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L’Ue stanzia 20 miliardi per l’acqua contro siccità e sprechi


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L’acqua non è più una certezza ed è sempre più scarsa. La pressione del cambiamento climatico, l’inquinamento e una gestione inefficiente stanno trasformando una risorsa in un fattore critico per la sicurezza, la salute pubblica e lo sviluppo economico. La Commissione Europea ha per questo presentato la nuova Water Resilience Strategy (Strategia per la resilienza idrica), un piano da realizzare attraverso circa 20 miliardi di euro – tra fondi stanziati a livello comunitario e investimenti privati.

L’obiettivo è quello di proteggere la disponibilità e la qualità dell’acqua in tutta l’Unione Europea. L’Italia è tra i Paesi più esposti ai rischi idrici, con gran parte del territorio che presenta forti criticità. Con tutti i 27 è chiamata ad allinearsi a un progetto che, nelle intenzioni, rappresenta per l’acqua ciò che il Green Deal è stato (e continua a essere) per il clima.

Perché serve una strategia comune sull’acqua

Siccità prolungate, alluvioni improvvise e ondate di calore hanno reso evidente quanto l’acqua possa essere evanescente. I danni economici legati alla carenza o all’eccesso di questa risorsa ammontano a centinaia di miliardi di euro a livello europeo.

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Ma oltre ai costi immediati, c’è il rischio strutturale. Senza una gestione sostenibile dell’acqua, agricoltura, industria, produzione energetica e la stessa vita nelle città rischiano di dover affrontare nuove profonde crisi.

La Water Resilience Strategy punta su 3 obiettivi principali:

  • ristabilire il ciclo naturale dell’acqua;
  • costruire un’economia idrica efficiente;
  • garantire l’accesso equo e sicuro a questa risorsa vitale.

Ritorno al ciclo naturale dell’acqua

Il primo obiettivo si fonda sul rafforzamento della direttiva quadro sulle Acque e della direttiva Alluvioni, ma introduce anche nuovi strumenti come la creazione di sponge cities, ovvero città spugna, e paesaggi spugna, capaci di trattenere e rilasciare acqua piovana in modo controllato.

Viene promossa la restaurazione degli ecosistemi acquatici e la connessione tra acque dolci e marine, con un approccio che va “dalla fonte al mare” per contenere l’inquinamento fluviale che finisce negli oceani.

Economia idrica smart

Il secondo pilastro della strategia è la costruzione di un’economia idrica intelligente. Ciò implica:

  • la riduzione delle perdite lungo le reti,
  • l’adozione di tecnologie digitali per il monitoraggio in tempo reale
  • l’efficientamento dei consumi nei settori più idroesigenti.

La Commissione mira dunque a ottimizzare le infrastrutture già esistenti e ridurre gli sprechi, soprattutto nei comparti dell’agricoltura e dell’industria (e in particolare quella energetica) e nei centri urbani più grandi.

Un’importante novità è l’introduzione formale del principio Water Efficiency First. Significa che prima devono essere ridotti sprechi e perdite e poi promosso il riuso. Solo in un’ultima fase è contemplato l’amplaimento dell’offerta idrica attraverso nuove infrastrutture.

Il riutilizzo delle acque reflue è centrale. Oggi ammonta solo al 2,4% del totale, nonostante un potenziale ben più alto. La Commissione intende estendere l’applicazione del Regolamento sul riuso anche oltre l’agricoltura, includendo anche diversi settori industriali.

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Accesso universale e sicuro

Il terzo obiettivo riguarda, come già detto, l’accesso equo e sicuro all’acqua per tutti.

La Strategia per la resilienza dell’acqua riconosce l’acqua come diritto umano e insiste sull’inclusione delle comunità più fragili: regioni ultraperiferiche, zone rurali, persone a basso reddito.

Viene rafforzato il principio del polluter pays – chi inquina paga, alla base della politica ambientale dell’Ue – mentre si lavora all’introduzione di un sistema tariffario più trasparente, capace di incentivare il risparmio e allo stesso tempo garantire l’accessibilità economica.

Sarà la soluzione alla crisi idrica italiana?

L’obiettivo non è solo proteggere una risorsa, ma costruire un modello economico e sociale compatibile con i limiti del pianeta. Per l’Italia l’attuazione efficace di questa strategia è l’occasione per modernizzare la rete, ridurre le disuguaglianze sul territorio e aumentare la sicurezza ambientale.

Il quadro nostrano conferma infatti l’urgenza dell’azione. Secondo i dati della Commissione, oltre il 94% dei comuni italiani è esposto a rischi idrogeologici.

Ma non solo. Appena il 43,6% delle acque superficiali raggiunge uno stato ecologico buono, mentre la qualità delle acque sotterranee è compromessa da nitrati e agenti inquinanti industriali. Le cause principali sono:

  • l’agricoltura intensiva;
  • gli scarichi urbani e industriali non adeguatamente trattati;
  • la pianificazione urbanistica, che spesso ha trascurato il rischio idraulico.

Ma il dato più critico riguarda l’efficienza della rete che ha innescato l’attuale crisi idrica: oltre il 40% dell’acqua distribuita viene dispersa, con punte del 50% al Sud.

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Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha destinato in tutto 4,3 miliardi di euro iniziali al settore idrico più un altro milione aggiuntivo, per un totale di circa 5,3 miliardi.

Gli interventi principali riguardano:

  • il potenziamento degli acquedotti,
  • la riduzione delle perdite tramite digitalizzazione e monitoraggio,
  • il miglioramento dei sistemi di irrigazione
  • l’ammodernamento del trattamento delle acque reflue.

L’obiettivo è quello di rinnovare 45.000 km di rete idrica, potenziare 50 sistemi di approvvigionamento, rendere più efficiente almeno un quarto delle superfici irrigate. I fondi però non saranno rinnovati e da agosto 2026 sarà necessario trovare altri soldi, magari sfruttando quanto previsto dalla Water Resilience Strategy.

Come saranno erogati i fondi

La strategia europea non si limita infatti a fissare principi cardine per tutelare l’acqua, ma propone strumenti operativi per accelerare la transizione.

Sul fronte normativo, prevede l’aggiornamento della Direttiva sulla strategia marina, un pacchetto di indicatori europei sulla siccità e un potenziamento della sorveglianza delle acque reflue come strumento di prevenzione sanitaria.

Sul piano economico, introduce l’Acceleratore europeo per la resilienza idrica per attrarre investimenti pubblici e privati, accompagnato da una nuova piattaforma di crediti naturali e dalla riforma dei criteri di rendicontazione per le aziende – che dovranno includere anche la gestione dell’acqua nei loro bilanci di sostenibilità.

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AI, digitalizzazione e digital twin

Infine, la digitalizzazione svolge un ruolo chiave. La Commissione prevede infatti la creazione di un Water Thematic Hub per raccogliere e diffondere i dati idrici derivanti da Copernicus, intelligenza artificiale e sensori sul territorio.

Inoltre, viene promossa la realizzazione di digital twin per modellare scenari futuri su scala locale di disponibilità idrica, supportando decisioni amministrative e industriali.





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