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Confindustria: crescita italiana al 0,6% e le sfide delle imprese tra usa, europa e digitalizzazione


La crescita del Pil italiano nel primo trimestre del 2025 si attesta allo 0,6%, confermando quanto anticipato da Confindustria alcune settimane fa. Il dato, seppur positivo, resta modesto e preoccupa soprattutto per le tensioni commerciali con gli Stati Uniti, che potrebbero ridurre ulteriormente il ritmo di sviluppo. Emanuele Orsini, presidente di Confindustria, ha parlato dal palco della Festa dell’innovazione a Venezia e ha evidenziato le principali criticità per il futuro dell’industria italiana, tra negoziati internazionali, investimenti in tecnologia e la necessità di un mercato unico europeo dei capitali.

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Il valore della crescita economica e i rischi dei dazi usa

Emanuele Orsini ha commentato lo 0,6% di crescita segnalato dall’Istat, un numero che rispecchia le previsioni fatte da Confindustria due mesi prima. Pur riconoscendo questo allineamento, Orsini ha manifestato la volontà di vedere numeri più sostanziosi, auspicando una crescita intorno al 2%. Le principali minacce provengono dai dazi imposti dagli Stati Uniti, mercato chiave per le esportazioni italiane. L’industria teme che queste barriere commerciali possano frenare ulteriormente l’espansione economica, andando a ridurre il già modesto dato trimestrale.

L’interesse di Confindustria è rivolto a mantenere un dialogo aperto con l’amministrazione statunitense, anche se non sempre semplice. Il presidente ha sottolineato come l’importanza del mercato Usa renda obbligatorio il mantenimento di rapporti attivi, al di là delle divergenze politiche. L’incertezza causata da dazi e possibili ritorsioni commerciali aumenta il senso di urgenza nel trovare soluzioni diplomatiche ed economiche.

Negoziati fondamentali con gli stati uniti su difesa, energia e big tech

Orsini ha indicato tre aree chiave su cui si dovranno concentrare presto le trattative internazionali tra Europa e Stati Uniti. Primo tema riguarda la cooperazione nel comparto della difesa, settore in cui l’Ue acquista circa l’80% dagli Usa. Il secondo punto critico è l’approvvigionamento energetico. L’Italia dipende da forniture di gas naturale, GNL e fonti rinnovabili, e ogni tensione in questo campo può avere ripercussioni sul sistema produttivo.

Il divario tecnologico tra europa e grandi potenze

Il terzo tema riguarda la competizione nel settore delle grandi tecnologie digitali. Orsini ha evidenziato il divario tra Europa e le potenze globali come Stati Uniti e Cina, soprattutto in termini di investimenti: 300 miliardi negli ultimi dieci anni solo negli Usa contro 30 miliardi in Europa. Per l’espansione industriale è indispensabile attivare un piano strategico su questi settori, che includa investimenti pubblici e privati e un approccio unitario a livello europeo.

Burocrazia europea e mercato unico capitali come leve per la produttività

L’inefficienza della burocrazia europea resta un ostacolo frequente per le imprese. Orsini ha ricordato che eliminare i dazi interni all’Ue potrebbe incrementare la produttività di oltre il 6%, traducendosi in un aumento del valore prodotto pari a mille miliardi. L’Europa sta cominciando a riconoscere le criticità delle sue scelte passate ma serve agire con tempestività per evitare di perdere terreno rispetto ai concorrenti globali.

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In questo contesto, spicca l’urgenza di un mercato unico dei capitali. Senza un sistema finanziario integrato i progetti di crescita restano limitati. Il presidente di Confindustria ha dichiarato che solo attraverso una rapida costituzione di questo mercato sarà possibile sostenere le imprese italiane nel loro processo di trasformazione e sviluppo.

Confronto con i sindacati e riflessioni sul sistema salariale italiano

Il 26 giugno è previsto un incontro tra Confindustria e i sindacati in cui si discuterà anche la questione dei salari. Orsini ha definito la tematica “un problema nazionale” e ha sottolineato che le imprese associate a Confindustria hanno già adeguato i salari all’inflazione, avendo contratti considerati tra i più avanzati in Italia. Tuttavia, la produttività deve diventare un elemento chiave nelle trattative, evitare distinzioni tra lavoratori non significa rinunciare a collegare retribuzioni e risultati.

La sicurezza sul lavoro come tema prioritario

Orsini ha indicato la necessità di rivedere i parametri tradizionali dei contratti di lavoro, in particolare quelli legati agli orari e al luogo di lavoro. Ha ricordato che anche lui negli ultimi anni ha lavorato fuori dall’ufficio. Oltre ai salari, il presidente ha posto l’accento sulla sicurezza sul lavoro, definendola un tema urgente e imprescindibile.

Innovazione, intelligenza artificiale e piano industriale triennale

Orsini ha voluto ribadire la necessità di spingere sull’adozione dell’intelligenza artificiale nelle aziende italiane. Attualmente, ha detto, solo l’1,4% delle piccole imprese e l’8,6% delle grandi utilizza l’AI, un dato inferiore rispetto alla media europea del 13,5%. A fianco di ciò, va considerata con attenzione la questione della privacy, tema su cui l’Europa impone regole più rigide rispetto ad altri paesi come la Gran Bretagna.

L’investimento europeo nelle nuove tecnologie risulta molto basso in confronto agli Stati Uniti e alla Cina, creando un divario preoccupante che rischia di penalizzare la competitività. Per questo Orsini ha rilanciato la proposta di un piano industriale straordinario con una visione triennale, prevedendo circa 8 miliardi pubblici e un contributo importante da parte delle imprese. Il progetto dovrebbe generare una spinta economica superiore ai 16 miliardi, destinata a sostenere innovazione e digitalizzazione.

Confindustria, dunque, mira a un’accelerazione sulle tecnologie digitali, a un miglior accesso ai capitali e a una maggiore sicurezza nelle relazioni industriali, convinta che questi elementi garantiranno maggiore slancio all’economia italiana nei mesi a venire.



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