Dalle apparecchiature per la rigenerazione dei tessuti alla gestione dei rifiuti biologici, oltre all’ingegneria diagnostica e ai macchinari per la disinfezione e la catena del freddo.
La filiera dei dispositivi medici italiana va in scena negli Stati Uniti, con ben dodici realtà imprenditoriali che prenderanno parte al padiglione nazionale italiano del World health Expo (Whx), la manifestazione di riferimento per il settore delle tecnologie e delle attrezzature medicali, in programma a Miami dall’11 al 13 giugno.
Nel corso dell’evento, per la prima volta, ci sarà una presenza italiana unitaria coordinata dall’Ice-Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane.
L’export verso gli Usa in crescita
È proprio verso gli Usa che il settore italiano dei medical device fa registrare numeri interessanti. Secondo quanto rilevato da Confindustria dispositivi medici (Cdm), su elaborazione dei dati di usatrade.census.gov, sul fronte del commercio internazionale, nel 2024 le esportazioni italiane di dispositivi medici verso gli Stati Uniti sono cresciute del 14,6% rispetto all’anno precedente, raggiungendo un valore di 832 milioni di dollari.
In generale, riportano ancora le evidenze Cdm, il settore dei device medicali in Italia genera un mercato dal valore complessivo di 18,3 miliardi di euro, includendo sia le esportazioni sia le vendite interne, e conta quasi 4.500 aziende per un totale di circa 120mila addetti.
Un panorama diversificato
Si tratta di un panorama industriale fortemente diversificato, innovativo e specializzato, in cui piccole imprese convivono con grandi gruppi multinazionali. Nel settore rientrano 2.527 aziende manifatturiere, 1.555 distributori e 367 fornitori di servizi, tutti coinvolti nella produzione e distribuzione di dispositivi medici su scala nazionale.
Le piccole e medie imprese (Pmi) rappresentano quasi il 94% del totale e si distinguono per un’elevata propensione all’innovazione, personale altamente qualificato e ingenti investimenti in ricerca e sviluppo. Nonostante recenti misure normative abbiano introdotto restrizioni sulle sperimentazioni cliniche, il settore ha investito circa 1 miliardo di euro in ricerca e sviluppo.
La fiera statunitense
Con oltre 13.800 professionisti provenienti da 116 Paesi nell’ultima edizione e più di 1.300 espositori da oltre 55 nazioni attesi quest’anno, Whx rappresenta una piattaforma internazionale strategica per l’incontro tra domanda e offerta di soluzioni medicali all’avanguardia, spiega l’Ice in una nota. La manifestazione copre un ampio spettro di ambiti – dalla diagnostica per immagini ai sistemi It, dalle tecnologie di laboratorio ai dispositivi terapeutici – e si distingue per le opportunità di networking e sviluppo commerciale, grazie anche alla presenza di delegazioni da mercati chiave come India, Israele, Nigeria, Polonia e Argentina.
Le soluzioni italiane
La delegazione italiana che sbarca al Whx di Miami – descrive la nota – offre un ventaglio di soluzioni che attraversa l’intero ecosistema biomedicale: dagli integratori di ultima generazione, filler dermo-rigenerativi e test genetici avanzati per la medicina di precisione ai materiali e sistemi che monitorano ogni fase della sterilizzazione; dalle formulazioni nutraceutiche brevettate ad altissima biodisponibilità ai macchinari ‘waste-to-value’ che trasformano i rifiuti sanitari in output sostenibili; dalle piattaforme di micro-innesti autologhi che rigenerano i tessuti in pochi minuti ai servizi editoriali e di comunicazione multicanale che connettono produttori, cliniche e distributori del settore dentale su scala internazionale; dalle sale Mri schermate chiavi in mano ai dispositivi monouso per radiologia, oncologia e terapia intensiva; dai componenti high-tech in silicone combinato con metallo, plastica o vetro agli impianti professionali per lavaggio, disinfezione e refrigerazione di laboratorio.
“Un caleidoscopio di tecnologie e know-how 100% Made in Italy che porta negli Stati Uniti innovazione, sostenibilità e design all’avanguardia lungo tutta la filiera life-science. Accanto a loro il know-how di un’agenzia regionale per l’internazionalizzazione e di un laboratorio universitario multidisciplinare”, sottolinea l’Ice.
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