L’impatto economico e sociale dello sport velico in Italia nel 2024 vale quasi 340 milioni di euro. A svelarlo è il primo rapporto condotto dalla Federazione italiana vela (Fiv) con la Luiss Business School e presentato al Coni alla presenza del ministro del Turismo Daniela Santanché, del presidente del Coni Giovanni Malagò e del presidente della Fiv, Francesco Ettorre. «Per la prima volta abbiamo voluto valutare la vela come comparto strategico. Se consideriamo che stiamo analizzando solo i dati delle attività sportive e agonistiche sono cifre alte e interessanti», ha sottolineato Ettorre.
L’analisi conclusiva è che «la vela sportiva emerge come un ecosistema economico e sociale strategico per l’Italia, ben oltre l’ambito sportivo e con prospettive solide per valutazioni future da estendere ai settori non sportivi, ma di sola fruizione delle attività del diporto». Lo studio rappresenta una prima fotografia scientifica e quantitativa del valore generato sul piano economico, sociale e territoriale e prende come riferimento i valori generati dalla sommatoria di sei ambiti principali: tesseramento (oltre 2 milioni ), contributo del volontariato (5,3 milioni), indotto turistico da giornate di sport velico (131 milioni), manifestazioni internazionali (38 milioni), scuola vela e ricettività (155 milioni), attività formativa comprensiva di raduni e corsi (7 milioni), per un totale complessivo che, appunto, supera i 339 milioni di euro.
Lo studio della Luiss Business School è stato realizzato applicando metodologie scientificamente validate, ispirandosi a modelli economici riconosciuti (Gelan, Hone, Miller & Blair, ecc.) e utilizzando moltiplicatori economici generici e prudenti, per stimare sia gli effetti diretti sia quelli indiretti e indotti. Tra i dati chiave analizzati, relativi al flusso delle sole attività sportive e agonistiche, sono stati considerati i 153.842 tesserati del 2024 (di cui il 52% minorenni), le 6.542 giornate di sport velico organizzate, le oltre 47 mila imbarcazioni iscritte, i quasi 176 mila atleti coinvolti in eventi, i 6.536 corsi di vela organizzati per 56.575 partecipanti, i 3.750 eventi velici, con i 33,9 milioni di euro di valore dei corsi scuola vela e degli oltre 10 dell’indotto turistico di scuola vela e formazione.
La base dei dati è stata fornita dalla Federazione e integrata da interviste e fonti pubbliche ufficiali, come il registro del Coni e la piattaforma per la gestione dei tesserati e degli affiliati. A questi numeri vanno aggiunti 762 società affiliate e oltre 78 mila tecnici che permettono tutta questa intensa attività. «La vela è cambiata molto – ha detto Ettorre – si è evoluta e non è più solo sport, ma un ecosistema che forma persone, genera occupazione qualificata e promuove un rapporto sano e rispettoso con l’ambiente. Dalla vela paralimpica ai progetti scolastici, la diffusione dei valori educativi è ormai consolidata anche nelle attuali politiche pubbliche».
La vela però non è solo agonismo, «è fortemente legata all’industria nautica e al turismo sostenibile – ha aggiunto Ettorre – e si presenta come leva di crescita soprattutto nei territori costieri e nelle isole, anche minori. Gli eventi internazionali o quelli della grande vela di altura, i campionati giovanili e i tanti progetti Fiv nei plessi scolastici, testimoniano una vocazione trasversale che merita attenzione, investimenti e visibilità nei tavoli economici nazionali».
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