dialogo tra le generazioni.

Ogni impresa dovrebbe prosperare basandosi sul proprio capitale etico e spirituale che coincide con la capacità di porre al centro l’uomo e le sue relazioni. Il Manifesto dell’Era del Relazionesimo si può sintetizzare in 10 punti:

  1. La persona è il centro dell’agire: l’individuo, unico e insostituibile, si rapporta all’altro non come mezzo ma come fine, soggetto di una tensione relazionale per la sua crescita spirituale, culturale e civile.                                                         
  2. Le relazioni devono rappresentare la bussola della vita: le relazioni sono un bene primario ed essenziale per misurare la qualità di vita. I comportamenti umani producono un “effetto relazionale” che a sua volta genera valore che può essere tangibile o intangibile, materiale o immateriale.                                                                                                             
  3. La responsabilità deve diventare un bene comune: un legame sociale e di relazione di cura delle persone, della comunità e del pianeta in un circuito di reciprocità, interminabile e sempre aperto.                                                                              
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  5. Misurare il valore delle relazioni: le relazioni sono un bene primario ed essenziale per misurare la qualità del vivere e il loro valore, materiale o immateriale, va sempre misurato e rendicontato per monitorare il ritorno economico, personale, sociale e civile.                                                                                                                                                            
  6. Valorizzare il “prendersi cura”: le imprese, le organizzazioni e le istituzioni sono chiamate a introdurre nella loro rendicontazione economica, una quota di valore destinata al “prendersi cura” delle persone, delle comunità di appartenenza e dell’ambiente.                                                                                                                                      
  7. Annullare le distanze per produrre valore: i servizi e le dinamiche sociali all’interno delle città devono basarsi sulla prossimità, fattore chiave per alimentare nuove soluzioni di cura e assistenza e uno sviluppo sostenibile, capace di ridurre i costi sociali e produrre valore condiviso.                                                                                                                      
  8. Tramandare un’eredità alle future generazioni: l’eredità, ricevuta o lasciata, è data dalla ricchezza integrale che è composta dalla somma di beni materiali e immateriali, di valori tangibili e intangibili. Un’eredità che le persone hanno il dovere di conservare, far crescere, tramandandola responsabilmente alle future generazioni.                                             
  9. Dare lucea all’Impresa-Comunità: l’impresa, intesa come organizzazione sia a profitto privato, sociale e pubblico, assume la postura della C-Corp (Impresa-Comunità) per attivare relazioni di reciprocità, collaborazione e cooperazione con i livelli istituzionali e con le forme di cittadinanza attiva, creando valore condiviso.                                                                      
  10. Stop a pregiudizi e discriminazioni: L’attività di Relazionésimo ha solide radici nel rispetto, nella reciprocità, nella giustizia, nella solidarietà e nell’assenza di pregiudizi e discriminazioni, fonti di disuguaglianza economica.                                        
  11. Superare la dicotomia pubblico verso privato: praticando innovazione sociale e adottando nuove soluzioni generative sarà possibile attuare dei cambiamenti profondi, caratterizzati da una cultura delle relazioni pervasiva che sarà in grado di strutturare e riorientare lo sviluppo dell’economia dei territori.

Creare reti tra le persone fa bene sia allo spirito che all’economia.

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Antonella Cutolo

 





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