LA SPEZIA – Prende forma e sostanza, ad un anno e mezzo dalla sua apertura nell’area di San Bartolomeo alla Spezia, il lavoro di ricerca nel Polo nazionale della dimensione subacquea che ha comportato un investimento iniziale di 50 milioni di euro.
Nel Polo sono stati infatti avviati 18 progetti per un valore di investimenti di 115 milioni di euro, aggregando le competenze di 22 tra università e centri di ricerca, 11 grandi aziende, 34 piccole e medie imprese e 22 subfornitori.
Progetti che confermano quello al quale è destinato il Polo della Spezia che è tornata a giocare un ruolo strategico nella storia industriale dell’Italia e in particolare nella difesa e nei sistemi di sicurezza, come ha tenuto a sottolineare la senatrice Roberta Pinotti nella sua veste di presidente della Fondazione Polo nazionale della dimensione subacquea che collocato nell’ambito della Marina Militare, dipende dal ministeri della difesa, dell’industria e delle ricerca e dalla Federazione delle aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza, che, tra le altre, comprendono Leonardo e Rheinmetall, Fincantieri, MBDA e Saipem.
Il quadro di prospettiva è questo, secondo Price Waterhouse Cooper: entro il 2030 il mercato globale della subacquea toccherà i 400 miliardi di euro annui su scala globale. Si attende una crescita a doppia cifra per i veicoli subacquei senza pilota, ma gli ambiti di applicazione sarebbero almeno cinquanta. Questo perché i fondali marini sono un nodo fondamentale per la sicurezza tra gasdotti, dorsali di cavi, terre rare e agricoltura.
In questa corsa, la stessa Pinotti ha ricordato che l’Italia è “prima in Europa ad aver messo assieme in una sola realtà tante competenze”. E non solo: “La fondazione ha il compito di far sì che questa ricerca non sia solo limitata al mondo militare ma si apra a quello civile. In questo settore possiamo davvero avere una primazia mondiale”.
Quale è dunque il programma del Polo nazionale della dimensione subacquea? Al momento progetti di base – come illustrato al momento della presentazione dello stato dell’arte in Confindustria La Spezia – sono due, peraltro già in stato di avanzamento.
Il primo è la costruzione di una una rete per la underwater situational awareness, cioè per venire a conoscere in tempo reale se esistono negli abissi minacce alle infrastrutture critiche, come spiegato dall’ammiraglio Cristiano Nervi, direttore della struttura operativa del Polo. Lo scopo è di organizzare docking station in cui i veicoli autonomi potranno tornare per ricaricarsi, trasferire i dati e ricominciare la propria missione. Il secondo riguarda la costruzione di un drone sottomarino per la sorveglianza e la protezione delle infrastrutture.
Si peraltro saputo che un tale prototipo di drone sottomarino è il Flatfish sviluppato da Saipem che, per inciso, rivela la complessa interdipendenza dell’industria oggi: il motore è americano, il sonar è britannico, le batterie canadesi, il manipolatore è svedese, il sistema di navigazione norvegese, tutte tecnologie che – spiega l’ammiraglio Nervi – vogliamo acquisire con l’appello parallelo a lavorare con il Polo a tutte le aziende che hanno le tecnologie avanzate dell’underwater.
E come si sa, la tempistica è di fondamentale importanza nel raggiungimento degli obiettivi che, quanto ai due progetti in fieri, il programma dice che si affronteranno i test in mare tra settembre e dicembre del 2026.
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