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Banca d’Italia: in Friuli Venezia Giulia il Pil è in ripresa, ma cala l’export


Una leggera crescita del Pil – sebbene ancora contenuta e inferiore alla media italiana – e un mercato del lavoro in ripresa, nonostante il continuo calo di esportazioni e valore aggiunto della manifattura.

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L’economia del Friuli Venezia Giulia torna a crescere nella fotografia scattata dal rapporto regionale della Banca d’Italia: nella media del 2024 il Pil della regione è aumentato in termini reali dello 0,5%, leggermente sotto alla media nazionale dello 0,7%, sostenuto da consumi e investimenti pubblici, a partire dal Pnrr. Sul fronte della domanda estera, emerge il calo dell’export che, al netto della cantieristica, scende del 5,5% facendo peggio delle altre regioni del Nord (-1,5%) e dell’Italia (-0,4%).

La manifattura

A risentirne è l’industria, il cui valore aggiunto è calato per il terzo anno di seguito, questa volta dell’1,2% a prezzi costanti. «Fa meglio dell’export perché in questi anni il contenuto di servizio della nostra manifattura è aumentato, ma resta un dato negativo su cui pesano aspetti congiunturali come il rincaro dei prezzi dell’energia», ha spiegato il direttore della sede di Trieste della Banca d’Italia, Massimo Gallo presentando il rapporto.

«La competitività, che aveva reagito bene alla fase parte pandemica e post pandemica, negli ultimi due anni si è affievolita. La concorrenza cinese, anche su settori e prodotti a medio-alto livello tecnologico, pone sfide in termini di strategia e innovazione alle imprese».

L’industria è il settore che ha fatto registrare le peggiori performance nel 2024. Secondo le stime di Banca d’Italia il gap negativo rispetto al periodo pre-Covid è ancora del 3,5%. Sul calo ha influito la bassa performance delle esportazioni, soprattutto su elettronica, legno, carta e meccanica. In regione sono 53 mila le imprese che esportano, il 4,6% delle italiane, e oltre un quarto dei ricavi delle imprese regionali sono dovuti all’estero.

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Al 5% delle imprese che esportano fa capo l’85% delle esportazioni. «I possibili effetti negativi che forse arriveranno dall’inasprimento delle politiche commerciali Usa potranno essere fronteggiati meglio dagli esportatori grandi, che si caratterizzano per una grande diversificazione, soprattutto geografica», è l’analisi di Paolo Chiades, capo della Ricerca economia territoriale Fvg.

Altra nota dolente gli investimenti: il ciclo di crescita del triennio 2021-2023 si è interrotto. Secondo l’indagine della Banca d’Italia meno del 10% degli imprenditori ha fatto domanda per il piano Transizione 5.0. «Gli investimenti sono stati penalizzati dall’elevatissimo grado di incertezza sugli esiti delle crisi geopolitiche generali, a cui si è associato il venir meno della domanda di incentivi pubblici», ha aggiunto Gallo.

I servizi e il lavoro

Se la manifattura soffre, tiene invece il settore delle costruzioni, dove il venire meno dei bonus è stato compensato dai finanziamenti Pnrr. Il mondo dei servizi registra una crescita dello 0,6%, stimolata dall’incremento dei consumi delle famiglie e dalle presenze turistiche in regione (+2,9% sebbene in decelerazione), soprattutto straniere. L’aumento della movimentazione delle merci (+6,3%) riflette la crescita delle rinfuse liquide, con la sostanziale tenuta dei traffici del porto di Trieste.

Continua a crescere il mercato del lavoro, spinto dalla componente di autonomi dai contratti a tempo indeterminato. L’occupazione mostra i primi segnali di rallentamento: il flusso di assunzioni nette in regione continua a essere positivo, ma in leggero calo rispetto allo scorso anno, soprattutto nell’industria e nelle costruzioni.

Nel 2024 comunque il reddito nominale delle famiglie è cresciuto del 2,9%, leggermente più che nel resto del Paese (2,6%), sospinto anche dalla crescita dei salari. È ancora lontana la piena risalita: a livello nazionale nel 2024 gli stipendi erano ancora inferiori del 9% rispetto a quelli del 2021, ma il recupero è stato più intenso grazie a una crescita contenuta dell’inflazione.

Una gran parte di questi redditi è ancora destinata al risparmio: in Friuli Venezia Giulia i depositi bancari hanno ripreso a crescere dell’1,4%, ma i tassi di interesse ancora elevati hanno indotto le famiglie a scegliere investimenti più sicuri, con titoli di Stato e fondi comuni cresciuti del 15%.

Il credito

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Il mercato del credito riflette la dinamica congiunturale. I prestiti alle imprese continuano a calare: la manifattura registra un meno 13,9%, che scende al 5,7% al netto della cantieristica. La discesa, proseguita anche nei primi mesi del 2025, si è attenuata: a marzo era del 5,4%. Pesano le minori esigenze di investimento, la buona liquidità delle imprese e il costo del credito ancora elevato. Sono invece tornati a crescere dell’1,6% i prestiti alle famiglie​​​​​​, segnando una ripresa dei mutui per abitazioni.



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