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Giovani Imprenditori – | Il gusto della continuità: la nuova generazione Panarello tra tradizione e visione


Identità e territorio. Il nuovo numero di questa rubrica è stato guidato da questi due principi. L’ospite di oggi è Giovanni Bindella, classe 1985, imprenditore che rappresenta la quarta generazione di Panarello, azienda genovese produttrice di pasticceria artigianale, fresca e confezionata, in cui l’innovazione resta coerente e fedele alla storia.

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D: Partiamo dal tuo percorso: sei approdato nell’azienda di famiglia dopo diversi anni vissuti al di fuori: raccontaci la tua esperienza.

R: Il mio percorso di studi si è concluso con la laurea specialistica in Economia, precisamente Attività professionali, amministrazione, finanza e controllo. Il mio primo impiego è stato nel settore della revisione contabile in Deloitte & Touche S.p.A., di cui ho fatto parte per dieci anni fino al ruolo di Manager. Sono dottore commercialista e revisore legale. Lavorare in una realtà come Deloitte mi ha permesso di imparare tanto, di fare tanta esperienza e di calarmi in realtà molto diverse tra loro, operanti in diversi settori, sia di produzione che di servizi. Dopo circa dieci anni, quindi, sono entrato a far parte dell’azienda di famiglia.

 

D: Il ricambio generazionale è una sfida per molte imprese familiari italiane. Come lo avete gestito in Panarello?

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R: Panarello nasce nel 1885 (quest’anno festeggiamo i 140 anni), quindi l’argomento del passaggio generazionale è ben noto. Nel corso degli anni 2000, l’azienda ha vissuto un periodo in cui la famiglia ha delegato la gestione ad un amministratore esterno, che aveva approntato un processo di strutturazione dell’organizzazione aziendale e di conseguente maggiore apertura verso collaboratori esterni, per affiancare la famiglia e supportare la crescita dell’azienda con professionalità qualificate.

Durante quella fase, la presenza della famiglia era comunque strettamente influente e presente in ogni discussione che riguardasse il top management. Grazie a questa visione, l’azienda ha ottenuto una maggior strutturazione dal punto di vista organizzativo, con l’introduzione di un organigramma composto da figure e ruoli più formali e ben definiti.

Dopo tale periodo, sempre sotto la nostra supervisione, l’azienda è tornata pienamente sotto la nostra guida. Oggi il Consiglio di amministrazione è formato da membri della famiglia: i miei due “zii” (come li chiamo affettuosamente io, anche se in realtà sono cugini di mia mamma), il sottoscritto e mio padre. Molto importante, a mio parere, è la grande esperienza di mio padre, derivante dalla sua carriera lavorativa in cui ha ricoperto ruoli apicali in aziende multinazionali molto strutturate e che gli permette ancora oggi di essere un riferimento per l’azienda.

 

D: Panarello è un marchio e un nome storico nel panorama dolciario italiano. Come si coniugano tradizione e innovazione nella vostra strategia aziendale?

R: Panarello è un’azienda di tradizione, ma con una forte connotazione all’innovazione. Per chiarire meglio il concetto, uno dei principi che da sempre mi accompagnano, appreso soprattutto nel corso della mia esperienza lavorativa precedente, è sempre stato quello di diffidare della filosofia del “si è sempre fatto così”. In una società storica e di tradizione come la nostra, invece, ho imparato che questa affermazione deve essere contestualizzata, in quanto il più delle volte il modo di fare le cose tramandato storicamente ha molto valore e deve essere custodito. Ad esempio, per quanto riguarda il rispetto dei tempi e modi di produzione, o l’artigianalità e l’attenzione nella scelta degli ingredienti.

Dall’altro lato, questo aspetto va coniugato con l’innovazione. In sintesi: una costante sfida con se stessi con l’obiettivo di migliorarsi sempre. Nel nostro particolare caso, negli ultimi anni abbiamo investito molto, soprattutto nel rinnovamento dei locali produttivi, degli impianti, dei macchinari e delle attrezzature. Tutto ciò sempre nel solco della seguente filosofia: miglioramento del prodotto, attenzione alla qualità produttiva, rispetto della tradizione di cui abbiamo detto prima: evoluzione coerente e rispettosa della qualità dei nostri prodotti.

 

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D: Uno degli argomenti che sta diventando sempre più centrale è quello legato alla sostenibilità ambientale. Qual è il tuo punto di vista?

R: In Panarello siamo molto attenti a questi temi: gli investimenti di cui sopra, hanno permesso, ad esempio, di ridurre il nostro impatto ambientale. La sostenibilità non può essere vista come una tendenza: è un impegno concreto che si inserisce in un percorso più ampio di responsabilità verso il territorio, le persone e le generazioni future.
Dal punto di vista ambientale, stiamo lavorando per rendere i nostri processi produttivi sempre più efficienti e a basso impatto: ad esempio, riducendo i nostri consumi energetici, scegliendo fornitori locali quando possibile, riducendo gli sprechi.
A livello sociale, crediamo nel valore delle persone: da sempre investiamo nella formazione, nella crescita interna e in un ambiente di lavoro che sia rispettoso, inclusivo e motivante.

Siamo inoltre molto aperti ad iniziative locali che vanno a rafforzare concretamente il rapporto tra la nostra realtà e il territorio: da molti anni collaboriamo con associazioni e istituzioni locali, per dare il nostro contributo su diversi fronti, dallo sport al sostegno delle persone più deboli.

Sostenibilità, per noi, significa custodire il passato con lo sguardo rivolto al futuro: continuare a offrire dolci di alta qualità, cercando di fare attenzione non solo a ciò che produciamo, ma anche al come lo produciamo.

 

D: Quale consiglio ti senti di dare a chi, come te, è figlio di imprenditori?

R: Il consiglio che mi sento di dare è di non avere fretta di entrare subito nell’azienda di famiglia. Fare esperienze all’esterno è fondamentale, soprattutto in contesti strutturati, dove puoi metterti alla prova, imparare e poi, una volta che si è capita veramente e consapevolmente la propria strada, se possibile, portare un contributo alla propria azienda. Nel mio caso, l’esperienza in Deloitte è stata particolarmente formativa. Un ambiente esigente, caratterizzato da ritmi serrati e alte aspettative. Ma è proprio in quel contesto che ho acquisito un metodo, ho imparato a gestire meglio la pressione, ad analizzare problemi complessi e, soprattutto, a mettere in discussione scelte, processi e situazioni. All’entrata in Panarello, ho portato con me un bagaglio di competenze, ma anche una consapevolezza diversa: non ero lì solo in quanto parte della famiglia, ma come persona in grado di contribuire in modo concreto grazie al know how acquisito. Fare esperienza al di fuori dell’azienda di famiglia, è un passaggio che consiglio.

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Consiglio inoltre di valutare e riflettere molto approfonditamente sulla propria attitudine all’attività di impresa: non credo di dire una cosa nuova affermando che essere imprenditori sia un ruolo complesso. A mio avviso, ove possibile, per i figli o nipoti di imprenditori effettuare un’esperienza al di fuori della propria zona di confort credo permetta di acquisire sia maggiore consapevolezza di sé stessi che gli strumenti per capire se entrare in azienda sia una strada adatta alle proprie caratteristiche.

 

D: Oggi ricopri diverse cariche all’interno del Movimento dei Giovani Imprenditori. Quanto ti ha aiutato l’ambiente associativo nella costruzione dell’imprenditore che sei oggi?
R: Mi ha aiutato sotto due punti di vista. Da un lato, confrontarmi con altri imprenditori, spesso di settori diversi dal mio, mi ha aiutato a sviluppare una visione più ampia e a guardare l’impresa con occhi diversi, più strategici. Inoltre, nel mio caso, quando ho iniziato la frequentazione, ero ancora in Deloitte, e confrontarmi con persone così entusiaste di poter portare avanti l’attività di famiglia mi ha profondamente influenzato nella scelta, che poi ho compiuto, di entrare in Panarello. Dall’altro lato, il Gruppo Giovani mi ha permesso di rimanere legato e connesso ad un ambiente giovanile, smart e stimolante, come quello a cui ero abituato in Deloitte. Entrare in un contesto associativo così dinamico e ricco di confronto ti mette subito davanti a nuove sfide, nuovi punti di vista. Insomma, l’Associazione è un ambiente che ti stimola a non accontentarti, a innovare, e allo stesso tempo ti dà un senso di appartenenza, di rete, che è fondamentale soprattutto nei momenti complessi.



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