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A due anni dalla fine ufficiale della pandemia da Covid (2023) in Lombardia un lavoratore su tre è ancora in smart working


di
Massimiliano Del Barba

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La ricerca di Confindustria Lombardia: la metà delle aziende ha aperto al lavoro agile per combattere il turnover ed essere più attraente

A due anni dalla fine dell’emergenza sanitaria provocata dal Covid 19 — per l’Oms la pandemia si è conclusa ufficialmente l’8 maggio del 2023 — sul territorio di Regione Lombardia circa un lavoratore su tre utilizza ancora — ovviamente con quantitativi anche molto differenti a seconda della fattispecie professionale e dei contratti sottostanti — lo strumento dello smart working.

È forse questo il principale elemento che emerge dall’ultima indagine sul lavoro «I numeri per le risorse umane» realizzata da Confindustria Lombardia. «La possibilità di lavorare da remoto — si legge nell’indagine — risulta essere una leva di attrazione sempre più decisiva per le imprese. Tra le aziende lombarde partecipanti all’indagine nel 2024 risultano essere quasi la metà (47%) quelle che hanno introdotto lo smart working». 




















































La propensione a concedere tale forma organizzativa risulta però correlata alle dimensioni aziendali: dal 29% delle realtà fino a 25 occupati si sale al 36% di quelle con un numero di lavoratori compreso tra le 26 e le 100 unità, fino a raggiungere quasi i tre quarti (70%) nel caso delle aziende maggiori. È nei servizi che il fenomeno è più diffuso: 67%, contro il 41% dell’industria, dove le mansioni sono meno compatibili.

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In Lombardia la modalità più frequente (nel 58% delle aziende con smart working) è quella di due giorni alla settimana (o otto al mese), ma l’opzione di un unico giorno (o quattro al mese) è quasi altrettanto diffusa (53%). Lavorare da remoto addirittura per più di otto giorni al mese è un’opzione presente in un consistente numero di imprese (38%). La grande maggioranza di chi lavora da remoto (55%) usufruisce di due giorni a settimana, mentre il rimanente 45% si ripartisce equamente tra «un solo giorno» (23%) e «3 o più giorni» (22%).

Per quanto riguarda invece la dimensione economica, le imprese lombarde hanno messo a budget per quest’anno incrementi retributivi pari al +3,1%, con percentuali che oscillano tra il +3,0% degli operai e il +3,4% di impiegati e dirigenti, una dinamica in linea con l’andamento nazionale stimato dal Centro Studi di Confindustria (+2,9% per il 2024, con previsione di un rafforzamento al +3,3% nel biennio 2025-26).

Dal focus sull’intelligenza artificiale, infine, emerge che il 59% delle imprese lombarde ha adottato (12%), o sta valutando di adottare (il restante 47%), tali strumenti. «Tra le principali difficoltà indicate dalle imprese lombarde rispetto all’adozione dell’Ai — prosegue la nota — troviamo la complessità tecnica (37%) e la carenza di competenze interne (36%). Per far fronte a queste carenze e agevolare l’adozione di queste tecnologie, il 27% delle aziende si è mosso per dotarsi delle competenze necessarie». Tra le azioni adottate, in particolare il 20% ha optato per formare personale interno, l’11% si è affidato a consulenti e fornitori esterni e solo il 3% sta ricercando e assumendo personale già in possesso di queste competenze. Per le aziende lombarde che hanno già implementato soluzioni di Intelligenza artificiale, i principali ambiti di applicazione sono: analisi e gestione dei dati (50% delle imprese), automazione dei processi produttivi (28%), Ricerca e sviluppo (28%), gestione risorse umane (24%), supporto clienti (24%).

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