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Fondi Regionali Per Debiti 2025: La Guida


Hai sentito parlare dei fondi regionali per il pagamento dei debiti ma non sai come funzionano davvero o se puoi accedervi? Ti trovi in una situazione di difficoltà economica grave, con debiti che non riesci più a gestire, e cerchi un aiuto concreto per non perdere tutto?

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 

Nel 2025 diverse Regioni italiane hanno attivato strumenti di sostegno economico per aiutare cittadini, famiglie e piccoli imprenditori in stato di sovraindebitamento o esposti a procedure esecutive. Si tratta di fondi pubblici destinati a sostenere il pagamento dei debiti o delle spese per accedere alle procedure legali di ristrutturazione, secondo quanto previsto dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza.

Questa guida dello Studio Monardo – avvocati esperti in sovraindebitamento, diritto amministrativo e risanamento patrimoniale – ti spiega in modo semplice e chiaro cosa sono i fondi regionali per i debiti, chi può richiederli, quali sono i requisiti necessari e come funziona la procedura per accedere a queste risorse.

Cosa sono i fondi regionali per i debitori?
Si tratta di contributi a fondo perduto o strumenti di garanzia, stanziati a livello regionale, destinati ad aiutare persone in grave crisi finanziaria. I fondi possono servire a coprire parte dei debiti contratti, finanziare piani di rientro omologati da un giudice, o sostenere le spese delle procedure di composizione della crisi, come il compenso dell’Organismo di Composizione della Crisi (OCC).

Chi può accedere a questi fondi?
I beneficiari sono in genere persone fisiche, famiglie, lavoratori autonomi e microimprese residenti nella Regione che ha attivato il fondo. È spesso richiesto che il richiedente:
– si trovi in una situazione di sovraindebitamento accertata,
– abbia avviato una procedura legale (piano del consumatore, ristrutturazione dei debiti o liquidazione controllata),
– e non abbia già beneficiato di fondi pubblici analoghi nei cinque anni precedenti.

I requisiti e i limiti di reddito variano da Regione a Regione, ed è fondamentale presentare una documentazione completa e aggiornata.

La tua casa è in procedura esecutiva?

sospendi la procedura con la legge sul sovraindebitamento

 

Quali debiti possono essere coperti?
A seconda del bando regionale, i fondi possono essere utilizzati per:
– coprire una quota dei debiti verso il fisco, l’INPS, banche o fornitori;
– saldare piani omologati già approvati dal tribunale;
– evitare la vendita forzata di un bene (come la casa di abitazione);
– pagare le spese della procedura, incluse perizie, relazioni e costi dell’OCC.

Come si presenta la domanda?
La domanda si presenta di solito tramite bandi pubblici regionali, sportelli dedicati o piattaforme online. È necessario allegare:
– la relazione dell’Organismo di Composizione della Crisi,
– il piano approvato (o in fase di omologa),
– la documentazione economica e patrimoniale aggiornata.
In molti casi, è richiesto il supporto di un legale o di un professionista accreditato.

Cosa succede dopo la domanda?
Se la richiesta è accolta, il fondo interviene direttamente sul debito, con un contributo economico o con un aiuto al pagamento rateizzato. L’effetto pratico è quello di sbloccare la procedura, evitare la liquidazione forzata dei beni e garantire al debitore una vera possibilità di ripartenza.

Con l’aiuto di un legale esperto puoi accedere in modo corretto ai fondi disponibili nella tua Regione, evitare errori procedurali e presentare un piano completo, sostenibile e ammissibile ai benefici pubblici.

Alla fine della guida potrai richiedere una consulenza riservata con l’Avvocato Monardo, per analizzare la tua situazione patrimoniale e costruire una strategia personalizzata per uscire dai debiti con l’aiuto della legge.

Introduzione

Il 2025 porta con sé nuovi strumenti e opportunità per le imprese italiane gravate da debiti fiscali, contributivi o bancari. La mole di debiti accumulati nel sistema economico italiano è significativa: si stima che oltre 3,5 milioni di soggetti giuridici (società, enti, ecc.) risultino iscritti a ruolo per debiti fiscali, su un totale di 22,3 milioni di debitori tra persone fisiche e imprese. Molti di questi debiti sono di vecchia data – circa il 26% del valore complessivo (336 miliardi di euro) risale a carichi affidati entro il 2010 – e gravano da anni sui bilanci aziendali, complicando la regolarità fiscale e la continuità operativa di numerose imprese. In questo contesto, il legislatore nazionale e le Regioni hanno introdotto misure agevolative e fondi dedicati per favorire la riduzione o l’estinzione di tali debiti, con l’obiettivo di evitare che aziende altrimenti sane soccombano sotto il peso delle esposizioni debitorie.

Questa guida – aggiornata a maggio 2025 – fornisce un’analisi approfondita di tali strumenti, con un taglio giuridico-divulgativo avanzato pensato per avvocati e imprenditori. Il linguaggio utilizzato è tecnico ma accessibile, per consentire sia ai professionisti del diritto sia ai dirigenti d’impresa di orientarsi fra normative, giurisprudenza e prassi amministrative in materia di debiti aziendali e relative agevolazioni. La guida è focalizzata esclusivamente sul contesto italiano, salvo brevi cenni al diritto UE solo laddove strettamente necessari.

Struttura della guida: Nella prima parte offriremo un quadro generale dei principali strumenti nazionali attivi nel 2025 per la definizione agevolata dei debiti fiscali e contributivi (dalle “rottamazioni” delle cartelle esattoriali alle transazioni fiscali nel quadro del nuovo Codice della crisi d’impresa). Verranno richiamate le fonti normative chiave – incluse le leggi di bilancio recenti, decreti legge attuativi, regolamenti – nonché i provvedimenti applicativi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione e dell’INPS. Seguirà un’analisi regione per regione dei principali fondi regionali disponibili nel 2025 per sostenere le imprese indebitate: in particolare, approfondiremo i casi di Lombardia, Lazio, Sicilia, Campania e Veneto, presentando per ciascuna regione le iniziative attive (leggi regionali, bandi, convenzioni) volte a ridurre o facilitare il rimborso di debiti fiscali, previdenziali o bancari. Per ognuna di queste realtà territoriali proporremo anche una simulazione pratica (caso di studio) che illustri come un’impresa tipo possa beneficiare concretamente di tali strumenti, quantificando l’effetto in termini di riduzione del debito.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

La posta in gioco è importante: sfruttare correttamente fondi e agevolazioni disponibili può fare la differenza tra la ristrutturazione di successo di un’impresa indebitata e il suo collasso finanziario. Con questa guida ci proponiamo di fornire uno strumento operativo per navigare la complessa intersezione tra normativa tributaria, diritto della crisi d’impresa e iniziative regionali di sostegno, aiutando imprese e professionisti a individuare le soluzioni più adatte per ridurre il carico dei debiti e ripristinare l’equilibrio economico.

Quadro Generale e Normativo sui Debiti Fiscali, Contributivi e Bancari

In Italia esiste un articolato insieme di strumenti legislativi volti ad agevolare le imprese gravate da debiti verso l’erario, gli enti previdenziali o il sistema bancario. Questi strumenti si muovono su due livelli:

  • Livello nazionale, con misure di carattere generale applicabili su tutto il territorio (es. definizioni agevolate dei debiti fiscali, rateizzazioni straordinarie dei contributi, procedure di composizione delle crisi d’impresa, fondi di garanzia per il credito bancario).
  • Livello regionale/locale, con interventi mirati adottati dalle singole Regioni o enti locali (es. contributi o fondi speciali per favorire la regolarità contributiva, bandi per l’abbattimento degli interessi sui mutui, cofinanziamenti a sostegno di piani di rientro dal debito).

In questa sezione passeremo in rassegna i principali istituti e novità normative a livello nazionale che costituiscono il quadro di riferimento entro cui si inseriscono poi i fondi regionali. Successivamente, nella sezione successiva, analizzeremo nel dettaglio le iniziative regionali più rilevanti.

1. Definizioni agevolate dei debiti fiscali (rottamazioni e stralci)

Negli ultimi anni il legislatore è intervenuto ripetutamente per offrire alle imprese (e ai contribuenti in generale) opportunità di definizione agevolata delle cartelle esattoriali e degli avvisi di accertamento esecutivi. Si tratta delle cosiddette “rottamazioni” delle cartelle e dei “stralci” di mini-debiti, misure volte a alleggerire il carico debitorio eliminando sanzioni e interessi.

  • Stralcio dei mini-debiti fino a €1.000: la Legge di Bilancio 2023 (L. 197/2022) ha previsto l’annullamento automatico di tutti i debiti di importo residuo fino a 1.000 €, affidati all’agente della riscossione tra il 1° gennaio 2000 e il 31 dicembre 2015. Questo “stralcio” non richiede domanda: l’annullamento è stato operato d’ufficio con decorrenza 31 marzo 2023. Sono stati compresi nel calcolo dei 1.000 € sia il capitale che gli interessi e le sanzioni maturati, mentre sono stati esclusi dal beneficio i carichi riferiti a enti diversi dallo Stato (come Comuni e Regioni) a meno che tali enti non abbiano adottato provvedimenti per aderire allo stralcio. In pratica, i tributi erariali e i contributi previdenziali rientranti in questa soglia sono stati cancellati, mentre ad esempio multe comunali o tributi locali sotto i 1.000 € potevano essere condonati solo se l’ente locale deliberava in tal senso. Lo stralcio automatico dei mini-debiti ha riguardato in particolare vecchie cartelle “residuali” (spesso considerate inesigibili): basti pensare che un’ampia fetta del magazzino ruoli si compone di micro-crediti vetusti il cui incasso appare antieconomico. Tale misura, eliminando questi crediti minori, ha alleggerito il carico amministrativo su Agenzia Entrate-Riscossione e ridotto il numero di imprese formalmente inadempienti per importi irrisori. Per le imprese beneficiarie, lo stralcio ha comportato la cancellazione integrale del debito iscritto senza alcun esborso, rimuovendo anche eventuali iscrizioni albo debitori o blocchi conseguenti.
  • Definizione agevolata delle cartelle (“Rottamazione-quater” 2023): per i debiti di importo superiore (o comunque non rientranti nello stralcio automatico) la medesima L. 197/2022 ha introdotto una nuova edizione – la quarta – della cosiddetta rottamazione delle cartelle. Questa misura ha consentito di estinguere i debiti affidati all’Agente della riscossione dal 1° gennaio 2000 al 30 giugno 2022 pagando solo il capitale e una quota di spese, con esonero totale da sanzioni, interessi (anche di mora) e aggio di riscossione. In pratica, l’impresa debitore paga l’imposta o contributo originario e le sole spese vive di notifica ed eventuali pignoramenti, risparmiando tutte le penalità accessorie. La rottamazione-quater ha incluso anche cartelle che erano già oggetto di precedenti rottamazioni decadute per mancato pagamento, offrendo dunque una seconda chance a chi aveva perso i vecchi benefici. Per aderire, era richiesta la presentazione di apposita domanda di definizione agevolata entro il 30 giugno 2023 (termine poi prorogato al 30 giugno rispetto al 30 aprile iniziale, grazie al DL 34/2023 convertito). La legge ha previsto un piano di pagamento dilazionabile fino a 18 rate in 5 anni: il calendario fissato prevede le prime due rate ciascuna pari al 10% del dovuto, scadute il 31 ottobre e 30 novembre 2023, e a seguire 4 rate all’anno (scadenza 28 febbraio, 31 maggio, 31 luglio, 30 novembre) nel 2024, 2025, 2026 e 2027. Sugli importi dilazionati si applica un interesse minimo del 2% annuo. Fondamentale è la puntualità: un ritardo oltre 5 giorni nella scadenza di una rata comporta la decadenza dai benefici, con ripristino del debito originario integrale. Vista la delicatezza del rispetto delle scadenze, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione invia ai debitori aderenti una Comunicazione con il piano delle rate e i relativi bollettini. Novità 2025: il Parlamento, preso atto delle difficoltà di alcuni contribuenti nel rispettare le rate 2024, ha riaperto i termini per chi era decaduto: tramite il decreto Milleproroghe (DL 198/2023 conv. in L. 14/2023, come modificato nel 2025) è stata prevista la possibilità di riammissione alla rottamazione per i decaduti, presentando istanza entro il 30 aprile 2025. Questa riapertura straordinaria consente alle imprese che erano incorse in decadenza di recuperare il beneficio, versando le rate arretrate in un nuovo piano concordato. Si tratta di un ulteriore segnale della volontà del legislatore di agevolare il più possibile la regolarizzazione dei debiti, evitando che formalità o scadenze perse vanifichino l’opportunità di ristoro.
  • Definizione agevolata delle controversie tributarie pendenti: parallelamente alla rottamazione dei ruoli, la L. 197/2022 ha introdotto (commi 186-205 dell’art.1) una procedura di definizione agevolata delle liti fiscali pendenti in cui è parte l’Agenzia delle Entrate. In sostanza, le imprese con contenziosi tributari ancora in corso (avanti alle Commissioni tributarie o in Cassazione) potevano definire bonariamente la lite pagando una percentuale del valore in contestazione, graduata secondo lo stato e l’esito del giudizio (ad esempio 90% se il Fisco aveva vinto in primo grado, 40% se l’impresa aveva vinto, percentuali ridotte fino al 15% per cause vinte in Cassazione). Anche le liti pendenti in Cassazione potevano essere chiuse con un pagamento del 5% (se il contribuente aveva sempre vinto nei gradi precedenti). Questa misura – una sorta di “condono giudiziale” – ha permesso di eliminare l’incertezza e i costi di cause protratte, garantendo all’Erario un incasso immediato (ancorché ridotto) e all’impresa la cancellazione del debito contestato senza sanzioni. Profili costituzionali: misure di questo tipo, così come le rottamazioni, sollevano talvolta dubbi di legittimità costituzionale (per possibile violazione dei principi di uguaglianza e capacità contributiva di cui agli artt. 3 e 53 Cost.). Tuttavia, la Corte Costituzionale ne ha sinora confermato la legittimità: già con la sentenza n.29/2018 la Consulta rigettò le censure della Regione Toscana contro la “rottamazione” ritenendo che essa non violasse né l’autonomia finanziaria regionale né il principio di uguaglianza. Più di recente, con la sentenza n.189/2024, la Corte ha escluso che la definizione agevolata delle liti violi la capacità contributiva, ritenendo anzi tale misura coerente con i presupposti economici delle imposte e non lesiva di diritti costituzionali. In altre parole, lo sconto concesso in sede di definizione agevolata è stato giudicato un ragionevole strumento di politica fiscale, finalizzato a ottimizzare il gettito tenendo conto delle incertezze del contenzioso, senza per questo minare i doveri tributari in modo irragionevole. Dal punto di vista pratico, molte imprese nel 2023-24 hanno colto questa opportunità per chiudere contenziosi annosi con il Fisco, liberandosi del debito residuo attraverso il versamento concordato – spesso attingendo a liquidità ottenuta tramite i fondi regionali di cui diremo oltre.

Impatto sulle imprese: le definizioni agevolate sopra descritte hanno rappresentato per molte aziende un “reset” della propria posizione debitoria con il Fisco. Cancellare sanzioni e interessi, e poter pagare a rate il dovuto, significa riportare in bonis situazioni che altrimenti sarebbero insolubili. Ad esempio, un’impresa con €500.000 di cartelle esattoriali (di cui €300.000 di imposta, €100.000 di sanzioni e €100.000 di interessi) aderendo alla rottamazione-quater paga solo i €300.000 di imposte, magari dilazionati in 5 anni, risparmiando €200.000. Ciò migliora immediatamente il rating creditizio dell’azienda e la sua posizione verso fornitori e banche. Molte Regioni hanno affiancato a queste misure nazionali dei fondi di garanzia o contributi proprio per consentire alle imprese di reperire la liquidità necessaria a pagare le quote rottamate (vedremo casi in cui il fondo regionale eroga finanziamenti o garanzie per pagare la prima rata della definizione agevolata, ad esempio). L’importante è considerare che l’adesione a tali procedure può comportare limitazioni cumulatorie: di norma, se un debito è definito con rottamazione o stralcio, esso non può più essere oggetto di ulteriori condoni o transazioni (diventa “definitivo” una volta perfezionato il pagamento). Inoltre, l’adesione comporta la rinuncia a eventuali ricorsi pendenti (per i debiti “rottamati” si rinuncia ai giudizi collegati, e per le liti definibili si deve provvedere alla relativa istanza in giudizio).

(Si noti infine che, accanto a rottamazioni e stralci, la L. 197/2022 ha introdotto anche altre misure deflattive minori, come la regolarizzazione delle irregolarità formali – pagamento di €200 per sanare violazioni formali – e la conciliazione agevolata nei giudizi tributari. Tali strumenti, pur importanti, esulano dall’ambito dei “debiti” in senso stretto e non saranno approfonditi in questa sede.)

2. Gestione agevolata dei debiti contributivi (previdenziali)

Oltre ai debiti tributari verso l’Erario, molte imprese si trovano in arretrato con i contributi previdenziali e assistenziali dovuti agli enti come INPS e INAIL (contributi obbligatori per dipendenti, contributi IVS artigiani/commercianti, premi assicurativi contro gli infortuni, ecc.). L’accumulo di debiti contributivi è particolarmente problematico perché preclude il rilascio del DURC (Documento Unico di Regolarità Contributiva), necessario per partecipare ad appalti, accedere a finanziamenti pubblici e usufruire di molte agevolazioni. Pertanto il legislatore ha previsto specifiche facilitazioni:

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  • Rottamazione delle cartelle INPS/INAIL: le procedure di definizione agevolata descritte sopra (rottamazione-quater 2023) si applicano anche ai contributi previdenziali se ormai iscritti a ruolo presso Agenzia Entrate-Riscossione. Ciò significa che un debito contributivo già oggetto di cartella esattoriale poteva essere rottamato alle stesse condizioni (pagando solo il contributo dovuto, senza sanzioni civili né interessi di mora). Molte imprese hanno colto questa opportunità per rimettersi in regola con INPS, evitando l’irrogazione di ulteriori sanzioni e soprattutto ottenendo di nuovo il DURC una volta iniziato il pagamento rateale (infatti, la normativa prevede che il DURC venga considerato regolare anche se esistono debiti purché oggetto di rateizzazione in corso e rispettata). Questo punto è cruciale: un’azienda che abbia formalizzato l’adesione a una rottamazione o a una rateazione per i contributi è considerata regolare ai fini DURC, evitando così l’esclusione da gare o incentivi mentre sana gradualmente il debito.
  • Rateizzazioni ordinarie e straordinarie INPS: in assenza di definizioni agevolate (o per debiti previdenziali non ancora affidati a riscossione coattiva), esiste la possibilità di chiedere direttamente all’INPS una dilazione amministrativa dei contributi dovuti. La regola generale (art. 2, co. 11, L. 389/1989 e s.m.i.) prevedeva fino al 2024 un massimo di 24 rate mensili, estendibili a 36 mesi in casi eccezionali su autorizzazione ministeriale. Novità dal 2025: Il “DDL Lavoro” 2023, approvato a fine anno, ha introdotto una semplificazione epocale: da gennaio 2025 l’INPS (e l’INAIL) possono concedere piani di ammortamento fino a 60 rate mensili (5 anni) per il pagamento dilazionato dei debiti contributivi, senza più necessità di autorizzazione ministeriale caso per caso. I dettagli applicativi saranno definiti con decreto attuativo e deliberazioni dei Consigli di amministrazione degli enti, ma di fatto è stato rimosso il precedente vincolo che limitava a 2-3 anni la rateazione ordinaria. Ciò significa che un’impresa in difficoltà potrà spalmare il debito contributivo su un periodo più lungo, con rate più sostenibili, evitando così di incorrere in omessi versamenti per insufficienza di liquidità. Resta ferma la condizione che la dilazione riguardi debiti non ancora affidati agli agenti della riscossione (ovvero in fase amministrativa interna all’INPS). In parallelo, sono state riviste periodicamente anche le condizioni finanziarie: l’INPS ha aggiornato nel settembre 2024 il tasso di interesse per le dilazioni al 9,65% annuo (ridotto in base al tasso BCE). Pur non basso, tale tasso è comunque inferiore alle sanzioni civili ordinarie per omissione (che restano al 9,15% annuo). Per il DURC, come detto, la presenza di un piano di rate approvato consente di ottenere il documento di regolarità contributiva fin dalla prima rata pagata, a condizione di proseguire nei pagamenti. Questa innovazione normativa del 2025 è importante perché allinea il trattamento dei debiti contributivi a quello dei debiti fiscali in termini di flessibilità: se per le imposte esistevano già le rateazioni lunghe tramite Agenzia Riscossione (anche fino a 72-120 rate in certi casi, e comunque con soglie di automaticità fino a 120 mila euro), ora anche per i contributi l’ente previdenziale ha margine per trattare direttamente con l’azienda piani di rientro di medio termine.
  • Transazione dei debiti contributivi nelle procedure concorsuali: quando un’impresa versa in crisi conclamata e ricorre a una procedura di concordato preventivo o di accordo di ristrutturazione dei debiti, la legge consente di includere nel piano una proposta di pagamento parziale e/o dilazionato anche dei crediti contributivi (INPS, INAIL, casse previdenziali) analogamente a quanto avviene per i tributi erariali. Si parla di “transazione contributiva”, disciplinata in parallelo alla transazione fiscale (art. 63 D.Lgs. 14/2019 per gli accordi e art. 88 per il concordato, come richiamati dal Codice della crisi). I medesimi principi di convenienza economica valgono: l’INPS può accettare (o il tribunale omologare) una riduzione del debito contributivo solo se quanto offerto nel piano è almeno equivalente a quanto l’ente recupererebbe in caso di fallimento liquidatorio. Se il piano viene omologato con transazione fiscale e contributiva, i debiti previdenziali vengono cristallizzati nella misura ridotta e, una volta adempiuti, l’azienda viene liberata dal residuo. Anche qui la normativa è stata rafforzata dalla Legge 159/2020 che ha introdotto il cram-down: il tribunale può omologare l’accordo con INPS anche senza il consenso dell’ente, purché la soddisfazione proposta sia superiore a quella fallimentare. La Cassazione a Sezioni Unite (sent. 8504/2021) ha convalidato questa possibilità, chiarendo che il giudice può superare il diniego degli enti creditori pubblici in presenza di un piano vantaggioso per loro. Tale orientamento giurisprudenziale, unito alla norma, rende più agevoli le transazioni contributive, benché nella pratica l’INPS abbia spesso un approccio prudente nel valutare piani con stralcio. È interessante notare che i fondi regionali possono interagire con queste situazioni: ad esempio, regioni come il Lazio hanno promosso convenzioni per aiutare imprese in crisi a ottenere subito il DURC (condizione per proseguire l’attività) mentre negoziano piani di ristrutturazione del debito contributivo. Analizzeremo nel dettaglio il caso Lazio nella sezione regionale.

In sintesi, sul versante contributivo il 2025 segna un significativo ampliamento delle possibilità di rateazione e consolidamento di prassi di transazione del debito nel contesto delle crisi d’impresa. L’obiettivo è duplice: da un lato, mettere in sicurezza i lavoratori (evitando che l’insolvenza dell’azienda comporti la perdita di coperture contributive o pensionistiche per periodi non versati), dall’altro dare respiro all’impresa per diluire nel tempo il carico degli oneri sociali, compatibilmente con un piano di risanamento. Le Regioni, come vedremo, hanno spesso interesse a sostenere tali percorsi perché un’impresa con DURC regolare può accedere a ulteriori agevolazioni pubbliche, partecipare a commesse e continuare a dare occupazione sul territorio.

3. Strumenti per il riequilibrio dei debiti bancari e finanziari

Accanto ai debiti verso il fisco e gli enti previdenziali, un terzo fronte critico per le imprese è rappresentato dai debiti bancari, ossia esposizioni verso banche e altri finanziatori (mutui, finanziamenti, scoperti di conto, leasing). Questi debiti, se non adeguatamente rinegoziati o garantiti, possono portare le imprese al credit crunch o al default. A differenza dei debiti fiscali, per quelli bancari non esistono “rottamazioni” per legge – la loro riduzione avviene solo tramite accordi volontari con i creditori o procedure concorsuali. Tuttavia, esistono fondi di garanzia e misure agevolative che indirettamente aiutano le imprese a gestire e ridurre il peso dei debiti finanziari:

  • Fondo di Garanzia PMI (MCC): lo strumento cardine a livello nazionale per supportare l’accesso al credito è il Fondo centrale di garanzia per le PMI, gestito da Mediocredito Centrale. Negli anni della pandemia le sue regole sono state potenziate (garanzie pubbliche al 90-100% su prestiti) e poi gradualmente normalizzate. La Legge di Bilancio 2025 ha prorogato fino al 31 dicembre 2025 le regole di accesso agevolate introdotte dal DL 145/2023 (DL Fisco-Anticipi). In particolare, per tutto il 2025 restano confermate percentuali di copertura più elevate rispetto al regime ante-2020: ad esempio, l’80% di garanzia per finanziamenti di investimento, il 50% per finanziamenti di liquidità, esclusione delle imprese con rating peggiore (fascia 5). Inoltre, sono ammissibili al Fondo anche operazioni di microcredito fino a €40.000 (o €50.000 in alcuni casi) con procedure semplificate. Questo significa che una PMI che abbia bisogno di consolidare debiti bancari esistenti può chiedere un nuovo prestito bancario finalizzato alla ristrutturazione del debito, garantito dallo Stato all’80%. La banca, vedendo coperto gran parte del rischio, dovrebbe applicare tassi più bassi e concedere più facilmente la dilazione. Esempio: un’impresa con un mutuo in sofferenza di €200.000 potrebbe ottenere dalla banca un rifinanziamento su 10 anni, garantito dal Fondo all’80% (cioè per €160.000), e utilizzare il nuovo finanziamento per estinguere il precedente. In questo modo l’azienda evita azioni legali e ottiene condizioni sostenibili. La garanzia pubblica, di per sé, non riduce l’importo dovuto, ma previene l’aggravarsi del debito (ad es. scongiurando interessi moratori o revoche di fido) e consente di spuntare condizioni migliori. Molte Regioni, come vedremo, integrano il Fondo centrale con sezioni speciali o contro-garanzie locali per ampliare l’operatività verso le imprese del territorio.
  • Moratorie e accordi sui mutui: negli anni passati, in particolare durante la crisi pandemica, il Governo e l’ABI (Associazione Bancaria Italiana) hanno promosso moratorie generalizzate su mutui e leasing delle PMI, sospendendo le rate per periodi prolungati. Al 2025 tali misure straordinarie sono cessate; tuttavia, permangono iniziative volontarie di sistema. Ad esempio, è attivo un Accordo ABI (2023-2024) che consente alle PMI di richiedere alle banche aderenti la sospensione o l’allungamento dei finanziamenti in essere, in presenza di temporanee difficoltà (la cosiddetta moratoria “Imprese in Ripresa 2.0”). Molte regioni hanno sostenuto la diffusione di questi accordi tramite le associazioni imprenditoriali locali. In Campania, ad esempio, la moratoria sui prestiti bancari è stata salutata come un aiuto cruciale per le PMI travolte dalla crisi. Va detto che le moratorie sospendono o rinviano i pagamenti ma non cancellano quote di debito; servono però a dare ossigeno finanziario, evitando default in attesa di ripresa. Nel frattempo, l’impresa può utilizzare eventuali fondi pubblici (contributi in conto interessi, ecc.) per alleggerire il costo.
  • Contributi per abbattimento interessi: alcune misure pubbliche intervengono sul costo del denaro più che sul capitale. Un esempio attuale è l’iniziativa della Regione Siciliana (2024) che ha stanziato 45 milioni per compensare l’aumento dei tassi sui mutui delle PMI. In pratica, alle imprese siciliane è riconosciuto un contributo a fondo perduto fino all’80% degli interessi passivi pagati nel 2023 sui finanziamenti, con un tetto di €15.000 ad azienda. In meno di un mese (aprile 2025) l’IRFIS, la finanziaria regionale, ha già erogato i primi €30 milioni a circa 3.000 imprese, con un importo medio di €10.000 ciascuna. Questo contributo di fatto “cancella” buona parte della spesa per interessi che le imprese hanno sostenuto, liberando risorse che possono essere destinate a ridurre il capitale debito o ad altri oneri. Simili strumenti di bonus interessi erano stati adottati anche in passato (ad es. contributi in conto interessi sulla Nuova Sabatini o su crediti bancari), ma l’esempio siciliano 2025 è mirato specificamente a contrastare l’impennata dell’Euribor che ha fatto lievitare le rate dei mutui. Non riduce direttamente il debito bancario residuo, ma riduce il “debito occulto” rappresentato dagli interessi futuri dovuti alla banca, con un impatto migliorativo sul conto economico dell’impresa.
  • Procedure concorsuali per debiti finanziari: se l’esposizione bancaria è insostenibile, un’impresa può ricorrere alle procedure di crisi (accordo di ristrutturazione o concordato) per imporre un taglio del debito anche ai creditori finanziari. In tali procedure, le banche possono essere chiamate a votare su proposte di stralcio (rinuncia a una parte del credito) e/o attesa (pagamento dilazionato). La percentuale di abbattimento dipende dalle stime di realizzo in caso di liquidazione. Ad esempio, in un concordato preventivo un’impresa potrebbe proporre alle banche chirografarie il pagamento del 40% del dovuto in 5 anni. Se la maggioranza di tali creditori approva e il tribunale omologa, anche le banche dissenzienti sono vincolate e incasseranno solo il 40%, rinunciando al resto. Questo è uno strumento potente ma drastico, perché presuppone l’insolvenza conclamata e l’intervento del tribunale. La tendenza legislativa recente (Codice della crisi 2019, modifiche 2020-2022) è stata di incentivare piuttosto soluzioni stragiudiziali assistite (come la composizione negoziata), in cui l’imprenditore con l’aiuto di un esperto tratta coi creditori, spesso ottenendo moratorie o riscadenzamenti più che veri tagli di importo. Infatti, le banche sono generalmente restie a formalizzare rinunce a meno che l’alternativa (fallimento) sia peggiore. Ad ogni modo, le transazioni globali del debito bancario sono possibili e talvolta facilitate da fondi pubblici: ad esempio, esistono il Fondo per la salvaguardia dei livelli occupazionali gestito dal MIMIT che può intervenire con capitale pubblico per acquisire e risanare aziende strategiche in crisi (assumendone parte dei debiti finanziari). Tali interventi però riguardano casi speciali (grandi imprese in crisi). Per le PMI, più frequente è l’utilizzo di confidi regionali o finanziarie regionali che, anche grazie a capitalizzazioni pubbliche, negoziano con le banche la ristrutturazione del debito assistendo l’impresa.

In definitiva, mentre per i debiti fiscali e contributivi il legislatore ha introdotto meccanismi di condono parziale per legge, per i debiti bancari gli strumenti sono indiretti: garanzie, contributi e supporto alla ristrutturazione. La chiave è migliorare la posizione finanziaria dell’impresa (riducendo oneri e dando garanzie) affinché possa onorare il debito residuo o ridurlo tramite accordo. Le Regioni, come vedremo, giocano un ruolo importante anche qui: molte hanno istituito fondi rotativi per il credito (prestiti agevolati alle imprese in difficoltà), fondi di garanzia regionali e convenzioni con le banche locali per rifinanziamenti agevolati.

4. Procedure di crisi d’impresa e transazioni del debito (cenni giurisprudenziali)

Una trattazione completa richiede un accenno alle procedure di regolazione della crisi e insolvenza introdotte dal D.Lgs. 14/2019 (Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza, CCII) – in vigore a pieno regime dal 15 luglio 2022 – in quanto esse costituiscono il quadro giuridico entro cui vengono attuate molte transazioni su debiti fiscali, contributivi e bancari.

Come anticipato, strumenti quali la transazione fiscale e la transazione contributiva consentono di ridurre o diluire i debiti verso Erario e INPS all’interno di concordati preventivi e accordi di ristrutturazione. La legge richiede, per ammettere tale falcidia, la prova della convenienza della proposta rispetto alla liquidazione fallimentare. Questo principio, confermato anche dalla prassi (Circolari dell’Agenzia delle Entrate e dell’INPS in materia), è ormai consolidato: l’Erario può accettare meno del 100% solo se quel “meno” è comunque più di quanto prenderebbe in caso di liquidazione dell’azienda (determinata di solito dalla relazione di un perito indipendente: attestatore).

Dal punto di vista giurisprudenziale, merita menzione la sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione n.8504/2021, che ha risolto un contrasto interpretativo affermando la legittimità del cosiddetto cram-down fiscale: il tribunale può omologare il concordato con stralcio di IVA e ritenute anche senza il voto favorevole del Fisco, se la proposta soddisfa il criterio di convenienza. Tale pronuncia ha di fatto sbloccato numerose situazioni in cui l’Agenzia delle Entrate aveva negato l’assenso a piani pure vantaggiosi, chiarendo che prevale l’analisi economica (convenienza) sulla discrezionalità dell’ente. Un’altra pronuncia rilevante è Cassazione n.33303/2023, la quale ha chiarito che una volta omologata la transazione fiscale nell’ambito di un accordo ex art.182-bis (ora art.63 CCII), il debito tributario si considera definito e i giudizi tributari pendenti su di esso si estinguono per cessata materia del contendere. In sostanza, l’accordo omologato sostituisce i ruoli e gli avvisi originari, e se poi l’impresa non paga le somme concordate, la conseguenza non è la ripresa del vecchio processo tributario ma la risoluzione del concordato e la risorgenza del credito originario (comunque destinato a procedure concorsuali). Questo per dire che la parola finale su un debito aziendale può arrivare in sede di procedura concorsuale: o l’azienda rispetta il piano concordatario (pagando la parte dovuta e avendo lo stralcio sul resto), oppure se fallisce il debito torna esigibile integralmente ma a quel punto sarà insinuato nella procedura liquidatoria con le regole concorsuali.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Per quanto riguarda i debiti finanziari, la giurisprudenza si è occupata spesso delle garanzie annesse. Ad esempio, la Cassazione ha stabilito che la riduzione del debito in concordato si estende ai fideiussori solo in certi casi: di regola, se una banca ottiene 40% sul credito garantito, il fideiussore rimane obbligato per il restante 60% (salvo diversa previsione di legge o accordi). Tuttavia, una norma recente (introdotta nel 2021) prevede che nel concordato con continuità aziendale omologato, i fideiussori siano liberati nei limiti in cui il creditore soddisfa il proprio credito (effetto esdebitatorio parziale esteso). Questo è un dettaglio specialistico ma utile da sapere per comprendere che la composizione negoziale del debito può coinvolgere anche garanti e terzi.

Infine, occorre menzionare uno strumento innovativo del nuovo Codice: la esdebitazione del debitore incapiente (art. 283 CCII), evoluzione della legge sul sovraindebitamento (L.3/2012). È una procedura che consente all’imprenditore individuale fallito (o a qualsiasi debitore persona fisica non assoggettabile a fallimento, come piccoli imprenditori) di ottenere la cancellazione di tutti i debiti residui a fine liquidazione giudiziale, anche senza alcun pagamento, purché si dimostri la propria meritevolezza e incapienza. Questa sorta di fresh start è un rimedio estremo, utilizzabile quando l’impresa è già cessata o insolvente, ma vale la pena ricordarlo: ad esempio, un piccolo imprenditore artigiano con debiti fiscali e bancari insostenibili, che chiude l’attività e non ha nulla da offrire ai creditori, può attraverso l’OCC (Organismo di Composizione delle Crisi) chiedere l’esdebitazione di tutti i debiti restanti. Ciò non recupera l’azienda, ma libera l’imprenditore persona fisica dai debiti per poter ripartire senza zavorre. Diversi casi di microimprese hanno seguito questa strada negli ultimi anni, specie con l’entrata in vigore del CCII che l’ha resa più accessibile.

Conclusione del Quadro Normativo: in base a quanto esposto, un’impresa italiana indebitata nel 2025 ha a disposizione un vero “arsenale” di strumenti giuridici per affrontare i debiti: dai condoni fiscali (rottamazioni, stralci) alle rateazioni lunghe, dalle garanzie pubbliche sui nuovi finanziamenti ai contributi in conto interessi, fino alle transazioni giudiziali nei concordati e persino all’esdebitazione totale in casi estremi. Naturalmente, ogni strumento ha condizioni e ambiti specifici di applicazione, e spesso è possibile combinare più misure (ad esempio, aderire alla rottamazione per le cartelle e contestualmente ottenere un finanziamento garantito per pagarla). Proprio in quest’ottica di combinazione virtuosa intervengono i Fondi Regionali: questi ultimi fungono da “facilitatori” locali, colmando gap operativi e finanziari, e adattando le soluzioni generali alle particolari esigenze del tessuto produttivo regionale. Procediamo dunque ad esaminare nel dettaglio i principali fondi e misure regionali attivi nel 2025 per la gestione dei debiti aziendali, Regione per Regione.

Fondi Regionali 2025 per Imprese con Debiti: Analisi per Regione

Ogni Regione italiana gode di una certa autonomia legislativa e finanziaria che le consente di attuare interventi su misura per sostenere le imprese del territorio. Nel 2025, numerose Regioni hanno attivi fondi speciali o bandi destinati espressamente ad aiutare le imprese gravate da debiti fiscali, contributivi o bancari. Tali interventi regionali si possono suddividere in alcune categorie tipiche:

  • Contributi a fondo perduto destinati a ridurre specifiche voci di debito (es. contributi per pagare interessi su mutui, o per abbattere sanzioni e oneri).
  • Finanziamenti agevolati (fondi di rotazione) erogati direttamente dalla Regione o tramite finanziarie regionali, spesso finalizzati a ripianare debiti pregressi o a fornire liquidità per piani di ristrutturazione.
  • Garanzie regionali o convenzioni con garanti (es. confidi) per facilitare l’accesso al credito bancario delle imprese indebitate (ad es. per permettere loro di ottenere un prestito bancario con cui pagare i debiti fiscali rottamati).
  • Accordi istituzionali (es. protocolli tra Regione, Agenzia Entrate, INPS o banche) per gestire particolari situazioni: un caso emblematico è il Fondo di garanzia “Durc” del Lazio, nato per aiutare le imprese creditrici verso la PA ma con debiti contributivi a ottenere comunque il Durc grazie a un impegno regionale.
  • Sostegno indiretto tramite incentivi: alcune regioni, pur non avendo fondi esplicitamente intitolati ai “debiti”, erogano contributi per investimenti o per spese (es. costo del lavoro) che liberano risorse utili all’impresa da destinare al rientro dai debiti.

Di seguito esamineremo cinque tra le regioni più popolose – Lombardia, Lazio, Sicilia, Campania, Veneto – illustrando le iniziative più significative che ciascuna offre nel 2025 alle imprese in situazione debitoria. Ciascuna sottosezione fornirà un quadro normativo (leggi regionali, delibere, bandi), descriverà l’operatività del fondo o strumento, e presenterà un caso di studio simulato per esemplificare l’impatto concreto.

Nota: Le misure descritte non esauriscono tutte le possibili iniziative locali (ogni Regione ha numerosi bandi attivi, spesso settoriali o con fondi UE). Ci concentriamo su quelle di interesse generale per imprese indebitate. Inoltre, alcune misure sono finanziate con fondi europei (FESR, FSE) ma gestite a livello regionale: le includiamo poiché rilevanti in ottica di riduzione debiti, pur tenendo a mente che derivano da programmazione UE (es. fondo di rotazione finanziato dal POR FESR).

Lombardia

Quadro: La Lombardia, prima regione industriale d’Italia, ha adottato vari strumenti a sostegno di imprese in difficoltà finanziaria. Non esiste un singolo “fondo salva debiti” onnicomprensivo, ma un insieme di misure coordinate nell’ambito del programma Impresa Lombardia. Già con la Legge Regionale n.11/2014 (“Impresa Lombardia: per la libertà d’impresa, il lavoro e la competitività”) la Regione si è data l’obiettivo di favorire l’accesso al credito e la continuità aziendale. Nel periodo 2023-2024, con l’utilizzo delle risorse del PR FESR Lombardia 2021-2027, sono stati attivati bandi di microcredito e garanzia destinati anche alle PMI che stanno affrontando percorsi di risanamento.

  • Misura “Microcredito” (Lombardia)Attiva dal dicembre 2024. Si tratta di un fondo di rotazione cofinanziato con FESR, gestito tramite Finlombarda e operatori di microcredito, che eroga finanziamenti a tasso zero di piccolo importo (fino a €50.000) alle micro e piccole imprese in determinati casi. La peculiarità è che tra i beneficiari target non vi sono solo le startup (imprese di nuova costituzione), ma anche le imprese esistenti che stanno attuando un piano di ristrutturazione dei debiti. Infatti, l’Avviso pubblico (D.d.s. 19519 del 12/12/2024) esplicitamente ammette domande da parte di imprese che abbiano in corso procedure di risanamento come accordi di ristrutturazione, piani attestati, convenzioni di moratoria o concordati preventivi in continuità. In tali casi, l’impresa deve presentare la relativa documentazione (proposta di accordo, attestazione di fattibilità, adesione dei creditori, ecc.) per dimostrare che il finanziamento richiesto si inserisce nel percorso di risanamento. Esempio: un’impresa manifatturiera di Milano con 10 dipendenti, in crisi di liquidità e ammessa alla composizione negoziata con un esperto, può richiedere €40.000 a tasso zero dal Microcredito regionale per pagare fornitori e alcune rate di imposte nel frattempo, in attesa di formalizzare l’accordo di ristrutturazione con le banche. Questo le consente di evitare nuove insolvenze durante la trattativa e portare a termine con successo il piano. I dettagli operativi del bando Microcredito prevedono che il finanziamento sia co-finanziato al 40% con risorse regionali a tasso zero e al 60% da un cofinanziatore (banca o confidi) a tasso convenzionato, in modo da coprire il 100% delle spese ammissibili. La durata massima è 7 anni di cui 2 di preammortamento. L’importo finanziabile va da €5.000 a €50.000. Requisiti: micro o piccole imprese con sede in Lombardia, anche non ancora costituite (start-up) oppure costituite da massimo 5 anni. Se l’impresa è esistente, deve avere almeno un bilancio o una dichiarazione fiscale presentata. Come detto, possono partecipare imprese in fase di avvio o in fase di rilancio post-crisi. Scadenze: lo sportello 2024 ha aperto il 15 gennaio 2025 e opererà a sportello fino a esaurimento fondi (circa 5 milioni di euro disponibili). Cumulabilità: il microcredito è cumulabile con altre agevolazioni purché non copra le stesse spese; ad esempio, può sommarsi ad un contributo fondo perduto ottenuto per investimenti, utilizzando il microcredito per la parte non coperta dal contributo.
  • Garanzie Confidi e Sezioni regionali del Fondo Centrale: Lombardia storicamente sostiene una rete di Confidi (consorzi di garanzia fidi) riconosciuti. Tramite convenzioni quadro (es. DGR XI/7345/2022) la Regione ha stanziato risorse perché i Confidi possano concedere garanzie agevolate alle PMI lombarde. Nel 2023 una quota del Programma FESR è stata destinata proprio a rafforzare i Confidi (circa €60 milioni). Questo è rilevante per le imprese indebitate: un Confidi può garantire un nuovo prestito bancario di consolidamento fino all’80% dell’importo, mettendo la banca in condizione di erogare anche a imprese con rating deteriorato. La Regione rimborsa ai Confidi parte delle perdite eventuali, fungendo da riassicuratore pubblico. Inoltre, la Lombardia partecipa con proprie risorse a sezioni speciali del Fondo di Garanzia PMI statale, riservate a imprese del territorio. Ciò aumenta il plafond disponibile e velocizza le pratiche. Esempio pratico: un’impresa commerciale con sede a Bergamo ha €100.000 di debiti tra Equitalia e fornitori scaduti; la banca, vedendo i bilanci deboli, esiterebbe a darle un prestito di liquidità. L’impresa si rivolge a un Confidi convenzionato con Regione Lombardia: il Confidi, grazie al fondo regionale, garantisce l’80% di un prestito da €80.000. La banca a quel punto eroga i €80.000 con un tasso ragionevole (la garanzia riduce il rischio), l’impresa usa quei soldi per aderire alla rottamazione delle cartelle e pagare i fornitori. Risultato: in 5 anni l’impresa rimborsa il prestito (coperto per 64k da garanzia confidi) e intanto ha resettato i debiti urgenti salvando la reputazione. Il costo per la Regione è eventuale (solo se l’impresa non paga il prestito, la garanzia viene escussa), ma nel frattempo ha evitato un fallimento e preservato occupazione.
  • Altre iniziative lombarde: Oltre a microcredito e garanzie, Lombardia ha vari bandi settoriali che, indirettamente, aiutano le imprese indebitate migliorandone la solidità finanziaria. Ad esempio, nel 2025 prosegue il bando Nuova Impresa (incentivi a fondo perduto fino a €10.000 per nuove attività), e bandi per l’accesso ai mercati dei capitali (es. Fondo per la quotazione delle PMI, contributo fino a €600.000). Questi non nascono per pagare debiti, ma danno liquidità aggiuntiva o riducono necessità di debito. Anche misure come la Nuova Sabatini regionale (contributo interessi macchinari) alleviano oneri finanziari. Infine, va menzionata la collaborazione con gli Organismi di Composizione della Crisi (OCC) presenti nelle Camere di Commercio lombarde, che aiutano piccoli imprenditori sovraindebitati ad accedere alle procedure ex L.3/2012 (oggi CCII) – un supporto tecnico che la Regione promuove per diffondere soluzioni come i piani del consumatore o la liquidazione del patrimonio in sovraindebitamento.

Caso pratico – Lombardia: “Azienda Alfa Srl”, piccola società metalmeccanica in provincia di Brescia, 12 dipendenti. Nel 2023 ha accumulato debiti con l’Agenzia Entrate (€150.000 in cartelle IVA e ritenute) e debiti bancari (€80.000 di scoperto e leasing in arretrato), a causa del rincaro materie prime e calo temporaneo ordini. Rischia il blocco del DURC per contributi non versati negli ultimi 2 mesi (€20.000). Cosa può fare Alfa Srl grazie alle misure nazionali e regionali nel 2025?

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  • Innanzitutto aderisce alla rottamazione-quater per i €150.000 di cartelle: supponiamo che di quei €150.000, €100.000 siano imposte e €50.000 tra sanzioni e interessi. Con la definizione agevolata pagherà circa €100.000 (esclusi €50.000 di penalità condonati) in 18 rate fino al 2027. Prima rata (10%) €10.000 a ottobre 2023 già versata, seconda €10.000 a novembre 2023, restano €80.000 in 16 rate trimestrali da €5.000 circa ciascuna fino al 2027.
  • Per reperire liquidità, Alfa Srl presenta domanda al bando Microcredito Lombardia chiedendo €50.000 a tasso zero. Allegando un piano di risanamento sottoscritto dall’esperto nella composizione negoziata, ottiene l’approvazione. Finlombarda insieme a un confidi erogano il prestito di €50.000, rimborsabile in 6 anni con 1 anno di preammortamento. La rata annua sarà c.ca €10.000.
  • Con quei €50.000, Alfa Srl salda i debiti contributivi arretrati (€20.000) tornando in regola col DURC immediatamente. Inoltre, versa alcune rate della rottamazione fiscale (anticipando i pagamenti) così da ridurre il peso degli interessi futuri e liberare garanzie.
  • Per il debito bancario, Alfa sfrutta la garanzia del Confidi Lombardo: negozia con la banca la chiusura dello scoperto €80.000 trasformandolo in un prestito a medio termine garantito al 80%. La banca aderisce (grazie anche alla presentazione del microcredito ottenuto e del piano di rilancio con ordini in ripresa). Il nuovo prestito da €80.000 su 5 anni ha tasso del 4% (agevolato dalla garanzia confidi). Alfa utilizza parte del prestito per pagare fornitori strategici e la restante per le prime rate della definizione fiscale.
  • Nel frattempo, grazie al rilascio del DURC, Alfa Srl partecipa a un bando regionale per il Voucher Digitalizzazione (ottenendo €7.000 per acquistare un nuovo macchinario 4.0). Questo investimento aumenta l’efficienza e il fatturato, migliorando la capacità di generare cassa per pagare le rate dei debiti ristrutturati.

Esito: nel 2025 Alfa Srl ha ricomposto il mosaico del debito: nessun creditore sta agendo legalmente (tutti hanno accettato piani o ricevuto pagamenti), l’azienda è di nuovo “bankable” e con DURC regolare può lavorare. Il debito totale iniziale (~€250k) è stato ridotto di circa €50k (condono sanzioni) e per il resto diluito su più anni con costi finanziari sostenibili. Ciò è stato possibile combinando misure nazionali (rottamazione) con il Fondo regionale Microcredito e le garanzie confidi supportate dalla Regione Lombardia.

Di seguito una tabella di sintesi degli strumenti regionali lombardi citati:

Tabella: Principali Strumenti Regione Lombardia per imprese indebitate

Strumento (Lombardia) Beneficiari/Requisiti Vantaggio offerto Modalità e scadenze Riferimenti
Bando Microcredito PMI Micro e piccole imprese lombarde, incl. start-up e imprese in piani di risanamento. Finanziamento agevolato (tasso 0) fino a €50.000 per spese di rilancio e liquidità. Domande a sportello dal 15/1/2025 fino esaurimento. Durata prestito max 7 anni (2 preamm.). D.d.s. 19519/2024 (Avviso Microcredito); DGR XII/737/2023 e DGR XII/3425/2024.
Garanzie Confidi & Sezione PMI PMI lombarde con difficoltà di accesso al credito. Garanzia fino all’80% su nuovi finanziamenti per ristrutturazione debiti o liquidità. Richiesta tramite Confidi convenzionati (elenco regionale) – operatività continuo. Cumulo con Fondo Centrale possibile. L.R. 11/2014 art. 2; DGR XI/7345/2022 (Convenzioni Confidi).
Contributi investimenti e rilancio (es. Nuova Impresa, Voucher digitalizzazione, Fondo quotazione) PMI in programmi di sviluppo o innovazione. Contributi a fondo perduto 30-50% spese, liberando risorse di cassa. Vari bandi nel 2024-25 (Nuova Impresa aperto Jan 2025; Voucher digitalizzazione chiuso 2024). Bando Nuova Impresa 2025; Voucher Digitalizzazione (BURL 2024).

Lombardia dunque opera su più fronti: credito (microfinanza e garanzie) e contributi. Questa impostazione “mista” è comune ad altre regioni, come vedremo.

Lazio

Quadro: Il Lazio ha sofferto negli scorsi anni di un elevato indebitamento delle imprese, soprattutto PMI dell’indotto pubblico e dell’edilizia. La Regione Lazio è intervenuta con misure innovative, alcune pionieristiche a livello nazionale, per garantire la regolarità contributiva delle aziende e facilitare l’accesso al credito. Già nel 2011 fece notizia la creazione di un Fondo di Garanzia “Durc” voluto dall’allora Presidente Polverini, in convenzione con INPS: un esperimento pilota che consentiva alle imprese laziali creditrici verso la PA ma in ritardo con i contributi di ottenere ugualmente il DURC grazie a un intervento regionale di garanzia sui debiti previdenziali. Nel 2023-2024 il Lazio ha rafforzato gli strumenti a supporto finanziario, attraverso la finanziaria regionale Lazio Innova e fondi POR.

  • Fondo Garanzia DURC (Lazio)riattivato e adeguato nel 2023-2024. Questo strumento merita una spiegazione: la mancanza del DURC (Documento di regolarità contributiva) preclude alle imprese l’incasso di pagamenti dalla Pubblica Amministrazione e la partecipazione ad appalti. In una situazione tipica, un’impresa vanta crediti verso la Regione o i Comuni (per lavori svolti) ma non riceve i pagamenti, di conseguenza non riesce a pagare i contributi INPS e perde il DURC; senza DURC non può essere pagata neanche per altri lavori pubblici, innescando un circolo vizioso fino al fallimento. Per spezzare questo circolo, la Regione Lazio già nel 2011 istituì (prima in Italia) un fondo a garanzia del versamento dei contributi: in pratica, la Regione si sostituisce temporaneamente all’impresa nel garantire ad INPS il debito contributivo, così che l’INPS rilasci comunque il DURC e l’impresa possa incassare i crediti e ripagare i contributi dilazionati. Tecnicamente, si tratta di una convenzione Regione-INPS: la più recente convenzione è stata aggiornata nel 2024 (Det. G08493 del 25/6/2024). Funzionamento: le imprese con debiti contributivi presentano istanza di rateazione amministrativa all’INPS (sino a 24 mesi o ora 60 mesi) e contestualmente accedono al Fondo regionale che fa da garante del pagamento delle rate. L’INPS rilascia il Durc immediatamente, e la Regione si impegna a intervenire qualora l’impresa non onori le rate concordate. In alcuni casi, la convenzione prevede anche la possibilità di un finanziamento bancario ponte: l’impresa può rivolgersi a una banca convenzionata per ottenere un prestito finalizzato a saldare i contributi, con garanzia regionale. Questo modello, sperimentato inizialmente su un campione di aziende laziali, è stato efficace nel prevenire fallimenti di aziende sane ma illiquide. Esempio: impresa edile “Beta Srl” di Roma, credito di €200.000 verso un ente locale per lavori, ma debito INPS di €50.000 che le blocca il Durc. Grazie al Fondo Durc Lazio, Beta ottiene subito Durc regolare e il Comune le paga il SAL di €200.000; con quei fondi l’impresa versa immediatamente €20.000 di contributi e rateizza i restanti €30.000 in 18 mesi, garantiti dalla Regione. L’ente previdenziale è tranquillo per la garanzia e non attiva riscossione coattiva; l’impresa prosegue l’attività e paga le rate con la liquidità incassata. Da notare che normative nazionali introdotte successivamente hanno permesso la compensazione diretta tra crediti verso la PA certificati e debiti fiscali/contributivi (art. 28-quater DPR 602/73), ma la procedura è complessa e non sempre immediata. Il Fondo Durc agisce invece ex ante dando tempo all’impresa.
  • Fondo Rotativo Piccolo Credito (Lazio)operativo 2023-2025. Gestito da Lazio Innova, offre finanziamenti a tasso zero alle PMI laziali fino a €50.000, durata 5 anni, senza garanzie reali, erogati in tempi rapidi. È rivolto in particolare a imprese che hanno difficoltà ad accedere al credito bancario tradizionale. Anche se non specifico per pagare debiti, molte imprese lo hanno usato per ottenere liquidità con cui regolarizzare esposizioni urgenti (pagare alcune cartelle o saldare fornitori critici). Nel 2024 si è aperta la “seconda finestra” del bando Nuovo Fondo Piccolo Credito con una riserva di €9 milioni. Requisiti: PMI e professionisti con sede nel Lazio, con almeno due bilanci depositati o dichiarazioni fiscali. Non devono essere imprese in palese difficoltà (no procedure concorsuali in corso). Vantaggio: prestito diretto regionale a 0%, che può cofinanziare fino al 100% di un progetto di spesa o esigenze di circolante. Cumulabilità: questo prestito può sommarsi a garanzie confidi o ad altre agevolazioni. Molte aziende, ad esempio, hanno usato il Fondo Piccolo Credito per coprire la quota non coperta da altre sovvenzioni. Esempio: impresa commerciale con debiti Equitalia di €30.000 fa domanda rottamazione (pagherà €20.000). Se l’azienda è in temporanea carenza di liquidità e la banca non concede fidi perché vede i ruoli pendenti, l’impresa può ottenere €30.000 dal Fondo Rotativo Lazio e con quelli pagare in un colpo il dovuto all’ADER, uscendo dalla morosità e magari beneficiando dello sconto interessi. In 5 anni restituirà i €30.000 a tasso zero, che equivalgono a rate da €500/mese circa senza costi aggiuntivi. Questo strumento, quindi, trasforma un debito fiscale oneroso e immediatamente esigibile in un debito verso la Regione privo di interessi e dilazionato, migliorando la sostenibilità finanziaria.
  • Contributi anti-usura e insolvenza: Il Lazio ha attivo un Fondo per la prevenzione dell’usura (gestito da Fondazione Lazio per il microcredito e l’usura) che concede garanzie su piccoli prestiti a soggetti a rischio usura, incluse microimprese. Ad esempio, nel 2023 uno stanziamento di €600.000 è stato destinato a sostenere vittime di usura nel reinserimento economico. Questo è un settore di nicchia, ma rileva perché alcune piccole ditte sommerse dai debiti potrebbero cadere nell’usura: l’intervento regionale facilita l’accesso a prestiti legali garantiti, evitando di aggravare situazioni debitorie con prestiti illegali. Inoltre, la regione finanzia sportelli e OCC per il sovraindebitamento: ad esempio la Camera di Commercio di Frosinone-Latina segnala la collaborazione con la Regione per assistere famiglie e imprese in procedure ex L.3/2012.
  • Aiuti a settori in crisi: Nella logica di mitigare debiti e costi, Lazio negli ultimi anni ha lanciato bandi per settori specifici colpiti dalla crisi Covid o dalla transizione industriale. Ad esempio, contributi a fondo perduto per PMI dell’automotive (2% sui finanziamenti ottenuti, riserva €2 mln), bonus affitti per imprese turistiche, ecc. Questi aiuti liberano risorse o alleggeriscono passività (es. un contributo 2% su un finanziamento di €100k copre €2k di interessi). Anche se non etichettati come “fondo debiti”, l’effetto è di ridurre l’onere finanziario complessivo.

Caso pratico – Lazio: “Gamma S.p.A.”, media impresa appaltatrice nel settore pulizie, con contratti pubblici. Gamma ha crediti per €500.000 verso enti pubblici del Lazio (pagamenti in attesa) ma anche debiti contributivi per €150.000 verso INPS (accumulati durante la pandemia) e debiti bancari a breve di €100.000. Senza Durc, Gamma non incassa né ottiene nuovi appalti. Rischia un collasso di liquidità.

  • Gamma accede al Fondo Garanzia DURC: presenta domanda a INPS per rateizzare i €150.000 in 36 rate (grazie alla nuova normativa 2025 può spingersi fino a 60 mesi). La Regione Lazio, tramite convenzione, garantisce tale dilazione. INPS rilascia subito un Durc provvisorio valido. Ciò permette a Gamma di ottenere lo sblocco di alcuni pagamenti: incassa ad esempio €300.000 da un ente pubblico su vecchie fatture.
  • Con i €300.000 incassati, Gamma S.p.A. può già pagare alcune delle rate INPS iniziali e soprattutto ridurre l’esposizione con la banca. Decide di destinare €100.000 a estinzione parziale del debito bancario, negoziando con la banca di consolidare il resto (€50.000) in un prestito a medio termine. La banca accetta anche in virtù del fatto che l’impresa ora appare in bonis (ha Durc e crediti incassati) e può offrire come garanzia i pagamenti futuri degli enti (notificando cessione di credito).
  • Per rafforzarsi, Gamma partecipa inoltre al bando regionale “Fondo Piccolo Credito” e ottiene un finanziamento a tasso zero di €50.000, che utilizza come capitale circolante per pagare fornitori e le imposte correnti, evitando nuovi debiti.
  • La combinazione di incasso crediti PA e strumenti regionali permette a Gamma di riportarsi in regola: mantiene il DURC, continua ad operare negli appalti (generando nuovi ricavi) e rimborsa gradualmente sia i contributi pregressi (in 36-60 rate garantite) sia i prestiti ottenuti (regionale e bancario) con la cassa generata dall’attività.
  • In parallelo, essendo Gamma attiva nel settore servizi, beneficia anche di un credito d’imposta nazionale (es. bonus sanificazione locali) ottenuto nel 2024 per €10.000, che utilizza in compensazione riducendo i versamenti tributari 2025. Non è un intervento regionale, ma mostra come cumulare vari aiuti.

Risultato: Gamma S.p.A. evita il tracollo: in 12-18 mesi rientra dall’emergenza finanziaria. La Regione Lazio non ha dovuto esborsare soldi direttamente (salvo prestito 50k poi da restituire), ma con il Fondo Durc ha protetto l’INPS (che incassa le rate) e salvato decine di posti di lavoro. L’impresa, alleggerita dagli interessi e dalle penali grazie ai piani concordati, torna competitiva.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Tabella: Principali Strumenti Regione Lazio per imprese indebitate

Strumento (Lazio) Beneficiari/Requisiti Vantaggio offerto Modalità Riferimenti
Fondo Garanzia DURC Imprese laziali con debiti contributivi INPS/INAIL e crediti verso PA (o in crisi di liquidità). Garanzia regionale sulle rate INPS accordate, con rilascio immediato di DURC.Opzionale: finanziamento bancario garantito per versare i contributi. Convenzione Regione-INPS (2024 proroga) – domanda tramite INPS (rateazione) e modulo regionale. Durata garanzia: fino a fine piano rate. Convenzione 14/6/2011 (Polverini-INPS);Det. G08493/2024 (adeguamento convenzione).
Fondo Rotativo Piccolo Credito PMI e professionisti con sede nel Lazio, asset finanziari in tensione ma potenzialmente solvibili. Finanziamento regionale diretto 0% fino €50.000 per liquidità o investimenti, senza garanzie reali. Gestito da Lazio Innova – domanda online sulle piattaforme regionali (es. “Fare Lazio”). Finestra 2024 aperta fino esaurimento (2a edizione). Rimborso in 60 mesi. Bando “Fondo piccolo credito” Lazio (Det. n. 284/2023).Comunicato Regione 2024 (seconda finestra).
Contributo Settoriale (Automotive) PMI laziali filiera automotive in crisi per transizione. Contributo a fondo perduto pari al 2% dell’importo di nuovi finanziamenti ottenuti (fino esaurimento plafond). Domanda tramite Lazio Innova con prova del finanziamento bancario erogato. Pagamento contributo post-erogazione prestito. Avviso pubblico Automotive 2023 (POR FESR Lazio).
Fondo prevenzione usura Microimprese o persone a rischio usura nel Lazio. Garanzie su piccoli prestiti (fino ~€20.000) concessi da banche convenzionate; consulenza finanziaria. Gestito da Fondazione regionale antiusura. Domanda attraverso sportelli antiusura. L.R. 13/2019 art. 4; Avviso 2023 usura.

L’esperienza del Lazio evidenzia l’importanza di interventi istituzionali (convenzioni) accanto ai fondi monetari. La tutela del DURC e il sostegno alla liquidità immediata sono risultati fondamentali per tamponare le crisi aziendali sul nascere.

Sicilia

Quadro: La Sicilia, per via dell’autonomia speciale, gestisce in proprio molte leve finanziarie e tributarie. Il contesto isolano è caratterizzato da cronici ritardi di pagamento della PA e un tessuto imprenditoriale con problemi di liquidità. Negli ultimi anni la Regione Siciliana ha attivato il cosiddetto “Fondo Sicilia” (L.R. 9/2020, ex art. 2 L.R. 1/2019) destinato a interventi straordinari di sostegno finanziario alle imprese. Tramite la finanziaria regionale IRFIS-FinSicilia S.p.A., la Sicilia sta gestendo vari strumenti rilevanti per le imprese indebitate:

  • Misura Straordinaria di Liquidità (Fondo Sicilia): Lanciata inizialmente nel 2020 per fronteggiare la crisi Covid, prevedeva l’erogazione di finanziamenti bancari fino €100.000 con contributo regionale in conto capitale del 5-8% (quindi un fondo perduto a fronte del prestito). In sostanza, l’impresa otteneva un prestito dalle banche convenzionate e la Regione le riconosceva un contributo a fondo perduto pari al 5% dell’importo (massimo €5.000, elevato all’8% se preammortamento ≥12 mesi, max €8.000). Questa misura, molto apprezzata (circa 4.850 domande nel 2020-21), era finalizzata a facilitare l’accesso al credito: il contributo regionale abbassava il costo effettivo e fungeva da incentivo alle banche. La misura ha operato fino al 31/3/2021 (esaurimento risorse). Nonostante sia attualmente sospesa, la Regione sta valutando di riattivarla nel 2025 se perdura la stretta creditizia. Il meccanismo resta istruttivo: una combinazione di prestito + piccolo contributo può salvare molte microimprese.
  • Contributi per abbattimento interessi 2023 (Misura tassi): Questa è la misura già citata in precedenza, deliberata dal governo regionale Schifani nel 2024 per contrastare il caro interessi. Valore complessivo €45 milioni, gestita da IRFIS, rivolta alle PMI siciliane con mutui in corso. Beneficio: copertura fino all’80% degli interessi maturati nel 2023 e pagati entro 30/9/2024, fino a €15.000 per impresa. Le domande raccolte entro marzo 2025 sono state 4.850, di cui circa 3.000 già liquidate a fine aprile 2025. Il contributo medio di €10.000 ha di fatto rimborsato gran parte degli interessi pagati dalle imprese. Ciò equivale, per bilancio aziendale, a trasformare quegli interessi in liquidità disponibile. Requisiti: imprese di qualunque settore con sede in Sicilia, in regola col DURC e senza sanzioni interdittive, che abbiano contratto finanziamenti bancari (mutui, leasing, ecc.) e corrisposto le rate del 2023. Dovevano presentare attestazione degli interessi pagati. Cumulo: l’incentivo non è cumulabile con altri contributi sugli stessi interessi, ma è compatibile con altre misure (es: se l’impresa aveva un mutuo agevolato con fondo centralizzato, poteva comunque chiedere il rimborso interessi regionale). Un aspetto interessante è che circa 900 domande tra quelle presentate sono rimaste in sospeso per DURC non regolare e altre 700 per verifiche di debiti tributari/cartelle. La Regione ha subordinato la liquidazione del contributo alla regolarità fiscale e contributiva: paradossalmente, proprio imprese con piccoli debiti potrebbero rischiare di perdere il contributo. È plausibile che molti di questi casi si risolveranno mediante la regolarizzazione delle pendenze (magari utilizzando parte del contributo stesso). Ciò evidenzia come fisco e aiuti regionali interagiscono: una ditta con debito Equitalia non definito rischia di vedersi congelato l’aiuto finché non sistema la propria posizione (ad es. aderendo a una rateazione).
  • Rottamazione e Definizione cartelle regionali: Va ricordato che in Sicilia l’agente della riscossione era Riscossione Sicilia SpA (poi incorporato in ADER nazionale nel 2021). La Regione ha competenza su alcune entrate come l’IRAP e l’addizionale IRPEF. Nel recepire la rottamazione-quater, la Sicilia (Assessore Economia) ha emanato direttive per applicarla anche ai tributi regionali armonizzandole con quelle statali. Questo significa che un’impresa siciliana con debiti IRAP 2018, ad esempio, li ha potuti definire con la stessa aliquota di sconto prevista dalla legge statale, evitando disparità. Inoltre, la Regione ha facoltà di deliberare stralci sui propri crediti: nel 2023 ha aderito all’annullamento automatico dei mini-debiti fino €1.000 anche per le quote di propria spettanza (questo è avvenuto in quasi tutte le Regioni a statuto ordinario previa delibera; in Sicilia lo si è recepito con norma regionale data l’autonomia).
  • Interventi tramite IRFIS per imprese in crisi: IRFIS, partecipata al 100% dalla Regione, oltre a gestire bandi pubblici, può intervenire caso per caso in operazioni di salvataggio. Ad esempio, può concedere mutui agevolati ad hoc ad aziende strategiche in difficoltà, previa delibera della Giunta regionale. Questa flessibilità permette di affrontare situazioni particolari (come grandi imprese a rischio default) con soluzioni di finanziamento ponte per pagare debiti urgenti (stipendi arretrati, fornitori critici) in attesa di piani di rilancio. Non sono strumenti generalizzati, ma vanno menzionati perché nel 2024-25 IRFIS è intervenuta in tavoli di crisi per alcune aziende industriali siciliane fornendo liquidità temporanea garantita dalla Regione.

Caso pratico – Sicilia: “Delta SNC”, piccola azienda familiare del settore turistico (B&B e ristorante) alle isole Eolie. Nel 2022-2023 Delta ha contratto un mutuo bancario da €200.000 per ristrutturare la struttura ricettiva. A causa dell’aumento dei tassi, la rata mensile è passata da €1.000 a €1.500. Inoltre Delta ha accumulato €15.000 di debiti fiscali (IVA non versata) e €5.000 di contributi INPS. La stagione 2023 è andata bene, ma questi debiti pesano. Ecco come può procedere Delta:

  • Presenta domanda alla Misura abbattimento interessi Sicilia per gli interessi 2023 sul mutuo: supponiamo abbia pagato €10.000 di interessi nel 2023. Può ottenere fino all’80%, cioè circa €8.000 a fondo perduto. Nel marzo 2025 riceve il bonifico IRFIS di €8.000.
  • Nel frattempo aderisce alla Rottamazione-quater per i €15.000 di cartelle IVA (ipotizziamo €12.000 imposta e €3.000 sanzioni+interessi). Con la definizione dovrà pagare circa €12.000 dilazionati in 18 rate (circa €667 a rata trimestrale). Paga puntualmente le prime rate usando parte degli incassi della stagione 2024.
  • Per i debiti INPS €5.000, opta per la rateizzazione amministrativa in 12 mesi (è un importo piccolo). Ottiene subito il DURC dopo aver versato la prima rata di circa €416.
  • Grazie al DURC regolare, Delta SNC può partecipare a un bando regionale per le imprese turistiche finanziato dal PO FESR (es. contributo per digitalizzazione del 50% delle spese). Vince un voucher di €5.000 che utilizzerà per installare un sistema di booking online, ma intanto quell’importo a fondo perduto migliora il suo cash flow potenziale.
  • Se la banca nel 2024 avesse segnalato Delta per ritardi nei pagamenti, Delta avrebbe potuto chiedere ad IRFIS un piccolo rifinanziamento: ad esempio, IRFIS tramite il Fondo Sicilia le concede un prestito di emergenza di €20.000 a tasso agevolato 1%, durata 5 anni, finalizzato a pagare fornitori e imposte correnti, con ipoteca secondaria sull’immobile. Ciò non è un bando aperto, ma supponiamo avvenga a seguito di interlocuzione con la Regione (scenario ipotetico ma possibile, specie in settori come il turismo vitale per l’economia locale). Con quei €20.000, Delta paga puntualmente l’acconto IVA 2024 e mette a posto i fornitori, evitando di generare nuovi arretrati.

Risultato: Delta SNC, grazie a €8.000 di contributo interessi e ad altre agevolazioni, riduce il proprio indebitamento effettivo. I debiti bancari restano €200k ma il costo si riduce e potrebbe considerare di surrogare il mutuo con uno nuovo a tasso fisso (le banche vedono che è tornata liquida e affidabile). I debiti fiscali e contributivi sono in via di rientro senza aggravio di sanzioni. L’azienda può proseguire l’attività con maggior serenità finanziaria.

Tabella: Principali Strumenti Regione Sicilia per imprese indebitate

Strumento (Sicilia) Beneficiari/Requisiti Vantaggio offerto Modalità Riferimenti
Misura abbattimento interessi 2023 (IRFIS) PMI siciliane con finanziamenti bancari attivi nel 2023, in regola con DURC. Contributo a fondo perduto fino all’80% degli interessi pagati nel 2023, max €15.000. Domande entro 31/3/2025, graduatoria e liquidazione a sportello entro maggio 2025. Decreto Ass. Economia 2024 (Misura tassi mutui);Comunicato Presidenza 2/5/25.
Fondo Sicilia – Liquidità Covid (2020) PMI danneggiate da Covid (tutti i settori). Edizione 2020 esaurita. Finanziamento bancario fino €100k con contributo regionale 5-8% a fondo perduto. Domande tramite banche convenzionate (2020-21). Misura sospesa al 31/3/21 per esaurimento fondi. L.R. 9/2020 art. 10; Convenzione IRFIS-banche (MSL Sicilia).
Rottamazione e Stralcio tributi regionali Debiti tributari verso Regione (IRAP, ecc.) 2000-2015 ≤ €1.000; cartelle 2000-2022 importi maggiori. Annullamento automatico mini-debiti; Definizione agevolata su tributi regionali parallela a quella statale (no sanzioni/interessi). Automatico per stralcio; su domanda (entro 30/6/23) per rottamazione-quater. Regione recepisce esiti nazionali. Delib. Giunta Regionale n…/2023 (adesione stralcio); Coordinamento con ADER (Circ. 1/2023).
Interventi mirati IRFIS Imprese strategiche siciliane in crisi (caso per caso). Mutui o partecipazioni temporanee per fornire liquidità e consentire il risanamento. Approvazione con Delibera di Giunta ad hoc, gestione IRFIS in coordinamento con MIMIT. Esempi: Intervento IRFIS su Azienda XYZ (Comunicato Regione …).

La Sicilia dunque utilizza la sua finanziaria regionale IRFIS come braccio operativo per modulare sia bandi ampi (tassi, liquidità) sia salvataggi puntuali. La sfida è far arrivare gli aiuti anche alle imprese minori e disperse sul territorio: le misure automatiche (es. contributo interessi) hanno mostrato qualche problema di fruizione per via della regolarità DURC, segno che andrebbero affiancate da soluzioni globali (ad es. collegare automaticamente la concessione del contributo al saldo contestuale di debiti contributivi minori).

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Campania

Quadro: La Campania ha affrontato nel recente passato importanti “crisi d’impresa” soprattutto in aree industriali (si pensi a Whirpool Napoli, Almaviva ecc.) e ha un tessuto di microimprese diffuso con accesso al credito spesso difficoltoso. La Regione Campania ha puntato molto su strumenti finanziari cofinanziati da fondi europei per sostenere la crescita e la solidità patrimoniale delle imprese, con l’idea che imprese più solide siano anche meno indebitate. In particolare spicca il Fondo Regionale per la Crescita (FRC) e il Fondo Rotativo per le PMI, oltre ad accordi con il sistema bancario.

  • Fondo Regionale per la Crescita – FRC (Campania): Lanciato nel 2023 con risorse POR FESR e rifinanziato nel 2024 (II edizione), è un bando che offre un mix di finanziamento agevolato + contributo a fondo perduto per investimenti di sviluppo delle micro e piccole imprese campane. Nella II edizione, aperta a settembre 2024, prevedeva agevolazioni tra €30.000 e €150.000, di cui il 50% a fondo perduto e 50% come finanziamento a tasso zero (durata 6 anni). Finalità: finanziare nuovi progetti imprenditoriali (acquisto macchinari, ampliamenti, digitalizzazione) ma possono includere anche il consolidamento di passività a breve se legato al progetto. Per esempio, un’impresa manifatturiera può inserire nel piano di spesa anche la sostituzione di debiti onerosi con il nuovo finanziamento agevolato, a patto che il risultato sia un miglioramento produttivo. L’aspetto importante è che questo fondo migliora la struttura finanziaria dell’impresa: la metà a fondo perduto riduce subito il debito necessario, e la metà a tasso zero è comunque meno gravosa di un mutuo bancario. Dunque, pur non essendo esplicitamente “per debiti”, l’effetto è di abbassare il livello di indebitamento commerciale e bancario dell’azienda beneficiaria. Requisiti: micro e piccole imprese (fino 50 addetti) con sede in Campania, non in difficoltà conclamata (no fallimenti etc.), con progetto di investimento coerente col PR FESR. Cumulabilità: il FRC è cumulabile con garanzie del Fondo PMI o confidi, e con altre misure purché su spese diverse. Esempio: un frantoio oleario con debiti bancari per €80k e necessità di nuovi macchinari per €100k ottiene €100k dal FRC (50k fondo perduto + 50k prestito zero). Con quei €100k compra i macchinari e libera risorse proprie che altrimenti avrebbe usato, potendo così destinare parte dei flussi di cassa al rimborso anticipato di €30k dei debiti bancari. Il prestito zero del FRC si ripaga in 6 anni – fattibile grazie all’aumento di produttività dato dai nuovi macchinari. In sintesi, l’impresa esce con un debito netto inferiore (perché 50k sono regalo e il prestito non costa interessi) e con più capacità di generare utili.
  • Fondo Rotativo PMI (Campania): complementare al FRC, la Regione con la società in-house Sviluppo Campania gestisce un fondo di rotazione per il credito alle PMI. Nel 2024 dotazione €93,46 milioni. Questo funziona un po’ come in Lazio: prevede che l’impresa ottenga un finanziamento misto da Sviluppo Campania e banca. In pratica: 30% dell’importo a tasso zero (quota pubblica) e il 70% a tasso di mercato da una banca partner. Le risorse totali coprono investimenti più grandi (anche sopra 150k). Lo scopo è facilitare l’accesso al credito, condividendo il rischio con le banche. Per un’impresa indebitata, questo strumento consente di rifinanziare debiti su termini migliori: ad esempio, un’azienda con un mutuo residuo 100k al 6% potrebbe rifinanziarlo col fondo rotativo, ottenendo 30k a zero e 70k a tasso bancario 6%. L’effetto combinato è un tasso medio intorno al 4.2%, abbassando la rata. Inoltre l’operazione spesso allunga la scadenza e può includere un consolidamento di varie esposizioni in un unico prestito. Il fondo rotativo campano è stato aperto a più riprese, con sportelli per settori (artigianato, turismo, ecc.). Requisiti: PMI non in difficoltà, con programma di spesa definito (può includere liquidità fino a un max). In fase di valutazione si tiene conto del rating aziendale ed è richiesta regolarità contributiva (Durc). Stato: Il bando 2024 è chiuso (scadenza aprile 2024), ma ulteriori call sono attese.
  • Accordi con sistema bancario per moratorie: La Campania ha partecipato attivamente all’accordo ABI-Regioni per la moratoria sui mutui delle PMI post-Covid. L’assessore regionale alle Attività Produttive ha più volte sollecitato le banche a prorogare sospensioni alle imprese locali. Inoltre, tramite Confidi locali (es. Confidi Regione Campania) la regione sostiene la diffusione di strumenti come Factoring dei crediti verso la PA (per far incassare prima le imprese ed evitare che si indebitino per ritardi). Un esempio: la Regione ha attivato un servizio di certificazione crediti e convenzioni con Cassa Depositi e Prestiti per anticipare i pagamenti alle imprese fornitrici dell’ente (il cosiddetto “Decreto Salva Imprese” campano): nel 2020-21 sono stati stanziati 1,5 miliardi per pagare debiti commerciali arretrati della PA regionale. Ciò ha dato ossigeno a molte aziende creditrici che erano a rischio insolvenza a causa dei ritardi di pagamento pubblici. Pagando quei debiti (anche con supporto statale), la Regione ha di fatto ridotto l’indebitamento “indotto” delle imprese (che spesso si erano fatte prestare soldi per coprire il gap).
  • Sportelli e consulenza: la Campania finanzia gli Sportelli PID e iniziative come la CLAAI (associazione artigiani) per assistere microimprese in situazioni di sovraindebitamento. Ad esempio, CLAAI Napoli ha promosso l’uso della procedura di composizione della crisi per cancellare i debiti insostenibili di piccoli artigiani. La Regione patrocina questi programmi che formano professionisti e informano gli imprenditori sui diritti (esdebitazione, accordi semplici con creditori). È un supporto indiretto ma utile: più piccole aziende apprendono che esiste la legge salva-suicidi, più possono uscirne legalmente.

Caso pratico – Campania: “Epsilon SAS”, azienda di trasporto merci con sede a Napoli, 15 dipendenti. Ha debiti accumulati per: €50.000 fornitori carburante (scaduti), €30.000 Equitalia (iva e multe camion), e inoltre vuole acquistare 2 nuovi automezzi per €120.000 per migliorare l’attività. Banca poco disponibile ad esporsi di più perché vede i debiti scaduti.

  • Epsilon accede al Fondo Crescita (FRC) II edizione: presenta un progetto per acquistare 2 camion nuovi (spesa €120k) e migliorare l’efficienza energetica (riducendo costi). Viene ammessa: riceve €60.000 a fondo perduto e €60.000 come prestito 0%. Con quei 120k compra i camion. Ciò le consente di risparmiare sul carburante 2025 e di accettare più commesse.
  • L’azienda utilizza parte dei ricavi aggiuntivi per sanare i debiti fornitori: versa subito €30.000 ai benzinai e concorda con loro un piano per i restanti €20.000 in 5 mesi, evitando azioni legali.
  • Contestualmente aderisce alla Definizione agevolata per i debiti Equitalia €30.000 (supponiamo €20.000 tributi e €10.000 sanzioni/interest). Paga €20.000 in rate fino 2027. Per trovare i fondi delle prime rate, usa una strategia: con i nuovi automezzi, a fine 2024 vende i 2 vecchi mezzi usati incassando €15.000; aggiunge €5.000 dal cash flow e chiude subito il debito rottamato in un’unica soluzione (cosa possibile e anzi incentivata). Quindi niente più cartelle pendenti dal 2025.
  • Per completare, Epsilon SAS aderisce tramite un confidi al Fondo Rotativo PMI: ottiene un finanziamento di €50.000 (15k quota regionale 0%, 35k quota banca 5% tasso). Usa questi 50k in parte per saldare definitivamente i fornitori carburante residui e in parte come scorta per pagare puntualmente contributi e tasse 2024-25, così da non accumulare nuovi carichi.
  • Risultato: Epsilon nel 2025 ha attivato €170k di risorse di cui €60k a fondo perduto, €75k di prestiti a tasso agevolato (60k zero, 15k zero+35k bancario nel mix), e ha ridotto radicalmente la sua posizione debitoria commerciale e fiscale. I bilanci 2025 mostreranno mezzi propri aumentati (per via del contributo) e meno debiti correnti, facilitando anche rapporti futuri con banche e fornitori. I dipendenti conservano il posto e l’azienda è più competitiva nel mercato dei trasporti.

Tabella: Principali Strumenti Regione Campania per imprese indebitate

Strumento (Campania) Beneficiari/Requisiti Vantaggio offerto Modalità Riferimenti
Fondo Regionale Crescita (FRC) Micro e Piccole imprese campane, anche nuove iniziative. Progetto investimento €30k-150k. Mix agevolazione: 50% contributo a fondo perduto + 50% finanziamento tasso zero, copertura 100% spese. Bando a graduatoria (II ed. 2024, scad. ott 24). Erogazione in tranche su presentazione spese. Durata prestito 6 anni. Avviso FRC II (29/7/2024); Risultati su portale PR FESR.
Fondo Rotativo PMI 2024 PMI campane con programmi di spesa per sviluppo/espansione. Finanziamento misto: 30% quota regione tasso 0, 70% quota banca a tasso convenzionato. Miglioramento condizioni di credito e dilazione pagamenti. Domanda con banca aderente (bando 2024 chiuso). Erogazione in un’unica soluzione, rimborso fino 8 anni. Sviluppo Campania – F. Rotativo PMI; Circolare attuativa 2024.
Pagamenti debiti PA (“Salva Imprese” Campania) Imprese fornitrici della Regione Campania (sanità, enti locali) con crediti scaduti. Liquidazione straordinaria di crediti commerciali arretrati (con fondi statali e regionali), riducendo esposizione delle imprese verso banche. Attuato con DL 35/2013 e fondi regionali integrativi: imprese dovevano certificare credito e ottenerne il pagamento anticipato (2019-2021). Comunicato Regione 2020 su pagamento debiti; Delib. G.R. Campania n. 104/2020.
Supporto procedure sovraindebitamento Microimprese e ditte individuali in Campania sotto soglia fallimento. Assistenza gratuita tramite OCC/enti convenzionati per predisporre piani di rientro o esdebitazione (L.3/2012). Convenzioni Regione con Camere di Commercio e Associazioni (es. CLAAI) per finanziamento sportelli. CLAAI Campania progetto sovraindebitamento; Delibera finanziamento OCC (Burc 2021…).

La Campania mostra come i fondi strutturali europei possano essere orientati anche a finalità di stabilizzazione finanziaria: rafforzare capitale e investimenti delle PMI, di riflesso, le rende meno esposte e più capaci di ripagare debiti. L’approccio è dunque di prevenzione dell’indebitamento eccessivo attraverso crescita e non solo di cura ex post.

Veneto

Quadro: Il Veneto, tra le regioni più industrializzate, ha un sistema di imprese mediamente solido ma anch’esso colpito da crisi settoriali (si pensi al calzaturiero, turismo in città d’arte) e da calamità (la tempesta Vaia, l’acqua alta eccezionale a Venezia, ecc.). La Regione Veneto è intervenuta con misure congiunturali per sostenere le imprese nei momenti di difficoltà, oltre a strumenti ordinari di agevolazione.

  • Contributi costo del lavoro per imprese colpite da crisi (Covid): Una misura specifica post-pandemia (DGR 958/2021) ha previsto contributi a fondo perduto per aiutare le imprese a sostenere il costo dei dipendenti nel periodo di crisi e scongiurare licenziamenti. Le imprese di settori come turismo, spettacolo, cultura con 1-49 dipendenti potevano ottenere un contributo mensile per 3-6 mesi pari dal 50% all’80% della retribuzione lorda del personale. In pratica, la Regione pagava una parte significativa dello stipendio. Ciò ha indirettamente aiutato a evitare che le imprese accumulassero debiti contributivi o verso dipendenti. Esempio: un teatro con 10 dipendenti ha ricevuto €35.000 (massimale per 10-25 dipendenti) per coprire 6 mesi di stipendi. Questo lo ha sollevato dal dover scegliere tra pagare i dipendenti o pagare le tasse; così ha potuto usare le risorse proprie per restare in regola con i contributi e fornitori. Sono misure emergenziali ma efficaci nel ridurre indebitamento: meno debito verso dipendenti (che è tra i più “morali” da evitare), meno utilizzo di fidi bancari per pagare stipendi.
  • Unità di Crisi Aziendali – Veneto Lavoro: Il Veneto ha istituito da tempo un’Unità regionale di crisi presso Veneto Lavoro, che segue i casi di grandi aziende in crisi (o crisi settoriali) e fornisce assistenza tecnica a livello locale e ministeriale. Questo è importante per gestire debiti nei tavoli negoziali: l’Unità aiuta a costruire accordi di programma in cui possono intervenire, ad esempio, dilazioni tributarie speciali o contributi straordinari. Non è un fondo monetario, ma un meccanismo di governance: ad esempio, nella crisi delle banche popolari venete, l’Unità di Crisi ha fatto da raccordo con il governo per le compensazioni alle imprese che avevano perso liquidità. Analogamente, in crisi come Acc (elettrodomestici) si è discussa la possibilità di interventi agevolativi (fondi di riconversione). Dunque, il Veneto privilegia un approccio di coordinamento delle soluzioni, spesso in anticipo per prevenire accumulo di debiti: se un’azienda entra nell’Unità di crisi, la Regione può sollecitare l’INPS a concedere subito la cassa integrazione straordinaria (evitando licenziamenti e quindi contenziosi).
  • Fondo Anticrisi e garanzie regionali: Già nel 2009-2014 il Veneto aveva creato un Fondo Anticrisi e messo risorse nei Confidi per garantire prestiti a imprese colpite dalla recessione finanziaria. Al 2025, molti di questi confidi (ad es. Veneto Sviluppo) sono ancora attivi e hanno linee di intervento: es. “Anticipazione crediti PA” – Veneto Sviluppo garantisce o anticipa fino all’80% di crediti che le imprese vantano verso enti pubblici regionali. Questo riduce il ricorso ad affidamenti onerosi. Oppure il fondo per i danni da mancati pagamenti (istituito nel 2013) dove la Regione rimborsava fino a 50% dei crediti non incassati da imprese vittime di fallimenti a catena. Tali interventi, benché estemporanei, riflettono la sensibilità del Veneto ad alleggerire le perdite subite dalle imprese: meno perdite, meno bisogno di indebitarsi per assorbirle.
  • Misure fiscali locali: In Veneto, come altrove, gli enti locali (Regione e Comuni) hanno facoltà di introdurre esenzioni o rateizzazioni su tributi di loro competenza. Esempio: molti Comuni veneti nel 2020-21 hanno esentato dal COSAP (suolo pubblico) e ridotto la Tari per le attività chiuse dal lockdown, evitando così che i ristoratori e ambulanti accumulassero debiti tributari locali. La Regione in sé non applica tributi propri significativi (eccetto IRAP che è regionale per statuto ma aliquota decisa con legge statale base, salvo addizionali). Tuttavia, il Veneto ha scelto di destinare parte delle sue risorse per compensare i mancati incassi ai Comuni in cambio delle esenzioni tributarie. Questo circolo virtuoso ha prevenuto l’indebitamento fiscale locale delle imprese.

Caso pratico – Veneto: “Zeta Srl”, impresa tessile (abbigliamento) nel distretto di Treviso, 25 dipendenti. Nel 2020 aveva un calo fatturato del 50%. Grazie ai contributi anticrisi regionali, Zeta ha ottenuto per 6 mesi un sostegno salariale di €50.000 (80% degli stipendi). Ciò le ha permesso di non licenziare e di non contrarre debiti per pagare salari. Nel 2021-22 la produzione è ripresa, ma Zeta ha ancora uno scoperto bancario di €200.000 attivato durante la crisi. Nel 2023 quell’affidamento inizia a costare con tassi in rialzo e la banca preme per rientro.

  • Zeta Srl, supportata dal Confartigianato Veneto, presenta domanda a Veneto Sviluppo per un finanziamento di “consolidamento”: ottiene un mutuo di 5 anni, €200.000, con garanzia regionale su 70% (attraverso un confidi) e tasso fisso 3%. Con questo mutuo rimborsa in unica soluzione lo scoperto oneroso. Il debito resta €200k ma ora è pianificato e con costo ridotto. La Regione non ha erogato denaro direttamente, ma attraverso il confidi ha agevolato l’operazione facendosi carico del rischio di insolvenza se Zeta non pagasse – cosa improbabile perché l’azienda è in ripresa.
  • Zeta continua intanto a beneficiare di misure nazionali: aderisce a “Transizione 4.0” e ottiene crediti d’imposta per nuovi macchinari, che utilizza in compensazione per pagare meno IVA e IRES nel 2024, liberando circa €30.000 di liquidità. Usa questi risparmi per ridurre ulteriormente il fido bancario residuo e pagare più fornitori a pronti (ottenendo sconti commerciali).
  • Nel 2024 Zeta subisce il fallimento di un importante cliente (che le doveva €50.000). Questo colpo avrebbe potuto portarla a indebitarsi di nuovo. Tuttavia, l’Unità di Crisi regionale, su segnalazione di Confindustria locale, coinvolge la regione e viene deliberato un mini fondo di solidarietà per la filiera tessile: Zeta ottiene un rimborso di €10.000 come parziale compensazione del credito inesigibile (soldi prelevati da un capitolo straordinario per crisi industriali locali). Con quell’importo e con una dilazione ottenuta dall’Agenzia delle Entrate per le imposte di fine anno (grazie alle norme generali), Zeta riesce ad assorbire la perdita senza ricorrere a un nuovo prestito.

Risultato: La strategia veneta per Zeta Srl è stata una combinazione di prevenzione e intervento mirato: prevenzione (il contributo sui salari ha evitato licenziamenti e cause di lavoro, oltre che debiti verso dipendenti) e intervento mirato (garanzia su mutuo di consolidamento, compensazione per credito perso). Zeta Srl entra nel 2025 con debiti bancari ridotti e sostenibili, e senza debiti fiscali o contributivi significativi. Può programmare gli investimenti futuri con più fiducia.

Tabella: Principali Strumenti Regione Veneto per imprese indebitate

Strumento (Veneto) Beneficiari/Requisiti Vantaggio offerto Modalità Riferimenti
Contributi costo lavoro Covid (DGR 958/2021) PMI venete 1-49 dipendenti dei settori colpiti (turismo, eventi, cultura), requisiti calo fatturato. Contributo mensile 50-80% del costo salariale dipendenti, per 3-6 mesi. Riduzione oneri e prevenzione debiti verso personale e enti previdenziali. Domande nel 2021, gestite da Veneto Lavoro. Contributi erogati a tranche trimestrali su IBAN impresa. Misura una tantum conclusa. DGR Veneto n. 958 del 14/07/2021 (POR FSE art. 60).
Unità di Crisi Aziendali Grandi imprese o crisi distrettuali in Veneto (attivazione con deliberazione regionale). Coordinamento istituzionale: facilitazione di accordi per dilazioni debiti fiscali, concessione cassa integrazione straordinaria, ricerca investitori. In pratica, riduce l’aggravarsi dei debiti durante la gestione della crisi. Tavoli di lavoro presso Veneto Lavoro, con rappresentanti azienda, sindacati, MISE, enti locali. Output: protocolli e accordi (es. per dilazioni). Veneto Lavoro – Unità di crisi (descrizione); Esempi: crisi ACC, Wanbao, etc.
Garanzie Confidi (es. Veneto Sviluppo) PMI con difficoltà di accesso al credito o con necessità di consolidare debiti. Garanzia regionale (tramite Confidi) fino all’80% su finanziamenti di consolidamento o liquidità. Abbattimento tassi tramite contributi interessi. Domanda tramite confidi aderenti alla Convenzione quadro regionale. Procedura a sportello continua, fino a plafond disponibile. Fondo di Garanzia Regionale L.R. 11/2011; Bando anticrisi 2013. (Fonte: Sito Veneto Sviluppo).
Fondo di solidarietà filiere PMI di specifiche filiere colpite da crisi e insolvenze a catena. (Deciso caso per caso) Contributi straordinari a fondo perduto per compensare parzialmente crediti commerciali persi per fallimenti di clienti chiave. Attivato con DGR su proposta Assessore Sviluppo Economico, fondi regionali discrezionali. Imprese presentano istanza dimostrando credito non incassato. Esempio ipotetico (Delibera filiera tessile 2024 – fittizia per illustrazione).

Il Veneto punta su stabilità e reti di sicurezza: invece di emanare molti bandi ex-post, cerca di ridurre il rischio che le imprese incorrano in forti indebitamenti attraverso ammortizzatori sociali, accordi e garanzie. Ciò non toglie che usi anche fondi europei per abbattere costi (es. contributi lavoro) o per rilanciare (voucher internazionalizzazione, contributi macchinari) cosicché le imprese generino cassa e possano ripagare i debiti.

Considerazione generale sulle Regioni: Come si è visto, ogni Regione adotta un mix diverso di strumenti, in base alle proprie priorità e risorse di bilancio. In Lombardia e Campania si enfatizzano finanziamenti e contributi per investimenti (favorendo la competitività come via per risanare i debiti), nel Lazio e Sicilia si sono creati strumenti specifici per sbloccare situazioni di credit crunch e oneri finanziari (Durc, interessi mutui), in Veneto si agisce per prevenire l’insolvenza prima che esploda (salvataggio occupazionale, accordi con creditori). Tutte però concorrono al medesimo fine: evitare che debiti transitori diventino insolvenze irreversibili, offrendo alle imprese ponteggi finanziari e normative ad hoc per superare il momento critico.

Domande Frequenti (FAQ) su Fondi, Debiti e Agevolazioni

D.1: Un’impresa con debiti fiscali può cumulare la rottamazione delle cartelle con aiuti regionali?
R: Sì, in generale le definizioni agevolate nazionali (rottamazioni, stralci) sono cumulabili con misure regionali, in quanto operano su piani diversi. Ad esempio, un’azienda può aderire alla rottamazione-quater per ridurre il debito fiscale dovuto e contemporaneamente ottenere dalla Regione un finanziamento agevolato o un contributo per reperire la liquidità necessaria a pagare la quota rottamata. Ciò avviene concretamente in molti casi (vedi le imprese che hanno utilizzato il Fondo Rotativo Lazio o il Microcredito Lombardia per pagare le rate della rottamazione). L’importante è rispettare eventuali regole di cumulabilità interna delle agevolazioni regionali: alcune prevedono che, se si ricevono fondi pubblici per una certa spesa, non si possano ottenere altri contributi per la stessa voce. Ma la rottamazione non è un contributo, è una riduzione di debito per legge, quindi non rientra in questo calcolo. In pratica, i fondi regionali possono essere usati per pagare i debiti fiscali residui dopo la rottamazione e ciò non viola alcuna norma, anzi è spesso l’obiettivo dichiarato dei bandi (aiutare l’impresa a regolarizzarsi). Attenzione però: se la Regione eroga un contributo specifico per pagare un debito tributario (caso raro, in genere si tratta di finanziamenti), quell’importo potrebbe essere considerato reddito imponibile per l’impresa beneficiaria ai fini IRES (a meno di esclusioni normative). Ad esempio, se una Regione desse €10.000 a fondo perduto a un’azienda per pagare tasse arretrate, quei €10.000 sarebbero tassabili come sopravvenienza attiva (non c’è esenzione specifica). Si tratterebbe comunque di tassazione sul beneficio, non di doppio aiuto.

D.2: Cosa succede se un’impresa aderisce alla rottamazione delle cartelle ma poi non riesce a pagare le rate?
R: Se non vengono rispettate le scadenze previste (oltre il margine di tolleranza di 5 giorni), la rottamazione decade. Questo significa che il piano agevolato si annulla e il debito ritorna integralmente dovuto, comprensivo di sanzioni e interessi inizialmente condonati, al netto di quanto eventualmente già versato (che viene comunque scalato). L’agente della riscossione riprenderà le azioni esecutive normali per recuperare l’intero importo. In sostanza, si perde il beneficio e si torna alla situazione di partenza (con in più il tempo trascorso). Tuttavia, è importante sapere che il legislatore ha talvolta concesso riammissioni: ad esempio, con un emendamento del febbraio 2025 ha riaperto i termini per chi era decaduto dalla rottamazione-quater, permettendo di presentare domanda entro il 30 aprile 2025. Sono misure eccezionali e non garantite, ma esistono precedenti (anche nelle rottamazioni precedenti c’erano state “rottamazioni-ter tardive” per i decaduti dalle prime due). Dunque, se un’impresa vede che non riesce a pagare una rata, la prima cosa da fare è contattare un consulente o l’agente della riscossione prima della scadenza: spesso, se il problema è di breve termine (pochi mesi), conviene cercare risorse ponte (es. chiedere un prestito o un fido bancario di importo equivalente) per non decadere. Si tenga presente che non sono ammesse dilazioni interne alla rottamazione: non si può rateizzare la rata della definizione, né compensarla con crediti tributari (le norme vietano la compensazione dei debiti da rottamazione). Quindi la disciplina è rigida. In caso di decadenza, l’unica speranza è che il Governo vari una nuova edizione della definizione agevolata (nel 2026 o oltre) includendo i debiti residui. Ma farci affidamento è rischioso. Meglio rispettare il piano oppure, se si anticipa l’impossibilità, valutare procedure di composizione della crisi: ad esempio, un concordato preventivo potrebbe includere anche quei debiti decaduti e proporre un pagamento parziale, fermando nel frattempo le azioni esecutive. Ovviamente è una soluzione drastica. In sintesi: la decadenza è uno scenario da evitare con ogni mezzo, sfruttando magari i fondi regionali come salvagente (molti bandi sono a sportello proprio per intervenire rapidamente in questi casi).

D.3: Le nuove norme permettono davvero 5 anni di rate per i contributi INPS? Come richiederle e convengono rispetto alla rateizzazione Equitalia?
R: Sì, l’art. 23 della Legge delega Lavoro (approvata a fine 2024) ha modificato il regime delle dilazioni contributive. Dal 1° gennaio 2025, l’INPS può concedere piani di rate amministrative fino a 60 mesi (5 anni) per debiti di propria competenza non ancora affidati all’Agente Riscossione. I decreti attuativi preciseranno le condizioni: probabilmente verranno stabiliti importi soglia, requisiti di temporanea difficoltà, ecc. Tuttavia, ciò supera la regola precedente (24 mesi standard, 36 mesi su deroga ministeriale in casi eccezionali). In pratica, un’azienda potrà spalmare il debito contributivo corrente su 5 anni senza dover aspettare la cartella esattoriale. Come richiederle: la domanda si fa all’INPS, di solito tramite il Cassetto Previdenziale o con modulo specifico. L’INPS valuterà la sussistenza dei requisiti (che saranno stabiliti dal DM entro marzo 2025) – verosimilmente, potrebbe richiedersi di dimostrare difficoltà finanziaria o che l’azienda sia comunque vital (in attività). Conviene rispetto alla rateizzazione Equitalia? Sì e no: se un debito contributivo è già in cartella Equitalia, l’unica via è la rateizzazione ADER (che può arrivare fino a 72 o 120 rate in casi gravi, ma richiede determinati importi e decadenze). Se invece il debito è ancora all’INPS (non iscritto a ruolo), la dilazione amministrativa evita le sanzioni aggiuntive della cartella. Le sanzioni civili INPS però continueranno a maturare fino alla domanda di rateazione, poi c’è solo l’interesse di dilazione (9,65% annuo attualmente). La rateazione Equitalia su cartella invece comporta interessi di dilazione intorno al 2% (molto più bassi) ma le sanzioni e interessi del periodo pre-cartella sono già inglobati. Quindi idealmente, meglio non far arrivare a cartella: chiedere i 60 mesi all’INPS e mettersi in regola. Si ottiene così anche immediatamente il Durc regolare (dopo pagamento prima rata) cosa che con la cartella si ottiene solo se si rottama o rateizza quella. In definitiva, conviene sfruttare la dilazione INPS 5 anni per i debiti più freschi. Per quelli già iscritti a ruolo, si può comunque chiedere all’INPS la remissione in bonis (se la cartella è tornata all’ente) o attendere eventuali nuove definizioni agevolate.

D.4: I debiti bancari si possono “rottamare” o ridurre per legge come quelli fiscali?
R: No, non esiste una “rottamazione” dei prestiti bancari imposta per legge. Qualsiasi riduzione del debito verso banche e altri privati deve passare o per un accordo volontario tra le parti oppure per una procedura concorsuale omologata dal tribunale. In altre parole, la banca ha un contratto in essere e lo Stato non può unilateralmente imporgli di rinunciare a parte del credito (salvo casi eccezionali come norme anti-usura dove si tagliano interessi ultra-legali, ma parliamo di illeciti). Dunque, la strada per ridurre un debito bancario è negoziale: fuori dalle aule (ad esempio rinegoziando il mutuo, magari con la banca che accetta un saldo e stralcio parziale se il debitore minaccia fallimento) oppure dentro una procedura concorsuale (in un concordato preventivo, il giudice può imporre alle banche chirografarie di accettare la percentuale proposta se la maggioranza ha votato a favore). In un accordo di ristrutturazione dei debiti (ex art. 57 CCII), se almeno il 60% dei creditori finanziari aderisce, l’accordo può essere omologato e vincolare anche gli eventuali dissenzienti della stessa classe. Inoltre la legge prevede procedure come il piano di ristrutturazione soggetto ad omologazione (PRO) che permettono di coinvolgere tutti i creditori in un piano di risanamento senza passare dal voto (con l’intervento forte del tribunale). Queste sono tutte opzioni tecniche per arrivare a un taglio del debito bancario, ma sempre su base del principio di consenso o maggioranza qualificata. Quindi non c’è un condono “automagico”. Ci sono però strumenti pubblici che aiutano indirettamente: garanzie statali o regionali, contributi interessi (vedi Sicilia), moratorie di sistema (accordi ABI). Anche misure fiscali come il “bonus patrimonializzazione” (ricapitalizzazioni incentivate) aiutano perché una banca può ridurre un debito se vede che l’azienda ha nuova patrimonializzazione e magari i soci mettono capitale fresco a fronte di uno stralcio. In conclusione: serve una trattativa con la banca, preferibilmente supportata da un piano finanziario serio e magari sotto l’ombrello di una procedura di composizione negoziata (che sospende azioni esecutive temporaneamente). Lo Stato fornisce la cornice (procedure, garanzie) ma non cancella direttamente i debiti privati. Eccezione micro: la legge sul sovraindebitamento consente al giudice di omologare un piano del consumatore o un accordo di composizione che può ridurre anche i debiti bancari personali; e la esdebitazione post liquidazione libera la persona da tutti i debiti residui (bancari inclusi). Ma si tratta di casi che implicano la fine dell’attività o comunque situazioni irreversibili.

D.5: La mia impresa non riesce a ottenere prestiti perché ha posizioni a sofferenza in Centrale Rischi, ci sono fondi pubblici che concedono finanziamenti anche a cattivi pagatori?
R: Questa è una situazione delicata. In genere, i fondi pubblici (nazionali o regionali) non erogano finanziamenti a fondo perduto o prestiti a imprese considerate insolventi o in cattive condizioni, perché ciò potrebbe configurare un aiuto inefficace (o aiuto di Stato non compatibile). Ad esempio, i bandi regionali richiedono quasi sempre che l’impresa sia “in regola con contributi e tributi” e “non in difficoltà” secondo la definizione UE (che implica non avere patrimonio netto azzerato, non essere in procedura concorsuale, ecc.). Tuttavia, esistono alcune possibilità:

  • Microcredito: i programmi di microcredito (come quello lombardo o il microcredito ministeriale gestito da Invitalia) spesso non consultano la Centrale Rischi in modo tradizionale e guardano più al progetto e alla persona. Se il debito in sofferenza non è enorme e la causa del cattivo rating è spiegabile, un operatore di microcredito potrebbe comunque concedere un piccolo prestito (fino 40-50k).
  • Fondo Prevenzione Usura: gestito dal Ministero dell’Economia tramite confidi specializzati (es. Artigiancassa per le imprese), fornisce garanzie su prestiti a soggetti che senza garanzia non otterrebbero credito per via di segnalazioni negative. Se la sua impresa è caduta in sofferenza ma ha prospettive di ripresa e rischia di rivolgersi a usurai, rivolgersi a una Fondazione antiusura locale potrebbe aprire la porta a un finanziamento garantito. Ad esempio, in Lazio appositi fondi vengono usati per dare garanzie a persone segnalate CRIF in modo che una banca eroghi un prestito di risanamento.
  • Composizione della crisi: se la situazione è compromessa (es. vari prestiti insoluti), potrebbe valutare la procedura di composizione negoziata o sovraindebitamento. Può sembrare controintuitivo, ma a volte attivare tali procedure facilita l’accesso a nuova finanza prededucibile: cioè, all’interno di un concordato o di un accordo omologato, la legge consente di reperire nuova finanza che avrà privilegio assoluto (super-priority) nel rimborso. Quindi un investitore o lo Stato (tramite un fondo dedicato, come il Fondo per la continuità delle imprese istituito dal DL 118/2021) potrebbe finanziare l’azienda anche se insolvente, sapendo di avere tutela. Alcune Regioni supportano questi processi: es. Lombardia con il microcredito legato ai piani di risanamento.
  • Garanzia 100% MCC per ristrutturazione debiti fino a 25k (ex DL Liquidità): nel 2020 c’era la possibilità di prestiti fino a 30k con garanzia pubblica al 100% senza valutazione andamentale. Quella norma non c’è più per nuove richieste. Ora la garanzia è 80% e c’è pur sempre una valutazione minima: un’impresa con sofferenze probabilmente verrà scartata (anche perché le sofferenze attive sono criterio di esclusione per il Fondo MCC).

In sintesi, se la sua impresa è “cattivo pagatore” ufficialmente, i fondi pubblici standard non la finanzieranno finché non regolarizza un minimo la posizione. Una strada spesso percorsa è questa: usare una garanzia pubblica (Fondo MCC 80% o confidi regionale) per convincere una banca piccola a darle un prestito di ristrutturazione – la banca si accontenta del 20% rischio residuo – e con quel prestito paga gli arretrati e toglie le sofferenze (magari a saldo e stralcio). Dopodiché, pulita la centrale rischi, potrà rifinanziarsi in modo più ordinario. Questo però richiede che almeno una banca creda nel piano: per questo può essere utile il supporto di un consorzio fidi locale o di un professionista attestatore che prepari un dossier convincente.

D.6: Ho sentito che certe Regioni azzerano i debiti fiscali regionali: devo continuare a pagare l’IRAP o posso aspettarmi condoni locali?
R: Le Regioni a statuto ordinario non possono “condonare” arbitrariamente i tributi erariali, incluso l’IRAP, perché queste misure sono di competenza statale. Possono tuttavia deliberare se aderire o meno a condoni nazionali per la parte di loro pertinenza. Ad esempio, nella rottamazione-quater lo Stato ha lasciato facoltà a Comuni e Regioni di escludere le proprie entrate dalla definizione agevolata (nel caso di riscossione con ingiunzione fiscale), oppure di decidere se applicare lo stralcio dei mini-debiti. La maggior parte degli enti locali (Regioni incluse) ha deciso di applicare lo stralcio per semplicità e favore verso i contribuenti. Quindi, molti imprenditori hanno visto annullarsi vecchie cartelle anche relative a tributi regionali (es. bollo auto) oltre che statali. Ci sono state anche iniziative specifiche: la Regione Siciliana nel 2022 discusso di un disegno di legge per definire in maniera agevolata alcuni crediti tributari regionali pregressi (per armonizzarsi ai “saldo e stralcio” statali), ma in generale non risultano condoni regionali autonomi di rilievo, anche perché l’UE li considererebbe aiuti di Stato (il fisco locale è pur sempre parte dello Stato). Diverso il discorso su tasse locali come IMU, TARI: alcuni comuni hanno fatto mini-condoni su sanzioni o interessi se pagavi il dovuto entro certi termini. Ma per un’impresa, la fetta grande di tributi è nazionale (IVA, IRES, IRAP) e su quelli decide Roma. Dunque, è rischioso non pagare l’IRAP confidando in un condono regionale. Meglio, se in difficoltà, usare gli strumenti descritti: rateazioni, rottamazioni nazionali, ecc. La Regione potrà semmai dare contributi per aiutare a pagare (come abbiamo visto in varie forme) o ridurre aliquote future per agevolare la ripresa (es. il Friuli VG ha ridotto l’IRAP per imprese nuove post-Covid). Ma l’IRAP pregressa va considerata come debito da gestire con i mezzi ordinari.

D.7: La normativa UE sugli aiuti di Stato non limita questi fondi regionali per debiti? C’è un massimo di aiuto che un’impresa può ricevere?
R: Sì, i fondi regionali devono sempre inquadrarsi in un regime di aiuto compatibile con la normativa UE. Molti degli interventi citati rientrano in aiuti de minimis (massimo €200.000 per impresa su 3 anni, elevato a €250.000 in agricoltura e €500.000 nel pesca/agricoltura durante Covid) o in regimi approvati specificamente dalla Commissione (es. se un fondo è cofinanziato da FESR, c’è una scheda di misura notificata). Questo significa che un’impresa non può ricevere aiuti illimitati. Ad esempio, i contributi a fondo perduto (Lombardia, Campania, Veneto) si cumulano nel massimale de minimis se usano quel regime; se l’impresa l’ha esaurito, non potrà ottenere altri aiuti di quel tipo. Anche le garanzie pubbliche implicano aiuto: la garanzia a condizioni agevolate ha un “equivalente sovvenzione” calcolato (spesso esiguo se la garanzia è piccola). Le Regioni in sede di domanda fanno firmare dichiarazioni sugli aiuti già ricevuti per verificare il plafond. Nel contesto di riduzione debiti, di solito questi aiuti rientrano nelle causali ammesse. Ad esempio, la compensazione interessi in Sicilia è aiuto, ma conforme al Temporary Framework o ad un regime de minimis (bisogna vedere con quale norma l’hanno data, probabilmente quadro temporaneo su caro energia). Le definizioni agevolate fiscali invece non sono considerate aiuti di Stato perché sono misure generali (aperte a tutti i contribuenti di uno Stato membro). Quindi rottamazioni & co. non soffrono di quel limite. Ma i fondi regionali sì. Quindi un’impresa molto “aiutata” dovrà fare i conti: ad esempio, se ha già avuto €180k di vari aiuti de minimis e vuole un contributo regionale di €100k, la Regione dovrà spezzarlo: solo €20k come de minimis residuo e il resto magari come aiuto in esenzione (se la misura lo prevede, es. aiuto a investimenti art.14 GBER). Il tutto è trasparente nei bandi: nella sezione “Regime di aiuto” c’è scritto sotto quale regolamento operano. L’impresa deve compilare un modulo con gli aiuti ricevuti (Registro RNA). In sintesi: i massimali UE non impediscono l’accesso a questi fondi, ma impongono di monitorare quanti aiuti un’impresa ha accumulato. Finora, i tetti sono abbastanza alti da non rappresentare un problema per la maggior parte delle PMI (200k in 3 anni). Va però considerato che durante Covid c’erano deroghe (Temporary Framework) che hanno fatto avere anche milioni ad alcune imprese sotto forma di garanzie o contributi; quelle eccezioni ora sono chiuse e si torna ai limiti ordinari. Un imprenditore dovrebbe tenere traccia del proprio “conto aiuti”. Le Regioni lo fanno, quindi se un’impresa sfora, semplicemente le ridurranno l’aiuto alla soglia consentita o le chiederanno di scegliere quali aiuti tenere (rinunciando a parte di uno, in teoria). Consiglio pratico: segnalare sempre in domanda tutti gli aiuti ricevuti, per evitare rischi di doverli restituire in futuro se non dichiarati.

D.8: In caso di procedure concorsuali (concordato preventivo, fallimento), la presenza di fondi pubblici come creditori o garanti come incide?
R: Quando un’impresa entra in concordato preventivo o liquidazione, i debiti verso lo Stato (Agenzia Entrate, INPS) rientrano come crediti privilegiati o chirografari e possono essere trattati con transazione fiscale/contributiva. I debiti verso Regioni (es. finanziamenti regionali ricevuti) diventano crediti della Regione che di solito sono chirografari (a meno di garanzie). I contributi a fondo perduto già incassati di norma non sono da restituire (non sono debiti, a meno che l’azienda non abbia violato le condizioni dell’aiuto e la Regione chieda revoca). Quindi un’impresa che ha beneficiato di aiuti e poi fallisce non deve “restituire gli aiuti” (salvo frodi), semplicemente quelli ricevuti restano acquisiti e semmai i fondi ottenuti vengono liquidati tra gli attivi. Se invece parliamo di garanzie concesse: ad esempio, se una Regione ha garantito un prestito bancario e l’impresa fallisce non pagando il prestito, la banca escuterà la garanzia e la Regione dovrà pagare la banca per la sua quota. A quel punto la Regione diventa creditore surrogato nel fallimento per l’importo pagato (chirografario). In pratica, il rischio insolvenza si trasferisce in parte sulla Regione. Questo però per l’impresa non cambia molto, se non che la Regione potrebbe opporsi all’esdebitazione dell’imprenditore (ma raramente lo fa, segue la legge come gli altri creditori). Se in concordato c’è un debito garantito da Confidi con contro-garanzia regionale, bisognerà vedere l’attestazione di convenienza: spesso, l’impresa propone di pagare per intero i creditori garantiti per salvare la continuità, ma se c’è uno stralcio, la garanzia coprirà la parte falcidiata? Dipende dai contratti di garanzia; in genere, la garanzia escutibile è solo sulla parte non pagata dal debitore, quindi la banca potrebbe chiedere al confidi/regione la differenza. Tuttavia, una volta omologato il concordato, i rapporti di garanzia di solito restano validi solo nei limiti del soddisfo dei creditori. Su questo la giurisprudenza evolve: una sentenza del 2023 della Cassazione ha affermato che nel concordato con transazione fiscale, il fideiussore (garante terzo) è liberato nella stessa misura in cui viene soddisfatto il creditore principale. Quindi per analogia, un confidi/regione garante potrebbe non dover pagare l’intero residuo se la legge interpretata esclude la surroga in quella quota stralciata (questo punto andrebbe valutato caso per caso, ma c’è spazio per sostenere che il cram-down colpisce anche la garanzia). In definitiva, un fondo pubblico come creditore segue le sorti degli altri creditori; come garante subisce il rischio di insolvenza; come erogatore di aiuti generalmente non chiede indietro nulla in più di eventuali obblighi contrattuali (ad esempio, se l’aiuto era vincolato a mantenere i posti di lavoro per 5 anni e l’azienda fallisce in 3, la Regione potrebbe teoricamente revocare pro quota il contributo per mancato rispetto vincoli, insinuandosi al passivo). Ma queste revoche in contesti di crisi sono rare e spesso le Regioni le waivano (rinunciano) per non aggravarla.

In sintesi, l’apertura di procedure concorsuali incide così: i debiti verso lo Stato/Regioni entrano nella falcidia possibile (grazie alla transazione fiscale/contributiva); gli aiuti già ricevuti non sono un ulteriore debito salvo clausole di revoca; le garanzie pubbliche proteggono le banche e spostano il peso sul pubblico in caso di default, ma ciò non danneggia l’impresa (piuttosto erode le risorse del fondo per altri scopi futuri).

Fonti e Riferimenti Utilizzati

Di seguito si riportano tutte le fonti normative, giurisprudenziali, amministrative e informative citate nel testo, suddivise per categoria per facilitarne la consultazione. Ogni voce include un breve descrittivo e il riferimento puntuale alla fonte originale.

Normativa nazionale (leggi e decreti statali)

  • Legge 29 dicembre 2022, n. 197 (Legge di Bilancio 2023) – Art.1 commi 222-252: Stralcio automatico debiti fino €1000 (commi 222-230) e Definizione agevolata “rottamazione-quater” (commi 231-252). Previsto annullamento cartelle ≤€1000 (2000-2015) al 31/3/2023 e possibilità di definire i restanti debiti senza sanzioni e interessi.
  • Decreto-Legge 30 dicembre 2022, n. 198 (Milleproroghe 2023) conv. L. 14/2023 – Ha prorogato taluni termini delle definizioni: es. slittamento al 30/4/2023 dell’effettivo stralcio mini-debiti e proroga al 30/6/2023 del termine per domanda rottamazione.
  • Legge 29 dicembre 2022, n. 197 (Bilancio 2023) – Definizione controversie tributarie – Art.1 commi 186-205: introdotta definizione agevolata liti pendenti al 1°1°2023. Confermata come costituzionalmente legittima dalla Corte Costituzionale (sent. 189/2024).
  • Decreto-Legge 18 ottobre 2023, n. 145 (DL Fisco-Anticipi) conv. L. 13/2024 – Ha prorogato fino al 31/12/2025 le regole speciali del Fondo Garanzia PMI post-Covid, tra cui coperture 80% investimenti e 50% liquidità, nonché esclusione imprese in fascia peggior rating.
  • Decreto-Legge 28 gennaio 2019, n. 4 conv. L. 26/2019 (“Saldo e stralcio” 2019) – Anche se non trattato ampiamente nel testo, è una norma storica di condono per persone fisiche in difficoltà (commi 184-199) che può aver riguardato soci di ditte individuali (richiamata per confronto).
  • D.Lgs. 12 gennaio 2019, n. 14 (Codice della Crisi d’Impresa – CCII) – Artt. 56, 57, 63, 84, 88 etc.: disciplina accordi di ristrutturazione, piani di ristrutturazione soggetti a omologazione (PRO), concordato preventivo e transazione fiscale/contributiva. In particolare art.63 CCII consente all’imprenditore in crisi di proporre pagamento parziale/dilazionato di tributi erariali e contributi, richiedendo attestazione di convenienza e ammettendo l’omologazione anche senza voto del Fisco (comma 2-bis).
  • Legge 21 giugno 2023, n. 74 (Deleghe in materia di lavoro) – Art. 23 delega a semplificare rateazione contributi INPS/INAIL. Approvata definitivamente il 21/6/2023; successivo D.Lgs. attuativo (in bozza fine 2024, attuato in L. di Bilancio 2025 per efficacia) prevede rate fino 60 mesi dal 2025.
  • Legge 24 agosto 2021, n. 106 (conversione DL 73/2021 “Sostegni-bis”) – Art. 11-bis ha introdotto la transazione fiscale e contributiva anche per i debiti relativi ai tributi locali (estensione del cram-down fiscale ai tributi locali).
  • Legge 3/2012 (procedura da sovraindebitamento) – Abrogata e assorbita nel CCII, ma menzionata per concetti come esdebitazione e piano del consumatore. Rilevante per microimprese non fallibili, ora trattate nel CCII artt. 65-73 e 282-283 (esdebitazione del debitore incapiente).
  • Normativa UE “Aiuti di Stato” – Regolamento UE 1407/2013 de minimis (massimo €200k in 3 anni) e Regolamento 651/2014 GBER (esenzioni). Citati indirettamente nel contesto della cumulabilità degli aiuti.

Normativa regionale e atti amministrativi locali

  • L.R. Lombardia 19/2014, n. 11 “Impresa Lombardia” – Legge quadro su sviluppo imprese. Fornisce base giuridica per interventi regionali in favore della competitività e accesso al credito.
  • D.G.R. Lombardia n. XII/737 del 24/07/2023 – Delibera Giunta Regionale che approva criteri applicativi Misura “Microcredito” nell’ambito PR FESR 2021-27. Insieme alla DGR XII/3425 del 18/11/2024 definisce il provvedimento attuativo.
  • Decreto Dirigenziale (DDS) n. 19519 del 12/12/2024 – Bando Microcredito Lombardia – Atto attuativo che approva l’Avviso pubblico “Misura Microcredito” con relativi allegati (scheda tecnica). Contiene requisiti dettagliati (PMI, importi max) e modulistica privacy.
  • Determinazione Regione Lazio n. G08493 del 25/06/2024 – Adeguamento Convenzione tra INPS e Regione Lazio per il Fondo Garanzia DURC (proroga al 30/6/2024 e aspetti operativi).
  • Convenzione Regione Lazio – INPS 14/06/2011 (Lazio4Impresa) – Protocollo originario tra Presidente Regione (Polverini) e Presidente INPS (Mastrapasqua) che istituì il Fondo Garanzia DURC. Chiarisce finalità e funzionamento.
  • L.R. Sicilia 22/02/2019, n. 1, art. 2 – Istituzione “Fondo Sicilia” – Base normativa del Fondo a gestione regionale per interventi finanziari straordinari. Successivi decreti attuativi (es. L.R. 9/2020 art. 10) per misure Covid di liquidità.
  • Avviso IRFIS “Misura Liquidità Covid – Fondo Sicilia” 2020 – Documento attuativo (Convenzione IRFIS-banche) del contributo 5-8% su finanziamenti bancari fino 100k. Erogazione a sportello fino al 31/3/2021 (sospensione).
  • Avviso pubblico IRFIS 2024 “Contributo abbattimento interessi” – Bando pubblicato sul sito Regione Siciliana il 09/05/2025. Destinato a persone fisiche (famiglie) per prestiti al consumo, ma analoghe delibere sono state usate per imprese (come quella da 45 mln per imprese annunciata da Schifani).
  • Comunicato Presidenza Regione Siciliana 02/05/2025 – Annuncio del Presidente Schifani sui risultati della misura contributo interessi: €30 mln erogati a 3000 PMI, contributo fino 80% interessi.
  • D.G.R. Campania n. 312 del 14/07/2024 – Approvazione Avviso “Fondo Regionale Crescita – II edizione” (POR FESR Campania). Stanziamento €80,1 mln (raddoppio rispetto I ed.), finanziamento 50% fondo perduto + 50% tasso zero.
  • Portale PR FESR Campania (prfesr2127.regione.campania.it) – Sezione dedicata al FRC II ed. con descrizione requisiti e importi.
  • Scheda Sviluppo Campania – Fondo Rotativo PMI 2024 – Documento/landing page di presentazione: dotazione €93,46 mln, mix 30% tasso zero + 70% banca, tasso zero su 30% fino 8 anni.
  • D.G.R. Veneto n. 958 del 14/07/2021 – Bando POR FSE “Sostegno costo lavoro art. 60 Reg. 1303/2013” per imprese 1-49 dip. colpite da pandemia. Allegati definiscono percentuali contributo su retribuzioni (50-80% a seconda dimensione).
  • Informativa Veneto Lavoro – Unità di Crisi Aziendali – Documento web che spiega il modello veneto di gestione crisi con assistenza tecnica locale. Indica che l’Unità fornisce supporto in sede locale, regionale e ministeriale e cita come funziona in pratica.
  • D.G.R. Veneto n. 1588 del 2013 (Fondo Anticrisi) – Esempio storico di delibera con cui Veneto mise risorse in confidi per garanzie a PMI in crisi (non citato nel testo direttamente ma sotteso nelle “garanzie confidi Veneto”).
  • Legge Regione Veneto 28/04/2023, n. 7 – Norme di adeguamento ordinamento regionale: contiene misure su tributi locali emergenza Vaia (esenzioni) che fungono da esempio citato di alleggerimento fiscale locale.

Giurisprudenza rilevante

  • Cass., Sez. Unite, 25 marzo 2021, n. 8504 – Principio di diritto: il tribunale può omologare il concordato preventivo anche senza il voto favorevole dell’Erario sui tributi (IVA inclusa) se la proposta è più conveniente della liquidazione. Introdotto il cram-down fiscale dopo L.159/2020, SU confermano legittimità e forniscono guida applicativa.
  • Cass., Sez. I, 17 dicembre 2023, n. [non indicata nel testo] – (Probabilmente la n.38165/2023 citata come 17 dic 2023 in lista transazione-fiscale.it). Concerne transazione fiscale in concordato, possibili definizioni. [Non citazione diretta nel testo principale].
  • Cass., Sez. I, 12 dicembre 2023, n. 33303 – Stabilisce che l’omologa dell’accordo di ristrutturazione con transazione fiscale comporta l’estinzione del giudizio tributario pendente sui debiti oggetto di transazione. In caso di successiva risoluzione dell’accordo, il debito originario risorge ma il giudizio resta estinto; i debiti transati diventano definitivi.
  • Cass., Sez. I, 9 ottobre 2023, n. [non riportata] – Possibile riferimento a liberazione fideiussore in concordato (come accennato nelle FAQ D.8, dove si dice “Cassazione ha chiarito che il fideiussore viene liberato nella misura liquidata il creditore principale”, potrebbe riferirsi a Cass. 12988/2016 o successiva).
  • Cass., Sez. I, 17155/2022 (Unijuris) – Conferma che nel concordato preventivo è ammesso il pagamento parziale di crediti privilegiati erariali (IVA) se soddisfatta condizione di non-deterioramento (norma L. 3/2019). [Citata da Unijuris e accennata nel search].
  • Corte Costituzionale, sentenza 14 febbraio 2018, n. 29 – Ha dichiarato infondate le questioni sulla rottamazione D.L.193/2016 sollevate dalla Regione Toscana, confermando che la definizione agevolata ruoli non viola autonomia regionale né principi costituzionali. La Consulta ha ritenuto legittimo che lo Stato includa tributi regionali nei ruoli rottamabili, e che lasci facoltà agli enti di aderire per ingiunzioni.
  • Corte Costituzionale, sentenza 28 novembre 2024, n. 189 – Dichiara non fondate le questioni di legittimità sulla definizione agevolata liti (L.197/22) sollevate dalla CTR Calabria. Esclusa violazione art.53 Cost.: la definizione è coerente con capacità contributiva e non lesiva di diritti. (Notizia tratta da ItaliaOggi e sintesi Mysolution).
  • Corte Costituzionale, sentenza 6 luglio 2022, n. 158 – (Non citata sopra, ma inerente a rottamazione-ter, rigetto ricorsi analoghi).
  • TAR / Consiglio di Stato – Non vi sono casi giurisprudenziali amministrativi citati esplicitamente nella guida. Potrebbe citarsi a titolo esemplificativo TAR Lazio 2020 su diniego Durc in presenza di rateazione: ma non trattato nel testo.
  • Tribunale di Milano 9 gennaio 2024 (sez. fall.) – Esempio di omologa piano ristrutturazione soggetto a omologazione con transazione fiscale, citato in transazione-fiscale.it. Non dettagliato nel testo.
  • Corte d’Appello di Bari 4 dicembre 2024 – Esempio di conferma di cram-down su crediti locali (non nel testo, ma indice transazione-fiscale).
  • Cass. ord. 24428 dell’11/09/2024 – in tema definizione agevolata carichi (L.197/22), afferma che per rateazione domanda+pagamento prima rata perfeziona definizione (improprio atto promozione in Gazzetta, ma degno di nota sulle regole definizione).

Atti amministrativi e circolari (Agenzia Entrate, INPS, Ministeri)

  • Circolare INPS n. 89 del 16/09/2024 – Aggiorna il tasso di interesse di dilazione al 9,65% annuo a decorrere dal 18/9/2024, in seguito a riduzione tasso BCE. Fissa anche sanzione civile ridotta al 9,15%.
  • Circolare Agenzia Entrate-Riscossione n.1/2023 – Istruzioni applicative su stralcio automatico e rottamazione-quater (in particolare gestione carichi di enti diversi dallo Stato). Non citata direttamente ma di riferimento per come AdER comunica su stralcio.
  • Circolare Agenzia Entrate n. 2/E del 27/01/2023 – Chiarisce aspetti su definizione agevolata liti e istituti deflattivi L.197/22. Non citata ma pertinente al contesto.
  • Provvedimento AdER 30/12/2022 – Dispone la sospensione dei carichi <=1000 al 31/1/23 e l’annullamento al 31/3/23 (attuazione stralcio).
  • Circolare Agenzia Entrate n.34/E 2020 – su transazione fiscale post DL 34/2019, afferma necessità comparazione convenienza per omologa giudiziale.
  • Linee Guida Regione Lazio DURC – Comunicato stampa Polverini 2011 riportato sul sito Regione, dove spiega che con convenzione Inps le imprese ottengono dilazione e possono ricorrere a banca convenzionata.
  • Documenti MEF – Misure fiscali Covid – Sito MEF: “principali misure fiscali adottate” e successivi; citato per contesto moratorie versamenti (non entrato nel testo finale).
  • Istruzioni modulistica: ad es. “Attestazione aiuti de minimis” da allegare alle domande regionali – richiamata nelle FAQ D.7 per discorso soglie UE.

Hai debiti che non riesci più a gestire?: Fatti aiutare da Studio Monardo

Hai debiti che non riesci più a gestire?
Hai sentito parlare di bandi o fondi regionali per chi è in difficoltà economica, ma non sai da dove iniziare?

⚠️ Nel 2025 molte Regioni italiane hanno attivato fondi straordinari per aiutare cittadini, autonomi e microimprese a rientrare dai debiti e ripartire.
Sono strumenti concreti – a fondo perduto o agevolati – pensati per chi è in crisi ma vuole rialzarsi legalmente.

A chi sono destinati i fondi regionali

👨‍👩‍👧 Famiglie a basso reddito o con disagio economico certificato
📦 Partite IVA, artigiani, commercianti e microimprese sotto stress finanziario
📉 Persone sovraindebitate, anche già in procedura di esdebitazione o pignoramento

📌 Ogni Regione ha criteri diversi, ma l’obiettivo è uno: evitare il tracollo economico e offrire un’alternativa al fallimento personale o aziendale.

Che tipo di aiuti puoi ottenere

💶 Contributi a fondo perduto per estinguere debiti gravi (bollette, affitti, rate, cartelle, ecc.)
💸 Finanziamenti agevolati a tasso zero per consolidamento debiti o rientri in CRIF
🔄 Fondi per sostenere i costi delle procedure di sovraindebitamento
🏠 Sostegno per chi rischia la vendita all’asta della prima casa

📌 Alcuni bandi coprono anche le spese legali per presentare il piano del consumatore o il concordato minore.

Quali sono i requisiti comuni

✅ Residenza nella Regione che emette il bando
✅ ISEE o reddito sotto una certa soglia
✅ Debiti certi, liquidi ed esigibili
✅ Nessun patrimonio occultato o trasferito in frode
✅ Richiesta presentata entro le scadenze ufficiali del bando

🎓 Le qualifiche dell’Avvocato Giuseppe Monardo se vuoi uscire dai debiti

✔️ Avvocato esperto in crisi economica e sovraindebitamento
✔️ Gestore della Crisi – iscritto al Ministero della Giustizia
✔️ Difensore in procedimenti di blocco pignoramenti e salvataggio abitazioni

Conclusione

I fondi regionali del 2025 non sono solo assistenza: sono un’occasione concreta per ripartire.
Se hai debiti e sei in difficoltà, questa può essere la tua occasione per uscirne legalmente, con l’aiuto della tua Regione.

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