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Banca d’Italia – Presentazione del rapporto annuale sul 2024 “L’economia del Lazio”


Viene presentato oggi a Roma il rapporto annuale “L’economia del Lazio”.

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Il quadro macroeconomico

Nel 2024 è proseguita la crescita dell’attività economica nel Lazio: l’indicatore trimestrale dell’economia regionale (ITER) della Banca d’Italia mostra un aumento in termini reali dello 0,9 per cento, un tasso più alto di quello registrato nell’anno precedente (0,5) e leggermente superiore all’incremento del prodotto a livello nazionale (0,7); la dinamica è apparsa più vivace nella seconda parte dell’anno.

La domanda estera e la spesa pubblica hanno sostenuto i livelli di attività, a fronte di consumi e investimenti più deboli.

I settori e le imprese

Dopo la flessione dell’anno precedente, l’industria ha mostrato una lieve risalita; l’andamento del settore, a differenza di quanto accaduto a livello nazionale, ha beneficiato dell’impulso fornito dalle esportazioni, soprattutto di prodotti farmaceutici. La spesa in opere pubbliche ha sostenuto il comparto delle costruzioni, che ha registrato una dinamica positiva nonostante il forte ridimensionamento degli incentivi legati al Superbonus. Il settore dei servizi ha continuato a crescere, sebbene a un ritmo moderato. Le presenze turistiche, pur rallentando dopo il forte recupero post-pandemico, sono comunque aumentate a un ritmo superiore a quelli registrati negli anni pre-Covid.

Le condizioni economiche e finanziarie del settore produttivo sono risultate positive: una quota elevata di imprese ha registrato un utile di esercizio e il livello della liquidità complessivo è ancora alto nel confronto storico. L’ampia disponibilità di risorse interne ha frenato la domanda di prestiti bancari; questi ultimi sono calati, nonostante la diminuzione dei tassi di interesse.

Il mercato del lavoro e le famiglie

L’andamento del mercato del lavoro è rimasto favorevole: l’occupazione ha continuato a crescere (1,7 per cento), soprattutto nella componente degli autonomi; l’aumento del lavoro dipendente è avvenuto in prevalenza attraverso assunzioni con contratto a tempo indeterminato. La disoccupazione è calata di circa un punto percentuale, portandosi al 6,3 per cento, un tasso sostanzialmente in linea con la media nazionale.

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Una nostra analisi sull’esposizione del mercato del lavoro regionale all’intelligenza artificiale mostra che nel confronto con il resto del Paese il Lazio si caratterizza per una più diffusa presenza sia di mansioni che potrebbero essere sostituite dalla nuova tecnologia sia di attività che potrebbero invece beneficiarne.

I più elevati livelli occupazionali hanno favorito l’espansione del reddito disponibile delle famiglie; in presenza di un tasso d’inflazione riportatosi su valori contenuti, il potere d’acquisto è tornato a crescere (1,4 per cento), recuperando circa i due terzi del calo registrato nel biennio 2022-23; in questi due anni la spesa per consumi delle famiglie residenti era stata sostenuta da un minore risparmio.

I finanziamenti alle famiglie consumatrici sono leggermente aumentati, sospinti soprattutto dalla componente del credito al consumo. La riduzione di oltre un punto percentuale dei tassi di interesse ha inoltre stimolato la ripresa dei mutui per l’acquisto di abitazioni. In rapporto al reddito disponibile l’indebitamento delle famiglie è diminuito, pur restando superiore alla media nazionale.

Il mercato del credito

Il credito bancario al settore privato non finanziario è lievemente diminuito: l’aumento dei prestiti alle famiglie ha solo parzialmente compensato la flessione di quelli al settore produttivo. Le condizioni di offerta sono rimaste improntate alla cautela per il credito alle imprese e al consumo mentre sono apparse più distese per i mutui residenziali. La qualità dei prestiti alle imprese è peggiorata; vi hanno inciso soprattutto i maggiori ingressi in default dei finanziamenti alle costruzioni e all’indotto del settore automobilistico. La rischiosità delle famiglie è invece risultata stabile. Anche se in aumento, il tasso di deterioramento complessivo si è attestato su livelli contenuti nel confronto storico. I depositi di famiglie e imprese sono tornati a crescere, soprattutto nella componente a risparmio. La ricerca di rendimenti più elevati ha favorito anche l’incremento dei titoli detenuti in custodia, in particolare dei titoli di Stato e delle quote di fondi comuni.

La finanza pubblica decentrata

La spesa primaria totale degli enti territoriali del Lazio è aumentata, trainata sia dall’acquisto di beni e servizi sia dagli investimenti fissi lordi. Questi ultimi hanno registrato una notevole espansione, più del doppio rispetto alle altre Regioni a statuto ordinario (RSO), prevalentemente legata alle opere pubbliche previste per il Giubileo 2025 e dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR). A fine maggio 2025 erano stati assegnati dal Piano a soggetti pubblici e privati 13,3 miliardi euro (il 9,3 per cento del totale nazionale), per interventi da realizzare nel Lazio. Oltre 5 miliardi sono stati banditi per la fornitura di beni e servizi e per la realizzazione di opere pubbliche. Relativamente a queste ultime, un’ampia quota del valore delle gare era stata aggiudicata alla fine dello scorso dicembre; tuttavia, la metà dei cantieri previsti risultava ancora non avviata, in misura superiore alla media nazionale.

Sebbene in sensibile crescita, la spesa pro capite per investimenti risulta ancora significativamente inferiore alla media delle RSO.

Le entrate correnti sono cresciute per tutti gli enti territoriali del Lazio; l’incremento è stato leggermente superiore per i Comuni, il cui gettito proveniente dai tributi è significativamente superiore alla media delle RSO sia per una maggiore base imponibile sia per un’aliquota media effettiva più elevata.

La crescita nel lungo periodo

Nonostante la crescita registrata nel periodo recente, il valore aggiunto del Lazio nel 2023 risultava ancora inferiore di 2,4 punti percentuali rispetto al massimo storico registrato nel 2007; l’Italia nel suo complesso aveva già recuperato tale livello nel 2022. Nel periodo analizzato l’industria ha subito un sensibile arretramento, mentre il settore dei servizi, che rappresenta oltre l’80 per cento dell’economia regionale, non è riuscito a fornire un impulso sufficiente alla crescita, contrariamente a quanto accaduto a livello nazionale.

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Il Lazio è tra le regioni che nel periodo considerato hanno registrato un calo della produttività del lavoro; la riduzione è riconducibile a una diminuzione della dotazione di capitale fisico e a un peggioramento della produttività totale dei fattori, ossia del grado di efficienza nell’utilizzo combinato di capitale e lavoro. Nostre analisi mostrano che nel confronto con il resto del Paese la regione evidenzia uno svantaggio con riferimento alla qualità del contesto istituzionale e all’attività innovativa, due fra i fattori che contribuiscono alla crescita e alla produttività di un territorio.

I primi mesi del 2025 e le aspettative

L’andamento del prodotto a livello nazionale suggerisce una prosecuzione della crescita nel primo trimestre dell’anno in corso.
I flussi turistici in regione sono risultati in aumento, sebbene in misura inferiore alle attese degli operatori connesse con l’avvio delle celebrazioni per il Giubileo.

Le tensioni geopolitiche internazionali condizionano le aspettative del settore produttivo, che risultano improntate alla cautela. In particolare, l’inasprimento dei dazi annunciato dagli Stati Uniti acuisce i rischi al ribasso delle prospettive di crescita. L’esposizione dell’export regionale al mercato statunitense risulta significativa, circa un decimo delle vendite all’estero, sostanzialmente in linea con la media nazionale. Oltre il 40 per cento delle esportazioni regionali verso gli Stati Uniti riguarda prodotti farmaceutici, una categoria di beni che tuttavia è attualmente esentata dall’imposizione di nuovi dazi.



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