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Giuseppe Riello: «Confindustria, pungolo per le istituzioni. Il nostro piano per lo sviluppo»


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Il neo-presidente eletto alla guida degli industriali veronesi parla della visione sugli asset strategici, dalla Fiera al Consorzio Zai, alla Fondazione Arena. E al ruolo apartitico di Confindustria come “agorà” di composizione costruttiva tra visioni diverse






Giuseppe Riello, presidente di Confindustria Verona




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Il sistema industriale veronese come motore di sviluppo, la necessità di un contesto coeso e proattivo. Il sostegno alla competitività e l’obiettivo dell’attrattività che parta da un nuovo ecosistema tra enti decisori, centri di ricerca, università e imprese. 

La visione sugli asset strategici, dalla Fiera al Consorzio Zai. Il combinato disposto tra cultura e imprese come valore aggiunto. Il ruolo apartitico di Confindustria come agorà di composizione costruttiva tra visioni diverse. Sono alcuni dei punti prioritari che pone il presidente Giuseppe Riello, eletto ieri alla guida di Confindustria Verona.


Presidente, il 2025 ha segnato l’80° anniversario di attività di Confindustria Verona, un traguardo che ci invita a riflettere sulla lunga storia di crescita, innovazione e collaborazione dell’associazione. Nella nostra provincia un punto di riferimento per l’imprenditoria italiana. Quale visione oggi, al tempo delle policrisi?

Prendo la guida di Confindustria Verona sicuramente in un momento complicato, ma certamente consapevole di trovare un’associazione solida e forte e un interlocutore accreditato per le istituzioni. Da questo punto di vista sono fortunato e devo ringraziare i presidenti prima di me.

Il nostro ruolo sarà sempre quello di porci come interlocutore indipendente portavoce di interessi condivisi che hanno come obiettivo lo sviluppo. Uno sviluppo che immagino ancor più all’insegna della sostenibilità. Ci sono numerose crisi in atto e altri punti di rottura potrebbero manifestarsi, inseguire risposte singole non ha senso, ma avendo come valore i principi cardine dell’agenda 2030 penso saremo in grado di dare risposte concrete alle sfide attuali.


Sostegno alla competitività industriale. Alla luce dei conflitti in corso e dell’evoluzione dello scenario economico globale, segnato da riallineamenti geopolitici, instabilità nei flussi commerciali, rincari energetici e pressioni inflazionistiche, quali misure concrete?

Credo sostanzialmente che le azioni si possano dividere sotto due aspetti: relazioni e informazioni. Rafforzare le reti di relazione per poter portare la voce delle imprese dove le decisioni vengono prese e monitorare la situazione per poter disporre di informazioni costanti e veloci sulla situazione che permettano alle imprese di prendere decisioni consapevoli. 


Oggi più che mai, per tutelare questa competitività, è necessario rafforzare la nostra presenza sui mercati internazionali e rendere il territorio sempre più attrattivo per investitori, partner industriali e capitali esteri. Nel suo programma ha tratteggiato un piano d’azione. Con quali obiettivi concreti?

L’obiettivo è che il nostro territorio sia «investment friendly». Deciso che l’attrattiva internazionale è uno degli obiettivi di Verona, immagino che si possa creare un ecosistema tra enti decisori, centri di ricerca, università e imprese perché questo diventi reale. Apertura, velocità decisionale e capacità di accedere alle risorse nazionali ed europee le chiavi, anche a doppio senso, perché, se da un lato abbiamo bisogno di investimenti esteri, dall’altro le imprese hanno la necessità di andare su mercati sempre nuovi. 


Lei propone un «Osservatorio territoriale per le relazioni industriali», quanto questo può essere importante per qualificare e aumentare la produttività e la produzione del sistema industriale veronese?

L’approccio al lavoro è cambiato, le persone danno al lavoro valori diversi e si aspettano dal lavoro risposte a bisogni complessi che vanno oltre lo scambio salario-tempo. È una rivoluzione in atto da un po’ e a cui tutte le imprese devono adattarsi velocemente. Poter mettere a disposizione le buone pratiche sul territorio può essere di stimolo per le aziende e di attrattività per le persone, avviando un racconto nuovo del lavoro in fabbrica. Non una semplice e orizzontale narrazione, ma un modo per dare profondità al nostro modo di essere e interpretare il futuro.


Sviluppo delle infrastrutture e rapporto con il territorio. Parliamo delle istituzioni strategiche. Quali proposte progettuali come Confindustria per rafforzare l’asset di Veronafiere?

Veronafiere è un asset strategico sul territorio che negli anni è cresciuto molto. Nel programma dei prossimi quattro anni vorrei lavorare per una collaborazione ancora più stretta con il mondo economico locale. Penso che assieme potremmo rafforzare la presenza delle imprese veronesi alle manifestazioni già esistenti e dall’altro progettare manifestazioni su temi nuovi come l’innovazione e la manifattura evoluta.

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Consorzio Zai e Veronamercato?

Verona ha una connotazione logistica e agroalimentare forte, poter contare su queste due infrastrutture è fondamentale. Per questo è importante che vengano potenziate in primo luogo favorendo gli insediamenti nell’area della Marangona poi sviluppando l’intermodalità. La logistica è un settore in forte crescita e tanti territori, non solo in Veneto, stanno investendo, se vogliamo mantenere la nostra centralità ed essere pronti all’apertura del nuovo tunnel di base del Brennero occorre attrarre nuovi investimenti in logistica avanzata e digitalizzazione e potenziare la formazione attraverso l’Its Last. Dobbiamo coltivare nel pragmatismo l’orgoglio di sentirci primi.


Un passaggio su Fondazione Arena. Lei si è particolarmente impegnato come presidente di Camera di commercio per la definizione dell’attuale governance e la conferma della sovrintendenza a Cecilia Gasdia. I grandi risultati hanno premiato il lavoro fatto. Quale può essere l’impegno di Confindustria a fianco di questa fondamentale istituzione culturale della nostra città?

Cultura e impresa non sono un binomio che rappresenta due mondi, ma sono due facce della stessa medaglia e Fondazione Arena ne è l’esempio più concreto. Il paradigma. Una fabbrica di talenti, una fucina della bellezza, una vera industria dello spettacolo in grado di attrarre pubblico e visitatori per la città e un amplificatore del nostro territorio e del made in Verona. Con la sua capacità comunicativa e di raccontare ha una potenza promozionale oserei dire quasi illimitata. 

Il mondo delle imprese e Confindustria Verona da sempre la sostengono e collaborano concretamente. Tra pochi giorni saremo in prima linea per l’apertura della nuova stagione. Sono convinto che possiamo essere ancora più incisivi nel sostenere progetti integrati di marketing territoriale e favorire il coinvolgimento delle imprese nel sostegno a eventi di rilevanza artistica e culturale di livello internazionale.


Lei ha detto che l’aeroporto Catullo deve tornare ad essere un nodo di riferimento nel sistema aeroportuale del Nord Italia e del bacino del lago di Garda. In che modo concretamente?

Penso sostanzialmente a due aspetti: potenziamento dei voli, perché l’aeroporto possa offrire risposte ad un territorio che cresce e si muove nel mondo e che vuole che il mondo lo raggiunga, ed efficientamento della rete infrastrutturale fra territori, perché arrivare al Catullo diventi rapido e comodo per le province limitrofe. Siamo abituati a porci confini che sono quelli amministrativi ragionando poco sulle reali distanze. Già Michele Bauli e Raffaele Boscaini hanno parlato delle potenzialità dell’area Garda Berica il Catullo ne deve diventare l’asset strategico.


Due mandati alla presidenza di Camera di Commercio le hanno dato la caratura pragmatica e la contezza della rilevanza che va data al ruolo di questo ente nodale per lo sviluppo del territorio veronese, dove l’impegno di Confindustria Verona, all’interno del sistema Camerale e degli enti partecipati è stato fondamentale. Come intende implementarlo e lungo quali traiettorie?

La nostra associazione ha una grande forza: la propria totale indipendenza dai partiti. Quelli che, come imprese, portiamo avanti sono i valori del mercato, del benessere e dello sviluppo condiviso e a favore di tutti. Soggetto in campo come promotore e manutentore del tasso di crescita del nostro territorio in tutte le sue declinazioni. Non solo economiche. Per questo il nostro ruolo potrebbe essere quello di un interlocutore in grado di comporre, in una sorta di agorà, visioni diverse trovando la mediazione tra anime differenti soprattutto su quei tavoli dove gli interessi partitici potrebbero creare stalli e conflitti dannosi.


Molte delle azioni che ha enucleate dovranno passare attraverso il ruolo strategico degli enti locali quali Comuni e Provincia, che spesso hanno diverse difficoltà nell’affrontare percorsi complessi. Come intende lavorare su questo fronte?

Il supporto delle istituzioni è fondamentale. In questi anni i colleghi che mi hanno preceduto alla guida di Confindustria Verona hanno costruito relazioni solide, basate sui contenuti ed è in questo senso che anche la mia squadra ed io intendiamo proseguire. 

Comune e Provincia hanno entrambi a cuore lo sviluppo del nostro territorio ciascuno naturalmente per il proprio ruolo e priorità. E partendo da questa base comune mi aspetto di poter fare un patto per la semplificazione amministrativa, la valorizzazione delle aree produttive e il costante monitoraggio del territorio, con l’obiettivo di individuare tempestivamente le cosiddette aree critiche e intervenire con strumenti adeguati ed efficaci. 


E con l’Università? Competenze, manodopera e formazione, come a Verona è possibile affrontare e risolvere la grave carenza di manodopera e in particolare di quella qualificata?

Gli ultimi dati Istat segnalano per Verona una disoccupazione al 2,6%. Praticamente è come se non esistesse. Per questo se da un lato dobbiamo lavorare sull’attrattività, dall’altro dobbiamo agire perché le competenze siano in linea con il mondo delle imprese e in questo senso mi aspetto di poter collaborare con l’Università per avviare progetti congiunti mirati a integrare la formazione accademica con il mondo imprenditoriale, incentivando l’innovazione e la ricerca applicata.


Parliamo della visione complessiva. Con quali strategie e alleanze sarà possibile valorizzare il potenziale del nostro territorio in continuità? In tal senso, intende proseguire il percorso di «Verona 2040»?

Verona 2040 non è un progetto che si può interrompere perché prima di tutto rappresenta un modo di agire che prevede di avere un disegno ordinato di sviluppo del territorio per non sprecare risorse e perdere occasioni. In questo senso non può essere abbandonato. Ma in ogni caso non è la nostra intenzione anzi, l’attrattività territoriale, l’azione sovraprovinciale, lo sviluppo sostenibile e armonico, sono tutti aspetti su cui lavoreremo assolutamente nella visione di Verona2040. 

Per questo anche la collaborazione tra pubblico e privato e con le altre associazioni del territorio è essenziale in linea con quanto fatto fino ad oggi. La mia squadra ed io, ma direi tutti gli imprenditori che rappresento, crediamo che il sistema industriale veronese sia il motore dello sviluppo, ma perché questo si compia appieno c’è bisogno di un contesto solido, proattivo e coeso per costruire tutti assieme un’azione sistemica che generi sviluppo, attrattività e occupazione per il futuro.

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