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Confindustria Veneto critica sui fondi europei: «Meno voce ai territori»


La nuova programmazione dei fondi europei preoccupa Confindustria Veneto. A Bruxelles si sta mettendo mano al progetto, ma dimenticando la sua funzione originaria, ovvero finanziare progetti strutturali per le imprese e lo sviluppo dei territori.

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In vista del nuovo ciclo di programmazione europea 2028-2034 gli imprenditori veneti criticano alcune proposte emerse, che snaturerebbero la Politica di Coesione. Sotto accusa finiscono: l’uso più flessibile delle risorse, ad esempio per spese militari o per far fronte a qualche emergenza. E poi la governance più centralizzata, con un ruolo ridotto per le Regioni, a vantaggio di una gestione nazionale, rischiando di allontanare i fondi dai reali bisogni locali e riducendo sussidiarietà e vicinanza. Ed infine si registra un indebolimento del partenariato economico-sociale, ovvero del coinvolgimento degli attori del territorio nella definizione e gestione degli interventi.

«La Politica di Coesione deve restare uno strumento di sviluppo strutturale, vicino ai territori e alle imprese – dichiara a questo proposito il presidente di Confindustria Veneto, Raffaele Boscaini -. Non possiamo permettere che venga trasformata in un fondo emergenziale o centralizzato, perdendo il legame con le reali esigenze del tessuto produttivo locale. Invitiamo le istituzioni europee, nazionali e regionali a difendere il modello partecipativo e sussidiario che ha reso la Politica di Coesione un volano di crescita per il Veneto e per tutta l’Unione Europea».

Fino ad oggi lo strumento è stato finalizzato a ridurre i divari territoriali, sostenere la crescita economica, accrescere la competitività dell’industria.

Con uno stanziamento di oltre 390 miliardi nel periodo 2021-2027, quasi un terzo del bilancio totale dell’Ue, ha rappresentato una fonte primaria per gli investimenti delle imprese, in particolare delle pmi. In Veneto, sottolinea Confindustria, grazie a una gestione efficace da parte della Regione e del partenariato economico-sociale, quasi 3 miliardi (suddivisi in Fondi quali il FERS, il FSE+ e la PAC) sono stati destinati a finanziamenti per innovazione, efficientamento energetico, turismo, formazione e lavoro, politiche agricole e trasformazione alimentare. Il Veneto si conferma tra le regioni europee più efficienti nella spesa dei fondi europei.

Per affrontare queste sfide, Confindustria ha così presentato un documento individuando alcune priorità fondamentali: aumentare le risorse per la coesione, riducendo il numero di fondi e concentrandoli su programmi più efficaci; confermare la centralità dei territori e il modello di governance condivisa Stato-Regioni; valorizzare la competitività delle imprese come motore di sviluppo e riduzione dei divari; rafforzare il ruolo del partenariato economico e sociale; semplificare le procedure per i beneficiari; rivedere le regole sugli aiuti di Stato, alzando il tetto massimo oggi troppo limitante; favorire incentivi a fondo perduto per progetti altamente innovativi e strumenti finanziari accessibili per le imprese.

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«Se non si tutelano questi principi – spiega ancora il presidente Boscaini – il rischio è quello di perdere i due valori di fondo della politica di coesione: la riduzione/contenimento dei divari socio-economici e la centralità dei territori, questi ultimi sia come destinatari dei programmi di intervento, che come principali attori degli stessi.È’ opportuno farci portavoce, insieme alla Regione, con gli stakeholders comunitari per evitare la revisione di questa fondamentale politica».



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