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Il punto sull’impegno ESG del retail italiano nel report di Federdistribuzione






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La sostenibilità si fa spazio nella governance aziendale e il settore si attiva per l’allineamento ai requisiti della nuova direttiva Ue CSRD

Retail italiano impegnato in vista dei nuovi standard ESRS previsti dalla direttiva europea Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che rafforza e amplia gli obblighi di rendicontazione non finanziaria per le grandi imprese (per le non quotate il primo report sarà dell’esercizio 2027). Lo conferma il Report di Sostenibilità di Settore della Distribuzione Moderna 2025 (6° edizione), presentato da Federdistribuzione e realizzato con il supporto di Altis Advisory, spin-off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
Secondo i dati del documento, infatti, il 94% delle imprese del settore è già impegnato nell’allineamento ai requisiti della direttiva, l’80% intende pubblicare un bilancio di sostenibilità volontario già nel 2025 e il 59% ha definito una strategia di sostenibilità con obiettivi quantitativi. La sostenibilità entra sempre di più anche nella governance aziendale del comparto: il 71% delle imprese ha una o più figure con deleghe formali alla sostenibilità, mentre quasi la metà, il 47%, possiede un sistema di gestione dei rischi aziendali che include quelli legati agli ESG.
Facciamo il punto sul dichiarato delle aziende rispetto ai principali temi presidiati.

  • Contrasto al cambiamento climatico: dall’analisi emerge che tra il 2022 e il 2023 il comparto alimentare ha registrato una riduzione dell’intensità energetica del 9% in rapporto al fatturato e del 4% per metro quadro. Il comparto del retail specializzato mostra una riduzione dell’intensità pari al 10% sul fatturato e al 7% sulla superficie di vendita. Inoltre, il 41% delle aziende dichiara una riduzione delle emissioni negli ultimi tre anni superiore al 10% e l’88% ha attivato azioni di efficienza energetica nei propri punti di vendita, mentre il 65% ha sistemi di monitoraggio ghg (Greenhouse Gas Protocol), il principale standard internazionale per la misurazione, gestione e rendicontazione delle emissioni di gas a effetto serra. Il 53% delle imprese ha anche definito una strategia con obiettivi sulle emissioni Scope 1 e 2, mentre il 47% già traccia le emissioni Scope 3.
  • Economia circolare e uso responsabile delle risorse: il 94% delle imprese ha implementato una strategia specifica per la gestione degli imballaggi, mentre l’82% ha attivato sistemi di tracciamento per rifiuti pericolosi e non pericolosi e il 59% dispone di politiche formalizzate in materia di gestione circolare. Il 71% delle imprese ha adottato una politica sugli impatti di materie prime, rifiuti ed economia circolare, mentre il comparto alimentare è fortemente impegnato nel contrasto allo spreco alimentare: il 100% delle imprese ha attive partnership con organizzazioni dedicate alla redistribuzione delle eccedenze e il 91% dispone di sistemi di controllo per il monitoraggio in termini di peso delle donazioni effettuate.
  • Lavoro e gestione collaboratori: il 41% delle aziende ha adottato delle policy dedicate alla gestione degli impatti sui lavoratori, mentre il 35% affronta questi temi nel proprio Codice Etico. Sono diffusi strumenti di ascolto e coinvolgimento dei collaboratori (73%), piani di welfare strutturati (47%) e iniziative per la parità di genere, con il 71% delle aziende che monitora il gender pay gap e che ha attivato almeno un’iniziativa con l’obiettivo di ridurlo nel tempo.
  • Sostenibilità della filiera: il 71% delle aziende ha adottato un codice di condotta per la supply chain e l’83% ha implementato un processo di selezione dei fornitori che include criteri di sostenibilità, mentre il 76% delle aziende ha già avviato collaborazioni con i supplier in ottica ESG e il 77% ha una policy per valutare il rispetto dei criteri di sostenibilità ambientale dei fornitori. Inoltre, la metà delle imprese (54%), ha formalizzato una procedura di due diligence o audit sui diritti umani e dei lavoratori sulla catena di fornitura.
  • Comunità locali: il 100% delle imprese ha attivato delle iniziative per le comunità locali, in particolare nei settori dell’educazione (65%), della salute, cultura e sport (59%) e dell’ambiente (47%). Il 76% pur realizzando iniziative concrete, non include questa tematica in documenti formali. C’è l’opportunità per il settore di rafforzare l’approccio strategico su questo ambito, oggi presidiato soprattutto in chiave progettuale.
  • Consumatori: il 94% delle aziende ha formalizzato politiche per garantire qualità e sicurezza sui prodotti e servizi, mentre il 100% dichiara di aver implementato strumenti specifici per la raccolta di feedback da parte dei consumatori. In ambito alimentare, la marca del distributore emerge come elemento strategico usato dai retailer per il presidio diretto della qualità dell’offerta, per la trasparenza nella comunicazione verso il consumatore e per lo sviluppo di linee di prodotto con caratteristiche di sostenibilità.

Oggi, per le imprese della distribuzione, le scelte di sostenibilità non sono ‘solo’ un insieme di azioni, ma parte integrante dei modelli di business, della governance, delle politiche di gestione e delle relazioni lungo tutta la catena del valore. La sfida resta aperta: per consolidare i progressi compiuti è fondamentale continuare nel percorso di integrazione, con un impegno costante che si fondi su visione strategica, collaborazione tra attori e responsabilità condivisa”, sottolinea Stella Gubelli, Ad di Altis Advisory.



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