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Articolo 45 della Costituzione. La visione dei costituenti vale l’8% del Pil


Il 2 giugno 1946 fu l’alba di una nuova era per l’Italia. Dalle macerie della guerra nacque non solo la Repubblica, ma una visione capace di coniugare sviluppo e solidarietà, grazie alla lungimiranza dei costituenti di diverse e opposte posizioni politiche che posero, tra le pietre miliari dell’architettura costituzionale, l’articolo 45: “La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata”.

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Una scelta che ha posto le basi per un modello di sviluppo inclusivo e sostenibile che oggi rappresenta l’8% del PIL. Imprese che non delocalizzano, ma creano occupazione e ricchezza in Italia, dimostrando una versatilità e una resilienza che hanno attraversato crisi e trasformazioni economiche. Tanto che l’Onu ha proclamato il 2025 Anno Internazionale delle cooperative per la seconda volta nella storia.

I numeri raccontano una storia di successo: le cooperative rappresentano il 25% dell’agroalimentare Made in Italy. Nel welfare, non solo erogano servizi, ma tessono una rete di protezione sociale per 7 milioni di italiani. Nel credito sono la banca del territorio e dell’economia reale: ogni 100 euro di denaro prestato dalle banche 23 arrivano da Bcc, Casse Rurali e Raiffeisen. Dalla produzione ai servizi, dall’energia alla casa, dalla distribuzione al consumo, le cooperative hanno sono presenti e attive in settori strategici dell’economia. Oltre a questo sono ascensore sociale per le donne che rappresentano il 61% degli occupati.

Il presidente della Repubblica Mattarella ha definito la cooperazione “strumento efficace per promuovere e tutelare anche le fasce più vulnerabili della popolazione, orientando l’economia verso il benessere collettivo“. Parole che suonano come riconoscimento, ma anche come stimolo a fare sempre di più e meglio.

Questa capacità di coniugare sviluppo economico e coesione sociale emerge con chiarezza anche nel contesto europeo. L’economia sociale in Europa conta 2,8 milioni di imprese che danno lavoro a oltre 13,6 milioni di persone. Le cooperative ne sono il motore con 4,5 milioni di addetti. Di questi 1,3 milioni lavorano nelle cooperative italiane (la metà di questi occupati nelle 16.000 imprese di Confcooperative). 

L’Unione Europea, attenta a promuovere modelli economici che favoriscano l’inclusività e la sostenibilità, riconosce sempre più il ruolo strategico delle cooperative: dalle recenti norme sulle comunità energetiche al ruolo centrale nelle piattaforme digitali, dalla gestione dei big data alla programmazione dell’assistenza sociosanitaria.

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E in occasione del Festival dell’Economia di Trento il presidente della CEI Cardinale Zuppi ha detto che “la cooperazione è il contrario della diseguaglianza, è il pensarsi insieme”, e che “occorre più cooperazione”. Mentre celebriamo la Festa della Repubblica la cooperazione italiana guarda al domani con la stessa audacia visionaria che animò i costituenti del 1946. Allora si gettarono le fondamenta della Repubblica di un paese che doveva rinascere. Oggi siamo impegnati a promuovere lo sviluppo facendo andare di pari passo il conto economico con il conto sociale. L’articolo 45 non è l’enunciazione di un’idea, ma il progetto concreto della democrazia economica.



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