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L’assemblea di Confindustria: «Il Piemonte vale il 10% dell’export Il made in Italy è più forte dei dazi»


di
Christian Benna

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Il presidente Ambalberto: «Più sinergie tra imprese». Eletto Robiglio capo di Confindustria Novara

Come sta il Piemonte? Bene, ma non benissimo. Ultimo tra le regioni del Nord Italia per tasso di crescita del Pil (+3,8% dal 2021 a oggi, fa peggio solo l’Emilia Romagna), sotto la media italiana per crescita dell’occupazione (2,3% dal 2019 contro il 3,2% nazionale), in netta frenata per dinamica dell’export (-4,3% 2024-2023). Eppure, nonostante una ripresa in salita e poco ossigeno a causa di un congiuntura internazionale tutta a ostacoli, «il Piemonte vale l’8% del Pil e il 10% dell’export nazionale», e non saranno i dazi, veri o presunti, a far deragliare l’economia regionale. Lo ha detto ieri Andrea Amalberto, presidente di Confindustria Piemonte nel giorno della nomina di Carlo Robiglio, imprenditore di prima generazione (una rarità), ad di Ebano, al vertice di Confindustria Novara Vercelli e Valsesia. 

I parametri vitali del tessuto produttivo piemontesi, letti da Marco Fortis, presidente di Fondazione Edison, sono perlopiù in territorio positivo, ma si avverte un affaticamento sull’export, il volano dell’economica locale che desta qualche allarme soprattutto nei giorni dei molteplici dazi annunciati dal presidente Trump.




















































Ambalberto: «Più forti dei dazi»

«Il nostro orizzonte è sempre di lungo termine, anche in tempi di dazi — ha ribadito Amalberto — Perché nessun ostacolo doganale potrà mai limitare o svalutare la qualità dei nostri processi, la cultura d’impresa, la forza del Made in Italy».

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Lo scatto d’orgoglio degli imprenditori va però accompagnato da misure efficaci. E il leader degli industriali piemontesi ne ha elencate cinque. «Lo scopo di questa assemblea — ha spiegato—– è mettere a sistema energie e competenze per avanzare una proposta che ha cinque cardini: più medie imprese, attraverso aggregazioni e crescita interna, per rafforzare la struttura portante del nostro sistema produttivo; più connessioni tra start-up, PMI e grandi imprese; più semplificazione e tempi certi; più strumenti efficaci, come una Finpiemonte rafforzata, capace di sostenere progetti complessi e sinergie pubblico-private; più attenzione ai territori, attraverso proposte concrete da portare avanti con determinazione e continuità».

La provincia novarese, che sta attraendo investimenti dall’estero, può diventare un modello su diversi fronti. A comincia dal polo dei microchip, in attesa dell’insediamento di Silicon Box, ma anche nella logistica.
«Nei prossimi anni Novara e il territorio circostante attrarranno colossali investimenti e questo è già oggi una grande opportunità, destinata a cambiare nel profondo le prospettive di questa parte di Piemonte — ha detto il neo presidente degli industriali novaresi Carlo Robiglio — Come Confindustria Novara Vercelli Valsesia dovremo essere protagonisti di questa evoluzione, per la crescita delle nostre imprese, per i nostri giovani, per le nostre comunità. Sono fermamente convinto che le ricadute degli investimenti sull’area novarese possano diventare un “ponte” per lo sviluppo ecosistemico di tutto il quadrante della nostra Associazione».

A conclusione dei lavori è intervenuto il presidente di Confindustria Emanuele Orsini. Sul tema dell’energia , uno dei maggiori ostacoli alla competitività delle imprese, ha detto, tra l’altro, che «serve il coraggio di tutti, senza divisioni politiche, per trovare un sistema che ci consente di avere una produzione continua». «Non si può — ha aggiunto — parlare solo di sforare il patto di stabilità per le armi; credo che invece l’industria debba essere posta al centro e su questo serve puntare su ricerca e sviluppo. Sui dazi si deve accelerare nella negoziazione; questo capitolo ci preoccupa, ma è soprattutto l’incertezza che crea pericoli perché può colpire alcuni nostri settori che già soffrono».

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