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Gdf Lecce: Procura chiede l’arresto dell’Assessore Delli Noci


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Bufera in Regione

Lecce è al centro di una tempesta giudiziaria che scuote la Regione Puglia. La Guardia di Finanza di Lecce ha notificato undici richieste di interrogatori preliminari, passaggi fondamentali per l’emissione di misure cautelari personali. Tra queste, spicca la richiesta d’arresto per Alessandro Delli Noci, attuale assessore regionale allo Sviluppo Economico e alle Attività Produttive. Una mossa che indica la gravità delle accuse della Procura.

Le indagini, coordinate dai pubblici ministeri Massimiliano Carducci e Alessandro Prontera, ipotizzano reati pesanti per Delli Noci e altri indagati. Si parla di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, turbativa d’asta e frode nei finanziamenti pubblici. L’assessore è atteso per l’interrogatorio il 12 giugno davanti al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di Lecce, Angelo Zizzari.

Fondi regionali sotto la lente: I Programmi Integrati di Agevolazione (PIA)

Al centro di questa vasta inchiesta ci sono i Programmi Integrati di Agevolazione (PIA). Questi strumenti, messi in campo dalla Regione Puglia, servono a incentivare gli investimenti delle piccole e medie imprese. Questi fondi – secondo l’accusa -, sarebbero stati gestiti in maniera tutt’altro che trasparente. Si ipotizza un vero e proprio sistema clientelare, che coinvolgerebbe una fitta rete di funzionari pubblici, amministratori e imprenditori locali. Una gestione opaca che avrebbe distorto lo scopo originale di questi finanziamenti pubblici.

Oltre all’assessore Delli Noci, le richieste di misure cautelari riguardano altri nomi noti. Tra i destinatari figurano Maurizio Laforgia, figlio del presidente dell’Acquedotto Pugliese; Angelo Mazzotta, responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Lecce; e gli imprenditori Marino Congedo e Alfredo Barone. Nomi che suggeriscono un coinvolgimento trasversale tra politica, amministrazione e mondo imprenditoriale. Questo solleva interrogativi sulla integrità delle procedure e sulla legittimità degli assegnatari dei fondi.

Le prove raccolte e il pericolo dell’inquinamento

Le indagini sono condotte con rigore dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza. Nelle ultime settimane, gli inquirenti hanno raccolto un ampio e solido materiale probatorio, che includerebbe numerose e determinanti intercettazioni telefoniche, una meticolosa documentazione contabile e diverse testimonianze che avrebbero contribuito a delineare il quadro accusatorio.

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Le richieste di arresto, secondo quanto trapela, sono motivate da precise esigenze investigative. La Procura riterrebbe indispensabile procedere con misure cautelari per evitare sia il pericolo di inquinamento probatorio – ovvero la possibilità che le prove vengano alterate o distrutte – sia il pericolo di reiterazione del reato, impedendo agli indagati di commettere ulteriori illeciti.

La decisione del GIP il 12 giugno sarà un momento chiave per il futuro di questa inchiesta che promette di far luce su presunte illegalità nella gestione dei fondi regionali.

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