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Vino dealcolato: arriva il nuovo decreto


Possono finalmente decollare, anche nella nostra Italia, i vini alcol free, già ammessi, in vari modi e con varie tecniche di lavorazione, in alcune grandi nazioni produttrici, fra le quali Spagna, Francia, Germania e Stati Uniti (California).

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Troppi costi con la vecchia legge

Questo grazie a un nuovo Decreto, firmato dal Masaf, che ha introdotto modifiche al testo emanato lo scorso 20 dicembre, il quale era abbastanza punitivo per l’aspetto dei costi, prevedendo locali separati per prodotti normali e no alcol.

Il recentissimo DM supera questo obbligo e permette di avvalersi di una semplice notifica all’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf).

Le regole principali da seguire consistono nel processo svolto “in stabilimenti, o in locali, dotati di registro dematerializzato”, nonché il possesso della “licenza di deposito fiscale nel settore dell’alcol etilico e/o dei prodotti alcolici intermedi e/o nel settore del vino”, in modo da monitorare, in un sistema chiuso, la circolazione del derivato.

In una nota Federvini, dopo avere salutato con favore il decreto, che apre un nuovo business, sottolinea che, fra le novità più rilevanti, ci sono la razionalizzazione delle disposizioni sulla produzione di spumanti dealcolati e, appunto, la migliore gestione degli spazi negli impianti produttivi.

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

«L’azione del Ministero giunge dopo un proficuo dialogo con gli operatori – ha commentato la presidente di Federvini, Micaela Pallini -. È un segnale di ascolto importante da parte delle istituzioni e un passo concreto per dotare il comparto di un quadro normativo moderno e aderente alle esigenze delle imprese, in modo tale da rispondere a nuove tipologie di domanda».

Un possibile incremento della richiesta di vini giunge puntuale in un momento in cui il mercato Usa, cruciale per la nostra enologia, è di continuo minacciato dai dazi.

Novantotto milioni per l’export

Ricordiamo che, lo scorso 15 maggio, il Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste ha messo a disposizione del nostro export vitivinicolo non Ue risorse per un totale di oltre 98 milioni di euro, di cui più di 22,5 milioni a livello nazionale e le restanti somme da assegnare con bandi regionali e multiregionali.

La misura, che finanzia attività di promozione e informazione nei mercati esterni al bacino  comunitario, è uno strumento per rafforzare la presenza del vino italiano nel mondo, il cui export, già nel 2024, ha superato gli 8,5 miliardi di euro.

“Se oggi è ancora possibile promuovere il vino – ha dichiarato il Ministro, Francesco Lollobrigida – è grazie a nazioni come l’Italia, che si sono battute per non demonizzarlo. Il vino non è un nemico: fa parte della nostra cultura da millenni. È l’abuso a nuocere, non il consumo consapevole. Questa misura è fondamentale per sostenere le imprese del settore e migliorarne i risultati – già significativi – raggiunti lo scorso anno”.

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