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Democrazia non “pianta di cachi”. “Conflitto di interesse”: patologia corruttiva dello Stato di Diritto


Trump-Musk rottura deflagrante globale annunciata a reti unificate e rischi democratici

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Lo scontro tra due concezioni della ricchezza come scopo e leva del potere. Finora Trump ha usato Musk e i suoi soldi per scalare il potere e ora lo scarica. Dall’altra Musk ha finanziato questa scalata pensando di ricevere in cambio sussidi e finanziamenti per le sue imprese da SpaceX a StarLink, a Tesla e fino  all’ AI pensando ingenuamente che bastasse tagliare fette di spesa pubblica da 2mila miliardi di dollari per reinventare lo “Stato snello” depurato dalla spesa improduttiva. Quella stessa riduzione di spesa per uno Stato snello che va invece – secondo Trump – piegata al taglio delle tasse dei ricchi (lui compreso), mentre Musk negli ultimi 20 anni ha incassato dallo Stato circa 40 mil.di dollari, (“dunque sia dai Repubblicani che dai Democratici”). Trump reagisce dicendo che “Elon e’ pazzo” e va fermato bloccandone gli incentivi alle sue aziende, mentre Elon risponde che “Trump è nei file secretati di Epstein” (“pedofilo suicida”). Musk rilancia minacciando un partito personale per sottrarre consensi al tycoon che reagisce minacciandolo di “neutralizzazione” delle sue aziende se “favorirà” i Dem. Un Presidente sia chiaro non può mai minacciare un libero cittadino – per quanto sovvenzionato dallo Stato – perché entrerebbe direttamente in una “zona rossa” di corruzione, ma segnale inequivocabile che nell’Ok Corral avviato tutte le regole istituzionali sono completamente “saltate” e non ne conosciamo ancora gli esiti. Ma certo siamo entrati in un regime change personalistico e corrotto, come dice bene Paul Krugman (Nobel per l’Economia) nel suo blog geopolitico. Mostrando la sostanziale strumentalizzazione del movimento MAGA per scopi inconfessabili perché dalla critica alle elite si scopre che solo una parte autocratica e tecno-populista (Musk, Thiel, Andreessen, Zuckerberg e pochi altri come tecno-reazionari) usufruirebbe di vantaggi enormi lasciando briciole per il resto dei sudditi che a tutta evidenza reagiscono male.

Insomma, incertezza, caos, sfiducia esplosa a reti unificate globali da uno Studio Ovale ormai diventato palcoscenico di un “teatro dell’orrore” con una comunicazione confusa e agghiacciante dell’amministrazione USA che mette a rischio anche la propria sicurezza  a partire dal controllo messo (da anni) nelle mani di un privato cittadino (Musk) con la sua rete satellitare globale “condivisa” con il Pentagono e la NASA e (ricordiamolo) di supporto anche in Europa. Di fatto siamo di fronte al più gigantesco conflitto di interesse tra due ex partner su come tagliare la spesa pubblica e riconfigurare lo Stato semplicemente per arricchirne una parte (oltre che se stessi). La bolla della “Grande Finzione” di due figure con concezioni egolatriche del potere e della ricchezza è scoppiata (anche più velocemente del previsto). Da cui emergono le tracce dei fiumi di denaro verso opache aziende private in settori strategici che quella bolla hanno riempito mascherando interessi privati con generose commesse pubbliche senza concorrenti prima di ogni interesse collettivo che deve far riflettere su efficacia  e governance. Dimostrate peraltro dalle incertezze sia sul piano internazionale  e sia su quello interno in entrambi i campi dei due potenti divisi anche sui dazi ( per colpire – si dice – la Cina) e sulla struttura del bilancio e relativo debito: con il movimento MAGA che preme per “purghe” e “nazionalizzazioni” da una parte e – dall’altra – con i mercati che affossano le quotazioni di Tesla in borsa che ha però vasti interessi in Cina e che non accetta (fino in fondo) la politica dei dazi, essendo i suoi interessi connessi in un business globale difficile da districare ma voluto scientificamente in questo modo per “proteggersi e proteggerlo”. C’è da domandarsi se la democrazia americana avrà i pesi e contrappesi sufficienti per iniettare antidoti contro questa degenerazione annunciata per i veleni iniettati nei pozzi dal conflitto di interesse e relative pratiche corruttive di un pubblico trasformato in luogo di scambio di favori che non può che essere detonatore di poli-crisi, già peraltro degenerate sul piano politico, militare e delle alleanze geo-strategiche. L’Europa se unita potrà svolgere un ruolo di stabilizzazione non solo utile ma necessario in questa crisi delle leadership e della politica globali. Tre le maggiori lezioni. La prima: il potere si disperde e diffonde e la democrazia rimane il migliore dei contenitori possibili  nella libertà dei cittadini perché regola e distribuisce anche la ricchezza, l’istruzione, il benessere  e la protezione espandendo i potenziali delle opportunità per tutti nell’interesse pubblico e promuovendo i beni comuni mitigando le diseguaglianze originarie. Ma la democrazia non è una pianta di cachi e va irrorata, sostenuta e rinforzata. La seconda: le leadership senza alcuna empatia e mindfulness mancano di visione  e di forza aggregativa  e dunque di creatività perché ne disaccoppiano le radici collettive condivise. La terza:  la crescita (quali-quantitativa) senza giustizia si depotenzia se non alimenta la partecipazione e la condivisione dei cittadini alla governance della cosa pubblica  e se non protegge l’autonomia delle istituzioni (Divisione dei Poteri, Stato di Diritto e Costituzioni).

Crisi di leadership e della politica come crisi di sovranismi nazional-populisti e del liberalismo democratico

Lo scontro senza confini – ormai anche personali con colpi bassi – esploso tra Musk e Trump squarcia allora le (ex)verdi praterie post liberali e post democratiche nel loro puro impianto ideologico incendiando (e inceppando) il potere, “concentrandolo” e disvelandone i veri obiettivi, privati e personali di pezzi di autocrazie e bande di tecno-autocrati emergenti posizionati nei gangli strategici delle istituzioni democratiche (dalla sicurezza, alle energie, alle armi) per decomporli. Dunque, tutto come previsto? Abbastanza, ma la melma che vediamo è forse molto peggio del previsto. Molti osservatori avevano già prima dell’elezione di Trump (va ricordato avvenuta con 250 milioni e il supporto comunicativo di Musk – X) visto i problemi di quel “fidanzamento di interesse” e che infatti dopo lo jus primae noctis si è disintegrato. Un “anticipo” chiaro sui prossimi “favori” che una vittoria di Trump avrebbe comportato per Musk e sapendo che non avrebbe potuto sottrarsi, sbagliando. Già qui la democrazia veniva seppellita, con un chiaro accordo pre-elettorale  di tipo commerciale e la futura grazia per gli occupanti di Capitol Hill dopo la vittoria di Biden del 2021. Questo è ciò che stiamo vedendo in diretta globale a reti unificate dallo Studio Ovale. La “finta alleanza” pre elettorale pro-Trump di Musk con soldi veri e social in servizio attivo permanente da X (ex-Twitter) acquistato allo scopo, anche distorcendone la storia si è disintegrata nell’intreccio di un doppio conflitto di interesse speculare. Quello di Trump per il potere al fine di fare soldi per sostenerlo nel tempo e tagliare le tasse per i ricchi offrendo la strategia MAGA di attrazione (attraverso i dazi) di investimenti in USA. Quello di Musk per “piegare” il potere a favore dei propri progetti strategici ma da finanziare con fondi pubblici fingendo di tagliare la spesa pubblica improduttiva con Doge per poterla direzionare su : SpaceX, Tesla (infrastruttura di ricarica) , AiX, potenziando l’impasto di consenso attraverso il social X. Quest’ultimo come megafono trumpista in campagna elettorale e ora “in transito verso il nemico”(?). E’ chiaro che lo stop a Doge (e “licenziamento” di Musk) è intanto derivato dalle proteste (anche) dei “tagliati” che avevano votato MAGA-Trump e dalle proteste degli azionisti di Tesla insoddisfatti delle performance in borsa. Ma questo debito chi lo voleva tagliare se Musk ora accusa Trump proprio di questo e cioè di un finto taglio e non compatibile con gli accordi (pre) elettorali? Strategie compatibili (forse) solo con “sistemi chiusi” nell’uno e nell’altro caso ma incompatibili nei loro confini globalizzati. Quindi un duello western tra i due uomini più potenti e più ricchi del mondo. Ma di chi dovremmo fidarci tra due megalomani narcisisti ed entrambi inaffidabili strategicamente  se nemmeno tra di loro riescono a trovare un accordo commerciale sensato? Gli altri grandi del mondo a chi dovrebbero affidarsi per avere un minimo di certezza in una situazione globale già critica e che da 5 mesi non è certo migliorata guardando non solo alle guerre devastanti in Ucraina e  a Gaza ma anche a borse, debito USA e quotazione del dollaro oltre che ad una crescita piuttosto incerta e claudicante tamponata (per ora) dalle banche centrali. Anche per un uso opportunistico di questi “vuoti” strategici sia da parte di Putin in Ucraina che da Netanyahu a Gaza o dei russi in Libia. Con Putin che soffia sul fuoco proponendo provocatoriamente a Musk il “Grande Tradimento “? La Presidente Meloni che ha scelto entrambi per scopi diversi ora dovrà presumibilmente “raffreddare” i rapporti: con tutti due o diventando strabica? Ma, probabilmente dovrà fare una scelta e non potrà che tradursi in un “raffreddamento” minore verso Trump riavvicinandosi all’Europa con minori timidezze e incertezze. E i contratti di StarLink in Italia una ragione in più per non essere attivati per non rischiare di inimicarsi la Casa Bianca e non mettere nelle mani di un privato servizi strategici provando – possibilmente – a realizzare invece un competitor europeo sotto l’ombrello dei Volonterosi (Germania, Francia, UK, Polonia e speriamo con un rientro dell’Italia). MAGA reagisce attraverso la voce del suo Richelieu – e cioè Bannon – che addirittura indica la via: “espropriare Musk di SpaceX e delle sue attività satellitari” per “punirlo definitivamente”. Una misura da paese comunista certo inaccettabile per gli USA (ma forse non per Trump) dove si guarda ad uno “Stato snello” (ma asimmetrico) e per la cui realizzazione Musk era stato “assunto” con il Doge. Certo è la fine del liberalismo come lo conoscevamo dove le libertà individuali (e la dignità) di tutti sono sacrificate a quelle lobbistiche e per pochi coerenti con uno Stato Corporatista. Dunque, “guerre fratricide” che trasmettono conflittualità e instabilità in una amministrazione in totale confusione e già pronta a “tirare i remi in barca” in attesa degli eventi e di midterm in attesa del giudizio degli elettori e degli equilibri al Congresso, ma che complicherebbe ulteriormente il secondo biennio bloccando molti poteri del Presidente e frenando la corsa repubblicana alla prossima boa con J.D.Vance in pole position a raccogliere eventuali spoglie. Il punto vero è allora se gli USA avranno “pesi e contrappesi” (gli antidoti) per difendere le mura della democrazia da questo scontro devastante tra interessi privati e tra questi e quelli pubblici con un grande caos sotto il cielo post democratico e delle post verità? Un caos che certo le scelte destabilizzanti dei dazi non hanno semplificato perché hanno abbassato il deficit commerciale USA verso il mondo ma al costo di abbassare la crescita interna e globale e spingendo l’umanità intera verso rive recessive che porterebbe svantaggi anche agli americani e certo  a breve pure ai Repubblicani che potrebbero per questo rinsavire.

Una fragilità degli USA che spinge verso gli Stati Uniti d’Europa

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Una fragilità e incertezza della democrazia più antica del globo allora che da Washington si trasmette come una pandemia (Alleanza Globale delle Destre Estreme – antisistema, antidemocratiche e antieuropeiste come AfD o Vox) verso il mondo che ha necessità urgente di fiducia e stabilità per sperare di ripartire perché “nessuno può salvarsi da solo”. Qui l’Europa – essendo il partner storico degli USA – può e deve reinterpretare il proprio ruolo globale accrescendo la sua autonomia strategica sovranazionale investendo nella sicurezza e nella difesa senza perdere per strada il partner storico nonostante le distorsioni personalistiche e autocratiche in corso e dunque potersi misurare con i grandi continenti emergenti come la Cina e l’India. Ma anche con potenze regionali minori come la Turchia o il Brasile con un Medio Oriente in ebollizione e una guerra in Ucraina che non trova una fine per scelta di Putin che quella guerra l’ha già persa   e perciò non vuole una pace giusta e avendo coalizzato il mondo a sostegno di Kyev nonostante le fragilità e timidezze europee. O con due forze regionali come Israele e Russia che sfruttano questa fragilità della democrazia americana verso soluzioni buie e opache per l’umanità tutta. Con un unico “leader forte” che sembra emergere con il ruolo di Leone XIV (supportato da Francesco) con una riconosciuta concretezza diplomatica e di dialogo almeno nell’assistenza e cura delle persone (prigionieri, bambini, donne, malati).

Quindi fattori esogeni esterni si sommano e saldano con fattori interni alle mura occidentali con leadership litigiose e “deviate” (negli USA) da monumentali conflitti di interesse e pratiche corruttive sistemiche e corporatiste che non sono in grado di (né possono) indicare una via d’ordine verso stabilità e coesione globale proprio perché prigioniere di interessi contraddittori, personalistici e autocratici quali fonti di corruzione patologica della democrazia facendo prevalere business e commerci come unico valore regolatorio. Che la vicenda del conflitto Musk/Trump ha rivelato e rivela in tutta la sua magnitudo in modo deflagrante e che porterà ad un prezzo molto alto in termini economici e sociali per la più grande e vecchia democrazia moderna e dunque per il mondo stesso. Ma anche segnale del fallimento delle degenerazioni populiste e nazional-sovraniste che dovrebbero indicare le vie di rafforzamento della democrazia e dei suoi meccanismi fondamentali di separazione dei poteri, dello Stato di Diritto e di distinzione tra politica e affari con la Rule of Law a governare processi complessi di superamento degli Stati Nazionali nelle loro interdipendenze globali. L’Europa può e deve proteggere la propria autonomia e identità sovranazionale rinforzando pratiche comuni come Stati Uniti d’Europa aggiornando la propria democrazia condivisa con una difesa e sicurezza comuni e politiche economiche e industriali convergenti per ergersi a potenza globale avendone la leadership collettiva utile e le competenze seppure con pratiche e visioni da aggiornare come già ben delineato nel recente Rapporto Draghi.



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