Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Bruxelles aggiorna la rotta industriale: la Bussola per la competitività è la nuova sfida dell’Ue


Sconto crediti fiscali

Finanziamenti e contributi

 

di Simone Sparano



A quattro mesi dalla sua presentazione ufficiale, la “Bussola per la Competitività” dell’Unione Europea si conferma lo strumento centrale per rilanciare la crescita economica e l’autonomia industriale del continente. Lanciata il 29 gennaio 2025 dalla Commissione Europea, l’iniziativa mira ad affrontare le sfide strutturali che hanno limitato la produttività europea negli ultimi anni. Ispirata dalle raccomandazioni del rapporto Draghi, la Bussola si fonda su tre imperativi strategici: colmare il deficit di innovazione, bilanciare decarbonizzazione e competitività e rafforzare l’indipendenza strategica dell’UE. Temi già dibattuti a Bruxelles, ma che hanno acquisito un’urgenza nuova con l’invasione russa dell’Ucraina, la conseguente crisi energetica e il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. La forte tensione geopolitica ha scosso l’Unione, rivelando le fragilità di un sistema che necessita di una riforma o, almeno, di una rilettura più pragmatica.
Lo spirito europeo si è affievolito negli ultimi anni, anche a causa della strumentalizzazione interna da parte di forze populiste che hanno addossato all’UE colpe derivanti in realtà dalla scarsa volontà nazionale di investire nel progetto europeo. L’opinione pubblica, travolta dalla retorica anti-Bruxelles, ha sviluppato disaffezione verso le politiche di lungo termine. In questo clima, concetti come innovazione e autonomia strategica risultano astratti, mentre la decarbonizzazione viene vista da molti come causa del declino industriale. La verità è che i governi nazionali hanno spesso trascurato o delegato gli investimenti.
Mentre l’Europa si compiaceva del proprio ruolo di regolatore globale, i Paesi emergenti acquisivano asset strategici e avviavano ambiziosi progetti industriali. A Bruxelles si discuteva teoricamente di sostenibilità e fonti alternative, mentre Cina, India e Brasile — meno coinvolti ideologicamente ma più attenti alle opportunità — investivano con decisione nelle tecnologie del futuro. Oggi, colmare quel divario si presenta come una sfida tutta in salita.
Alla luce di ciò, l’UE ha perciò inteso riprendere slancio per permettere alle proprie imprese non solo di consolidarsi nel mercato interno, ma anche di competere a livello globale. Il rilancio passa da un’accelerazione dell’innovazione, favorendo l’ambiente per start-up e scale-up e promuovendo tecnologie d’avanguardia come intelligenza artificiale, robotica, semiconduttori, biotecnologie e tecnologie quantistiche. Servono sinergie tra i Paesi europei, specializzazioni condivise e una filiera europea dell’eccellenza, con la priorità di portare le tecnologie dai laboratori al mercato. Questo processo in passato sembra sia stato ostacolato anche dai grandi gruppi industriali che, secondo molte denunce delle PMI, rallenterebbero l’innovazione per ammortizzare gli investimenti e conservare lo status quo. Favorire un ecosistema imprenditoriale dinamico e competitivo è dunque essenziale.
Altro pilastro della strategia riguarda l’equilibrio tra decarbonizzazione e competitività industriale. Attraverso il “Clean Industrial Deal”, la Commissione promuove un’industria pulita ma solida, con semplificazioni normative, investimenti nelle tecnologie verdi (solare, idrogeno, batterie), e strumenti come il CBAM(Carbon Border Adjustment Mechanism), che introduce dazi sui prodotti importati ad alta intensità di CO₂, proteggendo così le imprese europee dalla concorrenza sleale. L’UE punta anche a ridurre le dipendenze strategiche diversificando le catene di approvvigionamento energetico. Grazie ad una rete di accordi commerciali che copre già 76 Paesi, Bruxelles vuole rafforzare i partenariati internazionali, assicurando l’accesso a materie prime critiche, energia pulita e tecnologie chiave. Inoltre, è prevista una revisione delle regole sugli appalti pubblici per incentivare la competitività interna e proteggere i settori strategici
In concreto l’Unione Europea accelera sulla strada della competitività, mettendo in campo una vera e propria “cassetta degli attrezzi” per rafforzare il proprio sistema produttivo. Al centro della strategia delineata dalla Commissione, emergono cinque abilitatori trasversali, considerati fondamentali per costruire la resilienza economica del continente. In primo piano rileva la semplificazione normativa, con l’obiettivo dichiarato di ridurre il peso burocratico sulle imprese e accelerare gli investimenti. Segue la rimozione degli ostacoli ancora presenti nel mercato unico, tuttora troppo frammentato: migliorare il funzionamento del mercato interno significa facilitare la libera circolazione di beni, servizi, capitali e persone, creando nuove opportunità soprattutto per le piccole e medie imprese. Il terzo pilastro è rappresentato dal potenziamento dei finanziamenti mirati, attraverso la creazione di un mercato dei capitali europeo realmente efficiente e la mobilitazione coordinata di risorse pubbliche e private. Tuttavia, per sostenere davvero la transizione, servono anche competenze adeguate; è per questo che Bruxelles si propone di realizzare una politica che investa sulla formazione e sulla creazione di posti di lavoro di qualità nei settori strategici. Infine, sarà determinante un miglior coordinamento tra le politiche europee e quelle nazionali, per evitare inutili duplicazioni, ottimizzare le risorse e massimizzare l’impatto delle azioni intraprese. Una sfida ambiziosa, questa, che richiede visione, pragmatismo e una governance capace di trasformare le strategie in risultati concreti per cittadini e imprese.
In questo quadro, l’Italia dovrà saper interpretare la strategia alla luce del proprio tessuto produttivo, composto prevalentemente dalle PMI. Priorità assoluta: programmare capitalizzando sulle tecnologie emergenti e rafforzare le filiere strategiche (come microelettronica, spazio, difesa, materiali avanzati), sbloccando gli investimenti anche attraverso una revisione delle regole sugli aiuti di Stato. Serve una sinergia più stretta tra politiche industriali e tecnologie digitali per colmare i divari territoriali e modernizzare il Paese.
È fondamentale essere consapevoli che questa accelerazione verso la competitività europea rischia di essere frenata dalla disomogeneità tra gli Stati membri. Se da un lato si promette una visione integrata della crescita, dall’altro emergono già alcune criticità: le disparità tra i Paesi restano marcate, soprattutto sul fronte delle competenze digitali e dell’adozione tecnologica nelle PMI.
Il pericolo concreto, senza correttivi e investimenti mirati, è che l’Italia possa restare indietro e che si consolidi un’Europa a due velocità. La responsabilità di colmare questi divari ricade tanto sui governi nazionali quanto sulla programmazione strategica locale. Un ruolo chiave spetta anche agli attori dell’ecosistema dell’innovazione, chiamati a guidare ed interpretare al meglio le opportunità e favorirne l’accesso per tutte le imprese. Diventa strategico promuovere alleanze solide tra stakeholder locali ed europei. Una cooperazione multilivello tra enti pubblici, centri di ricerca, imprese, reti di supporto all’innovazione e istituzioni comunitarie può rappresentare un moltiplicatore di impatto concreto. Queste alleanze sono fondamentali per tradurre le ambiziose direttrici europee in interventi calibrati sulle specificità territoriali, garantendo che anche i sistemi produttivi più frammentati, come quello italiano, possano cogliere i benefici offerte dalla transizione industriale e tecnologica. Il contributo degli attori locali – fra cui certamente rientra anche Enterprise Europe Network, i Poli europei di innovazione digitale (EDIHs) e i cluster tecnologici – è essenziale per orientare le PMI nei percorsi di innovazione, accesso ai finanziamenti e internazionalizzazione. Allo stesso tempo, la connessione con i programmi europei consente di rafforzare la scalabilità delle soluzioni, facilitare il trasferimento tecnologico e promuovere una filiera europea integrata. La Commissione prepara una nuova strategia per gli investimenti, con l’obiettivo di canalizzare risorse verso produzioni ad alto valore aggiunto e tecnologie strategiche. Una sfida ambiziosa, ma finalmente meno ideologica e più pragmatica.
Il successo della Bussola dipenderà dalla capacità degli Stati membri di collaborare davvero, superando logiche di contrapposizione tra interessi nazionali e obiettivi comuni. Da parte dell’UE serve una governance più concreta e orientata ai risultati. Solo così si potrà colmare il divario tra le ambizioni e la realtà, evitando che questa ennesima occasione vada perduta.



Source link

Aste immobiliari

 il tuo prossimo grande affare ti aspetta!

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Assistenza e consulenza

per acquisto in asta