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Crif, finanziamenti alle imprese stabili ma cresce la rischiosità – Economia e Finanza


(Teleborsa) – Il 2024 è stato caratterizzato da una progressiva riduzione dei tassi di interesse da parte della BCE e ha visto un andamento del credito erogato alle imprese italiane sostanzialmente stabile rispetto al 2023 (-0,6% in termini di numero di finanziamenti erogati e +0,9% gli importi erogati). Cresce invece la rischiosità, con un aumento del tasso di default medio che raggiunge il 2,53% a dicembre 2024 (+0,22 p.p. rispetto a giugno 2024).

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Questa fotografia emerge dall’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio sulle Imprese realizzato da CRIF, che analizza periodicamente l’andamento del credito sulla base di un campione di oltre 2,5 milioni di imprese (ditte individuali, società di persone e società di capitali), proveniente dal Sistema di Informazioni Creditizie EURISC.

“Il secondo semestre del 2024 è stato caratterizzato dal protrarsi di uno scenario di instabilità a livello globale che si è ripercosso sulle imprese italiane. Lato erogazione del credito osserviamo a fine dicembre una sostanziale stabilità rispetto al 2023, mentre merita attenzione il balzo in avanti dei tassi di default che, sebbene ancora lontani dal 4% circa dei livelli pre-Covid, registrano un incremento non trascurabile. Ovviamente ci sono differenze sia a livello settoriale sia per tipologia di imprese. Per le società di capitali, tipicamente trainanti sia come erogazione che come qualità del credito, per il biennio 2025-2026 stimiamo che il tasso di default segnerà degli ulteriori incrementi, influenzati dal difficile e instabile contesto internazionale su cui peseranno le tensioni geopolitiche e commerciali che stanno già caratterizzando i primi mesi del 2025. L’evoluzione della rischiosità potrebbe essere inoltre influenzata dalle eventuali scelte UE in tema di politiche industriali, monetarie e di bilancio”, spiega Luca D’Amico, CEO di CRIF Ratings.

Entrando nel dettaglio delle diverse tipologie di finanziamento, crescono in maniera più rilevante nel 2024 gli importi dei mutui chirografari e prestiti erogati alle imprese (+4,9% rispetto al 2023), che potrebbero essere stati influenzati da più favorevoli condizioni di accesso al credito, in conseguenza della riduzione dei tassi di interesse, e dalla necessità di un’adeguata copertura finanziaria per la gestione dell’attività operativa delle imprese.

Dando uno sguardo complessivo alla rischiosità delle imprese italiane, a fine 2024 si osserva l’intensificarsi del rialzo dei tassi di default, in particolare per le società di capitali. Nonostante ciò, i tassi di default continuano a mantenersi ancora su livelli contenuti e inferiori rispetto al dato pre-pandemico. In particolare, il tasso di default medio a dicembre 2024 è stato pari al 2,53%, con le ditte individuali al 2,63% (+0,20 p.p. rispetto a giugno 2024), le società di persone all’1,75% (+0,15 p.p.) e le società di capitali al 2,74% (+0,28 p.p.).

Focalizzando l’attenzione sulle società di capitali, a livello prospettico la rischiosità delle imprese italiane è attesa in ulteriore crescita, nonostante le dinamiche inflattive e il costo del denaro siano rientrati su livelli più fisiologici. Lo scenario di incertezza e di ridotta prevedibilità internazionale influenzerà l’evoluzione della rischiosità creditizia, con tassi di default previsti nell’ordine del 3,4% nel 2025, cui seguirà un ulteriore rialzo fino a raggiungere il 3,9% a fine 2026, comunque lievemente inferiore al livello pre-pandemico (circa 4%). Non è tuttavia da escludere che, in presenza di un acuirsi delle tensioni geopolitiche e commerciali a livello internazionale, tale dato possa raggiungere in uno scenario avverso un valore prossimo al 4,6% nel 2026.

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Ancora una volta i settori più colpiti sarebbero quelli che già ad oggi presentano difficoltà strutturali e/o quelli particolarmente esposti alle dinamiche internazionali, molti dei quali presentano già margini operativi sotto pressione: automotive, commercio, tessile, alimentare.

In particolare, per quanto riguarda la marginalità operativa lorda, si prevede una tenuta delle imprese italiane nel biennio 2024-2025, con livelli intorno al 9%, solo di poco inferiori rispetto al picco del 9,5% del 2023. Allo stesso tempo però per i settori sopra citati le attese sono di contrazione e vedono una marginalità in calo nell’ordine di 0,5-1 p.p. rispetto al 2023. Sul fronte della liquidità, invece, si prevede che le aziende italiane mantengano adeguati cuscinetti di cassa, sebbene in contrazione rispetto al 2023, come conseguenza degli attesi incrementi dei rimborsi delle quote capitali di debito e l’impiego di un approccio più selettivo da parte delle istituzioni finanziarie nella concessione del credito.



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