Fronte & Retro: la settimana in Borsa | 9 giugno 2025
Settimana cruciale: inflazione USA, tensioni Cina-Occidente e il ritorno di Apple
La settimana che si apre sarà dominata da un doppio interrogativo: da un lato, quanto i dazi americani inizino a penetrare nei dati sull’inflazione; dall’altro, quanto le tensioni politiche (tra USA e Cina, ma anche interne agli Stati Uniti) stiano minando la fiducia nei mercati e nelle imprese globali. Ma saranno i numeri a guidare l’interpretazione dei trader: i dati sul CPI statunitense in uscita mercoledì e il PPI giovedì offriranno una prima vera verifica della “tariffflation” americana.
USA-Cina: ritorno al tavolo, ma senza fiducia né soluzioni evidenti
Riprendono oggi a Londri negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina, nel primo confronto diretto dopo la telefonata tra Trump e Xi. Il tono è prudenzialmente ottimista, ma il margine per progressi concreti appare ristretto. I dossier aperti sono numerosi e sensibili: da un lato i dazi americani, ormai saliti in media al 40%, dall’altro le restrizioni cinesi sui minerali critici. A complicare il quadro, l’intensificarsi delle misure di controllo all’export da parte di Washington, in particolare su strumenti per la progettazione di chip e sui semiconduttori AI legati a Huawei. Negli ultimi giorni, gli Stati Uniti hanno anche sospeso le licenze di esportazione di attrezzature nucleari verso la Cina. Una misura che blocca la spedizione di componenti verso le centrali cinesi e che si inserisce in un’ondata più ampia di restrizioni, dai fluidi idraulici ai motori per jet, su prodotti ritenuti strategici. Temi collaterali come le limitazioni ai visti per studenti e le preoccupazioni per una svalutazione competitiva dello yuan aggiungono ulteriori strati di tensione. Pechino punta a ottenere margini di manovra soprattutto sul fronte tech, ma la delegazione americana, rafforzata dalla presenza del segretario al Commercio Lutnick, appare orientata a mantenere alta la pressione. Il confronto di Londra sarà un primo test: capiremo se i segnali di distensione delle ultime settimane rappresentano un’inversione duratura o soltanto una tregua tattica.
In attesa dell’incontro odierno, proprio da Pechino arrivano i primi segnali. A maggio, le esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti sono crollate del 34,5% su base annua, la peggior caduta dal 2020. Un dato che riflette più il passato che il futuro: l’effetto delle tariffe fino al 145%, attive fino alla tregua del 11 maggio, ha pesato sulle spedizioni.
Le esportazioni complessive sono salite del 4,8%, sotto le attese, mentre le importazioni sono scese del 3,4%. Il surplus commerciale ha toccato i 103,2 miliardi di dollari, ma più per debolezza interna che per dinamismo esterno. La crisi immobiliare, che persiste dal 2021, resta una zavorra latente. L’inflazione interna segnala una pressione persistente. Il CPI (l’indice dei prezzi al consumo) è sceso dello 0,1% a/a per il quarto mese consecutivo, mentre il PPI ha segnato un -3,3% a/a, il calo più marcato da quasi due anni. Non si tratta tanto di un crollo dei consumi, quanto anche di un’escalation concorrenziale. Il settore automobilistico, con BYD a guidare la guerra dei prezzi, è solo la punta dell’iceberg.
Stati Uniti: la prova dell’inflazione e il nervo scoperto delle aspettative
Mercoledì sarà la data chiave: le attese puntano su un’inflazione stabile al +0,2% m/m, con una componente core in lieve accelerazione al +0,3%. Ma l’attenzione sarà massima sulla composizione: quanto peseranno i nuovi dazi imposti ad aprile? Il Beige Book della Fed ha già segnalato che molte imprese intendono trasferire i costi sui consumatori entro tre mesi. Se il dato di maggio dovesse già incorporare parte dell’impatto, la narrativa “transitoria” perderebbe forza.
Le opinioni nel board della Fed si dividono: Waller minimizza, Goolsbee avverte che potremmo essere all’ultima fotografia di inflazione moderata, e Kugler parla apertamente di effetti duraturi. A completare il quadro, giovedì uscirà anche il dato sull’inflazione alla produzione e venerdì la fiducia preliminare dei consumatori dell’Università del Michigan, utile per cogliere eventuali crepe nelle aspettative d’inflazione.
Apple, Nvidia, Tesla: il tech alla ricerca di una nuova narrativa
Gli analisti ritengono che senza un nuovo ciclo di sostituzione dell’iPhone, difficilmente Apple potrà recuperare slancio nel breve. La WWDC sarà quindi un banco di prova: si attende il primo redesign profondo di iOS da oltre un decennio, con nuove funzionalità cross-device e una coesione rafforzata dell’ecosistema. In gioco non c’è solo il futuro della user experience, ma la difesa della sua valutazione premium in un contesto normativo e competitivo sempre più ostile.
Eurozona: industria e prezzi, tra inerzia e fragilità
Attesa per i dati sulla produzione industriale in Italia e nell’Eurozona, mentre la Germania pubblicherà i prezzi all’ingrosso e la Francia l’inflazione finale di maggio. Giovedì la BCE aggiornerà il Wage Tracker, utile per valutare eventuali pressioni salariali persistenti. Il contesto resta fragile: crescita anemica, fiducia bassa e politica monetaria in transizione. L’Ecofin sarà impegnato su più fronti, con interventi di Cipollone, Lane, Holzmann e de Guindos su stabilità finanziaria e integrazione bancaria.
Trimestrali:
Gabriel Debach
eToro Italian Market Analyst
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